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quadernirozzi

Nichilismo di sinistra e trogloditismo di destra

L’estremizzazione della politica che viene dagli Stati Uniti

di Riccardo Paccosi

Ascoltando il leghista Alberto Zelger…

Ho ascoltato la recente intervista del politico leghista Alberto Zelger a La Zanzara, in cui questi parla di abolizione di aborto e preservativi, nonché di omosessualità come sciagura.

Ascoltando quelle parole, mi è sorta una domanda: riusciremo mai a liberarci da questa morsa che impone, a tutti noi, di dover scegliere fra l’edonismo nichilista che propongono i progressisti e le farneticazioni su una società neo-disciplinare e neo-patriarcale che propongono trogloditi come il leghista Alberto Zelger?

Se per esempio guardiamo al dibattito politico negli Stati Uniti, a questa domanda viene da fornire una risposta decisamente negativa.

Pertanto, il primo e più importante compito storico che dobbiamo porci è far sì che il dibattito politico americano cessi di rappresentare un’anticipazione per il nostro.

Infatti, con buona pace d’una sinistra liberale la cui propaganda qualifica come “fascismo” tutte le espressioni autoritarie e securitarie della nostra epoca, uscite come quella di Zelger non rimandano affatto a un’italica radice fascista, bensì sono una delle tante sfaccettature del comportamento mimetico della politica italiana nei confronti di quella statunitense: in questo caso specifico, una mimesi della destra repubblicano-evangelica d’oltreoceano.

In termini di processi storici di lungo corso, però, dobbiamo anche comprendere che le dinamiche di irrazionalizzazione ed estremizzazione riguardano la politica americana nel suo complesso: da una parte, infatti, abbiamo il Klan e i suprematisti bianchi, oppure gli anarco-liberisti che propongono la distruzione delle forme residuali di welfare in nome del libero arbitrio; dall’altra, abbiamo un fronte liberal che propone la dissoluzione dei legami generazionali, l’imposizione – come “verità scientifica” valida non per alcuni ma per tutti – dell’inesistenza d’una relazione fra sesso biologico e orientamento sessuale, oppure la cancellazione dai programmi scolastici di favole o scrittori retroattivamente accusati di non conformità al politically correct.

 

Subordinazione culturale agli Stati Uniti: il triste primato dell’Italia

Occcorre allora assumersi il compito di far sì che tutto questo cessi, in ogni sua parte, di essere un’anticipazione del dibattito italiano.

Avrei potuto anche scrivere “dibattito europeo”, ma invece ritengo sia necessario soffermarsi sul primato negativo che, purtroppo, caratterizza il contesto italiano rispetto a questo tema:

a) l’Italia è l’unico paese europeo in cui forze politico-economiche hanno tentato, a più riprese e con vari referendum, d’introdurre il bipartitismo per scimmiottare il modello americano;

b) l’Italia è l’unico paese europeo in cui è stato abolito il finanziamento pubblico ai partiti, spianando così la strada alla privatizzazione della politica ovvero al controllo assoluto delle lobby economiche sui partiti medesimi, proprio come nel sistema americano;

c) l’Italia è l’unico paese europeo in cui il principale partito della cosiddetta sinistra ha assunto il nome del proprio corrispettivo americano, vale a dire Partito Democratico;

d) l’Italia è l’unico paese europeo in cui il riferimento al sistema partitico americano è stato negli ultimi decenni dispositivo di marketing politico, trasversale a destra e sinistra, con tanto di offerte elettorali recanti i simboli di asinelli ed elefantini;

e) l’Italia è l’unico paese europeo dove partiti e mass-media hanno introdotto, nel lessico politico, termini di esplicito scimmiottamento del modello americano quali “primarie” e “caucus”.

 

Processo alla Seconda Repubblica: una necessità storica

Per liberarsi da questa trentennale farneticazione ideologica, occorre innanzitutto un Processo alla Seconda Repubblica, che ne delegittimi completamente i presupposti, gli enunciati, i leitmotiv e la filosofia istituzionale. Occorre cioè una delegittimazione storica integrale di quella fase storica, che riesca ad appaiare fascismo e Seconda Repubblica come cicli ventennali di sospensione del principio di sovranità popolare.

Risulta però evidente che i partiti oggi al governo sono stati sì chiamati dall’elettorato proletario e proletarizzato a riparare i danni sociali generati dalla Seconda Repubblica, ma la loro inadeguatezza a questa missione storica affidatagli dalle masse popolari, Lega e M5S la rivelano nella continuità sul versante della concezione istituzionale: una concezione volta a disarticolare, proprio come nei decenni passati, i dispositivi d’intermediazione fra società e Stato; una concezione volta per esempio a far evocare recentemente a Di Maio modifiche anti-parlamentariste alla Costituzione, come un Gelli o un Renzi qualsiasi. Filosoficamente, insomma, i gialloverdi si presentano in ampia misura come figli della Seconda Repubblica.

Se a questo aggiungiamo il fatto che il loro potere è collegato anche a un cambio di linea alla Casa Bianca specularmente a quanto già accaduto al centrosinistra nell’epoca Clinton-Obama, ecco che perfino la discontinuità dell’attuale governo in politica estera – pur esprimendosi talora positivamente contro le forze anti-popolari e anti-costituzionali dell’Unione Europea – risulta segnata da un intreccio che vede le vicende politiche italiane sempre e comunque come conseguenza di quelle americane.

 

La necessità di un pensiero socialista, patriottico,
operaio (e per certi aspetti anche “libertario”)

Il punto è che la deriva estremista riguarda oggi tutto il contesto politico americano, non soltanto una sua parte. Per liberarsi dalla morsa dell’irrazionalizzazione della politica, occorre allora comprendere che quando Matteo Salvini evoca la liberalizzazione del porto d’armi scimmiottando la National Rifle Association e quando Laura Boldrini istituisce un “caucus delle donne” scimmiottando Hillary Clinton, siamo di fronte a un unico, nefasto processo storico-culturale che va avversato integralmente.

Per liberarsi, occorre una rifondazione del pensiero politico in senso socialista, patriottico e operaio. Un pensiero che inoltre, rispetto ai temi libertari della corporeità e della sessualità chiamati in causa dal leghista Zelger, sappia discernere tra le derive edoniste-nichiliste dell’ideologia neoliberale e quelle trasformazioni antropologiche che l’uomo ha subìto in quanto specie e che vanno, pertanto, storicamente comprese.

Comments

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daniela
Saturday, 13 October 2018 21:43
ehm... c'è un tizio dalle parti di Roma, si fa chiamare Francesco e sostiene le stesse cose di Zelger - sarà per caso perché è americano anche lui?
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