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lafionda

Il Covid lungo dei banchieri centrali

di Fabio Vighi

Kandinskij Composizione IVPer tutta la vita le pecore hanno paura del lupo, ma poi vengono mangiate dal pastore.
Proverbio africano

La gestione sanitaria del COVID-19 ci appare oggi, essenzialmente, come sintomo della degenerazione del capitale finanziario. Più in generale, è il sintomo di un mondo che, non essendo più in grado di riprodursi estraendo profitto dal lavoro umano, si affida a una logica compensativa di doping monetario perpetuo. La ‘pandemia’, in altre parole, è la leva di comando delle stampanti di denaro in mano alle banche centrali (Federal Reserve in testa). Se la contrazione strutturale dell’economia del lavoro finisce giocoforza per gonfiare il settore finanziario, la volatilità di quest’ultimo può essere contenuta solo attraverso emergenze globali, propaganda di massa, e sottomissione agli imperativi della biosicurezza. Come uscire da questo circolo vizioso?

A partire dalla terza rivoluzione industriale (microelettronica negli anni ’70), il capitalismo automatizzato (ovvero a sempre più alta ‘composizione organica’, per dirla con Marx) ha gradualmente distrutto il lavoro salariato quale sua propria sostanza. Da tempo abbiamo superato il punto di non ritorno, per cui molto più lavoro viene eliminato di quanto ne venga riassorbito. A causa dell’incremento esponenziale del progresso tecnologico, il capitale è dunque sempre più impotente rispetto alla sua missione storica di spremere plusvalore dalla forza-lavoro. Con l’arrivo dell’intelligenza artificiale (quarta rivoluzione industriale), ci troviamo di fronte a una vera e propria mission impossible – game over.

Ciò significa che le fondamenta delle società capitalistiche non risiedono più nel lavoro socialmente necessario contenuto in beni come automobili, telefoni, o dentifrici. Piuttosto – come evidenziato dalla crisi del 2008 e successivo ricorso sistematico al Quantitative Easing (acquisto di titoli da parte della Banca Centrale volto a aumentare l’offerta di denaro e a ridurre i tassi di interesse) – tali fondamenta risiedono in speculazioni a debito altamente infiammabili su strumenti finanziari quali azioni, obbligazioni, futures, e specialmente derivati, il cui valore è cartolarizzato all’infinito. Solo la fede religiosa nel valore di questi asset ci impedisce di vedere l’abisso che ci si spalanca sotto i piedi. E quando viene meno la fede interviene la provvidenza, ipnotizzandoci attraverso racconti apocalittici di contagio corredati da grottesche narrazioni salvifiche.

Eppure la realtà è ostinata, e continua a bussare alla nostra porta. Mentre il virus finanziario si diffonde inesorabilmente nel corpo sociale, il capitale manda in campo il suo doppio leviatanico, un vampiro che si nutre di emergenze globali legate a doppio filo a una trasformazione intra-sistemica in grado di polverizzare ciò che rimane del ‘mondo del lavoro’, rimpiazzandolo con modelli di gestione tecnocratica. Il destino sembra segnato, e una ‘dittatura soft’ è già tra noi, come testimoniano le leggi eccezionali promulgate in questi due anni di pan-demenza. Oggi resistere alla deriva autoritaria mascherata da umanitarismo emergenziale significa innanzitutto difendere la dimensione inviolabile della dignità umana, un punto di partenza non negoziabile per la costruzione di un progetto sociale alternativo. C’è ancora tempo, ma abbiamo innanzitutto bisogno di consapevolezza critica, coraggio, e risveglio collettivo.

 

Il Pandexit, un animale in via d’estinzione

Quanto è vicino il Pandexit? La risposta più realistica è riassunta nel seguente passo tratto da un recente articolo di Bloomberg: “Gli scienziati hanno cattive notizie per chi, nei prossimi sei mesi, spera di vedere la luce alla fine del tunnel del Covid-19: prepariamoci a ulteriori dosi della medesima medicina.” Per contestualizzare questa fosca previsione, supponiamo che il nostro futuro sia caratterizzato dai seguenti avvenimenti: 1. Le banche centrali continueranno a creare dal nulla enormi quantità di denaro, per lo più destinate a gonfiare i mercati finanziari; 2. La narrazione del contagio (o simile) continuerà a ipnotizzare intere popolazioni, almeno fino a quando i passaporti sanitari digitali non saranno resi obbligatori ovunque; 3. Le democrazie liberali verranno smantellate e infine sostituite da regimi basati su un panopticon digitalizzato, un metaverso di tecnologie di controllo legittimate da assordante battage emergenziale.

Troppo pessimistico? Non credo, almeno se consideriamo come le montagne russe della crisi sanitaria (lockdown seguiti da aperture parziali alternate a nuove chiusure causate da mini-ondate, e così via) assomigliano sempre più a un gioco delle parti globale, dove gli attori si passano la patata bollente per assicurarsi che il fantasma dell’emergenza continui a circolare. La ragione di questo giochetto è molto semplice: senza Virus a legittimare le ragioni dello stimolo monetario, il settore finanziario iper-indebitato crollerebbe come un castello di carte esposto a un refolo autunnale. Allo stesso tempo, però, questa logica del denaro gratis creato a nastro dalle banche centrali sotto protezione semi-emergenziale si scontra con l’implosione in atto dell’economia reale. Mentre nell’Olimpo finanziario si festeggiano le ennesime proroghe dei QE, sulla terra il combinato dei colli di bottiglia delle catene di fornitura (microchip in primis) e dell’inflazione dei prezzi causa riaperture, minaccia ora una devastante recessione. Che a sua volta innesca il ritorno in pompa magna di chiusure da Virus in versione variante – persino in Cina, dove si registrano nuovi focolai in 11 province, guarda caso proprio dopo il salvataggio di Evergrande e la scoperta del PIL in frenata.

Allora è del tutto evidente che uscire indenni da questa spirale è pressoché impossibile, poiché, proprio per tenere oliate le stampanti delle banche centrali, la casta non può permettersi di allentare la presa sulla sempre più tragicomica narrazione emergenziale. In effetti, dal punto di vista del capitalismo a trazione finanziaria l’unica via d’uscita da questa logica da contrappasso dantesco sembrerebbe consistere nella demolizione controllata dell’economia reale (e relative infrastrutture liberali), mentre l’aerostato monetario continua a gonfiarsi artificialmente. Quest’ultima vocazione ipertrofica del capitalismo contemporaneo si nutre ora di cinici espedienti come il greenwashing finanziario, per esempio attraverso investimenti ‘responsabili’ in titoli ESG; in particolare, quelli che rimandano a un ‘ambientalismo per allocchi’ volto esclusivamente a legittimare ulteriori espansioni del debito. Nulla a che vedere con la salvezza del pianeta.

Stiamo dunque assistendo allo smantellamento del capitalismo liberale, che è ormai obsoleto. Le prospettive sono oggettivamente deprimenti. Gli interessi finanziari e geopolitici globali potranno essere gestiti solo attraverso regimi di schiavitù monetaria, coadiuvati sia dall’utilizzo coercitivo di tecnologia blockchain, che dalla nostra spontanea adesione a infrastrutture digitali spacciate per innovazione etica e eco-sostenibile. La causa profonda di questa vera e propria mutazione antropologica è la spietata logica evolutiva del nostro sistema socioeconomico. Per sopravvivere, il capitalismo è costretto a riprodursi a un più alto livello di violenza strutturale. Deve cioè sacrificare l’attuale impalcatura democratica per abbracciare una dittatura finanziaria sostenuta da scienza & tecnologia®, propaganda mediatica, e Grandi Narrazioni Emergenziali accompagnate da un nauseante filantropismo pseudo-umanitario.

Facendo leva sul nostro personale senso di colpa per aver ‘distrutto il pianeta’, i lockdown climatici prossimi venturi sono la continuazione ideale delle chiusure da Covid. Se Virus era l’antipasto indigesto, una generosa porzione di ideologia dell’impronta del carbonio mista a scarsità energetica ci viene già servita come primo piatto. Ci stanno insomma convincendo che il nostro ‘impatto negativo’ sul pianeta merita di essere severamente punito. Già terrorizzati da Virus, ci troviamo ora altrettanto indifesi rispetto all’accusa di aver egoisticamente abusato di Madre Terra. Una volta interiorizzato, il peccato ambientale serve a farci comprendere che il nostro diritto naturale alla vita dev’essere guadagnato attraverso masochistico assenso a bastonate ecologiche imposte dalla Banca Mondiale o dal Fondo Monetario Internazionale, e ratificate dalla solerte polizia di governi tecnocratici. È il realismo capitalista, baby – nella sua forma più cinica.

