Marx era consapevole della difficoltà che l’idea di classe poneva come categoria che rappresenta un insieme eterogeneo di lavoratori, perché sapeva che il proletariato era composto non solo dagli operai di fabbrica ma da tanti altri lavoratori che, al pari di oggi, avevano in comune il fatto di trovarsi nella stessa posizione nei rapporti di potere. Tuttavia, nel pieno del capitalismo industriale, la classe in termini marxiani ha rappresentato una categoria utile a descrivere l’asimmetria dei rapporti di produzione e come questi fossero...
Premettendo che l'uscita di CS dai social ebbe molte ragioni circostanziate e che continuo a pensare che i social network siano già da tempo "territorio nemico", cominciamo mettendo in rilievo l'annuncio nell'articolo: Sabato 11 Maggio alle ore 10 presso il Centro Congressi Cavour sito a Roma in Via Cavour 50/a, ci riuniremo per il decennale de L’Interferenza e sarà l’occasione, oltre che per un dibattito politico sui vari temi di politica e di politica internazionale, anche per lanciare una battaglia per la libertà di informazione, per...
I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri. Alla base del divario, tra gli altri fattori, anche le eredità che in molti Paesi passano di mano senza essere tassate, o quasi. Così per la prima volta in 15 anni, secondo i dati di Forbes, tutti i miliardari sotto i 30 anni hanno ereditato la loro ricchezza. Detto in altri termini: nessuno di loro ha un’estrazione socio-economica familiare differente e si è “fatto da solo”. Addio ascensore sociale: il “grande trasferimento di ricchezza” – 84.000 miliardi di dollari nei...
Il giornale statunitense Politico ha intervistato alcuni ufficiali militari ucraini di alto rango che hanno prestato servizio sotto il generale Valery Zaluzhny silurato a febbraio da Zelenski. Le conclusioni sono che per l’Ucraina “il quadro militare è cupo”. Gli ufficiali ucraini affermano che c’è un grande rischio che le linee del fronte crollino ovunque i generali russi decidano di concentrare la loro offensiva. Inoltre, grazie a un peso numerico molto maggiore e alle bombe aeree guidate che stanno distruggendo le posizioni ucraine ormai...
L’assassinio del generale Reza Zahedi in un edificio dell’ambasciata iraniana di Damasco, assassinato insieme ad altri membri delle guardie rivoluzionarie, supera un’altra delle linee rosse che normalmente hanno limitato la portata dei conflitti del Secondo dopoguerra, evitando al mondo escalation ingestibili (il mondo guidato da regole esisteva prima dell’89; dopo il crollo del Muro, le regole sono state riscritte a uso e consumo degli Usa…). Anzitutto perché Israele ha colpito un alto ufficiale di una nazione non ufficialmente in guerra....
Sul quotidiano La Stampa di ieri è stata pubblicata una significativa intervista al fisico Carlo Rovelli che ha preso posizione a sostegno delle mobilitazioni degli studenti che chiedono la sospensione della collaborazione tra le università italiane e le istituzioni israeliane. Qui di seguito il testo dell’intervista Carlo Rovelli, fisico teorico, autore dei bestseller di divulgazione scientifica “Sette brevi lezioni di fisica” e “L’ordine del tempo”, non è uno da giri di parole. Nemmeno quando le idee rischiano di essere impopolari. Di...
Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio contributo apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono. Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista,...
Mi scuso con chi legge questo articolo perché era mia intenzione aprire alla grande con una congrua citazione marxiana dai Grundrisse, quella che si avvia con: «Der Krieg ist daher eine…». Poi ho assistito in TV a una pensosa trasmissione condotta dal noto filosofo con nome primaverile, Fiorello, e ho cambiato idea. Il pensatore ha introdotto la categoria post-postmoderna di Ignoranza Artificiale. A questo punto ho meditato. Grande LLM di GPR-3! Grandissimo PaLM-2 che è addestrato da 340 miliardi di parametri! Grandioso GPT-4 addestrato da un...
Terminata la lettura delle scarse 150 pp. del volume di Stefano Isola, A fin di bene: il nuovo potere della ragione artificiale (Asterios, 2023), la sensazione è di inquietudine. Il dibattito sulle potenzialità della cosiddetta “intelligenza artificiale” (AI) è salito al punto da echeggiare i temi della fantascienza sulla “rivolta delle macchine”. Impressiona il fatto che la denuncia dei rischi venga non da qualche sorta di “primitivista”, ma da imprenditori del settore e da ricercatori. “Il 49% dei ricercatori di intelligenza artificiale ha...
