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senso comune

Le paure di un’Europa germanizzata

di Marco Novelli 

germania europaC’è un periodo centrale della storia contemporanea della Germania, dell’Europa e persino del mondo, a quasi un secolo dal suo inizio, che andrebbe riscoperto e approfondito, a mio avviso, ma ad avviso anche di molti altri commentatori politici attuali[1], al fine di trarne la giusta esperienza per il presente e per i tempi futuri o, più semplicemente, al fine di creare un quadro dell’epoca più veritiero ed oggettivo possibile. Cadere in una lettura incompleta della storia, infatti, è alquanto facile ed un approfondimento che vada oltre la lettura di un semplice articolo di giornale o del programma scolastico di storia è doveroso se si vogliono cogliere tutte le sfumature e non rimanere intrappolati nella “parzialità” cui spesso veniamo relegati in quanto ultimi attori dei processi politici e sociali.

Il periodo in oggetto è la Repubblica di Weimar, Germania dal 1918 al 1933, periodo repubblicano transitorio tra l’epilogo dell’Impero, in seguito alla sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, e l’avvento al potere di una delle dittatura più feroci della storia, quella nazista. Periodo in cui visse una fragile democrazia, con suffragio universale e una Costituzione “sociale”, molto simile a quella adottata poi, ad esempio, nel nostro Paese nel ‘48.

Questo breve periodo storico plasma la coscienza del popolo tedesco come nessun altro momento del Novecento. Per questo i segni che lascia sono profonde cicatrici sulla pelle di coloro che lo hanno vissuto direttamente, ma sono vive paure nella teste delle generazioni successive che ne hanno ascoltato i racconti. Lo stesso periodo forma, in maniera chiara inoltre, anche la coscienza europea e genera l’attuale assetto economico, politico e istituzionale dell’Unione, essendo la Germania tra i Paesi più influenti della stessa se non il Paese più forte dal punto di vista politico ed economico, nonché il più popoloso[2].

Il punto centrale è che Repubblica di Weimar e le sue vicende economiche e sociali “estreme” sono le maggiori indiziate per aver portato alla ribalta il nazismo e gli errori “politici” della Repubblica diventano per la Germania e l’Europa gli orrori da scongiurare ad ogni costo negli anni a venire.

Per la centralità della Germania nelle vicende storiche europee e non solo, dunque, sia in senso positivo che in senso negativo, si può parlare di “germanizzazione”[3] dell’Unione Europea. La Germania da cuore dei conflitti mondiali dei primi del Novecento, quindi da cuore del “problema Europa”, a Germania Paese guida, cuore della sua rinascita, del suo riscatto e dalla sua unione.
Ma i problemi rimangono. Soprattutto se gli errori politici di cui sopra non sono mai stati affrontati a dovere, ma sembrano esser rimasti ad un livello prettamente emotivo e irrazionale (paure) e i tabù “weimariani” del popolo tedesco sono oramai a pieno titolo diventati i tabù UE[4].

Tre sono le paure dell’odierna Europa tedesca.

Ma riprendiamo in mano la sequenza storica con i principali avvenimenti macro-economici.

Per far fronte alle spese di guerra e poi per far fronte ai debiti di guerra i governi tedeschi stamparono enormi quantità di banconote e per questo l’inflazione iniziò la sua spirale catastrofica a partire dal ’22. Il ’23 è l’anno in cui venne abbattuto ogni record in termini di perdita del valore del denaro in Germania. Se 1 kg di pane nel gennaio del ’23 costava 250 marchi, nel dicembre dello stesso anno sarebbe arrivato a costare la bellezza di 399 miliardi. Da qui le famose immagini di chi riscuoteva il proprio salario con carriole e sacchi[9].

L’adozione del Rentenmark, valuta temporanea senza valore legale, in sostituzione del completamente svalutato Papiermark, riuscì nell’intento per il quale fu creato, ovvero a fermare l’inflazione[10]. In seguito, al fine di permettere il pagamento delle riparazioni di guerra alla Germania, furono concordati prima il piano Dawes, nel 1924, e in seguito il piano Young, nel 1929.