L’introduzione dei passaporti sanitari digitali (solo un anno fa ridicolizzati come complottismo!) rappresenta uno snodo fondamentale nella marcia globale verso le distopie del futuro. Marchiare digitalmente le masse nevrotizzate è imprescindibile per le élite, se vogliono davvero guadagnarsi la nostra fiducia rispetto a un sistema di potere sempre più centralizzato ma subdolamente reclamizzato come opportunità di autonomia ed emancipazione. Dopo aver attraversato il Rubicone dell’Identità Digitale, è probabile che il giro di vite prosegua gradualmente, come nel famoso aneddoto narrato da Noam Chomsky: se gettiamo una rana in una pentola d’acqua bollente, essa ne uscirà immediatamente con un balzo prodigioso; se invece la immergiamo in acqua tiepida e alziamo lentamente la temperatura, la rana non si accorgerà di nulla, anzi ne godrà; finché, indebolita e incapace di reagire, finirà morta bollita.

La previsione di cui sopra, tuttavia, dev’essere contestualizzata in uno scenario conflittuale profondamente incerto. In primo luogo, abbiamo ora la prova (per quanto pesantemente censurata) di una genuina resistenza popolare all’operazione pandemica e, insieme, al Grande Reset. In secondo luogo, chi siede nella cabina di regia della governance globale sembra prendere tempo, come suggerisce il fatto che diversi paesi hanno optato per la de-escalation dell’emergenza sanitaria. Sarebbe dunque un errore fatale attribuire ai burattinai del capitalismo 4.0 un’intelligenza che non hanno. Piuttosto, vale la pena ribadire che la magagna è, fondamentalmente, di natura economico-finanziaria: si tratta di gestire l’estrema volatilità del settore finanziario mantenendo il controllo di denaro e privilegi; e, insieme, assorbendo le conseguenze dell’inevitabile danno collaterale. Il sopramondo della finanza è sempre più ingestibile. Se coloro che lo amministrano dovessero perdere il controllo della creazione di liquidità finalizzata alla monetizzazione del debito, l’esplosione risultante avrebbe l’effetto di una passata di napalm sull’intero tessuto socio-economico sottostante. Allo stesso tempo, una violenta e improvvisa recessione priverebbe la classe politica di ogni residua credibilità. Questo è il motivo per cui l’unica visione praticabile dai funzionari del capitale sembrerebbe consistere nel sincronizzare la demolizione controllata dell’economia (collasso delle catene di fornitura con conseguente everything shortage, o carenza di tutto) con l’implementazione di un’infrastruttura digitale che faciliti la presa di controllo tecnocratico-monetaria, già da tempo programmata. Il tempismo di questa operazione è essenziale alla sua riuscita.

 

Doping emergenziale

Rispetto a una potenziale recessione, l’analista finanziario Mauro Bottarelli ha sintetizzato così la logica dei vasi comunicanti della pand-economia: “uno stato di semi-emergenza sanitaria permanente è preferibile a un crollo verticale dei mercati in grado di trasformare il ricordo del 2008 in una passeggiata nel parco.” Come ho cercato di ricostruire in un recente saggio, la ‘pandemia’ si è rivelata nei fatti una scialuppa di salvataggio lanciata a un sistema economico-finanziario che stava annegando già nel settembre del 2019, con la crisi del mercato dei Repo. In senso stretto, si tratta dunque di un evento monetario volto a prolungare l’esistenza di un modo di produzione ormai ostaggio della finanza.

Riassumo qui brevemente il motivo economico della pandemia in quanto narrazione di copertura. Il bailout seguito allo scoppio della liquidity trap nel mercato dei Repo (settembre 2019), dopo undici anni beati all’insegna del Quantitative Easing, ha comportato un’espansione senza precedenti dello stimolo monetario: la creazione di trilioni di dollari con la bacchetta magica della Federal Reserve. L’iniezione di questa sublime massa di denaro digitale direttamente nell’idraulica di Wall Street (operazione detta going direct e ideata da BlackRock, il fondo d’investimento più potente al mondo) è stata possibile solo spegnendo il motore di Main Street (l’economia reale). Dal punto di vista della miope talpa capitalista, non c’era alternativa. Il denaro creato al computer sotto forma di byte digitali non poteva riversarsi a cascata sui cicli economici sul terreno, pena uno tsunami inflazionistico alla Weimar anni ’20, ma molto più catastrofico per un’economia stagnante e globalmente interconnessa.

Inevitabilmente, la riapertura delle transazioni a credito nell’economia reale ha poi causato un aumento dell’inflazione e quindi ulteriore impoverimento delle popolazioni, intaccando il potere d’acquisto dei salari insieme ai risparmi e ai fatturati delle piccole-medie imprese. Qui vale la pena ricordare che le banche commerciali si affacciano sia sul circuito del magico mondo del denaro digitale creato delle banche centrali, che sul mondo spazzato dal gelido vento emergenziale, in cui dimora la maggior parte dei comuni mortali. Ciò significa che una parte dell’enorme mole di cash pompato nel settore finanziario durante i lockdown ha trovato modo di fuoriuscire non appena l’economia (a credito) è ripartita. L’aumento della circolazione del denaro, dovuta anche a programmi di sostegno a reddito e occupazione, ha fatalmente innescato l’inflazione dei prezzi. E le criticità nella supply chain hanno fatto il resto.

Oltre a proteggere il settore finanziario, la gestione della pandemia ha reso possibile l’accelerazione del preesistente macrotrend di espansione monetaria. Imitando la Federal Reserve, le maggiori banche centrali del mondo hanno creato oceani di liquidità, deprezzando così le loro valute a danno delle loro popolazioni. Poiché si prosegue su questa rotta, il capitale transnazionale continua a lievitare nell’orbita finanziaria a noi parallela, assorbendo quelle imprese che ha prima depresso e poi distrutto. In altre parole, non esistono pranzi gratis – almeno per noi. La stampatrice di denaro della Banca Centrale funziona solo per lo 0,001% – sempre ringraziando Virus e tutte le future minacce globali di pari o superiore entità che verranno cinicamente attivate nei prossimi anni.

Al momento, sembra che i banchieri centrali stiano temporeggiando. La Fed, riunitasi a inizio novembre, ha iniziato un timido taper (riduzione dello stimolo monetario) guardandosi però dal toccare i tassi d’interesse. Una domanda, dunque, è d’obbligo: se per caso la bolla Covid dovesse sgonfiarsi veramente, fino a divenire impraticabile come leva per ulteriori chiusure, come faranno le élite a gestire un’inflazione per nulla transitoria? Detto in modo più esplicito: quale nuova catastrofe interverrà a resettare la situazione? Se ora, fin troppo prevedibilmente, è ripartito l’allarme sanitario dei contagi, quale altra emergenza globale dovremo sorbirci nel futuro prossimo? Lo sbarco degli alieni? Un attacco cyber-terroristico al sistema bancario? Uno tsunami nell’Atlantico? Una nuova guerra al terrore? Il risveglio prematuro degli orsi polari? Il piatto è ricco, e la lista della spesa molto lunga e appetitosa.

Nel frattempo, le moltitudini finiscono schiacciate tra l’incudine della minaccia inflazionistica e il martello di opposte logiche deflazionistiche. Perché se il credito dev’essere reso disponibile alle imprese, le banche centrali devono provare a tenere l’inflazione sotto controllo, cosa che possono fare solo… drenando la circolazione del credito! Per evitare il rischio di un’inflazione galoppante – stante un’economia strutturalmente depressa – occorre infatti contenere gli effetti dirompenti della smodata creazione di denaro; cioè, in pratica, mettere in ginocchio intere società basate su lavoro e consumo. La maggior parte di noi rischia dunque di rimanere stritolata tra l’inflazione dei prezzi dei beni essenziali e un continuo prosciugamento di liquidità attraverso perdita di reddito e erosione dei risparmi.