Aleksandr Herzen diceva che il nichilismo non è il voler ridurre le cose a nulla, bensì riconoscere il nulla quando lo si incontra. La nulliloquenza non sarebbe difficile da individuare, dato che consiste nel muoversi costantemente su categorie astratte senza mai scendere nel dettaglio concreto. Purtroppo a volte è sufficiente drammatizzare la mistificazione nel modo giusto per far cascare l’uditorio nell’illusione. Nel gennaio scorso ci hanno raccontato la fiaba sul liberista, “libertario” e “anarco-capitalista” Xavier Milei, neo-presidente...
Ieri sera nel salotto di Floris il padre di Ilaria Salis ha pronunciato le seguenti parole: “Mia figlia è in carcere perché è una donna, perché è antifascista e perché non è ungherese”. Ora, un padre direbbe e farebbe di tutto pur di tirar fuori la propria figlia dalla galera, e questo ci sta tutto ed è ciò che lo nobilita. Dopo di che se crede o meno in ciò che dice o sia solo una escamotage per aiutare la figlia non lo sappiamo perché non siamo nella sua testa e, tutto sommato, è anche irrilevante saperlo. Chiarito questo, lo spropositato...
In prima serata per modo di dire, ovviamente. Come diceva qualcuno, se campi abbastanza ne vedi di tutte le specie. Aggiungerei che finisci per vedere tutto e il contrario di tutto. Esce su Netflix Il problema dei tre corpi e improvvisamente tutti parlano di caos deterministico, il che è molto curioso ai miei occhi. È molto curioso perché mi ricordo molto bene di quando iniziai a parlare di teorie del caos. Fu nel 2016 e il partito de lascienza ci mise poco a classificare la cosa: "le teorie del caos sono un marker dell'antivaccinismo". Mi...
Quattro autorevoli personalità tedesche – Peter Brandt, storico e figlio del cancelliere Willy Brandt, il politologo Hajo Funke, il generale in pensione Harald Kujat e Horst Teltschik, già consigliere del cancelliere Helmut Kohl – hanno presentato un piano di pace (qui il testo tradotto) altamente competente e realistico su come si potrebbe porre fine alla guerra in Ucraina attraverso un cessate il fuoco e successivi negoziati di pace. Si tratta probabilmente della proposta di pace più completa e innovativa che sia stata avanzata da un...
Quando il conflitto in Ucraina passerà alla storia, le passioni si placheranno e gli storici professionisti inizieranno ad analizzare gli eventi del recente passato, rimarremo tutti scioccati: come è potuto accadere che abbiamo accettato per oro colato un'ovvia menzogna? È consuetudine ironizzare sul passato di Vladimir Zelenskyj nel mondo dello spettacolo, ricordando come simulava suonare il pianoforte con i genitali per il divertimento del pubblico. C'erano altre battute di basso livello nel suo repertorio. Ma questo fu l’inizio, e...
Il libro di Giorgio Monasterolo, Ucraina, Europa mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale, pubblicato dalla casa editrice Asterios (2024), affronta l’argomento guerra in Ucraina e quella fra Israele e palestinesi della striscia di Gaza rispondendo contemporaneamente a due domande: come scoppiano i conflitti militari e perché. E’ opportuno, sostiene, spostare l’attenzione dal “come”, dalla logica aggressore-aggredito – secondo la quale la guerra ucraina è iniziata nel 2022, con l’attacco russo e quella di Gaza nell’ottobre 2023 con il...
«Indipendentemente dalla volontà degli uomini e delle autorità che li dirigono», scrive Fernand Braudel, i fenomeni collettivi si generano, accadono, tramontano, mutano (Civiltà materiale, economia e capitalismo (secoli XV-XVIII), vol. III, I tempi del mondo, trad. di C. Vivanti, Einaudi, Torino 1982, p. 65). Una volta avviate, le dinamiche sociali e politiche vivono di vita propria, seguendo regole certo non rigide come quelle che guidano il mondo fisico ma molto forti e a volte assai simili ai principi che sottendono le trasformazioni...
Dall’intelligenza artificiale allo sfruttamento dei satelliti. Dai dati sul traffico marittimo alle operazioni di compravendita che si chiudono in millesimi di secondo. Vale tutto sui mercati finanziari, pur di vincere la gara. Arrivare per primi, avere le informazioni una frazione di istante prima degli altri. Essere i più veloci a realizzare qualsiasi operazione di acquisto o vendita. Secondo un recente articolo di Les Echos alcuni fondi analizzano le foto satellitari dei porti per monitorare il numero di container in attesa. L’analisi di...
Dopo sole 24 ore dall’orribile eccidio del 22 marzo al Crocus City Hall di Mosca, che ha provocato la morte di almeno 137 persone innocenti e il ferimento di altre 60, i funzionari statunitensi avevano attribuito la responsabilità del massacro all’ISIS-K, la branca di Daesh dell’Asia centro-meridionale. Per molti, la rapidità dell’attribuzione aveva sollevato il sospetto che Washington stesse attivamente cercando di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica occidentale e del governo russo dai veri colpevoli – l’Ucraina e/o la Gran...
