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sollevazione2

Perchè sì ad un governo M5S-Lega

di P101

Comunicato n.3 – 2018 di Programma 101

Stop all'austerità: per un governo M5S-Lega

Le forze della conservazione sistemica sono state battute nelle urne. Ora vanno cacciate dal governo. Il loro tentativo di confiscare la rivolta elettorale degli italiani va respinto. E' necessario impedire il nuovo furto di democrazia a cui lavora la cupola eurista. Ma come?

(1) Le oligarchie sono al lavoro per imbrogliare di nuovo le carte. Colpite al cuore dal tracollo di Pd e Forza Italia, esse cercano di parare il colpo contando su tre fattori: a) l'opportunismo dei gruppi dirigenti di M5S e Lega, b) la loro impreparazione allo scontro con l'UE, c) i diversi interessi politici di queste due forze.

(2) Le prime mosse della fase post-elettorale mostrano con chiarezza questi problemi, ma anche la difficoltà del blocco dominante a delineare una propria linea. Di Maio e Salvini stentano ad uscire dalle rispettive narrazioni della campagna elettorale, ma sia la presunta "autosufficienza" del primo, che il supposto ruolo di leader della coalizione di destra del secondo paiono maschere destinate a cadere.

Al tempo stesso i dominanti cercano di prendere tempo, o mettendo sotto la tutela piddina i Cinque Stelle, o logorando le forze "populiste" per arrivare ad una sorta di "governo di tutti" a garanzia dei loro interessi e del rispetto dei vincoli europei.

(3) La forte richiesta popolare di un profondo cambiamento politico rischia così di venire tradita. Certo, è questa un'aspettativa mal riposta in forze interne all'orizzonte neoliberista, che hanno ottenuto consensi proprio in virtù dell'assenza di alternative credibili. Ma si tratta pur sempre di una potente domanda di mutamento degli indirizzi di fondo della politica italiana. Una domanda che, non a caso, proviene in primo luogo dai lavoratori e dai giovani che hanno votato in larghissima maggioranza M5S e Lega. Una domanda che non può essere disattesa, pena il prevalere della rassegnazione e l'arretramento di ogni ipotesi di alternativa al dominio delle oligarchie euriste.

(4) La stessa ipotesi di nuove elezioni "a breve" sarebbe di fatto un tradimento delle aspettative suscitate dal voto. Tra gli elettori nessuno capirebbe la fuga dalle responsabilità di governo dei vincitori, le èlite dominanti guadagnerebbero di nuovo tempo, e le elezioni slitterebbero almeno di un anno. E' una prospettiva che il popolo lavoratore non può permettersi, pena l'imposizione di nuovi e pesanti sacrifici in nome dell'Europa. Inoltre, un governo che nascesse con lo scopo di arrivare a nuove elezioni, avrebbe di certo nel suo programma un'ulteriore forzatura maggioritaria, e dunque antidemocratica, della legge elettorale.

(5) Certo noi non cambiamo il nostro giudizio sui due partiti usciti vittoriosi dalle urne, non attenuiamo la nostra critica alla svolta moderata ed europeista di Di Maio, tanto meno quella al securitarismo ed al liberismo (pensiamo solo alla flat tax) della Lega. Ma dev'essere chiaro a tutti che oggi l'alternativa concreta è tra un governo di queste due forze - peraltro l'unico governo politico che rispetti in qualche modo i risultati del voto del 4 marzo - e la ricaduta nella palude oligarchica, con governi definiti come "tecnici", "istituzionali" o "del presidente", ma sempre a tutela del vecchio blocco dominante. Possiamo essere indifferenti all'esito di questa partita? Noi pensiamo di no.

(6) L'indifferenza sarebbe un gravissimo errore. Essa significherebbe l'abbandono di un blocco sociale in formazione, schematizzando quello dei cosiddetti "perdenti della globalizzazione", che verrebbe così lasciato alla destra ed alle forze del campo liberista. Pur nella sua inevitabile contraddittorietà, questo blocco sociale è unito su un obiettivo, quello della fine dell'austerità. Ed è proprio sulla base di questo obiettivo che un governo M5S-Lega acquisterebbe un senso ben preciso. Noi dubitiamo che queste due forze abbiano il coraggio di intraprendere questa strada. Proprio per questo vanno sfidate ad assumere il ruolo che il terremoto del 4 marzo gli ha oggettivamente assegnato.

(7) Lo stop all'austerità avrà comunque un preciso banco di prova, rappresentato dall'accettazione o meno delle cosiddette "clausole di salvaguardia" che i governi della passata legislatura hanno concesso alla tecnocrazia eurista. Si tratta di accettare o meno un aumento dell'Iva di 3 punti (pari a 23 miliardi di euro), una mazzata ai consumi, al potere d'acquisto delle famiglie, alla stessa "ripresina" in corso. Ricusare e cancellare definitivamente queste clausole, non disattivarle solo temporaneamente con altri tagli alla spesa pubblica, è dunque il primo atto concreto per imporre lo stop alle politiche di austerità. Ed è un fatto che solo un governo M5S-Lega, nonostante i sui evidenti limiti, potrebbe procedere in tal senso.

(8) Sappiamo bene come quel passo non basterebbe. Ma sappiamo anche che l'alternativa è la mera prosecuzione - vedremo in quali forme - delle politiche di questi anni. Da sempre diciamo che si potrà uscire dal disastro in cui il Paese è stato gettato solo con un'autentica sollevazione popolare. Ma la via della sollevazione ha il suo terreno di coltura nell'apertura dello scontro con Bruxelles. Se questo scontro in qualche modo si aprirà avremo comunque fatto un passo avanti, impedendo così alle èlite di riprendere ancora una volta il controllo della situazione. La partita politica che si gioca in queste settimane è questa e solo questa. Da qui la nostra posizione a favore di un governo M5S-Lega centrato sulla fine dell'austerità.

(9) Programma 101, nel ribadire la centralità del proprio impegno per la costruzione di una sinistra nazional-popolare, patriottica e libertaria, fa appello alla mobilitazione in questo importante passaggio della vita nazionale. Qualora le èlite tentassero un golpe bianco, stile 2011, esse andranno fermate in ogni modo. Se M5S e Lega venissero meno al mandato avuto per dire stop all'austerità, il loro tradimento dovrà essere denunciato con altrettanta decisione. Se un governo anti-austerità dovesse invece nascere — come noi auspichiamo — l'indipendenza del Paese andrà difesa con forza contro le ingerenze, sicuramente pesanti, della cupola eurista di Bruxelles e Francoforte.

Roma, 19 marzo

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