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paginauno

Anni Settanta: Operazione "Blue Moon"

di Afshin Kaveh

Schermata del 2018 01 10 10 20 14Folle è l'uomo che parla alla luna. Stolto chi non le presta ascolto.
William Shakespeare

Con due gocce d'eroina s'addormentava il cuore.
Fabrizio De André

Lo spettacolo è il discorso ininterrotto che l'ordine presente tiene su se stesso, il suo monologo elogiativo. E' l'autoritratto del potere all'epoca della gestione totalitaria delle condizioni di esistenza.
Guy Debord

A prescindere dal nome velatamente romantico, il quale potrebbe rievocare una fuorviante prosa shakespeariana, l’Operazione Blue Moon, condividendo alla lontana la sola tragicità del drammaturgo, è stata la deliberata e massiccia diffusione dell’eroina in Italia, con sapiente gestione del mercato delle droghe soprattutto da parte del blocco dei servizi segreti occidentali con l’avvallo di molteplici organi istituzionali, in un determinato scenario storico quale era quello degli anni ’70, caratterizzato dal forte impatto di un conflitto politico e sociale scaturito da quella che, tra i paesi europei, può essere vista come la più lunga e intensa stagione del Sessantotto e delle sue ramificazioni.

Mi è già capitato di citarla, seppur fugacemente, in un precedente articolo sulla droga, allo stesso modo in cui gli ho anche dedicato il capitolo conclusivo di un libro.

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chefare

La bolla dell’overtourism si è sgonfiata, ma tornerà presto a crescere

Giuliano Battiston intervista Marco d’Eramo

unnamed0969356Diffida degli annunci di palingenesi sociale, Marco d’Eramo, saggista e autore de Il selfie del mondo. Indagine sull’età del turismo. L’idea che dopo la pandemia il mondo dovrà necessariamente cambiare, e in meglio, gli appare ingenua. Così anche l’idea che la pandemia possa trasformare un’economia intrinsecamente espansiva come quella turistica, riconducendola dentro parametri di sostenibilità sociale ed ecologica. La bolla dell’overtourism si è sgonfiata, ma tornerà presto a crescere. Presto torneremo a consumare il pianeta, le città globali quanto gli angoli più sperduti. Perché “anche chi si estasia per il canto degli uccellini in città sbava per andare in aereo, riprendere l’automobile e lasciare dietro di sé tracce chimiche”. E “il più grande esperimento di ingegneria sociale della storia” – quello in cui siamo immersi a causa della pandemia – “verrà presto dimenticato”.

* * * *

Un “guscio vuoto”, un “fondale di teatro” sul quale viene messo in atto lo spettacolo del turismo. È così che ne Il selfie del mondo descrive Roma, città devota al turismo che nelle ultime settimane, come molte altre, si è trasformata a causa della pandemia. Che impressione le fa vedere le quinte vuote?

L’immagine di Roma che abbiamo visto nelle scorse settimane rimane dentro l’immaginario turistico, e rimanda alla parte del mio libro sulla coscienza infelice del turista, il quale vuole sempre stare dove non ci sono altri turisti, dove non c’è lui. La sua massima ispirazione è stare dove non ci sono altri suoi simili, ma è impossibile. La Roma che si presenta ai nostri occhi è dunque doppiamente turistica, una sorta di spiaggia dei Caraibi dalla sabbia fine e immacolata, finalmente deserta, ma talmente deserta da non poter accogliere neanche gli abitanti. Riflette la stessa contraddizione del turismo in generale.

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infoaut2

Necessità e urgenza di una critica politica della scienza medica

di Silvio D’Urso

Ospitiamo con interesse questo testo di Silvio D’Urso, con la collaborazione di Marco Piccininni, che sottolinea la necessità di un'indagine sulla scienza medica, evidenziando come dietro l'ideologia della presunta "oggettività" di essa, vi siano in realtà interessi di classe contrapposti. Buona lettura!

19313edd90a46262aa8cb353a2bb2855 XLLe nuove norme inerenti la riapertura delle attività commerciali, di cui Conte ha parlato nelle sue ultime conferenze stampa, sanno di Fase 2 che precipitosamente si trasforma in Fase 3 e di un’ostinata volontà di tornare - a tutti i costi - alla vita “di prima”. Conte ci assicura che questa decisione è stata presa sulla base di un “rischio calcolato” in maniera scientifica, ma chiaramente in questo calcolo la tutela di un sistema economico iniquo e criminale, ha giocato un ruolo fondamentale. Le decisioni sulle nostre vite vengono elaborate e prese nel campo del dibattito scientifico e medico, lontane da noi e dalla nostra comprensione, sacrificando la salute sull’altare del profitto. Questo momento storico lancia una sfida precisa ai comunisti: elaborare una critica politica della scienza medica che sia rigorosa e all’altezza della fase.

Noi comunisti sappiamo bene che, se vengono chiesti dei sacrifici, questi non vengono chiesti nell’interesse di tutti, ma avendo a cuore la salvaguardia di un sistema politico ed economico ormai al collasso. Questa nostra consapevolezza, però, confligge con l’apparente univocità del discorso scientifico che viene impiegato per legittimare eventuali modi di gestione dell’emergenza. Nei proclami di questo o quell’esperto non si fa menzione di alcun interesse di classe, si parla solo di ciò che va fatto per il bene di tutti. Ebbene, se non possiamo accettare acriticamente una presunta neutralità del punto di vista scientifico, non possiamo nemmeno opporci ad esso con uno scetticismo incondizionato e settario.

L’autorità degli esperti non deriva, infatti, dalla loro personalità o da un grande carisma, né si può vedere nella scienza una pura espressione della soggettività o un semplice prodotto dell’ideologia dominante.