Il deficit pubblico incrementa il risparmio privato, e il debito pubblico E’ risparmio privato. Queste affermazioni, che dovrebbero essere sostanzialmente ovvietà, se non tautologie, sono nondimeno fortemente avversate dagli euroausterici. Spesso il loro tentativo di confutazione s’impernia grosso modo su quanto segue. Sì certo, il deficit pubblico mette soldi a disposizione del settore privato. Ma questi soldi rimangono in tasca ad alcuni soggetti, non a tutti. C’è chi riesce a risparmiare, magari anche parecchio, e magari utilizza il...
Il mondo è in grande trasformazione, con cambiamenti mai visti prima, come scrivono da diverso tempo i compagni cinesi. Siamo entrati in una nuova fase della storia mondiale, una fase di guerre aperte – dalla proxy war di USA-NATO-UE contro la Russia in Ucraina, al Vicino Oriente, con la guerra genocida di Israele contro la resistenza palestinese. A differenza delle guerre del precedente trentennio post-sovietico – aggressioni unilaterali USA-NATO contro Paesi e popoli che in un modo o nell’altro erano di ostacolo alla marcia...
«Le Università non possono schierarsi o entrare in guerra», ha detto giorni fa la ministra Anna Maria Bernini. «Ritengo ogni forma di esclusione o boicottaggio sbagliata ed estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri Atenei da sempre ispirata all’apertura e all’inclusività». E’ questo il mantra ripetuto e declinato da tutti i difensori degli accordi esistenti tra università italiane e israeliane. Che non sempre si fermano sul limite segnato dalla Costituzione, ossia l’autonomia garantita degli atenei. Il loro obiettivo è stigmatizzare...
In una lunga intervista concessa alle Izvestija, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov si è soffermato particolarmente sul piano di pace proposto dalla Cina per il conflitto in Ucraina, dandone un’altissima valutazione. Nonostante che tale proposta sia stata avanzata oltre un anno fa, a parere di Lavrov è tuttora attuale, proprio perché è inquadrata nel complesso della sicurezza collettiva mondiale, il cui rifiuto da parte occidentale, nel dicembre 2021, aveva condotto alla crisi attuale. Sul sito REX, il politologo Vladimir Pavlenko...
Qualche giorno fa, durante una protesta davanti all’ambasciata israeliana di Città del Messico, qualcuno ha gridato degli slogan antisemiti. Era un provocatore ed è stato subito isolato. Tuttavia, la questione è delicata perché lo Stato sionista sta sfruttando l’innegabile recrudescenza dell’antisemitismo dopo l’invasione di Gaza per giustificare i propri crimini. Tale narrazione è legittimata da un fatto storico: gli ebrei sono stati vittime di uno dei più grandi massacri della storia, l’Olocausto (Shoah in ebraico), compiuto dai nazisti nel...
“Ne abbiamo abbastanza dei diktat dell’UE”. A dirlo è la 41enne eurodeputata Kateřina Konečná, leader del Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM) che ha promosso una coalizione elettorale denominata “STAČILO!”, letteralmente “Basta!” con cui ricandidarsi al parlamento dell’Unione Europea in giugno. Definita come l’unica “opposizione rilevante”, la nuova coalizione ritiene che alla tradizionale divisione fra destra e sinistra occorra preferire oggi, in un’epoca storica nuova, un altro tipo di distinzione, basata su due priorità: quella...
Guardando i video provenienti da Gaza si rimane colpiti dalla ferocia dell’esercito israeliano; è percepibile in ogni gesto, persino nell’irrisione gratuita dei bambini. Non c’è alcuna giustizia in essa, alcuna coscienza etica o azione giustificata; c’è soltanto una gigantesca volontà di annichilire i palestinesi. Ferocia, crudeltà, terrore. Qualsiasi termine si usi per descrivere il comportamento dell’esercito israeliano, anche il più preciso, non sarà mai in grado di rappresentare compiutamente quello che sta accadendo realmente a Gaza. Che...
La Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia ha ammonito Israele a permettere “senza indugio […] la fornitura… di servizi di base e di assistenza umanitaria urgentemente necessari”, cioè alimenti, medicine, carburante e altri beni essenziali. La Corte e il genocidio di Gaza È la seconda volta che la Corte, chiamata a vigilare sul crimine di genocidio, si pronuncia sulla guerra di Gaza. A gennaio emanò una sentenza nella quale richiamò Israele a prevenire il crimine di genocidio contro i palestinesi, imponendo, tra le altre cose, di cessare...
