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sinistra

Elezioni europee e unità nella chiarezza

di Domenico Moro e Fabio Nobile

La situazione, relativamente alla presentazione di una lista alle europee a sinistra del Pd, non è mai stata così confusa, a testimonianza del grado di disgregazione della sinistra. Ciò è particolarmente grave, non tanto e non solo perché bisogna eleggere qualcuno al Parlamento europeo, quanto perché il tema dell’Europa è sempre più decisivo nella determinazione delle politiche nazionali a tutti i livelli. Di conseguenza, bisogna essere presenti alle elezioni europee e con una posizione adeguata.

La confusione attuale è il prodotto della incapacità, dal 4 marzo scorso in poi, di dare continuità e sviluppo al progetto di Pap. Anziché usare Pap come base per sviluppare un sistema di alleanze politico-sociali contro il neoliberismo e alternativo al Pd si sono verificate altre scissioni. Queste sono avvenute su temi organizzativi, che non vogliamo sminuire, ma che non ci sembrano essenziali. Le vere questioni di merito politico non sono state affrontate, impedendo una benefica chiarificazione delle posizioni.

Alcuni mesi fa il sindaco De Magistris ha proposto una lista unitaria. Noi ci siamo da subito detti scettici, perché il progetto appariva essere non solo un mero cartello elettorale, povero di contenuti, ma soprattutto vecchio sul piano del posizionamento sull’Europa.

Una lista per la “Patria europea” ci appariva del tutto inadeguata nei confronti di quello che rappresentano la Ue, i Trattati e l’euro come strumento delle élite capitalistiche contro la democrazia rappresentativa e contro i lavoratori salariati.

Recentemente Pap ha proposto a De Magistris un accordo. Non un accordo elettoralistico, ma condizionato all’accettazione di cinque punti. Tre quelli particolarmente qualificanti: a) la rottura dei trattati Ue e, nell’impossibilità di modificare i trattati, la possibilità del cosiddetto Piano B, cioè l’uscita dall’euro, con il recupero della sovranità democratica; b) la rimessa in discussione della appartenenza del nostro paese alla Nato; c) nessuna alleanza ad alcun livello e alternatività al Pd.

De Magistris ha accettato, ma così non è stato per Sinistra italiana né per Diem. Ciò non deve meravigliare, perché la posizione di SI e Diem sull’Europa è diversa: è possibile democratizzare questa Europa, bisogna mantenere l’euro e la Ue, l’uscita dalla Ue/euro rappresenta una regressione verso il nazionalismo. Inoltre, la posizione di Si si è caratterizzata, ad esempio durante le recenti regionali, per la disponibilità alle alleanze con il Pd, il cui europeismo neoliberista è a prova di bomba.

Una unità senza contenuti o con contenuti sbagliati è non solo inutile, è dannosa. Altrettanto sbagliato sarebbe cedere all’illusione di poter “fare da soli”, con il risultato di raccogliere percentuali da prefisso telefonico. Pure sbagliato sarebbe non partecipare alla competizione elettorale. Sarebbe grave lasciare il campo a sinistra unicamente a posizioni, a nostro avviso, attardate su una visione della Ue e dell’euro ormai superata dalla realtà.

Pertanto, crediamo che si debba realizzare l’unica unità possibile: quella tra le forze che presentano un minimo di contiguità sui contenuti. Per essere più chiari, è necessario che il partito della Rifondazione comunista, De Magistris e Pap arrivino a un accordo per una lista unitaria alle europee.

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