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linterferenza

A proposito di depistaggi ideologici: l’immigrazione

Fabrizio Marchi

L’impatto reale del fenomeno dell’immigrazione sulla vita concreta della stragrande maggioranza dei cittadini italiani, è scarsissimo, nonostante quello che il versante di destra dei media e delle forze politiche di “sistema” vorrebbe farci credere.

Tutti i giorni, senza alcuna eccezione, alcune emittenti televisive nazionali (la berlusconiana Rete4 in primis) non fanno altro che mandare in onda becere trasmissioni all’insegna del “non se ne può più” con collegamenti da questo o quel paese o città dove comitati di cittadini incazzati protestano contro la presenza degli extracomunitari, presunta origine e fonte di tutti i loro mali.

Balle, per lo più, perché per la stragrande maggioranza degli italiani, il massimo del “disagio” è rappresentato da quegli immigrati che vendono chincaglierie per le strade o sulle spiagge (ammesso che sia un disagio e non una forma di moderno sfruttamento; rimando in questo caso ad un mio vecchio articolo che domenica bestiale   ) o chiedono, sia pure talvolta in maniera insistente, di lavare i vetri delle macchine agli angoli dei semafori. Che poi, se vogliamo, è un modo per dire: “Datemi una mano per vivere, non chiedo l’elemosina, voglio lavorare, sto lavorando, non voglio rubare”.

E’ bene specificare, onde evitare critiche maldestre, che chi scrive non dimora in una villa di Beverly Hills ma in un popolare e popoloso quartiere della Capitale, l’Appio Tuscolano, quindi un quartiere “campione”, sotto questo profilo, della più grande metropoli italiana, dove naturalmente lavorano e vivono moltissimi immigrati e, come tanti altri, paga la sua bella rata per il mutuo della casa e quella ancor più odiosa, di Equitalia, per delle ridicolissime multe non pagate (circolavo con il motorino nella corsia degli autobus; una forma di sopravvivenza per chi conosce il traffico romano…in realtà i circa 400.000 motociclisti romani dovrebbero essere ringraziati per il servigio che rendono alla città, alleggerendola del traffico…), naturalmente moltiplicate con interessi da usurai.

Il massimo dell’impatto (si fa per dire…) sulla mia vita reale rappresentato dalla presenza degli immigrati, si è verificato quando per un paio d’anni un gruppetto di questi ha pernottato sotto degli alberi che si trovano nel parco a dieci metri (10) da casa mia. Sia d’estate che d’inverno, con qualsiasi clima, sotto il sole cocente come sotto la pioggia, con il caldo torrido o con il freddo pungente, questi disgraziati utilizzavano quegli alberi come riparo. Istintivamente nutrivo per loro un moto spontaneo di solidarietà, al contrario di qualcun altro che, “scandalizzato” per lo spettacolo “indecente” e soprattutto perché la presenza stabile di quelle persone avrebbe potuto deprezzare il suo appartamento (capito l’origine del “disagio”?…), ha pensato bene di chiamare la polizia municipale. Per cui abbiamo assistito un paio di volte a scene pietose, con gli agenti della municipale che entravano nel parco, questi uomini che fuggivano (molto probabilmente perché non avevano il permesso di soggiorno o comunque perché non volevano avere grane con le autorità) e che poi naturalmente ritornavano, non appena certi che la polizia se ne fosse andata.

Ora, cosa procura al sottoscritto maggior disagio? La rata del mutuo e quella di Equitalia, le infinite bollette o il dentista da pagare (perché la mutua non copre determinate cure specialistiche…) oppure la presenza di quegli extracomunitari che per un paio di anni hanno stazionato proprio sotto casa sua (senza peraltro creare nessun problema…)? Fatevi la domanda – come dice Marzullo –  e datevi anche la risposta…

Sempre nel mio quartiere ci sono moltissimi immigrati che lavorano, molti di loro hanno aperto anche attività commerciali, le frutterie ad esempio sono ormai tutte gestite da egiziani. Con uno di loro, da cui mi rifornisco di frutta e verdure, discorro spesso di geopolitica essendo molto ferrato (mi riferisco a lui) di politica internazionale e in particolare di Medioriente.

Altre conseguenze sulla mia vita reale provocate dalla presenza di immigrati, non ce ne sono e non ce ne sono mai state.

Mi sento realisticamente di affermare che nella mia condizione si trova la stragrande maggioranza della popolazione italiana (non essendo il sottoscritto un ricco borghese ma una persona di condizione sociale normalissima come appunto la grandissima parte delle persone). Che poi l’onestà intellettuale difetti in molti è un altro discorso. E allora, a quel punto, possiamo anche inventarci che la presenza degli immigrati crei condizioni di disagio insopportabili oppure che sia la ragione prima del nostro malessere. Ma è una balla.