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attac

Bergamo: riflessioni dal centro della tempesta perfetta

di Marco Noris*

bergamo marco noris danza macabra Nel balletto delle cifre sapremo mai il reale numero dei morti causati dal Covid-19? Difficile da stabilire. Possiamo, però dare qualche dato relativo, cercare di paragonare le situazioni. L’Italia appare la nazione al mondo più colpita dal virus, la Lombardia che conta circa 1/6 della popolazione del Paese detiene il triste primato del numero dei morti: più o meno la metà di tutti i morti d’Italia. All’interno di questa regione, la provincia di Bergamo detiene il record di decessi, circa la metà di tutti i decessi regionali per Covid-19. Insomma, la Bergamasca, una provincia di circa 1.100.000 abitanti, ha pressappoco gli stessi morti della Germania che di abitanti ne ha oltre 83.000.000. Non esistono particolari predisposizioni al contagio da parte dei Bergamaschi rispetto al resto del mondo, né le caratteristiche genetiche dei Bergamaschi sono poi così diverse rispetto a quelle degli altri abitanti del Paese o dell’Europa. Quindi le spiegazioni dovranno essere ricercate altrove e forse varrebbe la pena iniziare a fare almeno alcune congetture. Questa ricerca, ovviamente, non può essere esaustiva, sarà lunga e laboriosa né si potrà ridurre alla ricerca di una sola causa: sicuramente per la Bergamasca hanno influito diversi fattori ma sarà altresì importante capire se e come questi diversi fattori siano indipendenti tra loro e la loro contemporanea concomitanza sia il frutto del fato, oppure, come vuole la probabilità, tali fattori non siano tra di loro concatenati e interdipendenti.

Per cercare di orientarsi nel dedalo delle congetture e della notizie è bene fare ordine e procedere per punti.

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sollevazione2

L’ultimo uomo

di Mauro Pasquinelli

codice a barre 768x501Genesi e finalità della pandemia

Non e’ scopo di questa riflessione stabilire se la pandemia sia stata artificialmente creata dai nuovi padroni del mondo, o emerga spontaneamente dal caos della devastazione criminale della natura. Sia come sia l’imputato numero uno e’ il capitalismo, vuoi nella forma neo-liberista occidentale, vuoi in quella statalista cinese. Sia come sia la Pandemia e’ la nuova tecnica “miracolosa” per far si che il servo interiorizzi i comandi del Signore.

Se anche fosse, ma nessuno puo’ dirlo con certezza, che il virus sia stato modificato in un settore del laboratorio OMS di stanza a Wuhan, controllato da Inglesi e Americani, resta il fatto che la Cina e’ reticente e quindi complice, correa nel crimine.

La complicita’ tra neoliberisti e statalisti si realizza ugualmente se ipotizziamo, che la pandemia sia una falsa pandemia, utile ad entrambi i capitalismi per perfezionare e collaudare nuovi dispositivi di disciplinamento sociale. Ma lo e’ anche se ipotizziamo, al contrario, che il virus sia realmente presente, devastante ed espressione, come affermano i piu’ attenti ecologisti, del Global Warming, della deforestazione che restringe gli spazi di molti animali portatori del virus, e che annulla il naturale distanziamento tra loro e l’uomo.

In ogni caso e detto in termini marxiani, la pandemia pone sul banco degli imputati tout court il modo di produzione capitalistico, cioe’ un modello economico e sociale predatorio ed invasivo, nemico della salute pubblica, giunto per auto-combustione alla sua fase terminale e suicidaria.

Ci sono due laboratori dove si puo’ analizzare la pandemia, quello medico e quello politico sociale. Non essendo virologo posso solo inoltrarmi nel secondo campo.

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carmilla

Pandèmoni, pandementi e ciò che si deve fare

di Nico Maccentelli

Bosch8331. Cosa non ha funzionato?

In questi ultimi tre mesi la vita di gran parte della popolazione mondiale è stata letteralmente stravolta dall’irruzione della pandemia da Covid-19. Tra proibizioni, quarantene, forme di controllo sociale iper-tecnologiche, bastonate, a seconda del paese, questa nuova realtà è subentrata a quella precedente all’improvviso creando panico sociale. Al tempo stesso le autorità e i media hanno cercato di spacciare i provvedimenti presi come inevitabili e i migliori possibili. Ma in realtà, se solo ci soffermiamo sulle modalità con cui per esempio il nostro governo ha affrontato questa pandemia, dobbiamo renderci conto che quello che è stato fatto sui cittadini italiani è un vero e proprio TSO di massa, con controlli polizieschi ossessivi, divieti di spostamento, sanzioni ad cazzum, a seconda dei tiramenti dei tutori dell’ordine che incontravi.

Prendiamo allora il Giappone, paese con una cultura della gerarchia piuttosto spiccata. Lì le cose stanno andando diversamente: ai cittadini nipponici è stato indicato, non ordinato, di evitare assembramenti e di uscire di casa il meno possibile e con attenzione. Trattando la gente come cittadini appunto, non come dei bambini imbecilli da criminalizzare. Sulle singole situazioni la polizia è intervenuta informando e invitando a evitare comportamenti rischiosi. Questo fa uno stato civile. Ma l’Italia abbiamo visto civile non è. E si è posta come la capofila di un “sorvegliare e punire” nel mondo occidentale, il laboratorio sociale di un vero e proprio stravolgimento antropologico del tessuto delle ordinarie relazioni sociali e interpersonali.

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ilponte

Cambio di stagione

di Lanfranco Binni

ciechiUna diagnosi sbagliata?