In un articolo del 23 febbraio dicevamo: «Ma il punto più interessante riguarda l’automotive (il Parlamento europeo ha bocciato la proposta sul regolamento “Euro 7”). Questa doveva essere la vera grande “rivoluzione” che avrebbe comportato, non solo il rinnovo dell’intero parco macchine, ma anche una svolta nelle abitudini quotidiane dei cittadini europei. Ebbene, che cosa è successo? Che la Cina si è lanciata prima e meglio dell’Europa sul settore, praticando con una accorta politica di programmazione a lungo periodo, che ha coinvolto le...
Alla fine degli anni ’90 scriveva il docente statunitense Mike Davis: “Se oggi Marx fosse vivo sottolineerebbe il carattere allucinatorio della visione che ha galvanizzato le masse durante le cosiddette rivoluzioni del 1989. Il miraggio verso cui milioni di persone marciavano era la cornucopia del fordismo: cioè la società dei consumi di massa, con alti livelli di salari e di consumi, tuttora identificata con lo stile di vita americano (e del Nord Europa). La sola emancipazione raggiunta dagli sfortunati cittadini dell’ex blocco di Varsavia è...
Il 24 marzo 1976 tre criminali scesero da un bel carro armato davanti alla Casa Rosada. Per iniziare le loro attività promulgarono la pena di morte per tutti coloro che conducessero attività sovversive, abolirono i diritti civili e sciolsero il parlamento. Comprensiva, la Corte Suprema stabilì che gli “atti sovversivi” sarebbero stati esclusi dalle competenze degli organi giudiziari regolari ma, per evitare eventuali perdite di tempo, vennero sospesi tutti i magistrati ritenuti non collaboranti. Nel pomeriggio furono vietati i partiti...
A sei mesi dall’inizio della guerra lampo di Israele su Gaza, l’intelligence militare dello stato occupante ha riconosciuto con riluttanza ciò che molti sospettavano: ottenere una vittoria decisiva su Hamas è un obiettivo irraggiungibile. Nonostante la retorica iniziale del primo ministro Benjamin Netanyahu di annientamento totale, la realtà sul campo racconta un’altra storia. Tzachi Hanegbi, capo della sicurezza nazionale israeliana, aveva precedentemente dichiarato che Israele si sarebbe accontentato solo della “vittoria totale”. Eppure,...
Il conflitto tra Russia e Ucraina pare impantanato in una sostanziale situazione di stallo che allontana sempre più l’ipotesi di una risoluzione militare degli eventi. I mesi passano, uno dopo l’altro e uno identico all’altro, con un portato di morte e distruzione che monta a dismisura. Nulla di tutto questo, però, pare scalfire la determinazione con cui le principali potenze occidentali perseverano nell’applicare all’Ucraina il principio del ‘vai avanti tu, che a me viene da ridere’, continuando a soffiare sulle braci di una guerra per...
Truppe, armi e propaganda, ma non solo. I soldi, non mancano mai i soldi. Quando si volesse cercare un elemento simbolico per descrivere la crisi d’identità politica e di prospettiva dell’Unione Europea, ormai estensione statunitense, c'è la vicenda del sequestro dei beni russi a seguito del conflitto in Ucraina. La vicenda in sé, infatti, presenta una miscela di subordinazione ideologica, illegittimità giuridica e incapacità politica facile da descrivere. Il Consiglio d’Europa, riunito la settimana scorsa a Bruxelles per affrontare la...
Il tentativo di ricondurre l’attentato di Mosca a una macchinazione del Cremlino, oltre che di buon gusto appare privo di fondamento logico, mancando di spiegare in modo credibile per quale ragione e con quale obiettivo il governo russo avrebbe dovuto organizzare un attentato di certe proporzioni colpendo la propria popolazione. Piaccia o non piaccia il consenso di Vladimir Putin è ai massimi storici, indipendentemente dal trascurabile e recente evento elettorale. Il quadro politico e militare non rende necessario alla dirigenza russa alcun...
Anche il più orribile dei crimini, come il genocidio a Gaza, può essere un espediente per distrarre da qualcos’altro, magari da qualche orribile segreto. Peccato che sia la stessa propaganda israeliana ad aver lasciato tracce di quel segreto. Dieci anni fa uno dei principali organi della lobby israeliana, la Anti-Defamation League, pubblicava un lungo articolo in cui ci si intratteneva con la descrizione della minaccia costituita dai tunnel di Hamas al confine tra Gaza e Israele. L’IDF (Israeli “Defense” Force; Israele si difende sempre,...
