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coniarerivolta

Verso le europee: cosa significa davvero più Europa?

di coniarerivolta

Leggere i documenti della Commissione Europea può risultare un esercizio per stomaci forti. Una volta l’anno, in particolare, la Commissione pubblica un Country Report per ogni paese membro, in cui fornisce una sua valutazione sull’andamento dell’economia e ‘propone’ una serie di ricette per correggere eventuali squilibri e tornare ad incamminarsi sul cammino della prosperità.

C’era grande attesa per il Country Report dedicato all’Italia, il primo dell’età nuova del governo gialloverde. Nonostante le fanfare con cui il Report è stato accolto dall’opposizione liberista al Governo, i toni sono sostanzialmente blandi ed accomodanti. In vista delle elezioni europee, i burocrati europei devono avere finalmente capito che dipingere come pericolosi nemici dell’Unione Europea i cosiddetti ‘populisti’ rappresenta uno straordinario assist per questi soggetti politici, i quali hanno fino ad oggi prosperato in uno scenario per loro ideale: governare con il ‘pilota automatico’ esattamente come tutte le altre forze politiche che hanno governato negli ultimi decenni, con dosi massicce di austerità ed adesione cieca ai vincoli di bilancio europei; ed al contempo godere della immotivata fama di oppositori del cieco rigore che ha soffocato l’Europa negli ultimi decenni.

Ma ora che la guerra tra bande per chi deve amministrare l’austerità sembra propendere a favore dei nuovi arrivati, a Bruxelles devono avere deciso di andarci con i piedi di piombo. In quest’ottica, stupisce solo fino ad un certo punto vedere il plauso che il Governo riceve per avere rivisto i suoi piani di bilancio e “ridotto l’obiettivo di disavanzo per il 2019, attenuando così le incertezze e contribuendo a stabilizzare i mercati finanziari”.

Rimangono comunque alcune cose che alla Commissione Europea, evidentemente, proprio non vanno giù. In particolare, il Country Report sembra permeato da una profonda ed inquietante ossessione per le pensioni. Il provvedimento noto come ‘Quota 100’, partito per abolire la Legge Fornero, si è ridotto ad un mero brodo caldo. Un brodo caldo che, fino a che non si mette in discussione il meccanismo contributivo, comporterà “automaticamente per i beneficiari del regime prestazioni pensionistiche ridotte” (parole della Commissione). Ma questo non è evidentemente ancora sufficiente. Le critiche si muovono sostanzialmente su due fronti:

Il tutto è condito da una minaccia neanche particolarmente velata: se continuate con queste velleità di bilancio (e non fate le privatizzazioni che avete promesso), i rendimenti sul debito pubblico – il famoso spread – torneranno ad aumentare.

Come contorno al piatto principale, il consueto campionario di orrori assortiti: spostare la tassazione sui consumi, aumentando quindi l’IVA e contribuendo all’eliminazione della progressività; aumentare la flessibilità nel mercato del lavoro, nonostante il Report stesso riconosca che la povertà lavorativa colpisce in maniera sproporzionata i lavoratori a tempo determinato; fare austerità nonostante si riconosca che il rapporto debito/PIL è aumentato proprio negli anni in cui l’Italia faceva un “considerevole sforzo di bilancio” e così via. È l’Europa, bellezza!

In questo scenario fosco, mentre il vecchio mascherato da nuovo si riscopre europeo, una certezza rimane: dentro la gabbia dei Trattati europei, si soffoca e si muore lentamente. Lottare contro la gabbia, invece, vuole dire essere a favore di tutti quei diritti e quelle conquiste sociali che fino a solo due tre decenni fa sarebbero stati considerati scontati anche dai più strenui difensori dell’ordine capitalistico: il diritto ad andare in pensione ad un’età adeguata percependo un assegno dignitoso; l’esistenza di uno Stato che spenda fondi adeguati in sanità ed istruzione e in un piano di investimenti nell’edilizia pubblica; il diritto ad un lavoro stabile e remunerato dignitosamente. Ovvietà tanto essenziali quanto incompatibili con l’ordine neoliberale dei trattati europei.

Una volta chiariti i termini essenziali del dibattito, in fondo, è tutto così semplice.

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