Mi ha colpito molto un articolo, breve e clamoroso, pubblicato dalla microbiologa e virologa Maria Rita Gismondo, una voce fuori dal coro, nella sua rubrica “Antivirus” su «il Fatto Quotidiano» del 3 maggio, e ancora di più mi ha colpito il silenzio che gli è stato riservato dai competenti tecnico-scientifici della medicina di potere e dai media. Riporto integralmente il testo:

Questo virus non finisce di stupirci. Per due mesi abbiamo rincorso i posti letto in rianimazione, abbiamo parlato di polmonite interstiziale: oggi le autopsie ci fanno scoprire ben altro. Al Sacco di Milano e al Papa Giovanni XXIII di Bergamo ne sono state eseguite 70. È venuto fuori che la polmonite è un sintomo successivo, e forse anche meno grave, di quello che il virus provoca nel nostro organismo. Questa ipotesi era già stata avanzata dal dottor Palma, cardiologo di Salerno, tra le critiche dei soliti soloni mediatici: SarsCoV2 colpisce soprattutto i vasi sanguigni, impedendo il regolare afflusso del sangue, con formazione di trombi. La polmonite ne è una delle conseguenze. Nella terapia di questi pazienti, ci siamo quindi focalizzati su uno e forse non il principale meccanismo patogeno del virus. I pazienti deceduti, al netto di altre patologie pregresse, avrebbero sofferto le conseguenze delle prime diagnosi sbagliate. Covid19 è una malattia vascolare sistemica. I polmoni non possono ventilare, malgrado l’insufflazione forzata di ossigeno, perché non vi arriva sangue. Addirittura i respiratori avrebbero peggiorato l’esito della malattia. L’ipotesi italiana è oggi confermata anche dagli Usa. Questa nuova conoscenza porta a una vera rivoluzione. La prima osservazione per fare diagnosi è quindi il livello di infiammazione. E i farmaci con cui intervenire immediatamente sono quelli che possono prevenire o curare infiammazione e formazione di trombi. Tutti farmaci già in uso e a basso costo. Chiuderemo definitivamente le terapie intensive Covid19?

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labottegadelbarbieri

L’insostenibile pesantezza della didattica a distanza

Per una scuola libera e viva (dentro e fuori le mura)

di Giovanni Carosotti, Rossella Latempa, Renata Puleo, Andrea Cerroni, Gianni Vacchelli, Ivan Cervesato, Vittorio Perego

Con interventi di Umberto Curi, Fiorella Farinelli, Mirco Pieralisi. Walter Lapini, Maria Chiara Acciarini, Alba Sasso, Giuseppe Caliceti, Teodoro Margarita, Giovanni Carosotti, Rossella Latempa, Renata Puleo, Andrea Cerroni, Gianni Vacchelli, Ivan Cervesato, Vittorio Perego, Stefano Bertoldi, Anna Polo, Nicola Giua; (i siti da cui sono ripresi sono in calce a ogni articolo); le vignette sono di Lopez, Quino e Schulz

19 300x300Premessa

Lungi dall’essere un’opportunità per cambiare paradigma, come alcuni sembrano suggerire, la Didattica a Distanza è solo la risposta immediata, necessaria e temporanea, ad una crisi sanitaria senza precedenti.

Non una scelta, ma uno sforzo collettivo; non un destino, ma una didattica dell’emergenza, generosamente disomogenea, a tratti improvvisata agli inizi, progressivamente più condivisa e organizzata col trascorrere delle settimane.

Una manifestazione di deontologia professionale, nel rispetto del compito educativo che la nostra Costituzione attribuisce agli insegnanti e, con modalità e profili diversi, alle figure genitoriali, all’intero corpo sociale. Una garanzia per il diritto-dovere all’istruzione, la cui tutela è ancor più necessaria – oggi – a scuola sospesa, costretta al solo spazio virtuale. Anche perché la tecnologia è una “cultura”, che non è in alcun modo neutra, ma che nasce situata e “situa” chi la usa. Come dimenticare poi lo stretto e ormai soffocante legame tra tecnologia ed economicizzazione/aziendalizzazione della scuola, nel regno della quantificazione e della misurabilità?

Nell’ipotesi di un ritorno nelle classi controllato, da parte di circa 8 milioni di studenti e quasi un milione di insegnanti, e nell’attesa di condividere, non appena possibile, luoghi e spazi fisici in presenza, pensiamo valga la pena sottolineare alcuni aspetti che fanno sì che la scuola possa essere ancora libera, viva e significativa: dentro e fuori le mura.

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ilcovile

Instaurazione del rischio di estinzione

di Jacques Camatte

covile8543In un primo approccio, l’importanza eccezionale accordata agli effetti patologici legati all’infezione da coronavirus sembrerebbe un buon modo per mascherare il fenomeno essenziale in atto: la distruzione della natura e la rimessa in discussione del processo di vita organica sulla Terra. Si tratta della scomparsa di migliaia di specie e del blocco di tale processo in atto da quasi quattro miliardi di anni, che conducono ad un’immensa estinzione. Ora la Terra è un corpo celeste eccezionale e nessun altro somigliante è stato scoperto a migliaia di anni luce. Come può la specie escamotare* un tale evento, se non a causa della sua follia, rinchiudimento in un divenire, un’erranza, che la fa incapace d’immaginare qualcosa di diverso, in particolare una via d’uscita. Essa si preoccupa solo di se stessa, ignorando che ciò che subisce è una conseguenza della sua dinamica di separazione dalla natura e della sua inimicizia,1 sia interspecifica, che infraspecifica.

Tale dinamica di mascheramento è vera, evidente, ma questa affermazione non implica una sottovalutazione del fenomeno che stiamo subendo. È ciò su cui vogliamo insistere e non intendiamo separare i due fenomeni, ma al contrario integrare ciò che riguarda la specie nel divenire della totalità del fenomeno vivente.

Il carattere più importante di questa pandemia è il suo contagio fortissimo a causa del virus stesso ma soprattutto a causa della sovrappopolazione e della distruzione della natura che riduce il numero delle specie possibili ospiti. Essa è vissuta come una terribile minaccia.

Ora, in diversi momenti del loro processo di vita uomini e donne si trovano, consciamente o inconsciamente, in presenza della minaccia che in certi casi può manifestarsi come una minaccia ben determinata.

