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manifesto

Bush salva tutta la finanza sregolata

 

Carlo Leone Del Bello

Il governo Usa scende in campo, sperando di risolvere la crisi in modo definitivo. Centinaia, forse migliaia di miliardi di dollari pubblici per comprare i titoli «spazzatura», derivati dai mutui. Per l'Europa, Sarkozy pensa a una commissione bancaria continentale Piano shock del Tesoro: centinaia di miliardi per ripulire i bilanci di Wall Street. Festeggiano le borse mondiali

Un cambio di rotta epocale, quello delineato dall'amministrazione Bush, a poco più di un mese dalla fine del mandato. Dall'approccio «caso per caso», al salvataggio sistemico del mondo della finanza, usando denaro pubblico. Quanto? Si parla di centinaia di miliardi di dollari - forse mille, nello scenario peggiore - per ripulire i bilanci delle banche. Euforia ai limiti del parossismo sui mercati azionari, nella speranza che, grazie allo Zio Sam, da ora in poi le cose non potranno che migliorare. Il piano prospettato da Henry Paulson, segretario del dipartimento del tesoro, è semplice, e ricalca quello messo in piedi da George Bush padre per risolvere la crisi delle casse di risparmio nel 1989. Sostanzialmente, il governo creerà un fondo con cui acquistare tutti i titoli derivati dalla cartolarizzazione dei mutui.

Gli stessi titoli che ora sono invendibili, impossibili da valutare, e che quindi sono parcheggiati nei bilanci delle banche, paralizzandone l'attività creditizia. In pratica una gigantesca - e costosissima - discarica. Il piano è ancora in via di definizione, ma il Congresso agirà «molto rapidamente» - e a quanto pare in modo bipartisan - per l'approvazione. Per Chris Dodd, presidente del Senate banking comittee , l'America potrebbe essere «a pochi giorni dalla completa liquefazione del sistema finanziario», e per questo bisogna fare in fretta. Anche se il governo è altamente impopolare e alla fine del suo mandato. Di fatto Bush ha parlato di «momento cruciale», in cui è divenuto «necessario ed essenziale intervenire a sostegno del sistema finanziario». Le metafore pompieristiche o oncologiche si sprecano per descrivere la attuale situazione di tutto il sistema finanziario Usa. L'«incendio», nato nel settore marginale dei mutui subprime, si è ormai sparso a tutto il mercato immobiliare. Lo stesso Paulson ricorda che ora sono cinque milioni le famiglie in ritardo coi pagamenti delle rate, o la cui casa è già in via di pignoramento. Tutti i mutui sono stati «impacchettati» e rivenduti in titoli ad alto rendimento - ed alto rischio chiamati Mbs ( mortgage-backed securities ), spesso a loro volta re-impacchettati in altri titoli sintetici chiamati Cdo ( collateralized debt obligations ). Questi titoli sono stati acquistati dalla più vasta pluralità di istituzioni finanziarie (ma non dai singoli risparmiatori), in nome della diversificazione del rischio. Il problema ora, con i tassi di insolvenza sui mutui intorno al 5%, non è che tutti questi titoli sono carta straccia. Alcuni certamente lo saranno, ma non si sa bene quali, quanti e quando. Tale incertezza ha finora paralizzato il sistema. Montagne di Mbs e Cdo sono diventate di colpo invendibili, causando una gravissima crisi di liquidità fra tutte le istituzioni finanziarie. Le stesse «cartacce» che garantivano profitti da capogiro, sono, da un anno a questa parte, un masso legato al collo del capitalismo made in Wall Street . Gli interventi governativi per fermare le continue emorrargie del sistema sono stati numerosi, ma nonostante questo, la crisi continuava a mietere vittime illustri e a richiedere ulteriori interventi e nazionalizzazioni. Mercoledì e giovedì è stata la volta dei fondi del mercato monetario, che trattano debito a breve termine, e considerati iper-sicuri. La fuga dei clienti dei fondi, e le conseguenti tensioni sui tassi di interesse, hanno costretto ieri il Tesoro e la Federal reserve a intervenire assicurando fino a 50 miliardi di partecipazioni nei fondi. Prima di questo, si sono osservate situazioni paradossali, come il tasso di rendimento negativo sui buoni del Tesoro a tre mesi indicando una spasmodica ricerca del mercato verso la sicurezza dell'investimento. Proprio per questi motivi, Bush e Paulson hanno deciso di intraprendere la strada verso il salvataggio totale, affrontando il problema alla radice. O usando un «approccio comprensivo», per usare le parole del segretario al tesoro. Questa volta neanche si prova a negare che ci sarà effettivamente un costo per i «taxpayer», i contribuenti. Paulson ha parlato di alcune centinaia di miliardi, ma c'è chi dice che potrebbero essere oltre mille. Tutto questo per evitare perdite ben più ampie, motiva Paulson. Già l'ultima settimana è costata almeno 200 miliardi, di cui non si sa bene quanti rientreranno. Si vociferava poi della fine delle risorse della Fdic - l'agenzia federale che assicura i depositi delle banche fallite - nel caso in cui avesse dovuto intervenire per Washington Mutual o qualche altra grande banca di deposito. Eppure non sono mancate le - tardive - assunzioni di responsabilità da parte di Paulson, che ha parlato delle pratiche «irresponsabili» che hanno condotto fino alla situazione attuale. Vengono anche invocate, nel prossimo futuro, misure di rimodernazione e rafforzamento del sistema della regolamentazione finanziaria. Intanto la borsa brinda, sperando che finalmente grazie all'amministrazione uscente tutti i dolori della scorsa settimana possono considerarsi acqua passata. Balzi da capogiro in europa, dove Londra e Parigi hanno chiuso con guadagni oltre il 9%. Benissimo anche Milano (+7,7%) e Francoforte. A Wall Street, guadagni tutto sommato contenuti: a un'ora dalla fine, l'indice Dow Jones guadagnava il 3,3%, mentre l'indice dei tecnologici, il Nasdaq, era sopra del 2,52%.

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