Un ingegnoso strumento finanziario che impedisce alla liquidità in eccesso di raggiungere l’economia reale, e causare così ulteriore inflazione, è l’Overnight Reverse Repo facility (RRP) della Federal Reserve. Abbiamo visto come la Fed continui a inondare i terminali di Wall Street di denaro fresco di stampa. Grazie ai Reverse Repo, però, riesce ora a riassorbirne l’eccedenza. Si tratta di un giochetto a somma zero, per cui gli operatori finanziari depositano la loro liquidità inutilizzata nei conti della Federal Reserve, ricevendo in cambio quegli stessi Treasuries (bond governativi) e Mortgage-Backed Securities (mutui cartolarizzati) che la Fed bonifica dal mercato con gli acquisti da Quantitative Easing. Una partita di giro che viene completata ogni giorno nell’arco delle 24 ore. Nell’agosto 2021, l’utilizzo del RRP da parte della Fed ha superato i mille miliardi di dollari, che ha convinto il Federal Open Market Committee (FOMC) a raddoppiare il limite giornaliero dell’utilizzo RRP a 160 miliardi di dollari a partire dal 23 settembre 2021.

Ecco quindi il proverbiale elefante nella stanza: come si concilierà il taper della Fed con operazioni di tale astronomica portata? In altre parole, è davvero possibile operare una consistente riduzione dello stimolo monetario rispetto a un’enorme bolla finanziaria globale alimentata da leva a tasso zero? Numeri alla mano, la riduzione degli acquisti (scale back mensile) appena avviata da Jerome Powell manterrà comunque fuori norma il bilancio della Fed almeno fino a maggio 2022. Ma allora, com’è possibile continuare su questa strada quando dietro l’angolo già s’intravede l’ombra minacciosa di una stagnazione inflattiva (stagflazione)?

La logica dell’estremismo monetario che decide della nostra storia è chiaramente perversa. La folle danza solipsistica del capitale finanziario è ormai fuori controllo ben oltre la sua abituale follia, e la resa dei conti si avvicina rapidamente. La risposta politica all’incombere di una devastante recessione sembrerebbe mobilitare un’antica saggezza: a estremi mali, estremi rimedi. Che si traduce in: nessun crimine contro l’umanità può essere escluso quando l’implosione di sistema viene così ostinatamente negata. Non è questo che la storia ci ha sempre insegnato?

La crisi che stiamo vivendo non è epidemiologica. Piuttosto, concerne in primo luogo una catastrofica esposizione finanziaria con associato doping monetario e complicata gestione delle fiammate inflattive. All’eccesso di debito che nel 2008 ha causato lo scoppio della bolla dei mutui subprime e il fallimento di Lehman Brothers, si è risposto con programmi di indebitamento esponenzialmente superiori, ai quali ora non si riesce a porre rimedio se non con l’utilizzo strategico di stati di emergenza globali supportati da incessante propaganda mediatica. Basti pensare che, per contrastare l’inflazione, i banchieri centrali sono ben lontani dal riportare i tassi verso il target del 2%, quando negli anni ’70 furono portati a ridosso del 20%. Ma il punto su cui insistere è che acrobazie finanziarie dell’attuale portata funzionano solo dietro copertura emergenziale: lockdown, blocchi, e restrizioni di ogni tipo, magari persino venduteci come necessarie per la ripresa (quale?) e per il mantenimento delle nostre elementari forme di libertà (che invece ci vengono tolte). Lo scopo della narrazione di copertura è duplice: 1. Nascondere l’affondamento del Titanic (le ‘società fondate sul lavoro’, ormai terminalmente attaccate alla flebo finanziaria); 2. Coordinare l’attuazione di un colossale reset monetario basato sulla depressione economica controllata e sulla galoppata verso i nuovi orizzonti (verdi e digitali) del capitalismo autoritario.

 

Fascismo digitale

Le conseguenze del capitalismo emergenziale sono enfaticamente biopolitiche. Riguardano l’amministrazione di un’ampia porzione di umanità ormai considerata superflua rispetto a un modello riproduttivo largamente automatizzato, altamente finanziarizzato, e rapidamente implosivo. Per questo motivo Virus, Vaccino e Covid Pass sono la Santa Trinità di un processo di ingegneria sociale globale nel cui ambito l’Italia di Mario Draghi sembra funzionare da apripista: un laboratorio avanguardistico in cui si testano i futuri modelli di regimentazione. I ‘passaporti Covid’ hanno il compito di addestrare le moltitudini all’uso di ‘portafogli elettronici’ che, in un futuro poco lontano, controlleranno l’accesso a tutti i servizi pubblici e al sostentamento personale. Quasi sicuramente i disoccupati a sussidio saranno i primi a fare esperienza della ferrea disciplina di sistemi digitalizzati predisposti alla gestione della povertà, e direttamente controllati dal capitale monopolistico. Il piano a medio-lungo termine è quello di tokenizzare il comportamento umano nella sua interezza mettendolo su registri blockchain gestiti da algoritmi: i nostri diritti e i beni cui avremo accesso verranno cioè convertiti in un token (gettone) digitale registrato su una blockchain e dunque completamente controllabile dall’alto. La diffusione di ondate di paura rispetto a emergenze di carattere cinematografico è il bastone ideologico ideale per farci accettare la centralizzazione digitalizzata di potere e moneta.

Mentre il dibattito pubblico viene silenziato da censura e intimidazione, l’umanità si avvia, per lo più senza neppure accorgersene, verso questa deriva bio-tecno-capitalista, il cui carattere infernale si manifesterà pienamente con la prossima crisi globale. Se tutto andrà come programmato, quest’ultima giustificherà l’inaugurazione delle Central Bank Digital Currencies (CBDC), che, nelle parole di Agustin Carstens (direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali), garantiranno “il controllo assoluto sulle norme e i regolamenti che determineranno l’uso del credito della Banca Centrale; e avremo la tecnologia per farlo rispettare.” Denaro digitale legato a identità digitale significano, molto semplicemente, schiavitù monetaria hi-tech. Quando Larry Fink (CEO di BlackRock) ci dice che “i mercati preferiscono i governi totalitari alle democrazie”, dovremmo cominciare a capire che non tutte le teorie complottistiche sono ‘teorie’. E iniziare a preoccuparci.

Separare la popolazione sulla base dello stato di vaccinazione è una conquista epocale tipica dei regimi totalitari. Se la resistenza verrà sedata, sarà presto introdotta l’identità digitale obbligatoria, che si premurerà di registrare la ‘virtuosità’ del nostro comportamento e regolare il nostro accesso alla società. La ‘pandemia’ è stata utilizzata come il cavallo di Troia ideale per questa svolta. Un sistema globale di identificazione digitale basato su tecnologia blockchain è stato pianificato almeno dal 2016 dalla ID2020 Alliance, sostenuta da giganti come Accenture, Microsoft, Fondazione Rockefeller, MasterCard, IBM, Facebook e l’onnipresente GAVI di Bill Gates. Da qui, la transizione al controllo monetario sarà piuttosto breve, seppure verosimilmente a tappe. Le valute digitali permetterebbero ai banchieri centrali non solo di tracciare ogni transazione, ma soprattutto di bloccare il nostro accesso alla liquidità per qualsiasi motivo ritenuto legittimo. Il progetto di ‘digitalizzazione della vita’ prevede anche un passaporto Internet che, soggetto a revisione periodica, potrà escludere dal web chiunque sia considerato immeritevole. Se poi il punteggio di credito sociale (già operativo in Cina) dovesse scendere al di sotto di un determinato livello, trovare un lavoro, viaggiare, o ottenere un prestito dipenderà, eventualmente, dalla nostra spontanea adesione a una variegata gamma di ‘programmi di riabilitazione’. Presumibilmente, ci sarà un mercato nero per i reietti.

Un caposaldo del fascismo storico era l’industria controllata dal governo pur rimanendo di proprietà privata. È abbastanza sorprendente che, nonostante le porte girevoli sistematiche tra il settore pubblico e quello privato (il cosiddetto ‘stakeholder capitalism’), la maggior parte degli intellettuali, per ignoranza o opportunismo, non si sia ancora resa conto che questa è la strada intrapresa. Ennio Flaiano una volta disse che il movimento fascista si divide in due categorie: i fascisti e gli antifascisti. Oggi, quando la maggior parte degli antifascisti stanno silenziosamente o entusiasticamente sostenendo la svolta autoritaria guidata da Virus, questo paradosso è più rilevante che mai.

