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L’Alzheimer della Commissione Ue

di Carlo Clericetti

Come ci si poteva aspettare, è arrivata con grande rapidità la reprimenda della Commissione europea per i documenti sui conti pubblici presentati dall’Italia. Anzi, più che una reprimenda ha l’aria di una messa in stato d’accusa, di un dire “stavolta l’avete fatta proprio grossa”, di un atteggiamento di minaccia. Questa, almeno, la sensazione che si prova leggendo il titolo di Repubblica: “Durissima lettera della Ue all'Italia: Manovra, deviazione grave senza precedenti”.

Il “senza precedenti” si riferisce all’entità dello scostamento (al rialzo) rispetto al deficit strutturale che la Commissione ritiene corretto, in base alle regole del Fiscal compact e alla metodologia di calcolo del Pil potenziale e ammonta a un 1,5% di Pil, ossia circa 27 miliardi.

Si è detto ormai innumerevoli volte che quella metodologia è inattendibile e che l’Italia da tempo la contesta senza essere minimamente ascoltata. Non entreremo perciò nelle alchimie dei saldi strutturali: se è inattendibile la metodologia, come persino un gruppo di esperti designati dalla stessa Commissione ha concluso fin dal lontano 2013, quei risultati non valgono la carta su cui sono scritti. Guardiamo invece al deficit programmatico, cioè quello che il governo si propone di conseguire, che è del 2,4%. Ebbene, un deficit del genere tutto è meno che “senza precedenti”.

Verrebbe da pensare che la Commissione, e in particolare il vice presidente Valdis Dombrovskis e il commissario Pierre Moscovici, sia stata colpita da un’epidemia di Alzheimer, quella malattia che fa dimenticare il passato recente. Moscovici, ex ministro dell’Economia in Francia, ha evidentemente dimenticato che il suo paese per una decina d’anni – compreso quando egli stesso era in carica – ha mantenuto costantemente un deficit superiore al 3%: altro che Fiscal compact, non ha rispettato manco il Trattato di Maastricht! Solo nel 2017 (e grazie anche a qualche aggiustamento statistico e contabile) è scesa al 2,6; e nel 2019, a causa del taglio delle tasse deciso da Macron, la previsione è del 2,8%. Anche il debito su Pil è in costante crescita (altro che riduzione!) e ha appena raggiunto il 97%.

Francia deficit2017 Francia debito

La seconda economia dell’eurozona, dunque, ha sforato allegramente. Noi siamo la terza, la quarta è la Spagna. E che ha fatto la Spagna? Ne abbiamo parlato a più riprese, l’ultima volta qui. Per memoria riproponiamo i grafici elaborati da Ref ricerche.

SP IT deficit

Come si vede, la Spagna ha inanellato una clamorosa serie di deficit fin dall’inizio della crisi e ancora l’anno scorso ha superato il 3% (3,1). E il suo debito, che era appena al 36% nel 2007, dieci ani dopo è arrivato al 98,3%. E il nostro sconfinamento, con deficit al 2,4, sarebbe “senza precedenti”?

Della manovra del governo gialloverde abbiamo appena scritto che non ci piace e che è improbabile che venga raggiunto l’obiettivo di crescita all’1,5% nel 2019. Si possono fare tantissime critiche, ma ce n’è una che è insensata: quella che non riduca abbastanza il deficit e il debito. E quale vanno a scegliere i due geniali esponenti della Commissione? Dice: ma il loro compito è far rispettate le regole. Visti i precedenti (appunto…), evidentemente vale il vecchio detto secondo cui le regole si applicano, ma per gli amici si interpretano.

In conclusione, abbiamo un governo che fa un paio di cose giuste ma, nel complesso, una politica sballata quasi quanto quelle precedenti, e un’Europa che persevera nella sua follia. Siamo messi bene.

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