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orizzonte48

Trump normalizzato, i subprime "nonprime" e lovuoleleuropa

Il trilemma inconsapevole della politica italiana

di Quarantotto

1. Avevamo da subito avvertito le elites mondialiste che Trump costituiva un accettabile compromesso: tutto sommato, era evidente fin dalla sua ascesa che per le elites Trump fosse, piuttosto che una minaccia, una sorta di "uomo della Provvidenza"-

Certo, la presidenza Trump appariva senza dubbio un tassello essenziale da normalizzare, rispetto allo scopo di mantenere sostanzialmente intatte le strategie oligarchico-mondialiste; ma in potenza permetteva, e sta in parte permettendo, una linea di conservazione a fronte di una verticale perdita di consenso dei partiti "unici", ma bipolarmente divisi nelle apparenze, cui è stata finora affidata la funzione di vendere la "sfida della globalizzazione" come un benefico TINA orwelliano, intriso di tecnicismo pop.

E abbiamo avuto ragione: oggi, riaffermati atlantismo di guerra non difensiva e l'unilateralità delle regole e dei famigerati valori etici che legittimano gli interventi militari (dissimulando l'imperialismo mercatista), i vertici delle elites, e soprattutto i loro mazzieri dei big-media, hanno (per ora?) accantonato la cronaca continua e inesorabile delle mostruose pecche di Trump.

 

2. Dunque, sostanzialmente riassorbito il pericolo Trump, entro il frame che non ha in realtà mai avuto intenzione di scardinare (e nemmeno gli strumenti culturali per farlo), si può tornare alla logora situazione politica di sempre; ovviamente, senza aver risolto il problema di caduta del consenso che comunque rimane incombente sullo sfondo (come già ammoniva Reich, qui p.6). Tanto che pare che, alle elezioni di mid-term, ne faranno (cosmeticamente) le spese i repubblicani.

Rammentiamo: Le differenze tra partito democratico e repubblicano sono irrilevanti, nessun principio in cui la classe operaia ha un qualche interesse (...) ogni operaio che ha abbastanza intelligenza per capire l'interesse della sua classe e la natura della lotta in cui è coinvolto troncherà una volte per tutte i suoi rapporti con entrambi " - queste parole furono pronunciate da Eugene Debs - politico, sindacalista e leader dell'American Railroad Union – più di un secolo fa: ma il tempo non ne ha affatto mutato la validità e la sostanza.

Anzi, tale concetto è stato ribadito recentemente dal professor Kevin Leicht, sociologo alla University of Iowa , quando scrive che il sistema politico americano del “winner-take-all” ha “prodotto quello che il commentatore politico Kevin Phillips ha descritto come "il partito capitalista più entusiasta del mondo (GOP ) [Grand Old Party – soprannome del Partito Repubblicano ndr.] e "il secondo partito capitalista più entusiasta del mondo" (Partito Democratico). Entrambi i partiti fanno appelli transitori a favore della classe media e talvolta anche degli elettori poveri, ma entrambi sono finanziati da ricchi capitalisti [...]”

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(Qui, l'immagine l'ho trovata così: "aNsiomatica"...ma il finale recava una suggestione irresistibile...)

 

3. La cosa non rimane senza conseguenze presso i media americani più...vivaci. Ed è così che Zerohedge ironizza sulla "lista di tutte le volte che Trump aveva messo in guardia contro gli attacchi (unilaterali) alla Siria", riportando un'esilarante lista di suoi precedenti tweets (critici di Obama, nell'era del Trump candidato anticonformista) nonché quello, recentissimo, di riavvicinamento con McCain (col quale in precedenza erano volati gli stracci proprio sulla politica estera).

Incidentalmente, una notizia non irrilevante sullo sfondo di queste ultime vicende e sui futuri eventuali esiti dell'uso di gas in Siria: un laboratorio indipendente svizzero afferma che il gas utilizzato per attentare alla vita di Skripal, risulterebbe prodotto (soltanto) da USA e Regno Unito, trattandosi dell'agente BZ, mai prodotto dalla Russia (le relative risultanze sarebbero state già comunicate alle NU).

 

4. Ma il problema principale che Trump non riuscirà a gestire facendo scontati compromessi - con Putin: e sempre con la riserva mentale, ex parte USA, che ogni accordo sottobanco sia trasgredibile alla prossima, e immancabile, occasione-, è quello dell'economia americana.

Una travolgente prospettiva, ma non in senso trionfalistico, è quella del prevalere, nella società a crescita debt-led (qui, pp. 7-10), delle attività economiche speculative a "schema Ponzi", cioè quelle che non sono in grado, in base al rispettivo cash flow, di ripagare nemmeno gli interessi sul capitale prestato; e infatti, la stessa fonte USA, ipotizza: "Potremmo essere avviati verso un altro "Minsky moment".

 

5. L'ulteriore conferma di questa situazione si coglie da un'altra news, non fake ma mantenuta sotto tono: pur ridenominati elegantemente nonprime, i mutui ipotecari sottogarantiti su debitori sostanzialmente incapaci di restituirli, a maggior ragione perché gravati da un più alto anticipo e da interessi maggiorati, sono in crescita sostenuta. E infatti Zerohedge, traendo da CNBC, segnala: "Questa è veramente la bolla del "Tutto": persino i bond sui mutui subprime sono tornati". L'incipit dell'articolo è...folgorante: "Record di insolvenza sugli student loans? Fatto. Migliaia di miliardi di debito sulle carte di credito? Fatto. Sei titoli azionari hi-tech che dominano (col loro segno negativo) l'indice Nasdaq? Fatto. Subprime auto loans (prestiti per l'acquisto a rate delle auto) a livelli record? Fatto.

Mancano solo i mutui ipotecari immobiliari subprime e avremmo i presupposti completi per ogni tipo di bolla.

Ma...aspettate: pure questi stanno tornando, solo sotto un nome diverso...".

 

6. D'altra parte lo "shadow unemployment index", cioè la platea dei disoccupati accomunati ai working poors dediti a lavori sottopagati e saltuari, è sempre ben sopra il 20% della forza lavoro:

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7. Quindi non dobbiamo troppo preoccuparci per la situazione politica italiana: se il m5s, insieme con il Pd (renziano?), meditano di unirsi in un unico gruppo al parlamento europeo con i "paneuropei" di Macron, se anche Forza Italia, appoggia la linea atlantista in versione interventista-militare, se Berlusconi pensa che Lega e FdI condurebbero l'Italia al disastro economico, se, infine, è sempre più evidente che, semmai ci faranno rivotare, chi sarà rimasto all'opposizione sarà l'unico a potersi avvantaggiare della (altrui) caduta verticale di popolarità, legata alla manovra "lovuolel'€uropa" in serbo per il 2018 (e per il 2019), uno scenario potenziale ed incombente risolverà tutte le attuali "inconciliabilità" politiche.

E anche se Macron potrebbe avere molto presto dei problemini interni...

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Ma insomma...La nuova ondata recessiva da Wall Street (e dintorni "derivati"), costringerà i vari contendenti a decidere da che parte stare: la distruzione finale della Repubblica con politiche "austere" e follemente pro-cicliche, come unico rimedio alla crisi, oppure l'interesse nazionale e il recupero della sovranità.

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