Le ragioni del malessere della grande maggioranza delle persone sono ben altre, oltre quelle che ho già citato, cioè Equitalia e la banca di turno che ci stanno appiccicate come le mosche sulla cacca: la precarizzazione del lavoro, l’estrema difficoltà nel trovarlo, la perdita di ogni potere contrattuale dei lavoratori sul proprio luogo di lavoro, il carovita, le tasse,  la sanità sempre meno pubblica e sempre più privatizzata, la “buona” scuola che diventa sempre più “cattiva”, il traffico che ci obbliga a trascorrere ore al giorno per andare e tornare dal lavoro, il degrado ambientale e urbanistico (tanta gente vive ammassata in alveari inumani), oltre ad una condizione complessiva di miseria esistenziale, psicologica, culturale e spirituale ancor prima che materiale.

E però le televisioni di cui sopra ci mostrano i cittadini “incazzati” perché la presenza di alcuni immigrati in questo o in quel quartiere creerebbe una situazione di tensione o di “sofferenza” insopportabili.

Naturalmente, molto spesso, quelli in prima fila nel manifestare il loro livore contro la presenza degli immigrati, sono gli stessi che si accucciano meschinamente davanti al proprio caporeparto o capoufficio, che si mettono in fila zitti e buoni, anche se bofonchiando, per pagare la rata di Equitalia, e pagano senza fiatare la rata quarantennale del mutuo dell’appartamento che fingono essere di loro proprietà ma in realtà è di proprietà della banca che gli ha “prestato” (si fa per dire…) i soldi a strozzo per poterlo acquistare.

Ecco, dunque, che la presenza degli extracomunitari, oltre ad essere utilizzata per tenere basso il costo del lavoro e a fungere da ricatto sui lavoratori autoctoni (questo invece è un impatto reale, ma non è creato dagli immigrati bensì dalla struttura intrinsecamente contraddittoria del sistema capitalista che da sempre ha comunque necessità di un esercito industriale di riserva…), assolve ad un’altra funzione, quella cioè di costituire una massa di persone di “serie B” che si trovano al di sotto di noi nella scala sociale. In questo modo anche il post ex proletario lobotomizzato, “consumistizzato” e “populistizzato”, privo di ogni coscienza politica e di classe, ridotto a melassa umana, quella che passa le domeniche nei mega centri commerciali, bivacca al bar sotto casa o si impasticca il venerdì sera in qualche discoteca di periferia, può ben dire di avere qualcuno sotto di lui nella gerarchia sociale. Per la serie: ”Non sono proprio l’ultimo degli ultimi, perché c’è chi sta ancora un gradino al di sotto del mio”.

Gli immigrati rappresentano dunque, sotto questo aspetto, quello che i “negri” hanno rappresentato per i proletari bianchi americani fino a poco tempo fa (ed è in parte ancora così ma oggi la stessa funzione è svolta anche dai “latinos”…) o anche quella degli schiavi in epoche antiche (e neanche tanto, visto che nella più grande “democrazia” del mondo fino a una cinquantina di anni fa vigeva ancora l’apartheid in molti stati del sud).

Questa dinamica psicologica, viene scientemente instillata nella psiche delle masse, e se ne capiscono le ragioni. In un contesto e in una fase storica di pressochè totale assenza di coscienza politica e di classe, il risentimento sociale viene indirizzato non nei confronti delle classi dominanti ma nei confronti degli ultimi degli ultimi. E’ per questa ragione che l’immigrato “che ce la fa” e che magari riesce ad aprirsi anche un’attività commerciale, viene visto con ancora maggiore astio, proprio perché ce l’ha fatta ed è salito di grado nella gerarchia sociale sorpassando il poveraccio autoctono.

Naturalmente, incaricate di alimentare questa guerra fra poveri, sono le forze della neo destra populista (oltre ai soliti gruppuscoli neo fascisti), in Italia prevalentemente rappresentate dalla Lega di Salvini (ma anche all’interno del M5S ci sono forti contraddizioni da questo punto di vista). Sul versante opposto (si fa sempre per dire..), la “sinistra”, ormai organica al sistema e garante della “governance”, recita la parte “buonista”, per cui come già detto, da una parte si sposa in toto la globalizzazione capitalista (la sposa pure Antonio Negri, figuriamoci un po’…) e nello stesso tempo si fa mostra di “buonismo”  caritatevole ed ipocrita nei confronti degli immigrati.

In conclusione, siamo di fronte ad un altro depistaggio ideologico che purtroppo riesce a far presa su tanti, anche e soprattutto giocando sulle loro debolezze psicologiche. Ma quest’ultimo sarà il tema di un prossimo articolo ad hoc.

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