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Assange, quello “spione al servizio di Putin”, secondo il Pd!

di Fabrizio Poggi

Nessuna sorpresa; tutto pienamente prevedibile, ma non per questo meno nauseante. Quel fogliaccio liberal-democristiano che è “Democratica” non poteva mancare all’appuntamento con altre stomachevoli dichiarazioni di intenti.

La consegna, dietro pagamento in contanti, di Julian Assange agli aguzzini britannici e, tramite loro (se non interverrà la mano del MI5 a tacitarne la voce, con qualche “miracolosa” pozione la cui formula può esser mediaticamente attribuita al malefico GRU putiniano) alla “giustizia” yankee, ha incontrato la scontata e vomitevole cantica delle sagrestie del PD.

Andrea Romano: “una spia russa”. Stefano Esposito: “spione al servizio di Putin”. Lia Quartapelle: “tra le reazioni internazionali, destano preoccupazione le molteplici prese di posizione di esponenti del governo russo, Paese che non brilla certo per il rispetto dei diritti dei dissenzienti e per la libertà di stampa”. E pensare che quegli scabrosi estremisti “rosso”-verdi del GUE/NGL lo hanno onorato, lui, quello “spione” di Assange, del premio destinato a giornalisti, whistleblowers e difensori del diritto all’informazione per il 2019, intitolato alla giornalista maltese assassinata Daphne Galizia.

Questo è Julian Assange, come lo rappresentano i democratici atlantisti di via Sant’Andrea della Fratte, 16, a Roma: un inviato del demonio. Peccato che i suoi “mandanti”, l’ambasciata russa a Londra, nel 2012 gli avesse rifiutato rifugio.

Colpevole di non magnificare le glorie americane in tutte quelle “guerre umanitarie” sinteticamente, ma efficacemente, rappresentate dai Collateral Murder dei civili assassinati a sangue freddo in Iraq; reo di non aver eucaristicamente slinguato quella criminale di guerra che va sotto il nome di Hillary Clinton, che voleva liquidare lo stesso Assange con un drone da guerra; responsabile di “eccesso doloso”, nella difesa del diritto di noi mortali ad acquisire le prove provate dei delitti yankee – di cui non abbiamo mai dubitato – in ogni area del mondo. Il peccatore Assange non può che essere “una spia russa”.

E mai tale accusa fu tanto infamante di per se stessa, per le cortesi orecchie avvezze al tenue frusciare di palme della settimana santa. “Spia russa”; due parole che, già di per sé, evocano il maligno, e tanto più raccapriccianti nelle ore in cui sta per celebrarsi la resurrezione. “Spia”, come Giuda.

Mai personificazione della perfidia fu più opportuna e tempestiva… Solo che il prezzo (non trenta denari, ma 4,2 miliardi di dollari, si dice) fu pagato non alla “spia”, ma a chi la consegnò.

Russa”: non ha bisogno di specificazioni; da sempre, nei confessionali cristiano-atlantici, le spie non possono che venire dalla Russia. E poi l’affondo che toglie ogni dubbio, “al servizio di Putin”: il chiodo definitivo che suggella la perversione di tanto delitto sulla bara della libertà. La libertà, quella “grande parola”, avrebbe confermato Lenin, sotto la cui bandiera “si sono fatte le guerre più brigantesche; sotto la bandiera della libertà del lavoro, i lavoratori sono stati costantemente derubati”.

Spia al servizio di Putin: non certo di un potere che, da trent’anni, non fa che arricchire gli oligarchi (secondo Kommersant, il Sole 24 russo, nel 2018 il 3% dei russi più ricchi controllava l’89% di tutte le attività finanziarie, il 92% di tutti i depositi a termine e l’89% di tutti i risparmi in contanti) e riesce, nonostante ciò, a riscuotere ancora la simpatia di buona parte dei russi. No, su questo, i demo-renziani del PD provano solo invidia, per non esser riusciti a fare altrettanto. No: Assange è al servizio di quel Putin che mette argini (che poi questi siano anche interessi russi, va da sé) all’espansione yankee; e questo non può esser cristianamente perdonato, nemmeno alla vigilia dell’apertura dei sepolcri.

Pensando alle parole (forse limitate, dato che sorvolano sull’imperialismo; certo un po’ ingenue, come la sua fiducia in Lenìn Moreno) dello stesso Assange, secondo il quale “ogni guerra degli ultimi 50 anni è stata il diretto risultato delle menzogne dei media… che avrebbero potuto fermare ognuna di queste guerre se non si fossero limitati a divulgare la propaganda ufficiale governativa”, le ipocrite omelie del PD provocano ancor più voltastomaco; ma non suscitano alcuna meraviglia.

Come stupirsi, oggi, se i demo-confessionali trattano Julian Assange alla stregua di un capretto pasquale, come dire “sì, gli tagliamo la gola, ma, tanto, sarebbe diventato un caprone, un belzebù”, una spia di Putin! Perché sconcertarsi, oggi, del trattamento “purificatore” riservato a “una spia russa”, ricordando gli osanna tributati invece al beato nell’alto dei cieli: quel finto “eroe di guerra” (i vietnamiti hanno smascherato le bugie sulle torture che diceva di aver subito) e vero guerrafondaio che fu “John McCain, un uomo speciale”, davvero “unico” per molti popoli del mondo, purtroppo per quei popoli.

Perché sorprendersi, pensando agli abbracci, alle strette di mano, ai salmi tributati ai nazigolpistiucraini: loro sì, ne siamo sicuri, non sono certo “spie di Putin”; anche se poi, di tanto in tanto, per farsi dispetto tra loro, non trovano di meglio che lanciarsi reciprocamente addosso la più infamante delle accuse: quella di essere “spie del Cremlino”.

Perché sbalordirsi, oggi, ripensando alle laudi che dagli altari liberal-reazionari vengono innalzate ai “nostri valori, quelli della democrazia e della libertà”, invocando il golpe reazionario in Venezuela, ben pianificato da quegli angeli custodi della democrazia che siedono a Langley e che, loro no, non si mettono certo a spargere per il mondo informazioni sulla “Pacem in Terris” portata così amorevolmente su Siria, Libia, Iraq, Jugoslavia… ma non torniamo tanto indietro nel tempo, per non evocare lo spirito di quel “uomo speciale” quando bombardava i civili in Viet Nam.

Fermiamoci qui, per non rischiare anche noi di cadere in quel pericoloso “sbilanciarsi verso Mosca” di quanti stanno “accantonando il tradizionale europeismo e atlantismo dell’Italia” o che addirittura, blasfemi, osano ricordare anche solamente le bombe su Belgrado, invece che genuflettersi a “la “nuova” Europa che ci ha garantito più di 70 anni di pace”.

Che mal di stomaco.

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