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fattoquotidiano

Una guerra nata dalle troppe bugie

di Barbara Spinelli

Paragonando l’invasione russa dell’Ucraina all’assalto dell’11 settembre a New York, Enrico Letta ha confermato ieri in Parlamento che le parole gridate con rabbia non denotano per forza giudizio equilibrato sulle motivazioni e la genealogia dei conflitti nel mondo.

Perfino l’11 settembre aveva una sua genealogia, sia pure confusa, ma lo stesso non si può certo dire dell’aggressione russa e dell’assedio di Kiev. Qui le motivazioni dell’aggressore, anche se smisurate, sono non solo ben ricostruibili ma da tempo potevano esser previste e anche sventate. Le ha comunque previste Pechino, che ieri sembra aver caldeggiato una trattativa Putin-Zelensky, ben sapendo che l’esito sarà la neutralità ucraina chiesta per decenni da Mosca. Il disastro poteva forse essere evitato, se Stati Uniti e Unione europea non avessero dato costantemente prova di cecità, sordità, e di una immensa incapacità di autocritica e di memoria.

È dall’11 febbraio 2007 che oltre i confini sempre più agguerriti dell’Est Europa l’incendio era annunciato. Quel giorno Putin intervenne alla conferenza sulla sicurezza di Monaco e invitò gli occidentali a costruire un ordine mondiale più equo, sostituendo quello vigente ai tempi dell’Urss, del Patto di Varsavia e della Guerra fredda.

L’allargamento a Est della Nato era divenuto il punto dolente per il Cremlino e lo era tanto più dopo la guerra in Jugoslavia: “Penso sia chiaro – così Putin – che l’espansione della Nato non ha alcuna relazione con la modernizzazione dell’Alleanza o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello della reciproca fiducia. E noi abbiamo diritto di chiedere: contro chi è intesa quest’espansione? E cos’è successo alle assicurazioni dei nostri partner occidentali fatte dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno nemmeno le ricorda. Ma io voglio permettermi di ricordare a questo pubblico quello che fu detto. Gradirei citare il discorso del Segretario generale Nato, signor Wörner, a Bruxelles il 17 maggio 1990. Allora lui diceva: ‘Il fatto che noi siamo pronti a non schierare un esercito della Nato fuori dal territorio tedesco offre all’Urss una stabile garanzia di sicurezza’. Dove sono queste garanzie?”.

Per capire meglio la sciagura ucraina, proviamo dunque a elencare alcuni punti difficilmente oppugnabili.

Primo: né Washington né la Nato né l’Europa sono minimamente intenzionate a rispondere alla guerra di Mosca con una guerra simmetrica.

Biden lo ha detto sin da dicembre, poche settimane dopo lo schieramento di truppe russe ai confini ucraini. Ora minaccia solo sanzioni, che già sono state impiegate e sono state un falso deterrente (“Quasi mai le sanzioni sono sufficienti”, secondo Prodi). D’altronde su di esse ci sono dissensi nella Nato.

Alcuni Paesi dipendenti dal gas russo (fra il 40 e il 45%), come Germania e Italia, celano a malapena dubbi e paure. Non c’è accordo sul blocco delle transazioni finanziarie tramite Swift. Chi auspica sanzioni “più dure” non sa bene quel che dice. Chi ripete un po’ disperatamente che l’invasione è “inaccettabile” di fatto l’ha già accettata.

Secondo punto: l’Occidente aveva i mezzi per capire in tempo che le promesse fatte dopo la riunificazione tedesca – nessun allargamento Nato a Est – erano vitali per Mosca. Nel ’91 Bush sr. era addirittura contrario all’indipendenza ucraina. L’impegno occidentale non fu scritto, ma i documenti desecretati nel 2017 (sito del National Security Archive) confermano che i leader occidentali– da Bush padre a Kohl, da Mitterrand alla Thatcher a Manfred Wörner Segretario generale Nato – furono espliciti con Gorbaciov, nel 1990: l’Alleanza non si sarebbe estesa a Est “nemmeno di un pollice” (assicurò il Segretario di Stato Baker). Nel ’93 Clinton promise a Eltsin una “Partnership per la Pace” al posto dell’espansione Nato: altra parola data e non mantenuta.