Ma allo scoccare della crisi del ’29 le banche americane bloccarono i loro prestiti e la Germania piombò in una crisi peggiore della precedente. Seguì la “democrazia autoritaria”[13] del cancellierato di Heinrich Bruning, finanziere, al governo dal 1930 al 1932. Durante il suo mandato, Bruning, al fine principale di ridurre il peso del debito e delle riparazioni, attuò una politica deflattiva basata su aumento del tasso di sconto, forti riduzioni delle spese dello Stato, aumento dei dazi doganali, riduzione dei salari e dei sussidi di disoccupazione. Quindi aumentò la disoccupazione (6,1 milioni di persone[14]), aumentarono le imposte e i contemporanei tagli al welfare resero la politica economica di Bruning insopportabile per i ceti più poveri e i disoccupati[15].

In più la decisione (non sappiamo quanto indotta dagli alleati) di rimanere nel gold standard (regime di cambio fisso tra monete[16]) non permise ampi margini di manovra in politica economica. Nel 1931 il Regno Unito lasciò il gold standard insieme ad altri 30 paesi (il blocco della sterlina) facendo in modo che i propri beni costassero il 20% in meno rispetto a quelli della Germania, mentre al contrario Bruning spinse l’economia nel senso di una forte svalutazione interna riducendo prezzi, salari e redditi del 20%[17].

 “Un ragionevole tentativo di liberare la Germania dalla stretta dei pagamenti delle riparazioni, non fu altro che commettere un suicidio a causa della paura della morte. La politica deflattiva causò più danni che il pagamento delle riparazioni in 20 anni… Combattere contro Hitler è combattere contro la deflazione, l’enorme distruzione dei fattori produttivi” affermò Anton Erkelenz, un tempo capo del partito democratico tedesco[18].

Ulteriori, conclusivi per questo scritto, due validi spunti di riflessione sul periodo Weimar possono esser dati da Dylan Grice e dall’economista e premio Nobel americano Paul Krugman.

Di iperinflazione si soffre, ma di austerità e deflazione si muore, si potrebbe affermare[21]. E più che di guerra e partiti di estrema di destra dovremmo esser paura di politiche che generano miseria e disoccupazione.


Note
[1] https://krugman.blogs.nytimes.com/2015/02/15/weimar-and-greece-continued/
http://vocidallestero.it/2015/07/17/krugman-le-lezioni-della-storia-agli-euro-debitori/
[2] http://temi.repubblica.it/micromega-online/lanima-neoliberista-dellunione-europea/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/26/brexit-uscire-da-ue-e-euro-non-e-sufficiente-il-problema-e-il-neoliberismo/2857543/
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-12-20/la-ue-e-rischi-germanizzazione-163513.shtml?uuid=AC3oY6wB
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Germanizzazione
[4] https://keynesblog.com/2014/12/19/la-germanizzazione-delleurozona/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2016/05/22/la-germanizzazione-delleuropa/
[5] http://www.senso-comune.it/samuele-mazzolini/lestrema-destra-piu-politica-meno-morale/
[6] http://goofynomics.blogspot.it/2015/05/qed-48-gli-stati-uniti-e-leuro.html
http://europeanreform.org/files/ND-Magazine04-preview%28low-res%29.pdf
[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Putsch_di_Monaco
[8] http://www.viaggio-in-germania.de/hitler.html
[9] http://www.viaggio-in-germania.de/inflazione-1923.html
[10] https://it.wikipedia.org/wiki/Rentenmark
[11] https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Dawes
[12] https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Young
[13] https://it.wikipedia.org/wiki/Heinrich_Br%C3%BCning
[14] http://www.viaggio-in-germania.de/inflazione-1923.html
[15] https://it.wikipedia.org/wiki/Heinrich_Br%C3%BCning
[16] https://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_aureo
[17] https://en.wikipedia.org/wiki/Weimar_Republic#Decline_.281930.E2.80.931933.29
[18] https://en.wikipedia.org/wiki/Weimar_Republic#Decline_.281930.E2.80.931933.29
[19] http://www.businessinsider.com/unemployment-vs-nazi-party-vote-2011-11?IR=T
[20] https://krugman.blogs.nytimes.com/2015/02/15/weimar-and-greece-continued/
http://vocidallestero.it/2015/07/17/krugman-le-lezioni-della-storia-agli-euro-debitori/
[21]http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-03-06/i-sei-motivi-temere-inflazione-troppo-bassa–113610.shtml?uuid=ABAGfB1
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