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hyperpolis

Internet e social media prima e dopo il Coronavirus

Fraintendimenti e deviazioni che tradiscono la democrazia sociale

di Alessandra Valastro

coronavirus digitale GI 1204696400 jpg1. La prova di Internet e dei social media nell’emergenza del 2020: una vittoria o un disvelamento? Qualcosa non torna

Pasquale Costanzo ha sempre affermato che Internet è strumento e non diritto, mezzo e non fine: un mezzo strumentale all’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti, e come tale insuscettibile di essere considerato oggetto di un diritto a sé stante.

Ragionando sul “posto” di Internet nell’ordinamento costituzionale italiano, egli ha invitato a resistere alla tentazione di riconoscere alle pur straordinarie caratteristiche della Rete «capacità nomopoietiche tali da accreditare senz’altro la comparsa di un nuovo, autonomo e, secondo taluni, fondamentale diritto individuale, identificabile con quello di accedere al mezzo»[1]. La rilevanza costituzionale di Internet comincia e finisce nel suo essere strumento, come tale «connotato dalla stessa libertà di qualsiasi altro mezzo idoneo ed efficace per l’esercizio di diritti costituzionalmente guarentigiati». Ciò significa che la natura servente di Internet non muta, e non deve mutare, qualunque sia la tipologia dei diritti che la Rete si accinge a servire (civili, politici, sociali, economici); ed anche quando l’accesso ad essa valga a contribuire alla rimozione degli «ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3, comm 2, Cost.)”»[2].

Mai come oggi questo assunto si manifesta in tutta la sua esattezza, sobrietà, lungimiranza.

Eppure, allo stesso tempo, mai come oggi si ha la sensazione che qualcosa non torni.

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ilpedante

Un culto di morte

di Il Pedante

Nighthawks by Edward Hopper 1942I do not believe that a nation dies save by suicide. To the very last every problem is a problem of will; and if we will we can be whole.

(G.K. Chesterton)

I.

Non è facile commentare il periodo che stiamo attraversando. Mentre i più lo traducono nelle cronache e nei bollettini sanitari di una malattia che circolerebbe dall'inizio dell'anno, qualche avanguardia critica si spinge a denunciare gli errori con cui sarebbe stata gestita la collegata emergenza. È però ormai evidente che le reazioni e i pensieri innescati dalla patologia virale, su cui pure si fissa disciplinatamente il dibattito, evidenziano le piaghe di una patologia antropologica più vasta da cui emergono i limiti, se non forse anche la fine, di un intero modello antropologico e sociale.

Per restare nel dominio semantico che tiene banco, prima di valutare le cause e i rimedi occorre dare una chiara descrizione dei sintomi. In punto di fatto, la sospensione delle attività sociali oggi imposta per arginare la trasmissione di un virus non ha precedenti in tempi di pace e forse anche di guerra, scaricandosi ora l'intero potenziale offensivo e difensivo dello Stato sulla sola popolazione civile. Il combinato delle misure in vigore ha creato le condizioni di un esperimento, inedito per radicalità e capillarità, di demolizione controllata del tessuto sociale che parte dai suoi atomi per diramarsi verso la struttura. Alla base sono colpiti gli individui: terrorizzati dall'infezione e dalle sanzioni, braccati nella quotidianità con un accanimento e un dispiegamento di mezzi che è raro riscontrare nella repressione dei crimini più efferati, segregati tra le mura domestiche, allontanati dai propri cari, isolati nella malattia e nella morte, istigati alla delazione e al terrore - quando non direttamente all'odio - del prossimo, privati dei conforti della religione, senza istruzione, costretti alla disoccupazione e a vivere dei propri risparmi nell'attesa di un'elemosina di Stato, stipati come bestie in batteria e ridotti ad abitare il mondo attraverso gli ologrammi gracchianti di un telefonino.

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giap3

«Io non ho il minimo dubbio»

Il fallimento comunicativo di scienziati ed «esperti» nei giorni del Covid-19

di Roberto Salerno*

pedone 1Sembra semplice: un virus ha fatto il salto di specie e da un animale si è trasferito all’essere umano. Appartiene alla famiglia dei coronavirus, diversa da quella dei virus influenzali. Per attaccare gli organi umani deve usare una delle tante cavità presenti nel nostro corpo: bocca, occhi, naso, ecc. Nel nostro organismo può entrare in due modi: o direttamente, grazie a un soggetto infetto che parlando emette goccioline che finiscono in una delle nostre cavità; oppure indirettamente, attraverso le nostre mani, se toccano prima una superficie infetta e poi una delle nostre cavità.

Su queste semplici affermazioni non esistono pareri discordi. Meglio segnarsele, perché sono le uniche.

Nel percorso da queste acquisizioni ai provvedimenti che hanno incatenato l’Italia e – con varie gradazioni e sfumature – il 75% dell’intero pianeta, la scienza ha offerto uno spettacolo di sé abbastanza desolante. Anzi no, non la scienza, poveretta, ma coloro che ritengono di “possederla”, e cioè un nugolo di persone che a vario titolo si ritengono – e vengono riconosciuti come – scienziati.

 

1. Medici, virologi, immunologi: poca roba, è un’ecatombe, pfui, moriremo tutti

Hanno cominciato i medici. Senza per forza arrivare ai casi che vi sono subito venuti in mente, e che afferiscono più allo show business politico-mediatico che alla scienza, possiamo notare che tra Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano, che dice «non voglio sminuire ma la sua (del virus) problematica rimane appena superiore all’influenza stagionale», e Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia del policlinico di Padova, secondo cui «la mortalità è la stessa dell’influenza spagnola del 1918 che ha fatto milioni di vittime», ci sono tante posizioni quanti sono coloro che frequentano gli ospedali.

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ilpungolorosso

Pandemia, prevenzione e fase 2

di Ense

Banksy Swinger Building Detail 1Nell’alluvione di “informazioni” e numeri diffusi dal governo Conte e dai mass media per allarmare o rassicurare, manca sempre un ragionamento sulla prevenzione di questa epidemia e sulla preparazione a contrastarne gli effetti. Già: una scienza medica che si occupi della prevenzione delle malattie e, prima ancora, della preservazione della salute come bene collettivo, sociale … è questa la grande assente. Ma se non vogliamo essere carne da macello, ora che Covindustria e governo Conte hanno decretato la “fase 2” con la riapertura di tutto, dobbiamo tornare ad impugnare quest’arma. E su questa strada andare fino in fondo.

