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marx xxi

"...Aveva continuato la politica della destra con uomini e frasi di sinistra..."

di Norberto Natali

crispiQuesto titolo è tratto dai “Quaderni dal carcere” di Gramsci nella parte in cui egli descrive il tradimento della sinistra storica nel tardo ‘800. Da quando fu fondato lo stato italiano (Regno d’Italia) nel 1861 -scrive Gramsci- il governo fu guidato dalla destra, mentre uomini come Crispi erano all’opposizione: ferventi repubblicani ispirati da Mazzini e Garibaldi, generalmente su posizioni sociali molto moderne e progressiste.

Dopo un quindicennio, la destra storica fu sostituita dalla sinistra nella direzione del paese; essa, appunto, continuò la politica della destra ma ingannando il popolo con frasi di sinistra e facendosi rappresentare da uomini con un passato di sinistra (è il caso del governo Depretis).

Tuttavia si trattò solo di un passaggio intermedio (una decina di anni) perché poi -queste stesse forze- proseguirono più semplicemente come destra, macchiandosi di colpe che la destra storica, in precedenza, aveva forse sognato ma non realizzato. In primo luogo, lo spargimento del sangue del proletariato reprimendo ferocemente le rivendicazione e le istanze degli operai e dei contadini, iniziando dai “Fasci siciliani” movimento di lotta bracciantile.

Ciò prese avvio con il governo Crispi.

Non a caso il termine “trasformismo” cominciò ad essere usato proprio in quegli anni, con riferimento a quei governi e alla metamorfosi di quelle forze politiche. Tuttavia quel termine non esprimeva un mero giudizio morale su alcuni individui: era piuttosto un’analisi politica. Il De Sanctis, infatti, denunciò che quei sinistri tentavano di disarticolare i partiti e cancellarne la funzione “strappando” dai loro gruppi alcuni parlamentari e “trasformandoli” in gestori di un disegno di governo e di un assetto di potere determinato.

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marxismoggi

Miseria del sovranismo. Smarrimento della dialettica e proliferazione dell'ideologia

di Emiliano Alessandroni*

3 0011. Questioni teoriche preliminari

Nella Scienza della Logica Hegel descrive in questi termini la natura ontologicamente relazionale di ogni contenuto determinato:

Quando si presuppone un contenuto determinato, un qualche determinato esistere, questo esistere, essendo determinato, sta in una molteplice relazione verso un altro contenuto. Per quell'esistere non è allora indifferente che un certo altro contenuto, con cui sta in relazione, sia o non sia, perocché solo per via di tal relazione esso è essenzialmente quello che è[1].

Si tratta di un aspetto successivamente ben compreso e metabolizzato dalla filosofia di Marx: «un ente che non abbia alcun oggetto fuori di sé non è un ente oggettivo. Un ente che non sia esso stesso oggetto per un terzo, non ha alcun ente come suo oggetto, cioè non si comporta oggettivamente, il suo essere non è niente di oggettivo». Questo riferirsi ad altro, ossia essere in rapporto con altro, costituisce la naturale essenza di ogni ente in quanto ente:

Esser oggettivi, naturali, sensibili, e avere altresì un oggetto, una natura, un interesse fuori di sé, oppure esser noi stessi oggetto, natura, interesse di terzi, è l'identica cosa. La fame è un bisogno naturale, le occorre dunque una natura, un oggetto, al di fuori, per soddisfarsi, per calmarsi. La fame è il bisogno oggettivo che ha un corpo di un oggetto esistente fuori di esso, indispensabile alla sua integrazione e alla espressione del suo essere. Il sole è oggetto della pianta, un oggetto indispensabile, che ne conferma la vita, come la pianta è oggetto del sole, dell'oggettiva forza essenziale del sole.

Un ente che non abbia fuori di sé la sua natura non è un ente naturale, non partecipa dell'essere della natura[2].

L'avere fuori di sé la propria natura significa che nessun ente naturale finito, ma a ben vedere anche nessun contenuto determinato, sia autosufficiente.