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daniela danna
Monday, 29 November 2021 10:23
Apprezzo l'analisi di Vighi che mette in luce la spinta economica dietro alle misure "antiCovid", ma credo che pensare che il lavoro umano sia stato superato perché ci sono le macchine e gli algoritmi sia vedere davvero solo una parte - geopoliticamente limitata - della realtà. Viviamo in un sistema-mondo dove le macchine operano al centro mentre vengono costruite e alimentate con la forza lavoro e le risorse naturali della periferia (vedi Wallerstein e la sua scuola di scienza sociale). Le macchine non si costruiscono né operano da sole, e ha senso usarle nel capitalismo solo se i prezzi vigenti rendono conveniente sostituirle al lavoro umano, e questo può accadere solo in una parte del sistema-mondo (vedi Alf Hornborg... e speriamo che finalmente qualcuno lo traduca). E' vero che la logica economica non esaurisce l'analisi dei movimenti della società, perché vi sono sempre anche le logiche politiche, i rapporti di potere, come la scelta della borghesia di usare energie non rinnovabili (e qui consiglio Anders Malm) o anche particolari macchine per prevalere politicamente sui lavoratori.
Ma l'"umanità superflua" è un'illusione ottica, generata del nostro punto di vista di paese centrale/semiperiferico, così come l'automatizzazione è possibile solo sfruttando il lavoro di chi le macchine le costruisce ed estrae i materiali e l'energia che sono necessari al loro funzionamento.
E quanti materiali e quanta energia serviranno per realizzare la ferrea disciplina dei sistemi digitalizzati? (materiali ed energia sottratti agli usi popolari - cosa che dovremo cominciare a rivendicare, vedi la demonizzazione del parco auto esistente e la follia della sua sostituzione con l'infrastruttura e le auto elettriche)
E per quanto tempo questa distopia del controllo totale - l'apoteosi del patriarcato direi che tratta la Natura come il maltrattante la "sua" donna - potrà durare, energeticamente e materialisticamente parlando?
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Carlo
Sunday, 14 November 2021 14:54
Il quadro che Fabio ha tracciato della situazione attuale è, a mio parere, quanto di più aderente alla vasta e complessa realtà che stiamo vivendo. Un doveroso grazie per lo sforzo che ha compiuto. In quanto al resto, lo sento come un chiacchiericcio intellettualistico che fa solo danni e impedisce di affrontare la questione che lo stesso Fabio pone alla fine del suo precedente articolo. Lo richiamo: "Il destino del modo di produzione su cui si reggono le nostre società è l’implosione. Non se ne esce. La crisi da coronavirus conferma che il capitale dipende sempre più dal debito pubblico, dunque dalla creazione di denaro virtuale delle banche centrali ... L’arrivo di una devastante iperinflazione legittimerà il consolidamento di valute digitali controllate dall’alto. Probabilmente si tratterà di un evento a tappe che il capitalismo potrà affrontare solo cavalcando nuove iterazioni di autoritarismo mascherato da una qualche ragione etica e umanitaria. L’unica reale alternativa al signoraggio monetario sarà abbattere definitivamente il sistema di produzione di merci a scopo di lucro, ma per far questo occorrerà una convergenza popolare tra tutti coloro che avranno compreso che il senso delle loro vite non è più gestibile dal capitalismo." Poi, riprendendo da questo articolo: "Il destino sembra segnato, e una ‘dittatura soft’ è già tra noi, come testimoniano le leggi eccezionali promulgate in questi due anni di pan-demenza. Oggi resistere alla deriva autoritaria mascherata da umanitarismo emergenziale significa innanzitutto difendere la dimensione inviolabile della dignità umana, un punto di partenza non negoziabile per la costruzione di un progetto sociale alternativo". Ebbene, ecco il nodo fondamentale detto in lungo e in largo: " Abbattere definitivamente il sistema di produzione di merci a scopo di lucro". Una quisquilia, vero? Anche qui potremmo disquisire sull'appropriatezza della parola lucro ma sarebbe davvero importante? Ciò che rilevo invece è il silenzio assordante riguardo quel nodo fondamentale che richiederebbe una discussione molto ampia e uno sforzo innanzi tutto teorico per avviare una qualsiasi iniziativa. Invece ci si attarda, come se il ritardo accumulato non fosse già catastrofico, a disquisire sul nulla mentre molti lavoratori nelle piazze, con tutti i loro limiti che non voglio assolutamente sottovalutare (potrebbe essere altrimenti?), tentano disperatamente di resistere al processo che l'analisi di Fabio ha ben colto. Cito ancora: "La risposta politica all’incombere di una devastante recessione sembrerebbe mobilitare un’antica saggezza: a estremi mali, estremi rimedi. Che si traduce in: nessun crimine contro l’umanità può essere escluso quando l’implosione di sistema viene così ostinatamente negata. Non è questo che la storia ci ha sempre insegnato?". Dunque la borghesia sa bene cosa fare, trova sempre le sue soluzioni, non abdica al suo dominio, e tra gli estremi rimedi, per ditruggere uomini e cose eccedenti sul mercato, non dimentichiamoci che ricorre alla guerra, una guerra permanente già presente e sempre più vicina a quella generalizzata. Che si fa, discutiamo di Hegel e di quanto Marx l'abbia o meno trascurato?
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Alfonso
Friday, 19 November 2021 22:27
Carlo, riguardo il "disquisire sull'appropriatezza della parola lucro", dipende. In morte di Luana, i Lavoratori della Officina 63 (Mirafiori) dissero: La causa è sempre la stessa, il profitto. La mancanza di sicurezza viene a meno per capitalizzare al massimo gli utili. Le nostre vite valgono più dei loro profitti. Fine citazione. Profondamente vero: nella accumulazione, il plusvalore per la riproduzione allargata riservato al capitale costante mangia a ogni giro a spese della porzione riservata al capitale variabile. Negli spazi nazionali di accumulazione che non reggono il passo della accumulazione normale di chi tira, questo erodere capitale variabile assume forme sempre più miserabili. Le condizioni della materialità del processo di lavoro, la sicurezza nello specifico, non vengono garantite. Quello che deve risultare in bilancio, la massimizzazione degli utili, sulla quale ogni Romiti o Marchionne misura la propria prestazione, viene da una precisa forma del plusvalore, il profitto appunto. Ho menzionato Romiti e Marchionne per il loro mantra che 'ogni uomo ha il suo prezzo': alla Officina 63 trovi la prova vivente, in carne e sangue, che lorsignori non solo sbagliavano, ma non avranno mai ragione. Questo succede in Italia, ma in Germania non stanno molto diversamente; e anche nei settori di punta dei paesi di punta, come diceva Marx, occhio, De te fabula narratur.
Quindi, se affermi "Dunque la borghesia sa bene cosa fare, trova sempre le sue soluzioni, non abdica al suo dominio, e tra gli estremi rimedi, per ditruggere uomini e cose eccedenti sul mercato, non dimentichiamoci che ricorre alla guerra, una guerra permanente già presente e sempre più vicina a quella generalizzata", tieni presente che la borghesia sta messa molto male, tanto che il capitale trova sul mercato quei venditori di quella speciale forza-lavoro, quindi proletari avendo come unica risorsa per campare quella di vendere la propria forza-lavoro, che presenta le caratteristiche delle quali ha bisogno e che tra le classi dominanti non se ne trova quasi più: ladri, spie, commissari di polizie. Nulla di personale, s'intende.
Riguardo "uno sforzo innanzi tutto teorico per avviare una qualsiasi iniziativa", diceva Atahualpa Yupanqui 'En asuntos del cantar, la vida nos va enseñando que sólo se va volando la copla que es livianita: siempre caza palomitas cualquiera que anda cazando...' La risposta alla esigenza di agire sembra dover scaturire immediatamente dal porre tale esigenza come si presenta. Ma in questo modo, si rimane intrappolati in un mondo di apparenze; meglio individuare quale sia la ragione del proprio agire, e cercarne il fondo, e la sua causa. Quanto meno, ci si toglie qualche soddisfazione, in un primo momento con "tutti coloro che avranno compreso che il senso delle loro vite non è più gestibile dal capitalismo", e con tutti un giorno. Grazie.
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Fabio
Saturday, 13 November 2021 20:17
@Alfonso caro, ti ringrazio come al solito per i commenti sempre molto stimolanti. Lo stimolo è fondamentale, e non solo in finanza. Dunque tu mi rimproveri di non approfondire la questione del Valore capitalisticamente ‘creato’. Come sai la critica del valore mi sta molto a cuore, ben aldilà degli stimoli occasionali. La Wertkritik, intendo. Ci ho appena scritto un libro. So benissimo che il valore (plus) estratto dal tempo di lavoro (plus) è, fondamentalmente, il risultato del capitale (sempre plus!) che si autopone, per dirla con l’Hegel che Marx ha fatto finta di non aver letto bene, magari appisolandosi su qualche pagina. Insomma si tratta di una finta, un sortilegio, o anche un’allucinazione. Ma allo stesso tempo su questa finta è stato costruito un impianto socio-ontologico tanto reale quanto la ruota di una macchina che ti mette sotto (Lukacs). Quindi è su questo impianto che bisogna ragionare di ‘pandemia’, che per quanto mi riguarda è una forte sindrome simil-influenzale con un tasso infezione-mortalità dello 0.2% circa (e te l’avevo già detto), utilizzata come leva di compensazione di politiche monetarie tanto necessarie (per il capitale) quanto disperate che verranno a loro volta compensate in termini sempre più classicamente totalitari. Se ti sta bene, tanti auguri. Da parte mia nessuna nostalgia borghese per il valore o la società del lavoro capitalisticamente intesa. Tanto quella non torna più, che piaccia o meno. Poi però se la sinistra sia liberal (quella al potere, quindi ci sta) che radical (quella che, boh!) la vuole vedere come peste bubbonica, che magari (per i radical) spezzerà le redini del capitale, non posso farci proprio nulla. Anche il più materialista dei materialisti vive di illusioni. È proprio una questione esistenziale. Ma farsi gabbare in questo modo è davvero triste, non credi? Senza neppure andare a vedere il bluff... E pensare che questa poteva essere l’occasione per combinare davvero qualcosa di buono.
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Alfonso
Friday, 19 November 2021 22:36
Fabio, trovo una dissonanza (spero di riuscire a pesar bene le parole) tra alcuni termini da te usati, almeno in questi articoli, e la/le vulgata.

