Print Friendly, PDF & Email

ilsimplicissimus

Il colore dei portafogli

di ilsimplicissimus

La ricerca e la lettura delle statistiche, spesso intrapresa cercando tutt’altro, può riservare molte sorprese e portare a scoperte inaspettate rispetto alla narrazione comune.. Così oggi mi spingo a parlare di razzismo o meglio di come persino il razzismo che purtroppo nelle società globaliste esiste e non in maniera marginale, serva però a nascondere fenomeni che nel loro complesso sono di segno più generale e mostrano i sintomi di un degrado ancora più radicale. Faccio riferimento alla strage di neri non armati fatta dalla polizia americana, cosa che giustamente suscita orrore oltreché ribellioni nella popolazione di colore. Forse è per questo che tali episodi, praticamente gli unici che abbiano un a vasta risonanza, sembrano proporre una realtà odiosa, ma semplice: ci sono troppi poliziotti razzisti che alla fine è un po’ come la scoperta dell’acqua calda. Un po’ più difficile dopo decenni di indottrinamento da telefilm scoprire che la legislazione Usa lascia pressoché impuniti questi episodi visto che la misura della reazione poliziesca a una presunta minaccia non è soggetta a regolamentazione, è una questione che riguarda gli agenti e se l’errore è dietro l’angolo il reato si prefigura solo in rarissimi casi.

Ad ogni modo i numeri ci dicono cose molto diverse. Qui bisogna premettere che le statistiche ufficiali o di gruppi di pressione o di fonte giornalistica presentano notevoli variazioni, ma nell’ultimo lustro ci parlano di un numero di morti ammazzati che va dai quasi mille ai quasi 1300 ogni anno. I due terzi dei morti riguardano rapine e sequestri, tutti casi in cui ci sono state sparatorie o comunque i protagonisti erano palesemente armati, mentre solo il rimanente terzo riguarda situazioni ambigue nel quale la reazione dei poliziotti è stata eccessiva e mortale contro persone non armate e spesso prese di mira casualmente: si tratta dunque di circa 350 – 400 casi l’anno (probabilmente si tratta di cifre per difetto) di cui solo una sessantina riguardano i neri. Non c’è alcun dubbio che una forma di razzismo c’entri visto che comunque le altre vittime sono latini o asiatici mentre i bianchi costituiscono un’ esigua minoranza, sia rispetto alla popolazione generale che a quella che delinque; non c’è nemmeno alcun dubbio che questi episodi hanno cominciato a moltiplicarsi man mano che è cresciuto il numero di poliziotti reduci dalle guerre americane e dunque abituati a premere il grilletto per un nonnulla che in fondo è ancora una forma di razzismo meno evidente, ma più basico. Tuttavia se rimettiamo insieme i puntini vediamo che tutti questi casi di errore riguardano persone di modestissimo status sociale: lavoratori saltuari, disoccupati, ragazzi ancora alle prese con la scuola pubblica (che in Usa è praticamente un marchio di infamia sociale), marginali di ogni tipo, comprese una buona percentuale di persone con disturbi mentali abbandonate a se stesse. Questi errori o eccessi di reazione non riguardano mai, in nessun caso conosciuto, persone che vanno dalla classe media in su, nonostante che i controlli siano numerosi ovunque. Io stesso, in una piccola disavventura stradale vicino Yuma, ho potuto constatare di persona la radicale differenza di atteggiamento tra un locale male in arnese e uno straniero suppostamente benestante, almeno per i criteri americani.

Insomma il sistema di divisione per razze, finora particolarmente evidente in un Paese di immigrazione, formatosi grazie allo sterminio degli abitanti originali, cresciuto con lo schiavismo che è stato l’ultimo ad abolire, vissuto in un complicato contrasto di etnie a volte positivo a volte deleterio, sta man mano trasformandosi in un sistema castale dove il colore della pelle viene lentamente sostituito dallo status sociale. cosa che peraltro comincia ad accadere il tutto l’occidente. Naturalmente nel periodo di passaggio le due cose si sovrappongono in modo complesso e come si vede a volte tragico, mischiando un elemento progressivo a quello socialmente regressivo, anzi nascondendo quest’ultimo dentro le vestigia del primo. In fondo i numeri americani, mutatis mutandis, ricordano quelli dell’India, dove alla discriminazione religiosa si aggiunge quella di casta per cui l’80 % dei detenuti appartiene alla casta dei Paria o a quella dei Sudra che poi a quanto è dato di sapere sono anche le uniche vittime delle violenze della polizia, Anzi per i paria sono recentemente cadute anche le tutele legali contro gli abusi.

La discriminazione non è di oggi, ma il colore del portafoglio sta sostituendo quello della pelle in maniera più articolata e a molti toccherà essere neri di censo e di classe.

Add comment

Submit