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coniarerivolta

Lezioni dall’Ecuador: la lotta paga, l’austerità arretra

di coniarerivolta

morenIn questi giorni abbiamo assistito a forti insurrezioni popolari in Ecuador. Per comprendere meglio il quadro politico, occorre fare un piccolo passo indietro nel tempo, partendo da una figura centrale per quel Paese, l’ex presidente Rafael Correa.

Nel suo primo mandato, Rafael Correa fece riscrivere, attraverso la convocazione di un’assemblea costituente, la Costituzione del paese per poter aumentare il controllo pubblico sull’economia. In questo modo, durante la sua presidenza (2007-2017), l’Ecuador sperimentò una fase storica e politica estremamente favorevole per le classi più povere. Per dare una misura dei traguardi raggiunti, tra il 2008 e il 2016, il governo ha aumentato di cinque volte la spesa sanitaria media annua rispetto al periodo 2000-2008. Sono stati costruiti nuovi ospedali pubblici, il numero di dipendenti pubblici è aumentato significativamente così come gli stipendi. Nel 2008, il governo ha introdotto una copertura previdenziale universale e obbligatoria. Per quanto riguarda i risultati economici, il livello di povertà nel 2007 in termini di reddito è stato del 36,7% e nel 2015 era sceso al 23,3%, indicando che più di un milione di ecuadoriani hanno superato la soglia di povertà; per ciò che concerne l’indicatore della povertà estrema, l’Ecuador ha registrato una diminuzione di otto punti percentuali rispetto al 2007, attestandosi nel 2015 all’8,5%, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica e Censimenti nella sua indagine nazionale del 2015. Tra il 2007 e il 2013, il paese sudamericano ha abbassato il suo coefficiente Gini (un indice che misura la disuguaglianza dei redditi) di 6 punti (da 0,55 a 0,49), mentre nello stesso periodo l’America Latina l’ha ridotto di soli due punti (da 0,52 a 0,50).

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la citta futura

Chi ha paura del… Totalitarismo? 

di Carla Filosa

Cancellare il diritto materiale degli oppressi alla rivoluzione: ecco il senso ultimo di (non)concetti come quello di totalitarismo, a proposito della indecente risoluzione del parlamento UE

77b7133243f114d6fd9cc234309abdfc XLPer chi ha incontrato nella propria infanzia i fumetti dei tre porcellini (anni ’50), era consuetudine leggere ripetutamente la loro rassicurante canzoncina “chi ha paura del lupo?”, riferito a Ezechiele Lupo, il cattivo minaccioso attentatore alla vita dei porcellini perpetuamente destinato a soffrire la fame, nel finale buonista. Il potere di oggi di molti governi mondiali ha bisogno di rinnovare aggravate le vecchie paure, di fronte al rigurgito fascistoide diffuso unito al pericolo di ribellione di masse sempre più espropriate perfino dei territori su cui vivere, avendo però l’accortezza di sostituire al “lupo”- metafora, il non-concetto di “totalitarismo”.

Sotto questo ombrello infatti, oltre alla genericità sempre ambigua, si annida ancora il concetto invece di lotta di classe – sebbene mascherato – da esorcizzare definitivamente. Il riferimento qui è alla non nuova risoluzione del Parlamento Europeo del 19.09.20019, che ha approvato la “valutazione… riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista” (art.5). Questa richiede ora una riflessione meno semplicistica sull’equiparazione di nazismo e comunismo ivi di fatto contenuta, e una presa di posizione di fronte alla storia passata, ferma perché consapevole.

La domanda su “chi ha paura del totalitarismo” non solo è pertanto lecita ma soprattutto doverosa, perché riguarda la definizione e la tenuta delle nostre cosiddette democrazie, dove la virulenza dell’imperialismo mondiale viene invece sottaciuta e distolta mentre si innalzano muri e si armano guerre itineranti dall’apparenza locali. Il finale buonista, per questo imperialismo sempre più famelico, non è per niente scontato.