Capisco che la definizione di pandemia data da OMS non ti garbi. Siccome non credo tu voglia essere normativo sull'uso di questo (o qualsiasi) termine, suppongo tu non abbia nessuna intenzione di farlo su Valore. Ma mentre possiamo approfondire su Valore, con la Kritik, tenendo tesa la contraddizione che ci troviamo davanti, e vedere dove ci porta che la sua legge sia trattabile come la legge di gravità, che sia creatio ex nihilo, che forse forse non sia il Contenuto ma una delle Forme, che sia troppo presto gettare alle ortiche la fenomenologia di esso; per la pandemia non lo possiamo fare. Provo a spiegarmi: mi metti davanti agli occhi 'una forte sindrome simil-influenzale con un tasso infezione-mortalità dello 0.2% circa' (A), mi dici 'pandemia' (B), dunque A=B.

Quindi vado a sostituire, ogni volta che trovo B, il termine A. Per poter procedere, ad esempio per sottoporre a Kritik il suo uso, devo operare su di esso, o sul modello corrispondente se non voglio far male alla gente. Se 'forte' non combacia, faccio la tara, cambio alcuni parametri, bing bing; se 'simil' attaccato a influenzale mi comporta che Costello, o Krammer, o Pittard mi mandino a stendere, un ritocchino e procedo; se il tasso infezione-mortalità si discosta dal 0.2%, vado a trovare Levitt e ci facciamo due risate insieme. Prima o poi, avrebbe argomentato Ricardo, o Keynes, saremo tutti morti. Il tuo perno si fa sottile, e rimane 'una sindrome'. Va bene. Ma dove sta il cambiamento? Nel 2008, no: la differentia specifica spunta nel settembre 2019. Il Repo Market va in tilt, la FED interviene in una settimana con tanto quanto era intervenuta in tutto il post-Lehmann, e continua, e continua, e dice agli addetti ai lavori 'non preoccupatevi, continueremo ad oltranza, whatever it takes'. A parte qualche marxista in giro per il mondo, che ci si dovesse aspettare 'il botto', che quell'azione della FED prima o poi sarebbe arrivata, e che non sarebbe stata sufficiente, lo pensavano (e ci lavoravano sopra) diversi movimenti politici, i loro corrispondenti partiti, e in alcuni casi alcune formazioni statali. Certo, Bill Gates era dal 2015, poi son venuti fuori altri documenti superparaculi supersegreti di questi Illuminati che tanti dindi fanno suonare. Che fosse questa sindrome, o un'altra, non cambia la ragione, il substrato di quanto tu dici necessario, ossia le politiche monetarie. Quindi, sindrome contingente, politiche monetarie necessario.

Ci siamo persi qualcosa, in questo percorso? Possiamo fare un passo indietro e andarcelo a riprendere e tarare di nuovo il quadro complessivo? Penso di sapere cosa provi quando anche solo accenni al Repo Market. Tell me about it! Join the queue! Ma qui non butta niente bene. Nel marzo o aprile del 2020 un esimio, non ricordo come si chiamasse, ne spara una sul Guardian, mi pare; solo nell'ultimo mese son riusciti a smentirlo dati alla mano! Tu dici lo 0.2% circa. Ci torno più tardi, ma Nicholas Christakis ce lo dice da due anni: è vascolare, baby. Il 7 febbraio 2020 Donald Trump dice a Bob Woodward della telefonata fatta il giorno prima con Xi (proprio lui! il massimo dirigente!) e aggiunge 'this is deadly stuff, Bob. It's five-per deadlier than your most strenuous flu. And it is in the air. It's not that you don't shake hands, or touch things and you are safe. It's airborne.' Esiste ancora la registrazione di quella telefonata. Applico Epoché su questo, per non inquinare le prove.

Il 6 febbraio 2020 Xi e Donald sapevano già 1) che la definizione ufficiale e il suo specchio riguardano qualcosa che non sta su questo mondo; 2) che è airborne; 3) che è mortale cinque volte tanto la peggior influenza. Lorsignori vanno portati a Norimberga, per crimini contro l'umanità, e quella telefonata, basterebbe un barrister per inchiodarli. Sai quanto tempo ci vuole per essere di quella precisione sul '5x'? Sai che non solo ci son voluti quasi due anni per provare airborne, ma qualcuno ancora pulisce superfici a lysoform, e qualcuno dice ancora 'condivisibile' (mai condiviso, però)?

"L'amicizia è un sentimento spietato" (Vasco Pratolini). Allora non ti rimprovero di nulla. Tocca a me, lettore, approfondire se fissi quel 0.2%. Vado a vedere, e scopro che è fattibile, quindi un necessario che si presenta sotto la forma del possibile. E trovo che a Taiwan riescono, e Audrey Tang prova che si può fare con semplici SMS, non come Singapore, Israele, Italia e Xiyinpingland. Ma, come Ricardo, tu dici che il paradiso è già qui: la porta dalla quale passare è la Condizione Covid, dove Virus e Vaccino formano un tutt'uno, la cui ragione si trova all'esterno.

Ma tu, come ci arrivi? Un indice, ottenuto per divisione di due numeri noti, oppure per divisione di due valori stimati? Per analogia: la composizione organica, per Marx “la composizione del valore del capitale, in quanto sia determinata dalla sua composizione tecnica e in quanto rispecchi le variazioni di questa”, esprime un rapporto di non facile determinazione nel metabolismo sociale. Uno estimand aiuta; forse uno non basta, se hai una barriera che tiene ben distinto il reame degli schemi di riproduzione, dove vale il tempo di lavoro socialmente necessario in fieri, e il fango dei settori primari, dove vale il tempo di lavoro socialmente necessario ormai fatto.

Niente di male, anche Ricardo ragionava in tal modo. Era convinto di aver trovato il semplice massimo, dal quale poter ricostruire il reale vero con complicazioni purtroppo ineludibili per lui, ma governabili. Marx, invece, che mai partiva da concetti, dice: “Che mondo di merda, non trovi? Ti ci ritrovi, quando tutto, la tua prole, l’amicizia, l’amore, l’onore ha sapore solo se ne fai merce?” E la merce, mica semplice, ‘sta forma. Elementare, ma di un complicato!

Affermi chiaramente che la chiave sta nei rapporti di produzione, non certo nella circolazione, non certo nella distribuzione, non certo nel consumo. Lasciami allora chiudere con una citazione antica, che ho riportato anche a Dalia:

Un manifesto situazionista dipingeva Il Quarto Stato, e due del primo piano si dicono
- Siamo diventati garanti dello spettacolo, persino sulle locandine dei film
- Ma quanto è stato rimandato resta il progetto da attuare sulle rovine del vecchio mondo

Grazie.

PS Una traduzione fatta con Translate da https://ourworldindata.org/mortality-risk-covid#understanding-the-case-fatality-crude-mortality-and-the-infection-fatality-rate. [Riguardo le stime, e la seroprevalence che non so come si dice in italiano, potrebbe interessare https://www.nature.com/articles/d41586-020-01738-2]

La domanda chiave per comprendere il rischio di mortalità di una malattia è la seguente: se qualcuno è infetto dalla malattia, quanto è probabile che ne muoia? La risposta a questa domanda è catturata dal tasso di mortalità per infezione, o IFR. L'IFR è il numero di decessi per malattia diviso per il numero totale di casi. Se 10 persone muoiono a causa della malattia e 500 ne hanno effettivamente, allora l'IFR è [10/500], o 2%.

