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La sinistra fascista...

di Redazione

Ricordate quale fu il leitmotiv delle élite globaliste dopo il referendum che sancì la Brexit? In preda ad un livoroso sconforto sostennero che per il leave votarono i cittadini più poveri e ignoranti, mettendo in minoranza quelli più colti e illuminati. Stessa musica venne suonata quando venne eletto D. Trump negli Stati Uniti.

Furono diversi gli intellettuali di grido "liberali" che, con la bava alla bocca per la vittoria dei "populisti", non esitarono a proporre di revocare il suffragio universale, per consentire il diritto di voto solo a quelli che se lo meritavano. Un esempio su tutti:

«Mai come oggi tantissime persone assai poco informate prendono decisioni che hanno ripercussioni su tutti quanti. Basta studiare la pochezza dell’attuale campagna presidenziale americana per capire come il problema più urgente nella politica degli Stati Uniti non sia l’influenza delle grandi aziende, dei sindacati, dei media e nemmeno quella dei soldi. Il problema principale siete voi, gli elettori americani. Eliminando i milioni di elettori irresponsabili che non si prendono il disturbo di imparare i meccanismi più basilari della Costituzione, o le proposte e la storia del loro candidato preferito, forse potremmo riuscire ad attenuare le conseguenze della sconsideratezza del loro voto».

Un pornografico odio di classe che nei fatti si traduceva nella riproposizione del voto per censo, proprio come avveniva nelle "democrazie" liberali di un tempo.

Lo stesso disprezzo per gli "scarti sociali", per chi sta in basso, per il "popolino", è ri-venuto fuori anche in Italia dopo il terremoto elettorale del 4 marzo. Ri-venuto perché le origini di questa boria  aristocratica risalgono al 1994, quando le elezioni furono vinte da Berlusconi.

Non varrebbe la pena di segnalare questo disprezzo se fosse circoscritto a certi intellettuali e giornalisti di grido. Come si dice: non si sputa sul piatto dove si mangia.

Il fatto è che a cascata la stessa spocchia, la medesima altezzosità dilaga negli ambienti della sinistra a vario titolo radicale. La delusione per il successo di M5S e Lega, anzitutto tra i lavoratori, i precari ed i giovani, ha provocato reazioni al limite dell'isteria. Invece di salutare la rivolta elettorale e di considerare le sue profonde radici sociali e di classe, invece di capire il fenomeno del "populismo", invece di apprezzare i sentimenti sovranisti, si pensa (e spesso lo si dice): "Gli italiani vanno a destra, sono razzisti, non capiscono un cazzo, e quando votano fanno solo danni". 

Alla testa di questa sinistra rancorosa vi sono proprio i settori più "rivoluzionari", quelli che gridano al "fascismo alle porte", visto che per essi non solo la Lega ma gli stessi pentastellati sono movimenti fascisti. 

Sotto la vernice "antifascista" si cela in verità il più tipico dei paradigmi fascisti, il mito delle minoranze eroiche, l'idea della superiorità di un'élite di ottimati, il risentimento verso gli umili ed i semplici, quindi l'odio per la democrazia.

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