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Bromuro o veleno? Qual'è il gioco delle élites?

di Leonardo Mazzei

Dicono i soliti che i giochi son fatti. Che quelli che contano hanno già le mosse vincenti. Che tutto potrà succedere fuorché un governo M5S-Lega. Che se anche questo accadesse sarebbe sol perché lorsignori sono certi di poterlo ammansire. Sarà, ma mi permetto di dissentire da tutte queste certezze.

Prima di vedere brevemente il perché, mi siano consentite due parole sullo strano silenzio attorno alla decisiva questione del governo. Tace il tradizionale arcipelago sovranista, come se il tema non interessasse, proprio adesso che le forze euriste sono per la prima volta in minoranza in parlamento. Tace la sinistra più o meno sinistrata, eppure il bivio è quello tra la prosecuzione o, viceversa, la messa in discussione della politica dei sacrifici.

Silenzi gravi di mondi che muoiono e nulla sanno fare per risollevarsi. Solo Programma 101 ha ritenuto di misurarsi sul tema, ritenendolo decisivo per le sorti del Paese.

Ma torniamo a bomba. Perché la partita del governo è tutt'altro che chiusa? I commentatori con diritto di parola - quelli che vanno in tv e sproloquiano sui giornali - si sbizzarriscono da settimane su ipotesi che non stanno in piedi. Governo del "presidente", governo di "tutti", governo di "scopo" (per rifare, ancora volta, la legge elettorale!). Addirittura - i neuroni scarseggiano ma l'immaginazione no - ci si è pure inventati l'ipotesi di una proroga, sic et simpliciter, del governo Gentiloni. Ma per favore...

Questi grandi analisti hanno infatti dimenticato un dettaglio: che ognuna di queste ipotesi abbisogna dei voti di M5S e Lega, od almeno di una di queste due forze uscite vincenti dalle urne. E' realistico tutto ciò? Ora, chi scrive non ha grande considerazione di quei gruppi dirigenti, ma pensare che Di Maio e Salvini siano già pronti a consegnarsi armi e bagagli è davvero fuori dalla realtà. Non parlo di nobili motivi, ma il semplice interesse delle rispettive "ditte" (come direbbe l'insuperabile Bersani) glielo sconsiglia vivamente.

Certo, anche l'alleanza di governo M5S-Lega non è facile. E' un passo che richiede coraggio, che imporrebbe lo stop della propaganda e l'avvio dell'azione, che aprirebbe uno scontro vero nel Paese e soprattutto con l'Unione Europea. Quale sia però l'alternativa - cioè la palude oligarchica - è ben spiegato nel comunicato di P101 già ricordato all'inizio, dunque non torniamoci sopra.

Qui voglio invece soffermarmi su un altro aspetto: l'atteggiamento delle èlite rispetto a questo quadro in movimento. Magari mi sbaglio, ma a me pare che dopo lo choc iniziale sia in atto un riorientamento tattico assai rilevante. All'inizio l'idea era quella di ingabbiare M5S in un'alleanza con il Pd, ma ci si è resi conto che questo avrebbe aperto un'autostrada a Salvini. Problema identico, ma a parti invertite, nel caso di un'alleanza destra-Pd. La stessa ipotesi di nuove elezioni non piace praticamente a nessuno: non va bene agli sconfitti perché temono una débâcle ancor più pesante; non va bene ai vincitori perché i tempi sarebbero comunque troppo lunghi.

Dunque, che fare?, si saranno chiesti ai piani nobili dei palazzi del potere. L'ipotesi che avanzo, pur con tutte le prudenze del caso, è che stia emergendo una risposta non convenzionale al tema del governo. Una risposta certo non univoca, dato che pure i dominanti sono attraversati da tante incertezze e divisioni, ma una risposta che solo due settimane fa pareva fantapolitica. E qual è questa risposta? Semplice, spingere ad un governo M5S-Lega per poi bruciare rapidamente queste due forze mettendo in campo tutta l'artiglieria del caso: dai media, all'UE, ai "mercati".

Chiaro in cosa consisterebbe questo cambio di tattica, suggerito alla cupola eurista (nazionale e non) dalla nuova situazione italiana. Anziché sbarrare preventivamente la strada del governo ai cosiddetti "populisti", consentirgli invece di governare per poi impallinarli subito dopo. Ammetterete che si tratterebbe di un cambio razionale, visto che qualsiasi altro governo potrebbe finir lui impallinato altrettanto brevemente dai vincitori del 4 marzo.

E' insomma possibile che stavolta le oligarchie scelgano il veleno al posto del più tradizionale bromuro. Se così sarà, si tratterà di uno sviluppo davvero interessante. Una sfida che non dovrà vederci indifferenti, questo è il punto decisivo.

Alzando il livello dello scontro lorsignori si prendono infatti un rischio, quello di mettere al centro del confronto i temi veri, dalla politica economica al rapporto con l'Unione Europea. Temi che oggi appaiono invece "finti", in quanto già predeterminati dal "pilota automatico" dell'euro.

Certo, anche sul lato populista è un gioco che è nelle mani di forze di cui non possiamo fidarci. Che hanno avuto un voto contro l'austerità, pur avendo programmi che non escono dalla visione neoliberista. Ma è un gioco che ha una sua dinamica intrinseca, che facilita la chiarificazione sui nodi di fondo, che impone a tutti scelte ben definite, che non consente più i mascheramenti di una stagione politica davvero troppo lunga.

Sbaglia dunque chi si disinteressa al tema del governo. Mai come oggi si tratta invece di una questione decisiva. Se passerà la linea del bromuro avremo sì un quadro instabile, ma con un probabile assopimento del conflitto almeno per alcuni mesi. Se invece ci sarà lo scontro velenoso tra le oligarchie ed un governo etichettato come "populista", ampi spazi si apriranno per la mobilitazione popolare, come pure per le forze patriottiche e costituzionali che non intendono regalare alla destra la bandiera della sovranità nazionale contro l'euro-dittatura di Bruxelles e Francoforte.

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