Terzo punto: la promessa finì in un cassetto, e senza batter ciglio Clinton e Obama avviarono gli allargamenti. In pochi anni, tra il 2004 e il 2020, la Nato passò da 16 a 30 Paesi membri, schierando armamenti offensivi in Polonia, Romania e nei Paesi Baltici ai confini con la Russia (a quel tempo la Russia era in ginocchio economicamente e militarmente, ma possedeva pur sempre l’atomica). Nel vertice Nato del 2008 a Bucarest, gli Alleati dichiararono che Georgia e Ucraina sarebbero in futuro entrate nella Nato. Non stupiamoci troppo se Putin, mescolando aggressività, risentimento e calcolo dei rischi, parla di “impero della menzogna”. Se ricorda che le amministrazioni Usa non hanno mai accettato missili di Paesi potenzialmente avversi nel proprio vicinato (Cuba).

Quarto punto: sia gli Usa che gli europei sono stati del tutto incapaci di costruire un ordine internazionale diverso dal precedente, specie da quando alle superpotenze s’è aggiunta la Cina e si è acutizzata la questione Taiwan. Preconizzavano politiche multilaterali, ma disdegnavano l’essenziale, cioè un nuovo ordine multipolare. Il dopo Guerra fredda fu vissuto come una vittoria Usa e non come una comune vittoria dell’Ovest e dell’Est. La Storia era finita, il mondo era diventato capitalista, l’ordine era unipolare e gli Usa l’egemone unico. La hybris occidentale, la sua smoderatezza, è qui.

Il quinto punto concerne l’obbligo di rispetto dei confini internazionali, fondamentale nel secondo dopoguerra. Ma Putin non è stato il primo a violarlo.

L’intervento Nato in favore degli albanesi del Kosovo lo violò per primo nel ’99 (chi scrive approvò con poca lungimiranza l’intervento).

Il ritiro dall’Afghanistan ha messo fine alla hybris e la nemesi era presagibile. Eravamo noi a dover neutralizzare l’Ucraina, e ancora potremmo farlo. Noi a dover mettere in guardia contro la presenza di neonazisti nella rivoluzione arancione del 2014 (l’Ucraina è l’unico Paese europeo a includere una formazione neonazista nel proprio esercito regolare). Noi a dover vietare alla Lettonia – Paese membro dell’Ue – il maltrattamento delle minoranze russe.

Non abbiamo difeso e non difendiamo i diritti, come pretendiamo. Nel 2014, facilitando un putsch anti-russo e pro-Usa a Kiev, abbiamo fantasticato una rivoluzione solo per metà democratica. Riarmando il fronte Est dell’Ue foraggiamo le industrie degli armamenti ed evitiamo alla Nato la morte cerebrale che alcuni hanno giustamente diagnosticato. Ammettere i nostri errori sarebbe un contributo non irrilevante alla pace che diciamo di volere.