Accomunare comunismo e nazismo forse va fatto risalire ai tragici anni ’30 del secolo scorso, come scrive lo storico Eric J. Hobsbawm in Il secolo breve:

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militant

Mrs. Brexit, I suppose

di Militant

brexit imageSalviamo il compagno Boris! Massima solidarietà, nonostante le evidenti differenze politiche, al bizzarro Johnson, che si trova impossibilitato a dar seguito al preciso mandato popolare: l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. È difficile rintracciare, volgendo gli occhi al passato, una simile ostinazione, da parte delle élites economiche e culturali, nel negare la soluzione scelta dalla cittadinanza. In effetti un altro esempio esiste, peraltro recente: quello catalano, dove pure una importante riconfigurazione della polity di una comunità, avvenuta attraverso metodi liberal-democratici (referendum, pure lì), viene rifiutata perché… sbagliata! Il popolo ha votato in modo contrario agli interessi dell’alta borghesia… cambiamo il popolo! Questa battuta girava tanto quando il target – Brecht adiuvante – era il Comitato centrale, viene taciuta adesso, quando troverebbe una concretizzazione clamorosa e ripetuta.

In Catalogna Puigdemont e i suoi fedeli sono finiti in prigione, in Inghilterra non siamo (ancora) arrivati a tanto, ma la Brexit ha già fatto cadere due premier (corrispondenti ad altrettanti leader del Partito conservatore) e si appresta farne cadere un terzo. Inoltre ha soffiato tra le ceneri del Partito laburista e ha sfasciato il campo politico di Scozia e Irlanda. Non male per un referendum il cui esito deve ancora essere implementato…

Più ancora del caso catalano (forse perché rimane un abisso, in termini di legalità democratico-rappresentativa, tra Regno Unito e Spagna), a Londra si può toccare con mano la disperazione alto-borghese per la decisione popolare. Abbiamo sentito con le nostre orecchie un docente inglese fare questo limpido ragionamento: “Dobbiamo votare un’altra volta perché, a tre anni dal primo voto, l’esito può cambiare: in questi tre anni saranno morte alcune persone anziane che avevano votato per la Brexit e saranno diventati maggiorenni molti giovani che sono a favore dell’Unione Europea.

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eurostop

Un'alternativa euromediterranea alla gabbia dell'UE

di Eurostop

Il presente documento presenta la proposta di Eurostop, una piattaforma politico-sociale composta da organizzazioni politiche, sindacali e singoli militanti, che ha come obiettivo fondante la rottura di Unione Europea, l’uscita dall’Eurozona e dalla NATO. Con questo documento si vuole presentare ad organizzazioni di altri paesi il progetto strategico della costituzione di un’unione di paesi alternativa a quelle esistenti, fondata su principi radicalmente diversi e che comprenda le due sponde del Mediterraneo

12301686 502670839913811 1536125469098131408 n 1 675x280Unione Europea. Una gabbia da rompere necessariamente

Riteniamo necessario mettere in campo una alternativa all’Unione Europea in quanto blocco imperialista in costruzione e strumento di cui la borghesia europea si sta dotando per competere contro gli altri blocchi nell’arena globale.

Il ruolo dell’Unione Europea è quello definito dall’ortodossia ordoliberale. Non è nata come luogo dei popoli o per assicurargli una maggiore democrazia.

La struttura che possiamo definire come gabbia europea, è fondata sui trattati che ne rappresentano l’architrave e l’essenza stessa, a partire da quelli di Roma del ’57, passando per Maastricht e Lisbona, fino ad arrivare al famigerato “Fiscal Compact”.

I trattati sono una struttura che ha prodotto un sistema di governo post-democratico negli stati membri con il relativo svuotamento della sovranità democratica e popolare, la distruzione dello stato sociale, la privatizzazione dei servizi pubblici, la precarizzazione e flessibilizzazione del lavoro, distruggendo da un lato quel diritto al lavoro che crea una “vita degna per sé e per la propria famiglia” e dall’altro scaricando sulle fasce popolari i costi di una crisi sistemica, attraverso sia l’abbassamento delle condizioni di vita che l’aumento del lavoro non pagato. Una situazione che ha visto i paesi PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) particolarmente penalizzati.

I paesi PIGS sono stati massacrati attraverso la logica del credito-debito che rafforza la sudditanza dei paesi periferici nei confronti dei paesi del centro. La vicenda greca in tal senso è paradigmatica.

