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mondocane

25 aprile: liberatori e inquinatori

di Fulvio Grimaldi

Onore all'Anpi. Stavolta.

Va reso onore all’ANPI per aver resistito, a dispetto di passi falsi anche recenti (Regeni, mercenari curdi e altre truffe CIA, Amnesty e HRW), all’immane pressione della comunità ebraica romana perché bandisse dal corteo della Liberazione il popolo palestinese, più di tutti oggi simbolo della lotta di liberazione da domini nazisti e ultranazisti. Non solo, dietro alla protervia escludente della comunità ebraica romana, era percepibile la mobilitazione di tutto il mondo talmudista. L’ordine di servizio della lobby era di seppellire nel silenzio, nel disprezzo e nell’anatema dell’ “antisemitismo”, chiunque, in qualsiasi angolo del pianeta, osasse sollevare critiche allo Stato monoetnico, dunque razzista, xenofobo, nazionalista (e pure sovranista, accusa mossa a chi mille volte più di Israele ha titoli per rivendicare autodeterminazione). Uno Stato illegale dalla nascita, incistato in Palestina per volontà delle potenze impegnate nel nuovo ciclo colonialista. Stato e società che di venerdì in venerdì, con i loro robocop Tsahal in stato di esaltazione omicida, si diverte a fare mattanze di inermi.

 

Antisionisti uguale antisemiti è come antifascisti uguale antitaliani

Il teorema anti-sionismo uguale antisemitismo, uno dei pilastri della mobilitazione tesa a oscurare lo strisciante genocidio dei palestinesi, è abusivo e ricattatorio per due ragioni inconfutabili.

La stragrande maggioranza degli ebrei in Palestina e nel mondo non è semita, ma eurocaucasica (vedi Shlomo Sand “L’invenzione del popolo ebraico”). Semiti sono gli arabi e, quindi, anche coloro che si sono convertiti alla religione ebraica (sefarditi). E parlando di semiti si parla di gruppo etnico e linguistico (leggenda biblica: i discendenti di Sem, figlio di Noè, poi installatisi in Medioriente e Nordafrica); mentre sionisti sono coloro che propugnano lo Stato di Israele, Sion, in termini di assoluta purezza di comunità e religione.

Assicurato il disinquinamento di una manifestazione dedicata alla vittoria sulla schiavitù, quanto meno mentale, da una presenza, non connotata da fede, storia o identità comunitaria, bensì da incondizionato sostegno a Israele, cioè a chi nega costituzionalmente, socialmente, politicamente, economicamente, culturalmente, la libertà alla terra invasa e occupata e al popolo oppresso, incarcerato e falcidiato da 70 anni, avremmo apprezzato la bonifica del corteo da parte di correligionari o ex-correligionari di quegli inquinatori. Avremmo applaudito di tutto cuore ebrei come il già menzionato Sand, i Finkelstein, Pappè, Atzomon, gli Ebrei italiani contro l’Occupazione e la tanta parte della comunità che non sottosta ai ricatti dei caporioni romani. Ebrei dotati di tanto coraggio quanta non ce l’ha il “manifesto” quando pubblica certe oscenità (vedi sotto).

Perché da bonificare e disinquinare, in questo fortemente autocelebrativo e depistante 25 aprile, ce n’è stato quanto nelle stalle di Augia. E di Ercole impegnato a rimuovere le scorie s’è vista l’ombra solo nello spezzone palestinese e in quanti, anonimi, sinceri, senza i cronici cerchiobottismi dell’opportunismo sinistro, a quella causa ispirano la loro partecipazione.

 

Quelli che W il 25 aprile e W la Nato

Al macero gli sbrodolamenti ipocriti di partiti, movimenti, conventicole, centri sociali sclerotizzati, giornali di regime (tutti) che un piede hanno inserito nella marcia e l’altro lo tengono fermo nella staffa dei cavalli dell’Apocalisse impegnati a polverizzare popoli e desertificare paesi attribuiti a “dittatori”, “violatori dei diritti umani”, “minacciosi”, “utilizzatori di armi di distruzione di massa e chimiche”, “omofobi”. Sul “manifesto – e dove se no? – un lettore vomita un confronto infame e glielo pubblicano pure. Claudio Della Seta spiega così la defezione della sua comunità al corteo del 25 aprile. I nonni degli attuali ebrei italiani furono partigiani, quelli degli attuali palestinesi erano alleati di Hitler le cui armate comprendevano anche la “famigerata brigata musulmana il cui stemma era estremamente simile all’attuale bandiera palestinese”. Simpatico, innocente accostamento di un imparziale analista. Quindi bene i sionisti per il 25 aprile, fuori i filonazisti palestinesi.