E dunque, visto che non ne parla nessuno, mentre è questa la questione-chiave, parliamo di prevenzione. E per farlo in modo adeguato, ci avvaliamo del contributo di Giulio Maccacaro, uno degli illustri compagni del passato che sono poco conosciuti, ma i cui scritti sono di strettissima attualità.

Maccacaro era uno scienziato, un medico, un insegnante, uno dei fondatori di Medicina Democratica, il fondatore della rivista Sapere, che indagava i rapporti tra scienza e potere, e sostenne la necessità del controllo sociale, cioe’ del controllo operaio, dei lavoratori sullo sviluppo della scienza in generale e della scienza medica in particolare.

In questo articolo toccheremo tre punti:

  • cosa significa prevenzione;
  • come mai non sono state attuate misure di prevenzione di questa pandemia;
  • in una seconda parte dell’articolo, che seguirà, affronteremo quali compiti ci aspettano, come movimenti di lotta e come classe operaia, per candidarci a cambiare il nostro destino anche su questo terreno.

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sinistra

Quarantena e distanza sociale dalla spagnola al coronavirus

di Stefano Latino

20200420indiani 640 ori crop master 0x0 640x360Spagnola 1918-1919

La mia formazione, di marcata impronta storica, mi ha spinto a ragionare attorno ad alcune pandemie del passato, in particolare l’influenza spagnola del 1918-1919, per cercare analogie e differenze con l’attuale covid-19. Mi propongo di riformulare la retorica della “centralità” delle misure di controllo sociale e delle quarantene nella gestione di questo tipo di emergenze a partire dai dati storici e da alcune considerazioni sulla gestione iniziale del covid-19 in Italia. La pandemia del 1918-1919 e quella del 2019-2020 appartengono a due ceppi virali differenti: influenza di tipo A-H1N1 la prima, mentre la seconda è compresa nella famiglia dei coronavirus. L’elemento principale che esse hanno in comune è il tipo di diffusione, che avviene per via aerea. Inoltre, la sintomatologia presenta esiti simili, con la morte che sopraggiunge a causa di una polmonite grave. Entrambi i virus hanno effettuato un percorso simile, in quanto derivano da un “salto di specie” dagli animali all’uomo: probabilmente una ricombinazione di agenti patogeni provenienti da suini e uccelli nel caso della spagnola, mentre da pipistrelli per quanto riguarda il covid-19. Detto ciò, va tenuta in considerazione la velocità di propagazione del contagio, che pare enormemente più alta nel caso della spagnola, poiché si stima che essa colpì un terzo della popolazione mondiale dell’epoca, provocando, secondo varie stime, dai 20 ai 100 milioni di morti.1 Cifre che oggi sembrano pura distopia, anche nelle previsioni più catastrofiste, se applicate al coronavirus odierno. La tragedia di cento anni fa è spiegata anche dal contesto storico in cui agì la pandemia, con l’umanità prostrata dalla Prima guerra mondiale che stava volgendo al termine.

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giap3

Ammalarsi di paura

di Stefania Consigliere e Cristina Zavaroni*

L’«effetto nocebo» dello #stareincasa e della malainformazione sul coronavirus

ammalarsidipaura[Sono trascorsi due mesi e mezzo da quando i giornali hanno dato la notizia del primo morto italiano per coronavirus, interrompendo la lunga serie di titoli dedicati a Renzi e alle liti di governo.

«Virus, il Nord nella paura», tuonava la prima pagina di Repubblica del 22 febbraio.

Da quel momento, i media italiani a reti unificate e la retorica dei governanti non hanno più smesso di ingigantire quella paura, di trasformarla in terrore, e soprattutto di renderla nociva.

Abbiamo a lungo ragionato sugli effetti e gli scopi di questa manipolazione delle nostre fobie, ma ancora non ci siamo soffermati a sufficienza sull’ipotesi che quei timori – ben comprensibili di fronte a una pandemia – siano diventati a loro volta un morbo, una patologia che s’è aggiunta al Covid19, abbassando le difese immunitarie della popolazione e rendendo il contagio più grave.

In svariati commenti ai post di queste settimane è emersa l’idea che l’esercito in strada, i toni dei ministri, la scelta e la presentazione dei dati, le homepage dei giornali abbiano contribuito a farci – letteralmente – ammalare di paura.

Questo articolo, scritto appositamente per Giap, affronta la questione dal punto di vista dell’antropologia medica e dello studio scientifico sull’effetto placebo e il suo contrario: l’effetto nocebo. WM]

* * * *

0. Il Covid-19 come macchina di visione

La migliore filosofia della nostra epoca lo insegna da anni: la grande partizione fra natura e cultura, fra regno dell’oggettività e regno dei desideri, non è che un costrutto moderno. Nell’impero del rilevamento e dei big data lo abbiamo (ri)scoperto a nostro danno: i fatti neutri non esistono; nessun dato è semplicemente “dato”, ogni dato è l’esito di una scelta osservativa, di un’interpretazione, di un’intenzione, di una politica.

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sinistra

Complottology

di Daniele Gullì

inbound9223149293578330536 570x350I fenomeni sociali sono frutto dell’azione umana, ma non della progettazione umana.” Adam Ferguson

Sono cresciuto guardando X-Files, Fox Mulder era il mio guru. In edicola compravo X-Factor - rivista che si occupava di enigmi, misteri, Ufo e fenomeni paranormali - e in età adolescenziale leggevo libri come Impronte Degli Dei e Il Mistero di Orione. Insomma, ho sempre avuto una perversa attrazione per le cosiddette realtà alternative. Non è nelle mie corde, quindi, approcciarmi, anche alla più stramba delle teorie, con pregiudizio e puzza sotto il naso. Anzi, per mio cruccio, tendo ad appassionarmene a tal punto da finire per conoscerla meglio di chi la diffonde compulsivamente.