Allo stesso tempo la struttura della UE permette ai suoi paesi, congiuntamente ma anche separatamente, di portare avanti le proprie politiche neo-coloniali nei confronti dei paesi dall’altra sponda del mediterraneo.

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laboratorio

La riemersione della crisi del capitale e l'attualità del socialismo

di Domenico Moro

stagnazione secolare 300x143La crisi, iniziata con lo scoppio della bolla dei mutui subprime nel 2007 negli Usa e proseguita in Europa come crisi dei debiti sovrani, non è mai finita. Semplicemente, specie dopo il 2009, l’anno di recessione mondiale, è stata tenuta sotto controllo: il malato, cioè il sistema di produzione capitalistico, è stato sostenuto con mezzi artificiali sia in Europa sia negli Usa. Ma il problema di base, la sovraccumulazione di capitale, continua a essere presente. In sostanza, è stato accumulato troppo capitale sotto forma di mezzi di produzione affinché l’investimento possa risultare sufficientemente profittevole. Da questo tutta una serie di misure per sostenere le imprese e i profitti.

Sia negli Usa sia in Europa negli ultimi anni le banche centrali hanno sostenuto il sistema economico pompandovi miliari di dollari e di euro. Recentemente in una intervista al Sole24ore Massimo Rostagno, direttore generale della politica monetaria della Bce, ha riconosciuto che “senza le misure di liquidità della Bce l’eurozona sarebbe già in recessione”. Rostagno aggiunge che “i tassi Bce rimarranno ai livelli attuali o anche più bassi dei livelli attuali, finché l’inflazione prevista non raggiunga livelli sufficientemente vicini anche se inferiori al 2%” e riconosce che il calo dello spread italiano negli ultimi tre mesi di 110 punti base dipende “in parte dalla politica monetaria più espansiva” praticata dalla Bce. Infatti, a settembre la Bce ha ripreso a iniettare denaro nel sistema economico (Quantitative easing) e ha tagliato i tassi d’interesse al livello record di -0,5%, malgrado il voto contrario di sette membri su 25 del board della banca.

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marxismoggi

Totalitarismo e comunismo. Ancora sulla risoluzione del Parlamento europeo

di Salvatore Tinè

Monte sole3 marzabotto 1376x600C'è un passo della risoluzione sulla memoria storica, approvata dal Parlamento europeo il 20 settembre 2019 che non dovrebbe sfuggire ed è il seguente: "L'integrazione europea è stata una risposta alle sofferenze inflitte da due guerre mondiali e dalla tirannia nazista, che ha portato all'Olocausto, e all'espansione dei regimi comunisti totalitari e antidemocratici nell'Europa centrale e orientale, nonché un mezzo per superare profonde divisioni e ostilità in Europa attraverso la cooperazione e l'integrazione, ponendo fine alle guerre e garantendo la democrazia sul continente".

Perciò, prosegue il documento "per i paesi europei che hanno sofferto a causa dell'occupazione sovietica e delle dittature comuniste l'allargamento dell'UE, iniziato nel 2004, rappresenta un ritorno alla famiglia europea alla quale appartengono". Pur inserito all'interno di un testo pieno di vere e proprie falsità storiche, come quella secondo la quale la II guerra mondiale sarebbe scoppiata per responsabilità anche dell'Urss, non si può negare che questo brano contenga una verità storica profonda intorno alla costitutiva, originaria natura politica dell'integrazione europea, corrispondente alle finalità antisovietiche e anticomuniste delle classi dirigenti europee che ne furono le promotrici. Non a caso il richiamo alle originarie motivazioni della nascita dell'Europa unita viene espresso a proposito del suo odierno allargamento ad alcuni dei paesi già appartenenti al blocco sovietico, funzionale alla strategia di vero e proprio accerchiamento della Russia congiuntamente condotta da UE e NATO, la cui inscindibilità è in questo senso dichiarata e apertamente rivendicata: "alla luce della loro adesione all'UE e alla NATO i paesi dell'Europa centrale e orientale" sono tornati "alla famiglia europea di paesi democratici liberi".