Per calcolare l'IFR, abbiamo bisogno di due numeri: il numero totale di casi e il numero totale di decessi per malattia. Tuttavia, il numero totale di casi di COVID-19 non è noto. Una grande ragione per questo è che non tutti con COVID-19 sono testati.[8,9] Il numero totale di casi non è noto, quindi l'IFR non può essere semplicemente calcolato dai dati osservati. Ma i ricercatori sono in grado di stimare il numero totale di casi e utilizzarlo per calcolare l'IFR.

Il tasso di mortalità non è costante: cambia con il contesto. A volte i commentatori parlano del CFR come se fosse un numero unico e fisso: un fatto immutabile sulla malattia. Ma non è una costante biologica; riflette invece la situazione in un contesto particolare, in un momento particolare, in una particolare popolazione. La probabilità che qualcuno muoia per una malattia non dipende solo dalla malattia stessa, ma anche dal trattamento che riceve e dalla capacità del paziente di riprendersi. Ciò significa che il CFR può diminuire o aumentare nel tempo, al variare delle risposte; e può variare in base alla posizione e alle caratteristiche della popolazione infetta, come l'età o il sesso. Ad esempio, le popolazioni più anziane si aspetterebbero di vedere un CFR più alto da COVID-19 rispetto a quelle più giovani. Il CFR di COVID-19 differisce in base alla posizione ed è cambiato durante il primo periodo dell'epidemia. Il tasso di mortalità per COVID-19 non è costante. Questo è stato chiaro fin dall'inizio della pandemia. Puoi vederlo nel grafico qui sotto, pubblicato per la prima volta nel Rapporto della missione congiunta OMS-Cina sulla malattia da coronavirus 2019 (COVID-19), nel febbraio 2020.[10] Mostra il CFR per COVID-19 in diverse località della Cina durante le prime fasi dell'epidemia, dall'inizio di gennaio al 20 febbraio 2020. Puoi vedere che nelle prime fasi dell'epidemia il CFR era molto più alto: 17,3% in tutta la Cina (in giallo) e maggiore del 20% al centro dell'epidemia, a Wuhan (in blu). Ma nelle settimane successive, il CFR è diminuito, raggiungendo lo 0,7% per i pazienti che hanno mostrato i primi sintomi dopo il 1 febbraio. L'OMS ha riferito che ciò è avvenuto perché "lo standard di cura si è evoluto nel corso dell'epidemia". Puoi anche vedere che il CFR era diverso in luoghi diversi. Entro il 1 febbraio, il CFR a Wuhan era ancora del 5,8% mentre era dello 0,7% nel resto della Cina. Ciò dimostra che ciò che abbiamo detto sul CFR in generale – che cambia di volta in volta e da luogo a luogo – è vero per il CFR di COVID-19 in particolare. Quando si parla di CFR di una malattia, bisogna parlarne in un momento e in un luogo precisi – il CFR a Wuhan il 23 febbraio, o in Italia il 4 marzo – piuttosto che come un unico valore immutabile.

Ci sono due ragioni per cui il tasso di mortalità non riflette il rischio di morte. Se il tasso di mortalità non ci dice il rischio di morte per qualcuno infetto dalla malattia, cosa ci dice? E come si confronta il CFR con l'effettivo rischio di mortalità? Ci sono due ragioni per cui ci aspetteremmo che il CFR non rappresenti il rischio reale. Uno di essi tenderebbe a sopravvalutare il CFR, mentre l'altro tenderebbe a sottostimarlo. Quando ci sono persone che hanno la malattia ma non vengono diagnosticate, il CFR sopravvaluta il vero rischio di morte. Con COVID-19, pensiamo che ci siano molte persone non diagnosticate. Come abbiamo visto sopra, nella nostra discussione sulla differenza tra casi totali e confermati, non conosciamo il numero di casi totali. Non tutti sono testati per COVID-19, quindi il numero totale di casi è superiore al numero di casi confermati. Ogni volta che ci sono casi della malattia che non vengono conteggiati, la probabilità di morire a causa della malattia è inferiore al tasso di mortalità riportato. Ricorda il nostro scenario immaginario con 10 morti e 100 casi. Il CFR in quell'esempio è del 10%, ma se in realtà ci sono 500 casi (e ne abbiamo semplicemente saltati 400 a causa della mancanza di test), allora il rischio reale (l'IFR) è solo del 2%. O per riassumere in una frase. Se il numero di casi totali è superiore al numero di casi confermati, il rapporto tra decessi e casi totali è inferiore al rapporto tra decessi e casi confermati.[12] È importante sottolineare che ciò significa che il numero di test eseguiti influisce sul CFR: puoi confermare un caso solo testando un paziente. Quindi, quando confrontiamo il CFR tra diversi paesi, le differenze non riflettono solo i tassi di mortalità, ma anche le differenze nella scala degli sforzi di test. Una seconda considerazione è particolarmente importante nelle prime fasi di un'epidemia: quando alcune persone sono veramente malate e moriranno a causa della malattia, ma non sono ancora morte, il CFR sottovaluterà il vero rischio di morte. Nelle epidemie in corso, le persone veramente malate alla fine moriranno a causa della malattia. Ciò significa che sono attualmente conteggiati come un caso, ma alla fine verranno conteggiati anche come decessi. Con l'epidemia di COVID-19, possono essere necessarie diverse settimane prima che le persone passino dai primi sintomi alla morte. Ciò significa che il CFR nelle prime fasi è una sottovalutazione di ciò che sarà quando l'epidemia avrà fatto il suo corso.
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Dalia
Sunday, 14 November 2021 07:49
La risposta, se l'articolo poteva essere non accessibile ai digiuni di filosofia e economia, è chiarissima. Una sorta di autochiosa in cui Fabio esplicita altresí cosa pensa sia Sars /Covid il che esclude la disquisizione su pandemia, epidemia, sindemia.
Per quanto riguarda Alfonso, che mi risponde con i suoi assunti e citazioni, avrei la tentazione di soffermarmi sulla mistica materialista Simone Weil. Lei che fu nella storia più drammatica del '900 riuscendo a guardarla da fuori.
Ma non è utile alla emergenza democratica che stiamo vivendo.
Le bugie si inanellano e si aggrovigliano con contorsioni sempre più acrobatiche. E noi andiamo a tirar fuori Ricardo...
Beh. Siamo messi molto male.
Sul rispetto, a parte l'ilarità che mi ha suscitato Jallobello, per Alfonso con il mio saluto e un grazie ricambiato, ricorro alla donna straordinaria testé menzionata. Il dialogo è ancora prezioso tra persone quali sono Dalia e Alfonso.

"In ogni uomo vi è qualcosa di sacro. Ma non è la sua persona. E neppure la persona umana. È semplicemente lui, quell’uomo”.
(S. W.)
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Alfonso
Friday, 19 November 2021 22:31
Dalia, con Simone Weil mi scaldi il cuore. Mi viene in mente una poesia di Sante, e se potessi tornare indietro nel tempo vorrei chiederle "compagna, dicci, in che cosa abbiamo sbagliato?"

Dici "Le bugie si inanellano e si aggrovigliano con contorsioni sempre più acrobatiche. E noi andiamo a tirar fuori..." D'accordo, e se si inanellano, la catena è tanto forte quanto il suo anello debole.

Ricardo...Beh. Penso che prima ci si attrezza ad attaccare il mainstream, meglio ci si sente quando la società dipana la rivoluzione. La quale, unica, lavora con metodo. Un po’ come con Max Weber, o Alfred Weber: puoi attaccare ogni pennivendolo che ne fa el sucursalero, che parla di ‘disordini’, di ‘rabbia’, di ‘malessere’, e ne trovi anche tra compagni chi sostiene fino alla morte, o almeno fino alla morte della propria logica, che il potere è esercizio legittimo della forza, solo uno sprovveduto non lo vede. Normale, no? Il punto è proprio questo: normale, la norma. Non è una idea di Max Weber che ha poi straripato nel buon senso, nella psiche della massa amorfa. In Max Weber si trova esposta in modo logico, e quindi puoi attaccare. Con Ricardo, o con Adam Smith, o con Malthus hai Marx che si è portato avanti con il lavoro, e puoi farlo tuo. Quando attacchi monnezzadraghi, o l’ordoliberismo, vai a fondo e trovi von Hayek, poi von Mises, poi Walras e Maxwell, fino ai tre della economia politica classica, e riparti. Puoi certo attaccare la globalizzazione da molti angoli, ma Ricardo è alla base della soluzione che le classi dominanti hanno trovato al libero commercio. Ti risparmia tempo.


