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Atto XIX: “163 sabati prima del maggio 2022”

di Giacomo Marchetti

La strategia del terrore messa in campo da Macron ha miseramente fallito.

Nonostante questo, il clima da stato d’assedio permanente ha pesantemente condizionato lo svolgimento delle mobilitazioni in tutto l’Esagono.

Questa manifestazioni hanno apertamente sfidato l’atmosfera marziale che l’entourage macroniano ha voluto calare sull’Atto 19 e i vari divieti prefettizi che hanno riguardato i centri cittadini delle città d’Oltralpe.

Venerdì 22 marzo il governatore militare di Parigi, il generale Bruno Leray, aveva dichiarato che i militari del dispositivo Sentinelle impiegati nel mantenimento dell’ordine pubblico da questo sabato “hanno differenti mezzi d’azione per far fronte a tutte le minacce andando fino ad aprire il fuoco se la loro vita fosse minacciata o quella delle persone che difendono”.

Una delle immagini che rimarrà più impresse della giornata di sabato è quella di una manifestante di settant’anni buttata violentemente a terra, a Nizza, mentre sventolava una bandiera della pace di fronte alle forze dell’ordine, che le hanno procurato ferite gravi.

E a Nizza, come ogni sabato, i Gilet Jaunes si sono dati appuntamento a Piazza Garibaldi alle 9:30 del mattino, “sfidando” il divieto del Prefetto delle Alpi Marittime su richiesta del sindaco della città della Costa Azzurra.

Circa un centinaio di GJ sono stati “circondati” da trecento membri delle forze dell’ordine, e sgomberati – provocando il grave ferimento della manifestante – e 75 sono stati fermati per essere interrogati, come riporta il quotidiano Libération”.

A Marsiglia, numerose zone del centro cittadino erano vietate, nonostante fossero previste due manifestazioni che si sono unite, una promossa da un numeroso arco di forze politico-sindacali contro il “Bastion Sociale”, l’emulo francese di CasaPound Italia, l’altra dai GJ.

Le immagini mostrano nuovamente una città “in mano ai manifestanti” che hanno di fatto annullato il dispositivo liberticida previsto partendo alle 4 del pomeriggio circa da Port Aix e preceduti dai motards.

A Bordeaux, i CRS e la BAC hanno incominciato ad attaccare il concentramento dei GJ prima che la manifestazione iniziasse, per poi allentare la presa. Nonostante le intimidazioni i GJ si riprendono rue Sainte Catherine, e “rompono” i divieti prefettizi raggiungendo piazza Pey-Berland. Durante tutto il percorso si registrano massicci lanci di lacrimogeni, cariche e fermi, come riporta la pagina FB di informazione indipendente Bordeaux Dèborde.

A Lille, erano presenti due delle figure di spicco dei GJ, Priscilla Ludosky e Maxime Nicolle (alias “fly rider”). Le immagini del sito d’informazione di Licorne News mostrano il corteo piuttosto teso e partecipato e l’imponente dispositivo di polizia.

Come mostra la pagina FB “les gilets jaunes”, circa tremila persone hanno sfilato con in testa un cordone di “Marienne”, riportando anche differenti sequenze della mobilitazione con in manifestanti “gasati” anche qui che a più riprese hanno cantato Révolution!.

A Tolosa, manifestano a migliaia nonostante l’intensificazione della repressione. Mentre per gli atti precedenti, come avveniva anche nelle altre città, le forze dell’ordine iniziavano a disperdere la folla attorno alle quattro e mezza/cinque del pomeriggio, i CRS hanno iniziato a “gasare” e a caricare pesantemente i manifestanti già dalle 14:30. Proibita piazza Capitole, “le forze della repressione si sono organizzate al fine di moltiplicare le perquisizioni e di rendere i punti d’appuntamento della manifestazione inaccessibili”, riporta la pagina FB di informazione indipendente Révolution Permanente. Nonostante questo, la mobilitazione è continuata, con la presenza di alcune centinaia di militanti della CGT, tra cui il segretario del Dipartimento, Cédric Caubère, che ha dichiarato a “Mediapart”:

il diritto di manifestazione è messo sotto attacco in maniera molto preoccupante e la repressione non cessa di crescere. È già da qualche anno che lo vediamo nelle aziende, e ora arriva nelle strade. Si è sul punto di fare accettare all’opinione pubblica che un paese come la Francia è legittimo dare questo tipo di risposta a delle mobilitazioni sociali. Con il pretesto di dare la caccia ai “casseurs”, ce la si prende con tutti i manifestanti. Non può altro che salire ulteriormente la tensione.