Gioco sporchissimo, caro Della Seta, che due aspetti trascura: quei partigiani ebrei venivano dalla Palestina mandataria del Regno Unito. Erano coloni insediatisi, anche con la complicità di Hitler, in terra altrui, terra che avrebbero rubato, martirizzato e svuotata dei suoi titolari, procedendo poi alla graduale eliminazione dei rimanenti; quei sionisti d’antan erano inquadrati nelle truppe di coloro che, sabotando la resistenza patriottica italiana, progettavano per il nostro paese una “liberazione” che si sarebbe chiamata Usa, NATO, UE, mafia, capitalismo barbaro, multinazionali, svendita, deculturizzazione, desovranizzazione, precariato, miseria, esclusione dalla Storia. Mentre a vantaggio della pace e dei diritti umani in Medioriente disegnavano ciò che abbiamo sotto gli occhi: lo Stato più razzista, antidemocratico, escludente, sanguinario, del mondo.

Se quel tratto di fogna tracciato da Della Seta sul noto “manifesto” che, accanto a una foliazione strabordante su quanto è fico il 25 aprile e quanto lo sono le ragazzette che ti sorridono dalle foto, non abbandona la sua missione di forza di complemento dell’imperialismo, mi ha colpito come l’intervento più nauseabondo, ma anche caratterizzante, tutto il resto delle celebrazioni è stato pura ipocrisia, vuota retorica. Dei peggiori e dei meno peggio. Degli eterni amici del giaguaro e utili idioti.Cacicchi e bonzi di queste istituzioni, di questi partiti, di queste associazioni e Ong, di questi giornaloni e schermi, dai microbi di PAP ai giaguari smacchiati del PD agli albatros oceanici, mutatisi in gabbiani di cassonetto, dei 5 Stelle, tutti d’accordo su Assad “dittatore sanguinario” e quindi pronubi , nolenti frignoni o volenti mercenari, di Nato, UE, euro, guerre, macellerie, operazioni di sradicamento e deidentificazioni dette migrazioni, nichilismo.

Con in testa, a bandiere arcobaleno garrenti, i due atlantisti dell’opposizione: “il manifesto” e “Il Fatto Quotidiano”. Senza dimenticare il giornalone per eccellenza (nel senso di "degno di Pulitzer di servizio", imperialmente indipendente al pari di New York Times e Washington Post, Pulitzer premiati per antigiornalismo), Corriere della Sera. Una Gabanelli, icona sacra nazionale della stampa libera e critica, a conferma della sua natura di gigantesco “misunderstanding”, vi erutta menzogne, falsità truculente, schifezze grottesche, totalmente inventate, su Siria e Assad, così rozze che manco avesse scritto con in testa le cuffie di un propagandista Mossad al decimo whisky. Non è la prima volta della signora!

Basta bassezze. Per noi la “Liberazione” con la elle maiuscola, quella della memoria formale e dell’oblio sostanziale, ha prodotto quanto abbiamo accennato sopra. E non poteva che essere così, dal momento in cui è stata sottratta alla resistenza partigiana e consegnata, mani e piedi legati, agli invasori coloniali anglosassoni e alla cupola che vuole decidere i destini dell’umanità.

 

Liberazione? Stare con Assad e con Kannelos

Per noi la Liberazione con la elle maiuscola dovrebbe vedere sfilare per le strade nostre e del mondo i combattenti siriani, con in testa Assad, quelli libici con l’effigie di Gheddafi (tanto per rallegrare le due gentili signore che ne hanno decretato l’eliminazione: Rossanda e Clinton), quelli iracheni con l’K47di Saddam, quelli afghani con le tuniche dei Taliban, quelli yemeniti con la jambiya (pugnale degli Huthi), i greci dei sette anni di lotte in piazza Syntagma con davanti il cane combattente Kanellos, per tutti gli animali non liberati dalle sevizie dell’uomo…,

… i venezuelani che resistono ai golpe striscianti dei divoratori dell’America Latina, gli honduregni e messicani in lotta di liberazione dai narcos che gli Usa hanno installato al loro governo, gli indiani d’America, con Cavallo Pazzo e Toro Seduto, sopravvissuti al più grande olocausto della Storia, gli africani, arabi, asiatici che i gangster mondialisti con Ong e Soros strappano dal loro contesto per infilarli in un tunnel senza luce mai. E poi tutti i NO della nostra liberazione dai distruttori di ambiente, comunità, salute, istruzione, lavoro, identità, autodeterminazione. A partire dai No Tav.

L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è stata brava a respingere un osceno ricatto. Ma la prossima volta chiami anche tutti questi al corteo. Si tratta pur sempre di partigiani. Non su lapidi, in carne e ossa. Come i palestinesi che, per fortuna, ci sono. Con tanto di kefiah.

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