Sul “Siamo messi molto male” non so. Di chi parli quando dici ‘siamo’? Quanti c’eravamo, per citare Di Pietro?

Eppure, penso ci sia un vecchio adagio sul quale ci troviamo, forse dall'epoca della Comune.

Un manifesto situazionista dipingeva Il Quarto Stato, e due del primo piano si dicono
- Siamo diventati garanti dello spettacolo, persino sulle locandine dei film
- Ma quanto è stato rimandato resta il progetto da attuare sulle rovine del vecchio mondo

"In ogni uomo vi è qualcosa di sacro. Ma non è la sua persona. E neppure la persona umana. È semplicemente lui, quell’uomo”. (S. W.) Osservo silenzio. Grazie
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AlsOb
Friday, 12 November 2021 14:16
L'affermazione "La gestione sanitaria del COVID-19 ci appare oggi, essenzialmente, come sintomo della degenerazione del capitale finanziario." ha un suo fondamento logico e storico, dato che essa avviene nel contesto del capitalismo della compiuta autonomizzazione del capitale fittizio e della moneta fitizia, secondo peraltro direttrici già ampiamente contenute nella rappresentazione di Marx. Se si vuole individuare una data simbolo a marcare il cambiamento, è quella del 2008 e la sua caratteristica principale, oltre allo scartare una buona fetta della popolazione, nel perseguire il massimo plusvalore relativo con progresso tecnico, è il crescente e sensibile grado di fascistizzazione e imperialismo, nel procedere verso un neomedievo. Marco Rizzo ha per esempio ragione nel sottolineare, nel caso italiano, come varie misure tecniche, pretestuosamente adottate da un governo di per sé gia scarsamente democratico, nonostante una maggioranza bulgara di convenienza, servano a introdurre e consolidare surrettizziamente strumenti fascisti.
Pertanto è condividibile la conclusione che segnala il triste passaggio verso forme e regimi di stampo sempre più autoritario.
Un appunto potrebbe farsi relativamente alla descrizione di certe pratiche monetarie, spesso definite non convenzionali, a rimarcare la loro estraneità ai dogmi e stupidaggini della pseudometafisica neoclassica: infatti costituiscono un elemento qualificante del capitalismo finanziario contemporaneo e non possono perciò ridursi a semplici estemporanee o creative e improvvisate invenzioni.
Semmai si povrebbe osservare che le banche centrali, vittime in alcuni casi della pseudometafisica neoclassica, sono arrivate con un certo ritardo a comprendere la natura della moneta e del distema macroeconomico finanziario attuale, magari dopo avere studiato un poco o avere interpellato chi conoscese minimamente Marx e Rosa Luxemburg. La disastrosa follia, per esempio, di far fallire una istituzione finanziaria come Lehman Brothers non accadrà più. Davanti alla dura realtà oggettiva e alle sue esigenze la sovrastruttura ideologica e propagandistica della pseudometafisica neoclassica è stata accantonata con non chalance dalla classe dominanta e solo gli sprovveduti continuano a leggere il mondo con i suoi dogmi.
Nel capitalismo dell'autonomizzazione del capitale fittizio e della moneta fittizia la moneta è diventata i repo, quella creata dal sistema bancario ombra, perciò è consequenziale e opportuno (a evitare disastri immediati e inutili sofferenze) che la politica monetaria e le banche centrali si preoccupino di stabilizzare, per quel che è possibile, con qualche contraddizione e effetto collaterale, un sistema altamente instabile come quello ormai centrale di creazione monetaria dei repo, e i reverse repo ne sono un elemento essenziale.
Due note a margine, la prima a sottolineare come nel capitalismo finanziario non solo rivendicazioni una volta alternative sono state incorporate nella narrazione dei dominanti, ma ogni politica di intervento come quella verde e di riduzione delle emissioni di carbonio diventa espressione del più spregiudicato ciclo di valorizzazione del valore di scambio d-d', con l'economia reale plasmata a piacimento dai potentati finanziari per ottimizzarla come fonte di estrazione di plusvalore e rendita e di applicazione delle più sconsiderate politiche neoliberali.
La seconda a ricordare che la tragica deriva neoliberale non sarebbe stata irresistibile, anche perché erano ultranote le sue aporie e mere valenze ideologiche, se non ci fosse stata una ampia cooperazione della sinistra ufficiale.
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Alfonso
Friday, 19 November 2021 22:25
Caro AlsOb, solo qualche precisazione. Dici "compiuta autonomizzazione del capitale fittizio e della moneta fitizia, secondo peraltro direttrici già ampiamente contenute nella rappresentazione di Marx". Risulta anche a me che nel Libro III vengano presentate queste direttrici, ma la esposizione non fluisce in maniera critica, Marx rimane sul piano della descrizione dei fenomeni, non presenta una necessità. Quindi, dedurne che "la moneta è diventata i repo...un sistema altamente instabile come quello ormai centrale di creazione monetaria dei repo, e i reverse repo ne sono un elemento essenziale", come forma ormai compiuta, comporterebbe tornare indietro e sottoporre a critica non quanto di fittizio ci sia nel capitale-denaro, ma se il capitale-denaro sia sempre sotto forma di una merce particolare (l'oro, e non a caso) oppure no. Moseley, e in particolare Likitkijsomboon, hanno recentemente ripreso questo aspetto del dibattito marxista sulla moneta. Se la moneta potesse esser creata dal nulla, inondarne il proletariato nelle metropoli imperialiste rimanderebbe le prospettive della nostra classe all'anno di poi con tanto di giorno di mai per sovramisura. Infine, ma forse in connessione, non capisco dove sia il valore-scambio in d-d' quando dici "ciclo di valorizzazione del valore di scambio d-d', con l'economia reale plasmata a piacimento dai potentati finanziari per ottimizzarla come fonte di estrazione di plusvalore e rendita e di applicazione delle più sconsiderate politiche neoliberali". Grazie.
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Mario M
Friday, 12 November 2021 11:32
Una motivazione simile per spiegare il fenomeno Covid è stata offerta da Andrea Cecchi, e da un outsider, Stefano Scoglio (questo biologo sostiene che il virus non è mai stato isolato).

Alcune premesse alla condivisibile analisi di Fabio Vighi mi trovano scettico, come quando sostiene che: " il capitalismo automatizzato ha gradualmente distrutto il lavoro salariato quale sua propria sostanza. " A me non sembra, perché si lavora sempre di più e a salari più bassi. Il livello dell'attività lavorativa dipende dall'organizzazione sociale e non tanto dal livello dell'automazione. Penso che nel paleolitico i cacciatori e raccoglitori lavorassero molto meno di noi.
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Alfonso
Wednesday, 10 November 2021 18:49
Caro Fabio, sono sicuramente l'ultimo lettore, quello che neanche prenderesti in considerazione. Ti indirizzo il mio commento come in un vuoto a perdere, neanche un messaggio nella bottiglia, misero misero.

Cominci con:
"La gestione sanitaria del COVID-19 ci appare oggi, essenzialmente, come sintomo della degenerazione del capitale finanziario. Più in generale, è il sintomo di un mondo che, non essendo più in grado di riprodursi estraendo profitto dal lavoro umano, si affida a una logica compensativa di doping monetario perpetuo. La ‘pandemia’, in altre parole, è la leva di comando delle stampanti di denaro in mano alle banche centrali (Federal Reserve in testa)."

E mi viene in mente come Marx inizia Il Capitale.
Ma parli di 'sintomo di un mondo che' e mi viene in mente 'non ci vuole più'. E continui che questo mondo del quale parli fosse, fino a un qualche momento del passato, 'in grado di riprodursi estraendo profitto dal lavoro umano'.