Anche a Montpellier la giornata di mobilitazione è stata caratterizzata da momenti di tensione, con cariche e abbondante uso di lacrimogeni, e momenti di calma. In uno di questi un immenso trenino festoso in piazza ha intonato uno dei cori delle mobilitazioni: “Emmanuel, testa di cazzo” (sarebbe “testicolo”, in francese, ma il senso è quello), e “ti veniamo a cercare a casa tua”. Varie sequenze sono state filmate dal sito di informazione indipendente lemouvement.info.

La pagina France blessée, dedicata ai GJ vittime delle violenze della polizia, mostra la sequenza di una violenta carica in profondità delle forze dell’ordine, con relativa caccia all’uomo per le strade di Lione.

La pagina “Gilets Jaunes Actualité” mostra differenti sequenze di repressione, tra cui un “gasaggio” intensivo a Place Bellecour.

A Digione si è tenuta una partecipata manifestazione, come mostrano numerose foto circolate, nonostante il dispositivo repressivo. Un “Street medic” cioè una persona che si occupa del soccorso ai manifestanti feriti è stato colpito alla nuca in via Tivoli.

A Clermont-Ferrand, come riporta la testata locale La Montagne, erano 500 a partecipare alla marcia cittadina pacifica in un clima bon enfant che ha deciso di cambiare “in corso d’opera” la propria destinazione verso la base militare, cantando la Marseillaise e gettando fiori alle griglie, per denunciare l’uso dell’esercito da parte del Ministero dell’Interno gridando prima di ripartire “i militari devono proteggere il popolo e non servire come milizia del governo”.

A Metz i GJ, che erano alcune migliaia come si evince dalle numerose immagini postate dai manifestanti, sono stati espulsi dal centro cittadino manu militari con abbondante uso di gas lacrimogeni fino alle sei di sera verso il concentramento autorizzato a Place Republique.

L’appuntamento previsto in parte celebrava i quarant’anni del grande manifestazione parigina del 23 marzo 1979 dei siderurgici lorenesi dopo l’annuncio dei forti tagli occupazionali nel settore.

A Rouen è stato vietato il centro cittadino. La manifestazione mattutina a cui hanno partecipato circa 700 persone si è svolta nella calma, a differenza di quella pomeridiana.

Le mobilitazioni a Parigi sono state quelle più riportate sui media, tra cui due interessanti servizi uno di Libération che di Mediapart.

“Libé” nel suo reportage sui numerosi controlli che sono stati minuziosamente eseguiti cominciando dalle stazioni ferroviarie, sulla metro e poi in strada, “passando a pettine” le varie persone sospettate di essere manifestanti, nonché del boulevard “più bello del mondo” con una fila interminabile di camionette in direzione dell’Arco di Trionfo. Chi veniva trovato con una mascherina o con occhiali protettivi veniva “verbalizzato” e gli veniva comminata una multa di 135 euro, mentre per una bandiera un manifestante è stato trattenuto in commissariato per due ore!

Alle cinque erano stati effettuati 70 fermi per procedere ad interrogatori, effettuati 6.825 controlli preventivi e 49 persone erano state verbalizzate per essere entrate nel perimetro vietato dal prefetto.

È “curioso” che le cifre ufficiali diano un numero minore di manifestanti nella capitale, 3.100, meno della metà dei controlli preventivi effettuati.

Il corteo parigino è partito verso mezzogiorno da piazza Denfert-Rechereau, nel sud della città, per raggiungere la chiesa del Sacro-Cuore a Montmartre a Nord, dietro uno striscione che recitava: “La Répression En Marche LREM”, prendendo di mira il movimento creato da Macron e perno della maggioranza governativa.

Dopo avere invaso letteralmente questo spazio un corteo è ripartito in senso inverso verso Gare de l’Est, per essere fermato a Rèaumur-Sébastopol dalla polizia, che si trova ad un certo punto davanti e di dietro i GJ; i manifestanti poi danno vita a differenti manif sauvages per il centro dai dintorni di Place Republique.

La guerra dei numeri tra le cifre ufficiali, che come abbiamo visto sfiorano emblematicamente il ridicolo, e il sistema indipendente elaborato dal sito Nombre Jaune differiscono alquanto anche per questo sabato: 40.000 per il ministro dell’interno 125.000 secondo NJ.

Nella giornata di sabato sono stati mobilitati 65.000 agenti.

A fine giornata il Ministero ha annunciato di aver effettuato un totale di 233 fermi per interrogatorio, di aver arrestato 172 persone e di avere verbalizzato a 107 persone per “manifestazione non autorizzata”.

P.S. il cartello mostrato da un manifestante a Montpellier, da cui è stato preso il titolo sembra indicare che – come viene cantato nelle manifestazioni – “non siamo stanchi!”.

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