Comments

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Romke
Sunday, 15 May 2022 10:25
Spinelli? Chi era costei?
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Alfred*
Saturday, 12 March 2022 07:17
Continuo a leggere discorsi arguti sui perche' e sui come e sul futuro e sul passato. Tutto bene.
sono un pragmatico, se dopo le analisi non agisco sto male.
se la propaganda dei guerrafondai ha tanto di esperti che riescono a toccare le corde di moltissimi di noi non possiamo solo raccontarci quanto siamo bravi a capire.
A noi non la si fa
Bene.
E dopo?
Dopo resterebbero le lotte
Non mi sembra ci siano i numeri, non ancora.
Bisognerebbe preparare, ma nella maggior parte dei casi se si fanno analisi articolate si e' ignorati o compatiti.
Allora passiamo a qualcosa di basico
Che ne dite di cominciare a scrivere dappertutto, dai cessi alle strade a qualsiasi posto dove ci sia spazio per un pennarello indelebile frasi semplici, tipo
- mancano cibo e benzina perche' l ucraina deve entrare per forza nella Nato, ha senso? Ha senso una morte globale o l' ucraina puo vivere anche come paese neutrale?
- ha senso una terza guerra mondiale (nucleare) per far entrare l ucraina nella Nato? Ci entreranno da morti?
. Davvero l ' ucraina non puo vivere come la finlandia e dobbiamo fare una guerra mondiale per farla entrare nella Nato?
- dobbiamo razionare il cibo e la corrente perche l ucraina non puo essere paese neutrale e deve entrare per forza nella Nato? Quando? Quando saremo morti?
- ha senso che per far esistere la Nato e far entrare altri paesi andiamo verso la guerra nucleare, la fame, la miseria? Ha senso avere la Nato e dover fare la fame? Ha senso la Nato?
Ripeto, non sono Ferragni e non ho molti strumenti in ambito comunicazione, ma da qualche parte dobbiamo iniziare a smontare la cosa, prima con dubbi semplici, poi piu articolati. Dalle frasi che ho scritto si capisce che non sono del mestiere. Spero che tra chi legge ci sia gente piu' scafata. Dobbiamo essere creativi e veloci, inserirci nelle piccole fratture del pensiero e allargarle.
Senza offendere, senza insistere, ma con constanza e urgenza. Fare una comunicazione basica con frasi semplici, scritte o dette nei luoghi pubblici e' alla portata di tutti.
Passiamo a qualcosa di pratico, anche terra terra, non se ne puo' piu di vedere i cretini televisivi che mostrano la polvere radioattiva o discettano come se ci potesse esserci un domani dopo un conflitto nucleare.
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tupolev71@gmail.com
Tuesday, 08 March 2022 19:04
Pura propaganda putiniana..bla..bla..bla.. giustificazionismo della macelleria messicana
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Enrico Galavotti
Tuesday, 01 March 2022 10:58
Una clausola del negoziato in corso potrebbe essere questa. Nel caso in cui Kiev si arrenda, Mosca assicura che a tutti i filorussi del Donbass verrà data facoltà di espatriare in Russia, dove saranno sicuramente ben accolti. In attesa che lo facciano, il Donbass resterà sotto occupazione russa.
In cambio Kiev, libera di entrare nella UE, rinuncia a chiedere di entrare nella NATO e riconosce alla Russia il possesso della Crimea.
Nel caso invece in cui Kiev non si arrenda, sarebbe meglio dividere l’Ucraina in due, lungo il fiume Dnepr e prepararsi al peggio.
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Paolo
Monday, 28 February 2022 16:09
In larga parte condivisibile, ma alcuni punti mi lasciano perplesso: forse ci siamo dimenticati che l'intervento del '99 in Kosovo fu deciso in un contesto preciso, quello seguente alla guerra in Bosnia con attori del calibro (criminale) come Milosevic, Karadzic e Mladic e dopo che un massacro come quello di Srebrenica era stato commesso davanti agli occhi del mondo senza che nessuno (v. Caschi Blu) avesse tentato di impedirlo. Ovviamente neanche questi contesti e situazioni possono giustificare il bombardamento di civili (serbi o di qualunque nazionalità) in nessun modo, ma è plausibile che una coalizione decida di usare la forza in un contrasto asimmetrico come quello kosovaro.
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Mauro Corona
Monday, 28 February 2022 14:27
Dio cane quante balle pagate in rubli e vodka
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Erik il Rosso
Friday, 25 March 2022 20:20
Ormai dici tante di quelle boiate...e a te quanto ti pagano?
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Ermanno
Monday, 28 February 2022 08:46
I piu’ sinceri complimenti per la chiarezza , l’onesta’ e il coraggio di cui si dà prova in questo articolo.
Tutti dovrebbero leggerlo e riflettere ...
Tutta la propaganda che vedo su tutti i media e’ stomachevole
Brava , brava, brava....
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stefano
Monday, 28 February 2022 10:20
condivido l'apprezzamento, grazie a Barbara Spinelli per chiarezza, completezza, sintesi e onesta' intellettuale.
Ora e' indispensabile l'attivazione dei soggetti politici, sociali, culturali e finanche economici che pretendono di collocarsi (nei diversi paesi europei) in una prospettiva di resistenza all'approfondimento del dominio anglo-americano quale condizione necessaria alla rivitalizzazione di una prospettiva di cambiamento radicale (internazionalismo socialista) dell'ordine esistente.
Piattaforma minima:
- campagna per il recesso dai trattati NATO e per la riduzione delle spese militari
- promozione della neutralita' in particolare dei paesi cd "limes"
- contrasto della propaganda neogoebbelsiana sul conflitto in atto
- campagna per la qualificazione della informazione "pubblica"
- rafforzamento e promozione dell'attivita' delle istituzioni culturali di amicizia e collaborazione tra i popoli
- messa in discussione della U.E. e promozione di alternativi ordinamenti giuridico-istituzionali ento i quali i processi di integrazione (economica, sociale, culturale) dei singoli stati possano offrire in una prospettiva multipolare lo spazio politico per l'espressione degli interessi di classe (che nella dimensione contemporanea non possono non essere internazionalisti)
...
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