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thomasproject

Who is the Subject of Human Future?

di Andrea Cengia

cengia capitalismomataelplanetaIn un articolo del 2004 Jacques Ranciere si chiedeva: «Who Is the Subject of the Rights of Man»[i]? Mi è venuto in mente quell’articolo pensando alla mobilitazione globale che il 27 settembre scorso ha portato a manifestare milioni di giovani in varie località del mondo[ii]. Va detto da subito che l’entità delle forze umane messe in campo è così significativa da non poter essere sottovalutata. Anzi essa rappresenta un auspicabile punto di partenza per un coinvolgimento delle giovani generazioni nei giganteschi problemi politici che attraversano il pianeta. Ed è su questo ultimo aspetto, ossia sulla dimensione politica della manifestazione, che ritengo occorra iniziare a riflettere. Queste poche righe non hanno l’ambizione di contenere un’ analisi strutturata del fenomeno, ma vorrebbero contribuire a delineare alcuni aspetti di questo processo, al fine di identificarne con maggiore precisioni limiti e possibilità.

Il punto sul quale credo occorra focalizzare l’attenzione è uno dei passaggi del discorso di Greta Thunberg nel quale l’attivista svedese, ha affermato che il futuro «was sold so that a small number of people could make unimaginable amounts of money. It was stolen from us every time you said that the sky was the limit, and that you only live once»[iii]. Si tratta di concetti che Greta aveva avuto modo di esprimere anche nel discorso al Senato italiano il 18 aprile 2019: «ci avete rubato il futuro»[iv]. E qui torna in mente Ranciere. Parafrasando il titolo di quell’articolo, credo che occorra chiedersi a chi si riferiscano i discorsi di Greta e di questa ondata ecologista quando evocano la dimensione collettiva del “noi”. Quindi: chi è il soggetto ‘noi’ dei Fridays for future? Sembra abbastanza chiaro che ad una prima considerazione il “noi” qui evocato si riferisca ad una dimensione generazionale: i giovani contro gli adulti, la società del futuro contro la società del presente, i giovani cittadini contro le élite politiche nazionali e internazionali.

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megachip

Governo italiano e mondo: incominciano a cadere le foglie

di Piotr

Con il nuovo esperimento di governo, così stravagante in termini politici ma benedetto da Bruxelles, Parigi e Berlino, l'Europa sta riconsiderando le sue relazioni approfittando della debolezza USA?

00053EC6 scelte1) Cadono le foglie nazionali

Lo scisma renziano ha svelato uno dei motori che fanno e faranno funzionare, o funzionicchiare, il governo Conte bis: le poltrone (“Ops! Gli 'incarichi'”, direbbe Lucia Annunziata sorniona).

Un governo come si deve, un governo che meriti rispetto, si deve basare su un accettabile programma e su un'accettabile base etica, dove per “etica” non bisogna intendere la “morale” ma ciò che tiene insieme una comunità, dà ad essa valori di base condivisi e un orizzonte comune (si parla di un governo non rivoluzionario, ovviamente, ma anche un governo rivoluzionario deve fare i conti con la tenuta della comunità).

Avete notizia di un qualche programma di questo governo, a parte espressioni così vaghe che potrebbero essere formulate da un qualsiasi adolescente (tipo “più attenzione all'ecologia”, “crescita”, “giustizia sociale”)?

E in quanto ad etica, che spettacolo danno forze politiche che per anni si sono insultate nei modi peggiori, che fino ad un attimo prima dicevano “Mai con quello! Mai con questo!” e un attimo dopo si sono avviluppate sotto le lenzuola?

“Mai coi 5 Stelle!” urlava Renzi. “Alleanza subito coi 5 Stelle!” urlava un nanosecondo dopo in vista della sua scissione e dei vantaggi che poteva trarre da tutto ciò.

“Mai con Renzi”, urlavano i 5Stelle. Ma ora Renzi sta formando rapidamente la terza gamba del Conte bis (già iniziano i travasi da Forza Italia in Italia Viva). E la terza gamba - o quarta se intendiamo Conte come una gamba a sé - siederà a tutti i tavoli, per forza, e i 5Stelle siederanno agli stessi tavoli, per forza. Di Renzi si può dir tutto, ma non che non sia un animale politico (anche se non nel senso più nobile del termine).

