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aldogiannuli

La sovranità al tempo della globalizzazione

di Aldo Giannuli

Nell’ondata di “politicamente corretto” che ci affligge, alcune parole come “sovranità”, “potere”, “forza”, suonano male e sono impronunciabili senza suscitare reazioni sdegnate nell’uditorio nutrito di pacifismo, non violenza, iper femminismo, ultra ecologismo, pensiero debole o, qualche volta, ultra debole.

Ricordo che durante la prima guerra del Golfo una mia collega di Facoltà se ne uscì con questa frase memorabile: “Dobbiamo pensare ad un uso del diritto non basato sulla forza”, risposi: “Bello! Cosa è il galateo?”. Il Diritto, per definizione è il sistema di norme dotate di potere cogente, piaccia o no. Il resto sono fesserie.

Questa melassa dolciastra ha prodotto il deperimento della cultura politica diffusa, a tutto vantaggio dello strapotere finanziario che, con la politica debole ci va a nozze.

Allora, riprendiamo contatto con la realtà, piedi per terra e recuperiamo le categorie del pensiero politico: “potere” non è una parolaccia, ma è un elemento necessario ed ineliminabile della vista sociale umana. Occorre che qualcuno assuma di volta in volta le decisioni politiche, economiche, giuridiche, sociali, culturali che occorrono alla società.

Produrre, distribuire, difendersi (o, se volete, attaccare), darsi un ordinamento giuridico eccetera, non sono cose che avvengono da sole come la pioggia.

Dopo possiamo discutere delle modalità con cui esercitare questo potere decisionale: possiamo pensare ad un potere unico o diffuso, ad una divisione dei poteri, a una gestione dittatoriale o democratica, ad una democrazia rappresentativa o diretta ma questo non annulla la funzione del potere: anche il referendum è un modo di esercitale il potere sociale.

Una delle forme di organizzazione del potere sociale è lo Stato che si basa su tre elementi costitutivi: il popolo (che è l’elemento personale ), il territorio (che è l’elemento materiale cioè l’ambito spaziale in cui si applica l’ordinamento giuridico dello Stato) e la sovranità (che è l’elemento formale, che legittima la capacità del soggetto Stato di produrre ordinamento giuridico).

La sovranità, pertanto, è la capacità di assumere decisioni in forma di norme vincolanti (appunto il diritto).

Nel 1648, con la pace di Westfalia si stabilì che c’era un unico soggetto “superiorem non recognoscens” che assume la sovranità di un territorio. Dunque, non esiste uno Stato che non sia titolare di sovranità.

Dalla prima guerra mondiale in poi (e più ancora dopo la seconda) l’ordinamento westfalico ha iniziato a cedere terreno, con la nascita di organismi a “sovranità condivisa” (la Società delle Nazioni e, molto di più l’Onu, il Fondo Monetario, la Banca Mondiale, l’organizzazione mondiale della Sanità e così via).

Con la fine dell’equilibrio bipolare e l’avvio della globalizzazione, questa tendenza è esplosa e gli organismi sovranazionali hanno assorbito sempre maggiori fette di sovranità, soprattutto in campo economico, ma con ricadute d’ogni genere: si pensi al Wto, alle varie istituzioni giudiziarie internazionali, alle camere di commercio sovranazionali eccetera, al punto che autorevoli giuristi hanno parlato di una sorta di nuova “lex mercatoria” sul modello di quella del basso medio evo che ha preceduto la nascita degli stati nazionali.

E qui è nata la confusione, per la quale si è parlato di decadenza dello Stato Nazionale in quanto forma politica storicamente superata e, con esso si è iniziato a parlare di superamento della sovranità. Ma si tratta di un pasticcio teorico che va chiarito. In primo luogo, lo stato Nazionale è ben lontano dalla sua estinzione: non mi pare che la Cina, la Russia, gli Stati Uniti, l’India o il Brasile abbiano grande desiderio di sciogliersi in un ancora imprecisato ordinamento internazionale. Peraltro, il sistema internazionale, pur caratterizzato dalla presenza di una molteplicità di organismi a “sovranità condivisa” è pur sempre fondato sugli stati nazionali e gli stessi organismo sovranazionali, maggioritariamente, sono direttamente o indirettamente formati dagli stati nazionali o da loro emanazione.

Dunque, la sovranità non si è affatto estinta, ma ha subito in processo di suddivisione e trasferimento. Le decisioni degli organismi sovranazionali non sono emanazioni dello Spirito Santo, ma esercizio di potere decisionale da parte di soggetti di diritto internazionale dotati di sovranità

Dunque, togliamo di mezzo sia questa favola della fine dello Stato nazionale sia quella dell’esaurimento della sovranità, ma cerchiamo di capire come sia cambiata la sovranità nel mondo della globalizzazione.

Abbiamo detto, appunto che c’è stata una tendenza a frammentare e riunificare la sovranità. Da un lato frammentare, perché abbiamo sottratto fette di potere decisionale agli stati nazionali spezzando il carattere unitario della decisione politica, dall’altro riunificare perché si creano nuclei decisionali mondiali per tema.

Ma questo non significa affatto la fine della sovranità, quanto una sua diversa distribuzione fra sfera nazionale e sfera sovranazionale. E questo determina una conseguenza: a livello nazionale la residua quota di sovranità implica che la decisione può essere assoggettata a procedure democratiche (dove ci siano regimi democratici), mentre a livello sovranazionale questo non è possibile, perché la decisione è assunta da apparati tecnocratici al massimo responsabili di fronte ai governi nazionali e, peraltro, non è detto che siano tutti governi democratici.

