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Domani è già qui: l’8 marzo e lo sciopero delle donne

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Domani è l’8 marzo. Lo sciopero globale delle donne sta irrompendo con una forza senza precedenti in oltre 40 paesi, ma non si tratta semplicemente di un evento. Ormai da mesi l’8 marzo scandisce il tempo di milioni di donne nel mondo, accende la loro immaginazione, suscita il loro desiderio, alimenta la loro ambizione di protagonismo, accresce la loro pretesa di potere. L’8 marzo arriva domani, ma i suoi effetti sono già cominciati. Domani è l’8 marzo e ci sarà uno sciopero politico. Le donne scioperano perché non sono più disposte ad accettare di essere sfruttate, violentate e oppresse. L’obiettivo non è l’accordo con un padrone, ma la trasformazione radicale della società. Lo sciopero delle donne non è il supporto di un tavolo di contrattazione o di una piattaforma vertenziale. Per questo la CGIL ha rifiutato di proclamarlo e continua a definirlo «simbolico», più preoccupata di salvaguardare se stessa dall’uso «indebito» dello sciopero che non a sostenere le donne che lo stanno praticando. Eppure tantissime donne, anche iscritte alla CGIL e alla FIOM, in questi mesi si sono quotidianamente impegnate a farlo diventare reale nelle scuole e nelle fabbriche, negli uffici e nei magazzini, negli ospedali e nelle università.

Con lo sciopero di domani, queste donne negano materialmente che qualcuno possa vantare il monopolio ufficiale dello sciopero e indicano a tutti la strada per farne una pratica globale contro l’oppressione e lo sfruttamento. Domani è l’8 marzo e ci sarà uno sciopero sociale. Le donne scioperano contro un ordine che oscilla ovunque e continuamente tra la negazione violenta della loro capacità di agire e la loro democratica inclusione in una posizione subalterna. Con lo sciopero le donne rifiutano di essere costrette nei ruoli sociali e sessuali che ostinatamente vengono attribuiti loro anche quando non lavorano, rifiutano di essere ridotte a oggetti domestici, estetici e sessuali. Per questo lo sciopero delle donne è globale: esso non riguarda solo i luoghi di lavoro, ma infrange un rapporto di potere che si riproduce attraverso una gerarchia sessuale che serve a intensificare lo sfruttamento di tutti. Con lo sciopero di domani, le donne pretendono di far valere il proprio potere contro un ordine che si sta imponendo su milioni di vite umiliate, precarizzate e impoverite. Domani è l’8 marzo e ci sarà uno sciopero transnazionale. Le donne scioperano contro un ordine neoliberale e patriarcale che in modi diversi usa i confini, costruisce muri e produce razzismo istituzionale per schiacciare la pretesa di libertà di milioni di uomini e di donne. La forza dello sciopero ha trasformato un grido partito dall’Argentina in marea che vuole abbattere il ricatto politico del confine. Con lo sciopero le donne danno forza di massa al rifiuto di ogni forma di confinamento. Con i loro movimenti e le loro lotte le donne migranti sono le prime a praticare questo rifiuto e a indicare la possibilità di liberazione che è insieme individuale e collettiva. Dagli Stati uniti – dove le donne sono in prima fila contro il razzismo istituzionale e patriarcale di Trump – all’Europa – travolta in questi anni dalla «tempesta dei migranti» ‒ lo sciopero di domani trae la propria forza dalla pretesa di libertà delle donne migranti e in ogni parte del mondo sta creando le condizioni per il loro protagonismo. Domani è l’8 marzo e ci sarà uno sciopero femminista. Le donne scioperano perché lo sciopero permette a ciascuna di dare voce alla propria condizione singolare facendo valere una forza collettiva e di massa contro una posizione insopportabile. Ciò che unisce le donne in ogni parte del mondo non è un’identità sessuale o di genere, ma la pretesa di sovvertire un ordine globale che vuole tutte le donne, come donne, subordinate, sfruttate e oppresse. Per questo lo sciopero delle donne non è soltanto l’evento dell’8 marzo: è un desiderio senza fine di essere libere, è l’affermazione di una libertà che è anche il potere di trasformare ogni momento del presente. L’8 marzo arriva domani, ma gli effetti di questo sciopero politico, sociale, transnazionale e femminista sono già cominciati. A partire dalle donne, non soltanto per le donne.

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