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lantidiplomatico

"Totalitarismo", triste storia di un non-concetto

di Vladimiro Giacché

Con la risoluzione approvata il 19 di settembre il Parlamento Europeo ritorna ad utilizzare il concetto di totalitarismo per giungere ad un'antistorica e inconcepibile equiparazione tra nazismo e comunismo. In questo saggio che rilanciamo Vladimiro Giacché spiega perché il totalitarismo è un concetto utilizzato sostanzialmente per equiparare nazismo e comunismo. Da La Contraddizione del 23/01/2006 – www.contraddizione.it

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Come le guerre di Bush, anche il lessico ideologico contemporaneo è animato dalla lotta tra il Bene e il Male. Una lotta sanguinosa che vede contrapposti ai nostri alleati, “Mercato”, “Democrazia” e “Sicurezza”, due nemici mortali: “Terrorismo” e “Totalitarismo” – tra loro complici, e sempre meno distinguibili l’uno dall’altro. Come è logico, l’esecrazione generale circonda questi due tristi figuri. L’appellativo di “Totalitario”, in particolare, è decisamente tra gli insulti più in voga. Di “atteggiamento totalitario” è stato recentemente accusato il ministro brasiliano per la cultura Gilberto Gil da Caetano Veloso, nel corso di una polemica sulla distribuzione di fondi pubblici. “Tipica di uno stato totalitario” è secondo Vittorio Feltri la (sacrosanta) decisione del Prc di espellere un consigliere comunale che prima ha difeso il diritto di Di Canio di fare il saluto fascista, poi lo ha imitato a beneficio del fotografo di un giornale locale. E “totalitario” è ovviamente anche ogni oppositore di Berlusconi che venga sorpreso a pronunciare con tono di rimprovero le tre parole “conflitto di interessi”.

Si tratta di usi grotteschi del termine, ma a loro modo significativi. Ancora più significativo è l’uso del termine da parte dell’ex direttore della Cia James Woolsey: il quale ha recentemente affermato che “una stessa guerra” contrappone oggi gli Usa a “tre movimenti totalitari, un po’ come avveniva nel secondo conflitto mondiale”. I tre “movimenti totalitari” sarebbero rappresentati dal baathismo (sunniti iracheni e Siria), dagli “sciti islamisti jihadisti” (appoggiati dall’Iran e legati agli hezbollah libanesi) e dagli “islamisti jihadisti di matrice sunnita” (ossia “i gruppi terroristici come al Qăīda”) [intervista a Borsa & Finanza, 5.11.2005]. Un dubbio sorge spontaneo: che cosa diavolo hanno in comune oggi un nazionalista arabo laico, un fondamentalista islamico sciita e uno sunnita? Praticamente nulla. Eccetto una cosa: il fatto di opporsi agli Stati Uniti. “Totalitario”, insomma, è chi si oppone all’Occidente, e più precisamente agli Usa.

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patriaecostituz

“Il coraggio di ciò che si sa”[1]

Il secondo governo Conte e la sinistra

di Vladimiro Giacché

Pubblichiamo un eccellente testo di Vladimiro Giacchè nel quale è ricostruita la vicenda storica dell’Italia nell’euro, il passaggio di fase in corso, l’interpretazione del Governo Conte 2 e la sua valutazione critica sulla scelta di Patria e Costituzione di provare a giocare la partita nella maggioranza M5S-Pd-Renzi-LeU. Buona lettura

103641483 68156b68 9bd6 4f6e a8e2 cdf7edd3fd2eFriedrich Nietzsche diceva che bisogna avere “il coraggio di ciò che si sa”.[2]

  1. Quello che sappiamo

Proviamo a mettere assieme quello che sappiamo sulla traiettoria economica dell’Italia negli ultimi decenni, su quanto è accaduto dall’introduzione dell’euro, prima e dopo la crisi e su quanto è accaduto dopo il 4 marzo 2018. Ci aiuterà a capire cosa fare.