Domanda: da dove ti viene una castroneria del genere? Non so ne 'La Fionda', ma su sinistrainrete ti viene difficile trovare qualcuno che ancora crede alla favola della estrazione del profitto dal lavoro umano. Vuoi tornare a Ricardo? Oppure, memore di Marx (Sembra corretto cominciare con il reale e concreto, con il presupposto effettivo e, dunque, nell’economia, per es., con la popolazione, che è il fondamento e il soggetto dell’intera attività produttiva sociale. Ma, ad una considerazione più attenta, ciò si rivela falso. La popolazione è un’astrazione se, per es., trascuro le classi, di cui consiste. Queste classi, a loro volta, sono una vuota espressione, se non conosco gli elementi su cui si basano. Per es., lavoro salariato, capitale, ecc. Questi sottendono scambio, divisione del lavoro, prezzi, ecc. Capitale, ad es., senza lavoro salariato è nulla,[ed anche è nulla] senza valore, denaro, prezzo, ecc.
Se, dunque, cominciassi con la popolazione, comincerei con una rappresentazione caotica del tutto e, mediante un’ulteriore determinazione, dovrei pervenire analiticamente [1] a concetti sempre più semplici; dal concreto rappresentato (vorgestelltes Konkretum) ad astrazioni sempre più fini, finché non fossi arrivato alle determinazioni più semplici. Da quel punto, il percorso sarebbe da ricominciare all’indietro, finché non ritornassi alla popolazione, ma questa volta non come la rappresentazione caotica di un Tutto, ma sì piuttosto come una totalità ricca di molte determinazioni e rapporti (Beziehung). La prima via è quella che, storicamente, l’economia ha preso al suo nascere.
) vuoi tornare agli economisti del XVIII secolo?

Comunque, questo mondo che 'si affida a una logica compensativa', con due tiri mi sa proprio che te lo lascio. Sicuramente esprimi dei concetti molto interessanti a seguire, ma tendo a non partire da concetti. Ti avevo detto tempo fa che la tua ricerca dovesse proseguire, e aspetto pazientemente che prosegua. Alla prossima e grazie.
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Jallobello
Thursday, 11 November 2021 09:50
Salve sig. Alfonso, sono un lettore come lei.

Per amor di divulgazione, le dispiacerebbe argomentare di suo in maniera esplicativa e semplice, per tutti, quello che lei intende dire citando la sura del profeta?

Con la mera sottolineatura noialtri brevi di dialetticologia si irmane sempre sullo ieratico, a guardar da fuori l'orticello concluso e chiavistellato dell'ormai antica casta sacerdotale marxista.

Qui non è che si viene solo per seguire, come umarelli, i lavori di correzione professorale delle tesi di scienze politiche o di filosofia del giardino dei difficili.

Le parole e le idee non sono passatempi esistenziali. Devono essere cibo e arma per quanti più possibile, non per alcuni soltanto.

Se un significato o un'idea non può trovare strada nel mondo, perchè di per sè ritenuti troppo complessi, allora forse non servono al mondo.

Oppure forse devo pensare che ci sia una prigrizia e una inettitudine a tradurre i concetti delle speculazioni celebrali per condurli alla portata delle mani, financo quelle callose.

E per me calli e libri non si sono mai esclusi a vicenda. Anzi.
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Dalia
Thursday, 11 November 2021 16:10
Il sibillino Alfonso credo non gradirà.
Io sto ancora ridendo per l'arguto tuo commento.
Bravissimo il Vighi, non smontabile da compagni male in arnese.
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Alfonso
Friday, 12 November 2021 15:24
E invece gradisco. Se dici 'credo', anche io credo che 'Bravissimo il Vighi, non smontabile da compagni male in arnese.' Ma io non so come sto messo ad Arneis. Per dirla con Atahualpa Yupanqui, si alguien me dice señor, agradezco el homenaje; mas soy gaucho entre gauchaje y soy nada entre los sabios. A questo punto, come posso operare se non invitando i compagni a essere ben in arnese? Fabio, che è un proletario come me, ha come unica risorsa quella di vendere la propria forza-lavoro per campare come me, e dipende solo dal processo di accumulazione del capitale se lo faccia in accademia o in fonderia (e in scambi di commenti precedenti non ha problemi a dire quanto ne è cosciente; cioè, non si lascia sedurre dall'etichetta di intellettuale), sta indagando da tempo sul Valore. Un tema particolarmente caro a Tonino, stando alla selezione che pubblica sinistrainrete. Maledettamente importante, nel senso che è una maledizione che una branca della conoscenza umana (la famigerata economia politica) dall'epoca del Verri ha svelato: questa cosa 'vale' perchè un essere umano ci ha 'speso' carne e sangue, vita, per farla. La promessa che questo modo di produzione rivolge al genere umano è ridurre vita a valore, e lo fa con la morte. Eppure, la vita umana non ha valore, ha dignità. Occhio: fin qui né Dalia né Alfonso sanno se stanno scambiandosi parole tra esseri umani, o se almeno uno di essi è un algoritmo. Il ragionamento deve fluire "come se" abbiano parole con senso e significato comune (parola sta a idea come letame a diamanti, dai quali non nasce niente). Famo a capisse, dicono a Roma. Allora, se Fabio è bravo, ed è bravo, come mai Mario Hume trova 'condivisibile' la sua analisi? Innanzitutto, è una analisi? Il passo riportato da un inedito di Marx, nella traduzione fatta dai compagni di Antiper che vengono da zone use e aduse a calli alle mani da millenni, potrebbe chiarire. Nell'articolo, pubblicato da La Fionda e ripreso da Tonino, tra l'altro proteggendo a compartimenti stagni Fabio da fastidiosi commenti come quello di Alfonso che ancora aspetta una risposta a cosa intenda Fabio per epidemia e/o pandemia e/o sindemia, Fabio propone di spiegare il fenomeno semplicemente descrivendolo. Parla del Repo Market, a effetto; ma qui si sta attenti al Repo Market da quando ci fu la prima azione seria della FED. Non per furbizia, ma per come si muovono altri movimenti sociali e i corrispondenti movimenti politici: sia i comunitaristi, sia gli attuali sostenitori dei bitcoin, ed entrambi perseguono la stessa agenda della decentralizzazione, della fine degli Stati autoritari, insomma di un pianeta abitato da monadi-cum-blockchain, celebrarono il settembre 2019 come inizio della fine del mondo as we know it. Siccome tanti compagni, in questo periodo, stanno cercando una spiegazione (e categorie passepartout, come stagflazione) negli anni '70 del secolo scorso e nei dibattiti d'antan, è meglio che non si fermino ai neoricardiani, e neanche a Ricardo, ma portino a fondo la Kritik, la critica delle apparenze. E nella Kritik si ha da essere spietati. Verso i nemici di classe, c'è lotta ideologica: la Kritik non attacca perchè non trovi nulla di scientifico da portare avanti con essa. Ma se Fabio dicesse E=mC2, e poi si dilungasse sulla 'questione dei tempi' trattando il tempo come assoluto, che fai? Se ribadisse Einstein, e poi si dilungasse a trattare di geopolitica, che fai? Ma non lo fa! Non ha i baffetti da sparviero! Vero. Ma passiamo a un altro ambito scientifico: se dice 'composizione organica' e poi dice 'logica compensativa', che fai? Se dice 'plusvalore' e poi dice 'profitto dal lavoro umano', che fai? Se tira fuori questa bella parola, 'mondo', all'ingresso del quale mette il cartello 'Vietato alla Natura', che fai? Se presenta un quadro nello stesso modo con cui lo potrebbe presentare un qualunque pennivendolo della borghesia, senza contraddizioni da portare avanti, che fai? Ti ci ritrovi come soggettività politica, oppure no? Ti fornisce strumenti nella propaganda, nella agitazione? Certamente, anche Ricardo fu utile, anche le statistiche borghesi servono. Ma se le smonti con attrezzi causali, meglio: anche l'educatore deve essere educato. E anche al compagno Fabio: anche l'educatore deve essere educato (Fabio is very polite, by the way). Per finire, Alfonso avrebbe detto quello che ha detto nel caso Dalia sia un essere umano; ma lo avrebbe detto anche nel caso opposto. E Dalia, cosa avrebbe fatto? Il commento di Alfonso, come anche questo, non cambiano in nulla l'opinione di Dalia riguardo lo scritto di Fabio, o la sua determinazione, la sua attività pratico-critica. Che ci si conosca oppure no, non cambia; questo intercambio rimane con Alfonso nella sua dramatis persona di portatore del frutto del proprio lavoro sullo scaffale di Tonino, e solo la sua merce parla. Triste? No: meglio non sapere chi sia Alfonso, frequentarlo comporta assumersi delle responsabilità. Infatti, al commento etichettato con un nome triste non rispondo. Nel mondo dove opero io, che differisce dal mondo di Fabio, quella ironia sulla sura del profeta garantisce la stessa condanna che conoscermi. Per associazione a blasfemia nel primo caso, per associazione comunista nel secondo. Grazie
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