 

Approccio dicotomico e mortificazione del confronto

Ho ritenuto necessaria questa premessa per svincolarmi preventivamente dalla semplicistica quanto generalizzata logica del tifo da squadra. La smania di assegnare le persone a compagini contrapposte - Guelfi vs Ghibellini, Buoni vs Cattivi o, come in questo caso, Complottisti vsManipolati dal Potere - svilisce ogni discussione. Pensiamo, ad esempio, all’attualissima, quanto degradante, discussione sui vaccini. Porsi delle domande in merito alle politiche nazionali sull’obbligo vaccinale, senza però buttare alle ortiche le conquiste umane in campo medico-sanitario, sembra diventato impossibile. Il polverone alzato dalle orde di NoVax per cui i vaccini non sarebbero altro che veleni iniettati per rimpolpare le casse di Big-Farm, e magari togliere di mezzo qualche poveraccio, inquina ogni ragionamento che voglia svincolarsi dalla contrapposizione dualistica.

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scienzainrete

Covid sfida la scienza ad aprirsi alla società e alla complessità

di Fabrizio Bianchi, Liliana Cori, Luigi Pellizzoni

5192513 0900 coronavirus italyLe ipotesi ai tempi del Coronavirus sono un capitolo affascinante e potrebbero dare origine a un’enciclopedia praticamente infinita. Danno conto di una grande vivacità intellettuale, del desiderio di molti di contribuire a trovare soluzioni per uscire dalla crisi e si alimentano su una circolazione vorticosa di informazioni. Le ipotesi emergono, vengono moltiplicate, talune rimangono sospese, altre discusse perché confermano convinzioni consolidate o le ribaltano a sorpresa, sollecitano reazioni o smuovono emozioni. E in questo periodo la necessità di attrarre l’attenzione è massima, perché si parla sempre e solo dell’emergenza in corso, e chi accede ai media tradizionali o ai social lo fa per avere notizie, capire gli andamenti, immaginare le prospettive. Lo testimonia l’enorme ascolto del bollettino quotidiano delle 18 della Protezione Civile, che ha fatto familiarizzare i più con materie quali l’epidemiologia, la virologia, la modellistica.

D’altra parte, i media, si sa, vanno alla ricerca di emozioni e sollecitano aspettative, e spesso aumentano la percezione del rischio, l’incertezza e la paura, come abbiamo scritto qui. I ricercatori sono sollecitati a dare risultati nuovi e le ipotesi si moltiplicano, si accumulano, si modificano con velocità straordinaria, soprattutto quando donne e uomini di scienza vengono interpellati come esperti, devono quindi rispondere su tanti aspetti diversi da quelli che hanno coltivato a fondo, e le loro idee vengono proiettate in diretta nell’agone delle decisioni politiche.

La scienza è presente nel dibattito, i cittadini e i portatori dei diversi interessi si affacciano e prendono la parola, e l’occasione va colta al volo per aprire ancora di più la scienza al dialogo con la società, sulle domande di ricerca, sulla genesi e l’uso delle ipotesi.

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ecologiapolitica

Le FAQ del governo sulla «Fase 2»: benvenuti in Assurdistan!

di Wu Ming

life of brian banner1 minLe Frequently Asked Questions – o meglio, le risposte alle Frequently Asked Questions – si scrivono quando si deve chiarire una questione o fornire una sintesi rapida e leggibile di un testo molto complesso, quale può essere un decreto. A volte, però, una questione è talmente male impostata, un testo talmente mal concepito e mal scritto da rendere un chiarimento impossibile. In casi del genere, il ricorso alle FAQ può solo alimentare arzigogolio e fare più confusione di prima.

Abbiamo letto le FAQ che dovrebbero chiarire i contenuti del Dpcm del 26 aprile. Provengono dal governo, ma sono prive di qualunque intestazione – ennesima prova di sciatteria. Sono pubblicate da tutti i giornali e siti di informazione. Contengono assurdità, contraddizioni eclatanti e vere e proprie schifezze. Qui ci limitiamo a isolare due questioni.

 

Tieni l’albero genealogico a portata di mano

Chi sono i «congiunti» e «affetti stabili» a cui potremo fare visita?

«L’ambito cui può riferirsi la dizione “congiunti” può indirettamente ricavarsi, sistematicamente, dalle norme sulla parentela e affinità, nonché dalla giurisprudenza in tema di responsabilità civile. Alla luce di questi riferimenti, deve ritenersi che i “congiunti” cui fa riferimento il DPCM ricomprendano: i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge).»

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Peste e Rabbia

di Charles Reeve

ReeveCome possiamo incrociare e fare entrare in risonanza le riflessioni sullo strano e singolare periodo in cui viviamo? Un periodo che, a causa del suo lato tragico, mostra in rilievo evidenziandole le debolezze e i limiti del sistema capitalista globalizzato che, solo ieri, venivano viste come se fossero espressione della sua forza e del suo potere. Sottoposti a un discorso tossico, come in un loop, siamo bloccati nel presente da un'atmosfera ansiogena, impotenti a causa del nostro stesso isolamento. Ci sentiamo come minacciati in un mondo in cui qualsiasi oggetto o individuo viene percepito come ostile, come causa di morte. Le relazioni umane stesse vengono minate dal pericolo. Le statistiche e le curve degli «specialisti» della morte vengono seguite come quelle del mercato azionario, sommergendoci e sopraffacendoci; vengono ad aggiungersi alle spiegazioni complottistiche, alle speculazioni e alle presunte certezze che vorrebbero rassicurarci. È in una tale magma che lo spirito critico si deve aprire una strada. Solo cercando di esercitarlo, riusciremo a raggiungere l'unica via d'uscita verso l'aria libera e a superare così la rassegnazione del pensiero di fronte alla paura.