1.1. La traiettoria economica dell’Italia negli ultimi decenni è la storia di un successo catastrofico

A differenza di quanto vuole una vulgata diffusa quanto falsa, questo paese negli scorsi decenni ha fatto diligentemente i compiti che gli sono stati assegnati. Ha eliminato la scala mobile (1993), ha eliminato l’economia mista (accordo Andreatta-Van Miert e poi privatizzazioni di Draghi), ha ridotto il debito dal 117% del 1994 al 100% del 2007.

Usando la crisi come spartiacque, possiamo distinguere due periodi, con l’aiuto di un recente paper dell’economista olandese Servaas Storm[3].

Dal 1995 al 2008 abbiamo realizzato un avanzo primario del 3% annuo (principalmente riducendo le spese sociali): nessuno è stato così bravo in Eurozona (la virtuosa Germania nello stesso periodo può vantare un avanzo di appena lo 0,7%, mentre la Francia evidenzia un disavanzo dello 0,1%). Questo sforzo in teoria sarebbe stato sufficiente per ridurre il debito dal 117% del 1994 a uno strabiliante 77% del 2008. Purtroppo però questo contenimento della spesa pubblica ha ridotto la crescita e questo ha all’incirca dimezzato la riduzione effettiva (in quanto il rapporto debito/pil è stato mantenuto più elevato dalla conseguente minore entità del prodotto interno lordo).

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seminaredomande

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di Francesco Cappello

3a wwImmaginate di salire in cima ai 400 metri delle torri gemelle e da lassù lasciar cadere un blocco di cemento; cadendo sarà frenato in modo trascurabile dalla resistenza dell’aria; immaginate di conteggiare il tempo necessario a che esso raggiunga il suolo. Scoprirete, cronometro alla mano, che la caduta, quasi libera, ha impiegato circa 10 secondi (nell’ipotesi di resistenza zero da parte dell’aria, la meccanica newtoniana ne prevede 9). Ci si rimane male quando si scopre che l’ultimo piano delle torri ha raggiunto il suolo in un tempo di pochissimo superiore a quei 10 secondi. In pratica l’ultimo piano, in seguito al collasso, ha raggiunto il suolo come se ad ostacolarne e rallentarne la caduta non ci fossero stati frapposti oltre 100 piani. In altre parole, la dinamica con cui l’ultimo piano ha raggiunto il suolo è stata praticamente analoga a quella di una caduta nel vuoto!

Eppure tutti abbiamo ancora negli occhi e nel cuore gli incendi, seguiti agli impatti violenti dei Boeing della American Airlines con le torri, la fiammata esplosiva iniziale e il denso fumo nero che dopo poco (circa un’ora) indicava l’esaurimento degli incendi a riprova del fatto che i piani al di sopra e al di sotto di quelli coinvolti da urto e fiamme dovevano necessariamente essere integri. In particolare, è del tutto lecito pensare, che la struttura portante in travi di acciaio temperato (47 piloni), al di sopra e al di sotto dei piani direttamente coinvolti, non interessata dalle fiamme, doveva essere rimasta indenne. Per di più l’acciaio fonde intorno ai 1500 gradi e l’incendio divampato in conseguenza dell’impatto che fece esplodere il kerosene (la benzina degli aerei) a detta dei tecnici può aver raggiunto, se si fosse svolto in condizioni ottimali, una temperatura massima di 800 gradi (1). A riprova, le testimonianze di coloro i quali, trovandosi agli ultimi piani dell’edificio, sono riusciti a salvarsi attraversando i piani direttamente coinvolti dalla collisione.

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marx xxi

Giorni che rischiarano decenni III

L'anomalia italiana

di Norberto Natali

Riceviamo e volentieri pubblichiamo [Qui la parte I, qui la parte II]

pd consultazioni 2019Dalla capitana coraggiosa alle "richieste" di Trump. I giorni che il PD ha iniziato con l’esaltazione della “capitana Carola” e la pretesa di essere il più affidabile garante della NATO nel nostro paese, non potevano che proseguire con la comunicazione di Trump di quale governo (addirittura con quale presidente del Consiglio) egli desideri per l’Italia: manco a farlo apposta quello con il PD!