Nella visione comune educazione e violenza rappresentano i poli opposti di una questione le cui origini sono archetipiche. Il rapporto da esse intessuto può infatti essere ricondotto a quello tra civiltà e barbarie. L’educazione – si dice – è strumento della civiltà, educhiamo e siamo educati per essere civili. Già l’etimo lascia, apparentemente, pochi spazi ermeneutici, data l’origine dal latino educere, ex-ducere: condurre, tirare verso l’esterno, insomma strappare dall’ignoranza per condurre entro i sicuri confini della civiltà. La...
Sahra Wagenknecht: «Ue troppo centralista, l’Ucraina non può vincere. È vero che molti elettori della vecchia sinistra sono andati a destra, non perché razzisti o nazionalisti, bensì perché insoddisfatti» Ha fondato un partito che porta il suo nome, perché – sostiene – il principale problema dei progressisti europei è che «la loro clientela oggi è fatta di privilegiati». I detrattori la accusano di essere populista, ma il partito cresce e in alcune regioni dell’Est è la seconda o terza forza. Abbastanza da poter rompere gli equilibri della...
Alla vigilia della Prima guerra mondiale il sentimento dominante in Europa, il “topos”, era quello della improbabilità della guerra. Un sentiment che le spregiudicate prese di posizione di molti governanti europei tendono a riproporre In queste settimane si è tornati a parlare di un libro del 2013 di Christopher Clark sulla genesi della prima guerra mondiale, “I Sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra”, nel quale i leader che portarono i loro paesi in guerra vengono definiti sonnambuli. Cioè attori che incedevano irresistibilmente...
A Belgrado, quando l’Europa ha mutilato se stessa per la voglia USA di sfondare la porta jugoslava, e poi serba, verso l’Eurasia. All’ONU un voto che sembra per una tregua Gaza, ma è per salvare la pelle al mostro bellicista nelle elezioni che devono sancire la guerra degli isolani anglosassoni ai continenti-mondo. A Londra, magistrati di una corte che definiscono alta (High Court), ma che si sa popolata da cortigiani al servizio del sovrano, hanno ripetuto il rito col quale se l’erano cavata tempo fa: richiesta agli USA di fornire garanzie...
“Terza guerra mondiale?” è la domanda che ci stiamo facendo da diverse settimane e “Il fattore Malvinas” è la risposta, -anzi l’incognita- che si sono dati Daniele Burgio, Massimo Leoni, Roberto Sidoli (“Terza guerra mondiale? Il fattore Malvinas”, L’AD Edizioni 2024) in un’ordinata e dettagliatissima analisi sulla convivenza con la consapevolezza atomica dal 1945 a oggi; un libro francamente irrinunciabile se non si vuole rischiare di saltare in aria senza almeno aver compreso come siamo arrivati a questo punto. I fatti raccontati si sono...
Debito pubblico: le controverse teorie della Commissione europea
di Angelantonio Viscione*
La Commissione europea ha di recente imposto al governo italiano di approvare una nuova manovra correttiva per ridurre il proprio deficit di bilancio. In altre parole, ci viene chiesto ancora una volta di rispettare rigidi vincoli sui conti pubblici con l’obiettivo dichiarato di abbattere progressivamente il debito pubblico[1]. Dietro queste “raccomandazioni” si celano teorie economiche di ispirazione neoclassica che la stessa Commissione europea ha richiamato espressamente nei propri documenti ufficiali[2]. Secondo queste teorie, infatti, un’espansione del deficit finanziata a debito può influenzare negativamente la crescita principalmente attraverso due canali:
(1) L’effetto “spiazzamento” (o crowding-out), secondo cui una politica fiscale espansiva (come, ad esempio, un incremento della spesa pubblica) non fa che “spiazzare” la spesa privata, facendola ridurre talmente tanto da controbilanciare gli effetti positivi della manovra economica. La politica fiscale espansiva finirebbe, infatti, col determinare in vario modo un aumento dei tassi di interesse, con la conseguenza di scoraggiare gli investimenti (che sono diventati appunto più costosi da finanziare) e i consumi (diventati una scelta meno conveniente rispetto al risparmio, ora remunerato con tassi più alti)[3].
(2) Le dinamiche descritte dal teorema dell’equivalenza di Barro-Ricardo, secondo cui un maggiore debito pubblico necessario a finanziare politiche fiscali espansive indurrebbe famiglie e imprese a prevedere un futuro aumento della pressione fiscale per ripianare il debito. Queste previsioni si tradurrebbero in una riduzione dei consumi e in un incremento del risparmio nel presente, chiaramente con effetti negativi per la domanda complessiva e la crescita.
Alla luce di queste tesi, molti paesi industrializzati continuano ad adottare politiche di austerity oppure, anche quando adottano politiche espansive per rilanciare la crescita, lo fanno cercando di contenere il più possibile l’espansione del deficit e controllare la crescita del debito pubblico.