Sembrava che la rimozione dell'idea della morte fosse ben consolidata ormai nelle società ricche, cancellata dal culto del benessere e dal mito del progresso, dell'individuo che domina la natura. Ora, la tempesta del progresso non è altro che la distruzione di ciò che è vivente; qualcosa che era già temuto, anche un secolo fa, dai nemici dell'ideologia produttivistica, tra cui Walter Benjamin e altri emancipatori «pessimisti».

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Spillover, siamo tutti responsabili

di Alba Vastano

37c73820 4127 40ae b77f 3c90704667c1 1.ef4f973437f261b165361ca200676b7cQuanta responsabilità ha avuto ed ha nell’espandersi di un’ epidemia, fino alla drammatica realtà che l’ha trasformata in una pandemia, la mano devastante delle opere umane sulla natura? La questione ci tocca tutti ed è oggettiva. Così la definisce sul ‘New York Times’, David Quemman il ricercatore, saggista scientifico, autore del saggio Spillover: “Siamo stati noi a generare l’epidemia di Coronavirus. Potrebbe essere iniziata da un pipistrello in una grotta, ma è stata l’attività umana a scatenarla”. Un j’accuse forte che dobbiamo riconoscere e umilmente incassare. Siamo un po’ tutti responsabili di questo nuovo flagello.

* * * *

Non vengono da un altro pianeta e non nascono dal nulla. I responsabili della prossima pandemia sono già tra noi. Sono virus che oggi colpiscono gli animali, ma che potrebbero da un momento all’altro fare un salto di specie , uno spillover in gergo tecnico, e colpire anche gli esseri umani”.

Previsione oculata che oggi è una drammatica realtà a causa della pandemia che ha messo in ginocchio il mondo. Ne scrive David Quammen, autore di saggi scientifici, nel suo libro ‘Spillover’ del 2012 (ed. Gli Adelphi). Un saggio che ha impegnato l’autore per ben 6 anni. Un tempo che l’ha portato in giro per il mondo, al seguito di scienziati ricercatori, nelle foreste congolesi, così come nelle fattorie australiane e nei mercati delle mega-città cinesi. Lo scopo di questo lunghissimo girovagare? La ricerca della prova di un fenomeno scientifico, la zoonosi, la patologia legata al passaggio di un virus da alcune specie di animali all’ospite umano e le fenomenologie conseguenti ai danni della salute. Avviene quindi lo spillover, una fuoriuscita del virus da una specie animale al passaggio a quella umana.

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paginauno

Covid19 Lockdown

di Giovanna Cracco

Screenshot from 2020 05 03 15 02 29Un rapporto dei servizi segreti, indirizzato alla presidenza del Consiglio e ai ministri competenti, segnala la possibilità di problemi di ordine pubblico nel Sud Italia nel caso l’epidemia da coronavirus dovesse allargarsi anche a quella parte del Paese. È ciò che riporta Fabio Martini in un articolo pubblicato il 26 marzo su La Stampa (1). “Si tratta di un report top secret” scrive Martini, “ma da quel che trapela il pericolo segnalato è quello di un’escalation, che partendo dalla fragilità e dal possibile collasso delle strutture ospedaliere, possa portare inizialmente a ribellioni legate alla carenza di assistenza e aggravate davanti a casi di «raccomandazioni», che in alcune realtà hanno una loro consistenza. E l’ultimo anello di questa escalation nel Sud potrebbe determinarsi con interferenze sempre possibili da parte della criminalità organizzata”.

Lo stesso giorno su Repubblica, edizione Palermo, Claudia Brunetto e Francesco Patané segnalano un “pomeriggio di tensione all’interno del supermercato Lidl di viale Regione Siciliana per il tentativo di una quindicina di persone di scappare con i carrelli pieni senza pagare la spesa […] sul posto sia polizia che carabinieri hanno ricondotto alla ragione la quindicina di clienti […] Si tratta di famiglie palermitane provenienti dal Cep, dallo Zen e da Cruillas che dopo una lunga trattativa con le forze dell’ordine hanno ammesso di non avere più soldi per pagare la spesa perché rimaste senza possibilità di lavorare dopo l’inizio della quarantena. Carabinieri e polizia sono riusciti a convincere le famiglie in difficoltà a lasciare la merce nel supermercato. Nessuno è stato denunciato” (2).

Come si è potuti arrivare a questa situazione, per di più in un tempo decisamente breve (3), in una liberaldemocrazia a capitalismo avanzato del XXI secolo?

 

Legge, disciplina, sicurezza

L’epidemia da coronavirus ha prodotto, sui quotidiani e in rete, una serie di analisi e riflessioni che ne hanno seguito l’evoluzione, modificando anche nel tempo la chiave di lettura, com’è normale che sia quando si cerca di capire una situazione nuova e in divenire.

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il rasoio di occam

La peste e lo Stato

di Alberto Toscano

Screenshot from 2020 04 29 12 24 40La crisi pandemica ha generato un diffuso desiderio di stato e di autorità. Ma per filtrare questo desiderio imponendo un nuovo bisogno collettivo di salute occorre rivolgersi alle tradizioni di ciò che potremmo chiamare “dualismo del biopotere”, vale a dire ai tentativi di appropriarsi politicamente di quegli aspetti della riproduzione sociale, dalle abitazioni alla medicina, che lo stato e il capitale hanno abbandonato o reso insopportabilmente “esclusivi”

È un luogo comune commentare le più diverse crisi notando la loro capacità di rivelare, in un istante, ciò che l'apparentemente fluida riproduzione dello status quo lascia inosservato, di portare in primo piano ciò che è dietro le quinte, di rovesciare la scala delle priorità etc. Il carattere, la durata e le dimensioni del SARS-CoV-2/Covid-19 sono una illustrazione particolarmente efficace di questa vecchia, “apocalittica”, verità. Dalla esposizione “differenziale” alla morte creata dal capitalismo razziale alla nuova ribalta conquistata dal lavoro di cura, dall'attenzione alle condizioni letali della vita carceraria alla diminuzione, visibile a occhio nudo, dell'inquinamento, le “rivelazioni” catalizzate dalla pandemia sembrano grandi tanto quanto il suo impatto sulle nostre relazioni di produzione e riproduzione sociale.

