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Trick or treat?  

di Augusto Illuminati

Per Halloween dolcetti da bunga-bunga e 300.000 espulsioni annunciate dal pubblico impiego, promesse di soluzioni in 10 giorni per tutti i problemi e scherzetto di confessare la disoccupazione (anzi, il “sottoutilizzo”) di oltre l’11% della forza lavoro. Più di un giovane su quattro è inoccupato: esattamente: in un solo mese sono passati dal 25% al 26,4%. Tremonti è d’accordo finalmente con Draghi nel sommare ai disoccupati anche cassintegrati e scoraggiati che manco ci passano al collocamento, ma sostiene che ci sono 400.000 posti di lavoro disponibili non richiesti. Saranno contratti accademici a 500 euri lordi l’anno per sostituire i ricercatori indisponibili? Sversatori nelle cave vesuviane? Veline per le feste ad Arcore? Meno male che c’è gente di buon cuore che si fa carico perfino delle minorenni marocchine sbandate, poi dicono che c’è razzismo e sessismo. Purtroppo ogni volta che spunta una minorenne vengono fuori anche le discariche e stavolta il miracolo di ripulire Napoli e dintorni è naufragato come la ricostruzione dell’Aquila: Berlusconi ha evitato perfino il collegamento telefonico con Terzigno e Bertolaso, dopo una rapida e inconcludente comparsata, si è sfogato in battute anti-meridionali che ricordano l’infelice incursione anticlintoniana ad Haiti e le sghignazzate dei suoi compari di cricca alla notizia del terremoto abruzzese.


Che si tratti però della goccia che ha fatto traboccare il vaso risulta, più che dalle smanie voyeuristico-giudiziarie di Repubblica e dal moralismo viola e pieddino, dal deciso intervento del Corriere della Sera (stavolta i verbali li ha tirati fuori lui) e dall’insofferenza conclamata della stampa cattolica, dalla furia antigovernativa della Marcegaglia (“paralisi” dell’esecutivo, prontamente rilanciata da Fini), dalla scarsa collaborazione della polizia (che, con l’assenso di Maroni, ha sostanzialmente smentito il Premier) e soprattutto dal fatto che Bossi si è desolidarizzato lasciando perfino trasparire la possibilità di una soluzione tecnica nell’intervallo fra eventuali dimissioni ed elezioni anticipate. Silenziosissimo Tremonti, mentre la difesa del puttaniere caritatevole (anzi identificato con la Caritas, Ruby-Karima dixit) è affidata all’imbarazzante trio Sacconi-Chicchitto-Capezzone, vale a dire una premiata agenzia di pompe funebri. Adesso Berlusconi è terrorizzato dall’ipotesi di una crisi governativa che vedrebbe liquefarsi immediatamente la propria maggioranza, senza arrivare subito a (peraltro incerte) nuove consultazioni elettorali; dunque sta fermo e buca tutte le consuete operazioni d’immagine.

C’è però poco da esultare, se non per il presumibile blocco di alcune leggi nefaste (in primo luogo la riforma Gelmini). Si legga l’interessante intervento di Mario Monti sul Corriere del 31 ottobre: si comincia con il proporre una convergenza liberal-liberista e produttivistica fra le «energie politiche riformiste presenti nei due schieramenti», senza paura di intaccare l’ormai fallito bipolarismo (apertura alla nuova legge elettorale), si prende poi atto positivamente dell’evoluzione di Tremonti, che avrebbe rinunciato al protezionismo colbertiano e anti-europeo allineandosi ai diktat di Bruxelles, e infine si brucia incenso a un’«economia sociale di mercato altamente competitiva, quale è voluta dal Trattato di Lisbona». Un programma “serio” di sacrifici, collaborazione sociale e riduzione del debito per cui le pagliacciate berlusconiane risultano ormai un ostacolo.

Quando il governo cadrà, lo farà allora da destra e non è escluso che vi giochi ancora un ruolo di garanzia Tremonti –anche per tenere su posizioni non ostili la Lega. Il Pd, ininfluente sulla crisi, potrebbe essere tentato di giocare le ultime carte per partecipare all’operazione millantando o esercitando un contenimento dell’insofferenza sociale mediante pressioni sulla Cgil. Ciò che mette a rischio le lotte e i movimenti sviluppatisi nelle ultime settimane costituendo l’unica resistenza da sinistra al marasma presente: pensiamo ai due cicli di lotta dei metalmeccanici e del mondo precarizzato dell’Università, della Scuola e della cultura che non a caso sono confluiti unitariamente nel corteo Fiom romano del 16 ottobre e nell’assemblea alla Sapienza del 17 e successive iniziative.

Non solo speriamo che questo non si verifichi ma lo riteniamo anche abbastanza improbabile, vista l’incoerenza e frammentazione del Pd (non controlla neppure le sue proiezioni studentesche di un tempo) e la difficoltà per la Cgil di emarginare la Fiom in una situazione interna di trapasso dei poteri ed esterna di forte concorrenza fra sindacati confederali. Inoltre il trapasso fra regime berlusconiano e regime centrista sarà tutto tranne che pacifico e senza scosse anche violente. Tuttavia il moderatismo presentabile e al contempo emergenziale di una soluzione di larghe alleanze non costituisce, almeno nel breve periodo, il terreno più favorevole per un’alternativa di sinistra. Se ne sta accorgendo perfino il non radicale Vendola, cui già la prospettiva di una transizione prolungata alle elezioni introduce elementi di logoramento.

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