Molti sono stati i tentativi di dimostrare la dannosità di un elevato debito pubblico, ma anche con risultati molto opinabili. Si pensi soprattutto al celebre Growth in a time of debt (2010) di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, secondo cui un debito superiore al 90% del Pil generalmente si associa a tassi di crescita economica negativi. Come già spiegato su Economia e Politica, lo studio è stato clamorosamente smentito e rovesciato nelle sue conclusioni da Thomas Herndon, Michael Ash e Robert Pollin che vi hanno individuato addirittura errori di calcolo e di metodo[4].
Alla base di queste discutibili tesi neoclassiche vi sono, infatti, ipotesi teoriche parecchio ardite come l’esistenza di aspettative razionali e la convinzione che investimenti e risparmi dipendano quasi esclusivamente dal tasso di interesse. Nella realtà, invece, gli agenti economici non utilizzano sempre in modo efficiente le informazioni a disposizione e, al contrario, le loro scelte vengono effettuate per lo più in condizioni di “incertezza”[5]. Risparmi e investimenti, inoltre, sono influenzati in modo rilevante da fattori diversi, oltre che dal tasso di interesse. Il risparmio, ad esempio, dipende dal reddito disponibile degli individui, prima che dal suo rendimento, e gli investimenti dipendono dalle aspettative di profitto degli imprenditori, prima che dal costo del denaro[6].
Ma se vengono a mancare le ardite ipotesi teoriche neoclassiche, è chiaro che le sequenze descritte in precedenza per l’effetto spiazzamento e per il teorema dell’equivalenza ricardiana non sono più valide[7]. Di conseguenza, gli impianti teorici che stanno alla base di normative come quelle dei vincoli europei o del tetto al debito pubblico degli Usa non possono che venir meno[8].
Come ha dovuto ammettere ormai anche la maggior parte degli economisti mainstream, l’austerità ha avuto effetti negativi sulla crescita economica e la ricetta giusta per uscire dalla crisi è sopperire alla carenza di domanda privata con la politica fiscale[9]. In altre parole, in un periodo durante il quale consumi ed investimenti privati faticano a crescere, è lo Stato che deve intervenire con politiche espansive, in particolare aumentando la spesa pubblica per stimolare direttamente la domanda. Date le attuali condizioni di sottoutilizzo della capacità produttiva, è altamente probabile che lo stimolo fiscale incrementi a sua volta anche consumi ed investimenti privati, perché l’impatto positivo dell’aumento del reddito sarebbe superiore all’impatto negativo dell’aumento dei tassi di interesse. Effetti quindi opposti al crowding-out. Dal punto di vista teorico, ed in completa contrapposizione al pensiero neoclassico, il debito pubblico può mostrarsi quindi associato ed effetti di crowding-in. Per usare la definizione di Baumol e Blinder (2010, p. 311), “il crowding-in si verifica quando la spesa pubblica, aumentando il PIL reale, induce incrementi anche nella spesa in investimenti privati”. Grazie all’effetto moltiplicatore, infatti, la politica espansiva genera un aumento più che proporzionale dell’output, innescando un circolo virtuoso: maggiore produzione, maggiori investimenti e maggior capacità produttiva. Negli ultimi anni, infatti, anche economisti mainstream come Stiglitz e istituzioni “rigoriste” come il Fondo monetario internazionale stanno facendo appello al concetto di crowding-in per incoraggiare i policy-maker a fare più deficit per finanziare investimenti pubblici e stimolare la crescita economica[10].
Queste tesi, inoltre, hanno trovato un recente riscontro empirico in uno studio condotto da Mattia Guerini, Alessio Moneta, Mauro Napoletano e Andrea Roventini, The Janus-Faced Nature of Debt: Results from a Data-Driven Cointegrated SVAR Approach (Guerini et al. 2017). Gli autori fanno una stima degli effetti del debito pubblico e privato sull’attività economica negli USA, utilizzando una metodologia innovativa sull’identificazione di relazioni causa-effetto. Vengono utilizzati modelli SVAR (Structural Vector Autoregressive) cointegrati e le relazioni strutturali vengono identificate usando algoritmi di ricerca causali data-driven, in modo da identificare gli shock del debito pubblico “lasciando parlare i dati” e senza ricorrere a procedure ad-hoc fondate su teorie economiche scelte a priori.
I risultati dello studio suggeriscono che gli shock del debito pubblico influenzano in modo positivo e persistente l’output. In particolare, maggior debito pubblico avrebbe un effetto di crowding-in su consumi ed investimenti privati stimolando la crescita economica sia nel breve che nel medio periodo. Secondo la ricerca, infatti, le possibili minacce alla crescita di medio-lungo periodo non provengono dal debito pubblico ma da quello privato. Come precisano gli autori dello studio, la stessa crisi del 2008 non è stata provocata da conti pubblici in disordine, ma dallo scoppio della bolla del debito privato che, solo successivamente ai necessari salvataggi pubblici, si è tramutata in una crisi del debito sovrano.