La dimensione politica della nostra vita collettiva non fa eccezione. Dilagano stati di emergenza, nascono vere e proprie dittature sanitarie (egregiamente in Ungheria), una emergenza che è di sanità pubblica viene militarizzata, e ciò che The Economist soprannomina “coronopticon” è variamente testato su popolazioni in preda al panico[i].

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ettoreguarnaccia

Coronavirus Fase 2: analisi di app “Immuni” e contact tracing, scenari e rischi

di Ettore Guarnaccia

Diverse persone preoccupate mi hanno chiesto un parere sulla futura app “Immuni” e sul sistema di contact tracing. Dopo una veloce analisi delle informazioni attualmente disponibili, riporto alcuni scenari e i principali rischi per la sicurezza e la privacy. Come spesso accade, la gestione delle emergenze finisce con il limitare i diritti e le libertà individuali dei cittadini e si scontra con la scarsa comprensione e i limiti della tecnologia

immuni 620x300Con l’ordinanza 10/2020 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il 16 aprile il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, ha disposto la stipula del contratto di acquisizione, dalla società Bending Spoons, dell’app di contact tracing denominata “Immuni”. Il progetto è stato selezionato dalla task force del Ministero dell’Innovazione per supportare la politica nella lotta al Coronavirus, quindi proposto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dalla ministra Paola Pisano il 10 aprile e sottoposto al vaglio della task force guidata da Vittorio Colao per gestire la ripartenza e tenere sotto controllo la diffusione del virus nella cosiddetta “Fase 2”. Stando a quanto finora dichiarato, la cessione della licenza d’uso del software e l’appalto del servizio avverranno a titolo gratuito, e Bending Spoons si impegnerà a fornire anche gli aggiornamenti necessari nel corso dei mesi.

L’app non è ancora disponibile e, stando alle dichiarazioni finora rilasciate, non sarà resa obbligatoria, ma scaricabile volontariamente, quantomeno fino a diversa disposizione da parte del governo.

 

Cosa contiene l’ordinanza?

L’ordinanza afferma che il sistema di contact tracing può aiutare a identificare individui potenzialmente infetti prima che emergano sintomi e può impedire la trasmissione successiva.

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effimera

COVID-19 e human tracking

di Giorgio Griziotti[1]

human tracking 2Il fine di questo documento è di scattare un’istantanea dell’uso delle tecnologie mobili di tracking e contact tracing nella lotta per il contenimento del contagio nel corso della pandemia Covid 19 nel momento in cui stanno per essere introdotte in Italia, in Francia ed in altri paesi europei. Cercheremo inoltre di mettere in evidenza le problematiche connesse e legate all’uso ed alla diffusione di tecniche di sorveglianza di massa.

Bisogna chiedersi innanzitutto se, nella svolta innescata dall’emergenza pandemica, il quadro d’interpretazione dei sistemi socio-tecnologici della società digitale sia da collegare alle dinamiche preesistenti. O addirittura diventi un’opportunità quando non un pretesto per concretizzarne alcune.

A questo proposito la prima questione riguarda la raccolta dati e l’enfatizzazione di una presunta onnipotenza dei big data, anche quando questo non pare giustificato. Nella proliferazione di comparativi fra dati della pandemia in provenienza da diversi paesi ci sono forti interrogativi che riguardano la qualità e l’omogeneità dei dati stessi Spesso, anche all’interno dell’Europa stessa, la raccolta dati ha messo in evidenza, nell’apice della crisi ed in diversi paesi, gravi carenze ed imprecisioni. C’è inoltre il forte sospetto che in certi casi i metodi di misura non siano omogenei, come per esempio quelli del conteggio delle vittime dell’epidemia.

In questo quadro emerge anche la problematica delle applicazioni mobili COVID-1.

Sin dal mese di febbraio 2020 in alcuni paesi asiatici sono state sviluppate e diffuse applicazioni software mobili progettate per facilitare in vari modi il controllo dei processi di propagazione tramite i contatti o la vicinanza con persone contagiate e l’identificazione di persone a rischio.

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quieora

Ricordo dell’imprevedibile

di Vicente Barbarroja

Untitled 1 2000x1200Egli la sorpassò, e fu solo; vide nella città il deserto.

Ossa di case erano nel deserto, e spettri di case; coi portoni chiusi, le finestre chiuse, i negozi chiusi.

Il sole del deserto splendeva sulla città invernale. L’inverno era come non era più stato dal 1908, e il deserto era come non era mai stato in nessun luogo del mondo.

Non era come in Africa, e nemmeno come in Australia, non era né di sabbia né di pietre, e tuttavia era com’è in tutto il mondo. Era com’è anche in mezzo a una camera.

Un uomo entra. Ed entra nel deserto.

ELIO VITTORINI, Uomini e no

  1. Domande sulla guerra in corso. Potremo toglierci un giorno le nostre maschere? Il mondo ritornerà, ma non sarà più lo stesso; l’esistenza cambierà, ma intorno al dolore e alla morte, al centro rimarranno l’amicizia e l’amore. Con il Covid19, la terra richiede espressioni di un’azione concertata che brillino con semplicità come con intelligenza, audacia, tenacia … alla fine della notte. Legami cospirativi che si diffondono come un virus, frammento per frammento, mondialmente?

Da quando è iniziata la quarantena, mi vengono in mente due fumetti premonitori. Nausicaä della valle del vento, di Miyazaki e I giardini di Edena, di Moebius. Come un ricordo dell’imprevedibile. Due storie illustrate, due immagini in cui il mondo era diventato irrespirabile e la necessità di una maschera per difendersi dall’infezione polmonare inevitabile.