Dunque, il conflitto non è fra “sovranisti” ed “anti sovranisti” che è una chiave di lettura volutamente fuorviante, ma quale quota di sovranità debba essere devoluta ad organismi sovranazionali ed a decisione non democratica e quali debbano essere trattenuti a livello nazionale per preservare la formazione di decisioni con metodo democratico.

Comments

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ernesto rossi
Tuesday, 30 April 2019 16:13
Chiarisco che Aldo Giannuli è mio amico personale e di intima conoscenza.
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michele castaldo
Wednesday, 24 April 2019 19:49
Il professor Giannuli, di formazione trotskista, sposta tutta l'attenzione sulla questione politica e arriva al binomio obbligato: quanta sovranità allo stato nazionale e quanta alle autorità internazionali. Altrimenti detto: parte dal politico e arriva al politico, senza peraltro indicare la quantità da riservare alle rispettive autorità.
Westfalia e altre date e simboli non c'entrano un bel niente con la fase storica che stiamo attraversando. Non a caso Giannuli evita accuratamente di parlare di economia, rimuovendo così il portato storico dell'attuale spinta centrifuga che si caratterizza con il nazionalismo nobilitato col termine di sovranismo.La crisi è innanzitutto CRISI ECONOMICA, dunque sociale e politica. E' l'accresciuta concorrenza delle merci e dei mezzi di produzione che spinge il "popolo" - di per sé complementare nel modo di produzione capitalistico - a coagularsi contro la "potenza sovrastante" che i Salvini e i Di Maio esprimono.
La sinistra, quella che un tempo rappresentava una parte della complementarietà (il famoso Proletariato, la famosa Classe Operaia) è in crisi proprio perché vengono meno i "valori democratici" ovvero la possibilità di una più equa distribuzione. E Giannuli, queste cose le dovrebbe ben sapere, ma sulla stessa stessa impostazione di Trotsky - che per ragioni economiche militarizzò le industrie all'indomani della rivoluzione - sposta sul terreno politico-democratico la cosa contribuendo così ad alimentare la confusione tra quei pochi che cercano di interrogarsi sulla fase politica.
Ai lavoratori andrebbe detta la verità, dura e amara: il nemico si chiama concorrenza, interna e internazionale, contro le "nostre" aziende e quelle "straniere"; la sovranità a cui sei chiamato consiste nel rafforzare la tua complementarietà col tuo capitale, col tuo capitalismo nazionale, con il tuo capitalista aziendale. O decidi di agire dignitosamente o soccombi miseramente. Hic Rhodus, hic salta. Il resto sono parole per imbrigliarti.
Michele Castaldo
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claudio
Tuesday, 23 April 2019 19:15
Trovo che Aldo Giannuli abbia proprio ragione quando afferma che "il conflitto fra "sovranisti" ed "anti sovranisti" è fuorviante, ha invece un po' meno ragione, o meglio, proprio torto, quando riduce il tutto a una questione di quote “tra quella che debba essere devoluta ad organismi e a decisioni non democratiche e quella che deve essere trattenuta a livello nazionale per preservare la formazione di decisioni con metodo democratico”. Mi spiego meglio. L'attuale sistema, per "democratico" che sia, è un sistema che fa diventare i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più disperatamente poveri ed anche oltremodo precari, tant'è che i membri delle classi subordinate, fin dalla nascita, si trovano oberati da un enorme debito pubblico che prima o poi dovranno pagare, mentre i loro salari o stipendi sono tanto bassi da non consentirgli di mantenersi ed ancor meno di formare una propria famiglia. Questo sia che il comando resti nelle mani degli organismi nazionali, che in quelle di organismi internazionali, in quanto gli uni e gli altri vivono dello sfruttamento delle classi subordinate per spartirsi i profitti, gl’interessi e le rendite. Solo quindi se le classi subordinate si organizzano e lottano a livello internazionale per prendere nelle proprie mani il potere, può cambiare radicalmente la situazione, altrimenti, come abbiamo ampiamente constatato dagli anni ’80 del secolo scorso in poi, non può che continuare ad andare di male in peggio, come dimostra l’”arrampicata sociale”, che per la maggior parte delle categorie, mestieri o professioni, si è volta irrimediabilmente verso il basso, verso un accelerato peggioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro. E’ questo, ciò che ci riserva, l’attuale sistema, checché ne pensi e teorizzi il signor Aldo Giannuli
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ernesto rossi
Tuesday, 23 April 2019 16:42
Resta che la Sovranità dovrebbe appartenere al Popolo, fatto che non è riuscito ancora a affermarsi sia nella sostanza che nella forma, quest'ultimo fattore, dimostra cosa dovrebbe essere Democrazia, mentre se prevale la Forma o la Sostanza, siamo in un altra cosa... Se una sola ragione ha avuto Bobbio è proprio questa. Quindi nel tentativo strenuo dei ricchi e potenti, di evitare l'affermazione della sovranità popolare, ecco che abbiamo la fuga in ambito sostanziale ed extra territoriale dei potenti, mentre agli Stati rimane solo la incapacità formale di poter agire autonomamente nell'interesse della democrazia. Questo comporta un'azione che è tipicamente conservatrice, ovvero tendente a traslare più in là nel tempo, la resa dei conti e quando questa arriva risulta spesso inutile se non deleteria. Rimane ancora spazio dunque per agire nella ricerca di affermazione popolare negli ambiti statali, in modo che si possa agire anche in ambiti non superiori, ma accorpativi di una nuova Sovranità, basata su di un territorio più vasto e abitato da tutti e in quanto tale gestito negli interessi popolari. Questo processo rimane però solo ideale, visto che la questione è ecologica di tipo malthussiana. Siccome la mia autorità è minore ti invito caro Aldo a leggerti Robert Kurz, che Malthus lo conosci...
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