Alla luce del fatto che il dibattito sugli effetti del debito pubblico sulla crescita economica è aperto e per nulla univoco, è necessario che autorità politiche come la Commissione europea mettano da parte teorie controverse come quelle di ispirazione neoclassica descritte in precedenza e, seguendo una tendenza che timidamente hanno cominciato ad abbracciare anche gli economisti mainstream, riconoscano l’esigenza di politiche espansive nei paesi in difficoltà[11]. Il debito pubblico rappresenta certamente una variabile importante che va stabilizzata in una lungimirante ottica di lungo periodo, ma non dev’essere usata come pretesto per giustificare politiche economiche che si sono mostrate dannose e controproducenti.
*Dottorando in Economia Politica all’Università del Sannio
Riferimenti bibliografici
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Baumol J. and Blinder S., “Macroeconomics: Principles and Policy, 11th Edition”, 2010 Update, South-Western, Cengage Learning;
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Cavalieri D., “Teoria economica. Un’introduzione critica, II Ed.”, Giuffrè Editore, 2009, p. 418;
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International Monetary Fund (2010). Global Financial Stability Report (April). Washington, DC;
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Stiglitz, J. E. (2012), “Stimulating the Economy in an Era of Debt and Deficit”, The Economists’ Voice, 9;
Taylor, J (1993). “Discretion versus policy rules in practice”, CarnegieRochester Conference Series on Public Policy, no 39, pp 195–214.
Note
[1] Il complesso quadro normativo prevede in particolare parametri istituiti con il Trattato di Maastricht nel 1992 come il vincolo di un deficit pubblico non superiore al 3% del Pil, oltre che il c.d. Six Pack entrato in vigore nel 2011 che ha dato maggiori poteri di controllo preventivo alla Commissione europea ed introdotto sanzioni per chi non rispetta le regole che possono arrivare fino allo 0,5% del Pil (7/8 miliardi per un Paese come l’Italia). Sulla stessa linea si muove il Fiscal Compact approvato nel 2012 che introduce l’obbligo di pareggio di bilancio in termini strutturali (cioè al netto dell’andamento del ciclo economico) allo 0,5% del Pil.
[2] Ad esempio in: European Commission (2010), p. 2.
[3] Uno dei meccanismi sarebbe ad esempio il seguente: la manovra espansiva provoca una crescita dell’output e delle aspettative di inflazione che spingerebbero la Banca centrale ad aumentare i tassi di interesse per contrastare la crescita dei prezzi. La sequenza descritta è quella presente nella maggior parte dei modelli economici adottati oggi da banche centrali ed istituzioni nazionali e sovranazionali e trova le sue basi nella c.d. “Regola di Taylor” (Taylor 1993). Un’altra modalità con cui una politica fiscale espansiva potrebbe provocare un aumento dei tassi di interesse riguarda la crescita della domanda di moneta stimolata dall’incremento del Pil; gli individui desiderosi di spendere il maggior reddito prodotto vendono titoli in portafoglio con la conseguenza di provocarne un eccesso di offerta e quindi una riduzione del prezzo; data la relazione inversa fra le due variabili, la riduzione del prezzo dei titoli spinge in alto i tassi di interesse. Infine, vale la pena citare anche il seguente meccanismo: l’emissione di titoli di Stato entrerebbe in concorrenza con i titoli emessi dai privati. Dato che lo Stato viene generalmente classificato come un debitore maggiormente solvibile rispetto ad un’impresa privata, i costi di finanziamento che dovranno affrontare i privati sono destinati a crescere. In tutti questi casi, l’effetto finale è sempre lo stesso: i tassi di interesse crescono e, secondo i teorici dell’effetto spiazzamento, scoraggerebbero consumi e investimenti.
[4] Esistono poi numerosi altri studi dedicati ad individuare una soglia oltre la quale il debito pubblico può essere considerato dannoso per la crescita economica. Secondo Guerini, Moneta, Napoletano, Roventini (2017), però, questi lavori presentano di solito problemi di carattere econometrico a causa dei consueti problemi di endogeneità e dell’utilizzo di dati panel che assumono, implicitamente, una certa omogeneità tra paesi diversi negli effetti causali tra le variabili in questione.
[5] Secondo il pensiero di Keynes, infatti, “l’instabilità del sistema è intrinseca e legata in larga misura all’incertezza delle aspettative” (Cavalieri D. 2009, p. 418).