Questo comunicato è un’umiliazione della nostra repubblica e del popolo italiano, con ben pochi precedenti nella storia recente. Viene per forza alla mente la lettera che il presidente della Commissione Europea e il capo della BCE, giusto otto anni fa, inviarono alle istituzioni italiane per ordinare un programma di governo nel quale si dettagliavano perfino le procedure: per esempio, si indicava il decreto legge (anziché la discussione in commissione) per certe misure antipopolari.

Anche allora, dopo pochi mesi, cambiò il governo in carica con l’ingresso del PD (proprio come oggi). Iniziò così il periodo delle “larghe intese” -con tutto il seguito di Fornero, jobs act, calpestamento delle masse popolari e smantellamento della Costituzione- durato fino all’anno scorso. Poco tempo fa, si è finalmente saputo che si trattò di ordini impartiti dai capi di governo francese e tedesco con l’avallo del presidente USA.

Come se tutti si fossero messi d’accordo per darmi ragione, il 29 agosto scorso il commissario (cioè ministro) tedesco della UE Oettinger, alludendo al nuovo governo che si dovrebbe formare in Italia, ha detto letteralmente che esso merita una “ricompensa”!

Ecco perché, sia pure con un certo margine di “azzardo”, proprio alla fine della seconda parte (la precedente) di questo testo, scrivevo che “l’Italia è diventata una specie di colonia di tipo nuovo, di potenze di natura diversa da quelle coloniali tradizionali: per esempio, per l’appunto, la UE e la NATO (o gli USA…”.

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mondocane

Il Sistema contro le anomalie. Le anomalie contro il sistema

di Fulvio Grimaldi

Terza parte

Bilderberg - Prodi: Crisi e M5S dalla padella alla brace. Argentina: El pueblo unido

Hong Kong vetrina spaccataRidicolo andare a votare a ottobre, ma come si può fare un accordo insieme ai Democratici, cioè il partito più a destra d’Italia?” (Alessandro Di Battista)

I laboratori della Cupola: Italia

Anticipando lo sconquasso civile, culturale, politico e sociale che il salviniano Russiagate – che resta lo strumento strategico della Cupola per volgere a suo favore turbolenze e anomalie - sta gestendo, a controllo della crisi, c’è solo da ribadire con Trapattoni “non dire gatto se non l’hai nel sacco”. Perché, finchè le Ong globaliste, collise-colluse con Salvini, operano in maniera talmente smaccata, da deportatori, pirati, provocatori, sequestratori di deportati, contro esclusivamente il nostro paese, è ancora il panzone da Pieni Poteri nel Papeete a tenere in mano la carta moschicida su cui far appiccicare consensi. Se la Cupola gli permette di andare a elezioni. Ma anche no. Un Salvini mandato all’opposizione dall’ircocervo PD-5Stelle (coalizione che osano chiamare giallo-rossa, mentre non arriva neanche al giallo-rosé), sai come si diverte a vedere sminuzzare la maggioranza degli opposti e contrari in vista della Finanziaria, dell’Iva e dell’arrivo della recessione che già lumeggia dagli Stati Uniti!.

Per il resto, lo spettacolo in Chigi, Senato, Camera, è da Antellane di Plauto. Ne ricordate i personaggi? Maccus (mangione sciocco), Pappus (vecchio stupido), Bucco (il fanfarone e parlatore petulante) e Dossennus (gobbo astuto). Ne riconoscete gli interpreti attuali?

Per sommi capi, ecco gli schieramenti l’un contro l’altro armato: di qua rosari, sangue di San Gennaro, santini di Padre Pio, di là il papa. Nel segno delle più inoppugnabili delle superstizioni. Stato laico! E poi i borborigmi nelle Camere: una congerie parlamentare che non ci si fa capaci di come possa essere arrivata su quegli scranni. Gente che urla quattro belinate e poi viene abbracciata come fosse Cicerone; una corporazione di cicisbei, toy-boy, pupazzi che scattano ai fili di capibanda e, pestando da settimane acqua marcia nel mortaio dei talkshow e tg, si fa passare per giornalisti.