[6] Questa visione parte dall’assunto teorico secondo il quale il tasso di interesse corrisponda al prezzo al quale la domanda e l’offerta, ossia gli investimenti e il risparmio, si equilibrano. Secondo gli economisti più vicini al pensiero di Keynes, al contrario, il tasso d’interesse costituisce una variabile esogena, essendo difficile stabilire un nesso causale tra investimenti e risparmi, non determinata dall’uguaglianza tra le due variabili.
[7] Il teorema dell’equivalenza ricardiana e l’effetto spiazzamento non trovano un gran riscontro neanche dal punto di vista empirico. Secondo Hemming, Kell e Mahfouz (2002), “ci sono poche prove a sostegno di un crowding-out diretto o tramite tassi di interesse e tasso di cambio. Neanche la piena equivalenza ricardiana o una significativa compensazione parziale ottiene molto sostegno dalle prove” (Hemming R., Kell M., Mahfouz S., 2002, p. 36).
[8] Un’altra tesi spesso chiamata in causa è quella dell’incremento del rischio percepito sulla solvibilità di un debito pubblico sempre più elevato. Un rischio più alto porta ad interessi più elevati che lo Stato deve corrispondere ai suoi finanziatori e, dunque, ad un indebitamento maggiore che innesca un circolo vizioso. Si noti però che la relazione tra crescita del debito pubblico e crescita del rischio percepito non è affatto così diretta e scontata. È sufficiente, ad esempio, chiamare in causa il possibile intervento della Banca centrale che può garantire domanda ai titoli del debito pubblico e, di conseguenza, può garantire anche il contenimento dei tassi di interesse con cui lo Stato remunera i propri finanziatori. Senza contare che per quanto riguarda il rischio default, l’attenzione va spostata su altre variabili come ad esempio il debito estero. Numerosi studi sottolineano infatti l’importanza del debito estero come indicatore di potenziale insolvenza di un Paese e l’esistenza di un collegamento tra partite correnti e spread. Si pensi, ad esempio, a Barrios, Iversen, Lewandowska e Setzer (2009), al Global Financial Stability Report di aprile 2010 del Fondo Monetario Internazionale oppure, con riferimento all’eurozona, a Gros (2013).
Vale la pena ricordare anche la tesi del c.d. conflitto intergenerazionale, secondo cui un aumento di spesa pubblica oggi comporta sempre e solo un impoverimento dei propri figli domani. Quello che questa ipotesi trascura è il fatto che un incremento del reddito oggi corrisponde comunque a maggiori lasciti domani e soprattutto che “è impossibile prevedere quando, come, e in favore di quali i gruppi sociali la fiscalità verrà messa in funzione per ridurre il debito pubblico di oggi” (Davanzati, Pacella e Realfonzo 2009, p. 617).
[9] Celebre l’ammissione dell’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard, nel 2012, quando riconosce gli errori di valutazione commessi dal suo istituto nello stimare gli effetti dell’austerità durante la crisi ed, in particolare, il valore del c.d. “moltiplicatore fiscale” (Blanchard e Leigh 2012). Di recente, alcuni economisti mainstream si sono spinti fino a rivedere i propri modelli teorici. Allsop e Vines (2015), ad esempio, non rigettano in toto il proprio modello teorico di riferimento ma, alla luce dell’evidente fallimento delle ricette mainstream nell’affrontare la crisi economica, propongono modifiche importanti in cui il ruolo della politica fiscale diventa centrale per uscire dalla crisi. In questo modello adattato alle condizioni economiche attuali, la sopracitata “Regola di Taylor” viene omessa e, adottando l’assunto di imperfezione del mercato dei capitali e dell’esistenza di individui ed imprese con vincoli di liquidità, anche la tesi dell’equivalenza ricardiana viene rifiutata.
[10] Stiglitz (2012) chiede, ad esempio, maggiori investimenti pubblici in infrastrutture, tecnologia e istruzione rivendicando la capacità di investimenti pubblici ben definiti di aumentare anche il rendimento degli investimenti privati. Inoltre, nel World Economic Outlook del 2014 del Fondo Monetario Internazionale sono presenti studi in cui si dimostra come investimenti pubblici in infrastrutture hanno in genere effetti di crowding-in sugli investimenti privati nel lungo periodo grazie alla loro complementarietà.
[11] È chiaro, inoltre, che con la crescita bassa o negativa alimentata dall’austerity è difficile anche ridurre lo stesso debito pubblico che si vorrebbe controllare. Minor crescita comporta infatti minori entrate fiscali e maggiori spese sociali contro disoccupazione e povertà, senza contare che il Pil rappresenta il denominatore del famoso rapporto Debito pubblico – Pil (rapporto destinato a crescere se si riduce la variabile al denominatore).
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
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