Green pass. Compagni, bisogna scegliere: collaborare o disobbedire
di Marco Craviolatti*
L’obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.
Lorenzo Milani
Disagio, malessere, nella testa e nello stomaco: incontro pubblico tra gi storici Alessandro Barbero e Angelo D’Orsi, ottimo candidato alle elezioni di Torino che ha unificato almeno parte dei comunisti locali. Alle porte del cinema, giovani militanti controllano zelanti i lasciapassare “verdi”, in coda decine di persone, volti noti, la mia “famiglia” ideologica e perfino antropologica, attendono pazienti con il QR pronto, senza un commento, una critica, nemmeno rassegnati, semmai pacificati. Il lasciapassare è la nuova normalità.
Stessa sensazione due giorni dopo a teatro, spettacolo dello stesso D’Orsi e della band Primule rosse sulla vita di Gramsci, lo stomaco si contorce e per un attimo immagino Gramsci lì in coda addomesticato con il lasciapassare in mano. E poi di nuovo al Festival delle migrazioni, dove “nessuno è clandestino”, dove si è solidali con i “sans papier”, ma qui sans papier sei clandestino e non entri. E poi la grigliata alla storica e accogliente Casa del popolo di Chieri, un messaggio: ”mi spiace ma non puoi partecipare. Mi spiace ma queste regole non sono solo individuali e come collettivo non possiamo assumerci le conseguenze di violarle”.
Basta compagni, basta veramente, non possiamo accettare passivamente (e spesso anche approvare) uno strumento di discriminazione ed esclusione privo di qualsiasi fondata ragione sanitaria, un esperimento di controllo sociale applicato con questa pervasività e gravità solo in Italia tra l’intero mondo, che potrebbe segnare un prima e un dopo sui libri di storia. Prima i diritti civili e sociali almeno sulla carta erano garantiti a tutti, potevano essere rivendicati da tutti e per tutti, dopo non più. Possono i “socialisti” accettarlo? Disturbano i paragoni impropri con le leggi razziali e l’apartheid, ma è forse più tollerabile che invece di razza e pelle si tratti oggi del proprio corpo, del libero arbitrio su quanto abbiamo di più prezioso? Non è di chiarezza lampante che se la piena cittadinanza è subordinata a condizionalità arbitrarie queste potranno essere indefinitamente modificate ed estese? Domani la terza dose, poi i 14 vaccini tradizionali, poi la tassa sul macinato, poi le emissioni di CO2, poi l’oro alla patria, poi la partecipazione al sabato fascista, poi, poi, poi.
Per favore, non nascondiamoci dietro al dito che basta fare il tampone, e non perdiamoci nelle estenuanti discussioni sul virus a cui ognuno di noi si è già sottoposto a sfinimento, con sensibilità diverse legate ad esperienze, condizioni di salute, paure (sempre da rispettare anche quando irrazionali). Al succo, le condizioni date sono chiare: terapie geniche innovative e complesse, certo promettenti per gli sviluppi della medicina, sono state assimilate nel linguaggio pubblico ai vaccini tradizionali e sull’onda di un’emergenza accentuata senza sosta dai media ne è stata disposta la somministrazione di massa, di fatto una sperimentazione dagli esiti tuttora incerti e non definitivi. Ci auguriamo tutti che i profeti di sventura abbiano torto e che i cantori delle magnifiche sorti e progressive abbiano ragione, anche quando legati alle case farmaceutiche, ma il rapporto rischi-benefici è ancora tutto da valutare, specialmente a lungo termine e in particolare per le fasce di età under 60; anzi, nei bambini e nei giovani sani, sostanzialmente indenni al virus, si moltiplicano già oggi gli indizi che ne sconsigliano l’utilizzo. Infine, tali terapie non bloccano la diffusione del virus (e la selezione di nuove varianti), pertanto non hanno effetto protettivo collettivo. Eppure, a fronte di tale quadro ampiamente incerto, la (già residuale) sinistra ha quasi unanimemente accettato la narrativa dominante e la scelta governativa di emarginare un’ampia fascia di popolazione divergente.
“Ah quindi la pensi come Salvini?”, “Ah complimenti, vai a manifestare con CasaPound”, mi sento ripetere da mesi, da amici che hanno soltanto letto Repubblica, guardato 20 secondi di video con gli immancabili “fascisti” per confermare i propri pregiudizi e ridurre la dissonanza cognitiva, non si sono presi la briga di metterci piede in quelle piazze, spurie, spontaneiste, contraddittorie, dove certo ci sono tentativi di infiltrazione di minoranze organizzate inquietanti, ma dove la stragrande maggioranza è composta da gente “normale”, inquieta, preoccupata, indignata. Che si annusa, si riconosce, si dà forza, si scambia i numeri di telefono e prova a rimanere in contatto al di là delle proprie differenze, a formare nuclei di quella “comunità nella società” di cui ha parlato Giorgio Agamben.
Il problema, compagni, non è che ci sia anche la destra, il problema è che non ci siamo noi! Il che poi non è del tutto vero: molti ci siamo, ma a titolo personale.
Abdico al pudore e lo confesso: oggi mi sento meglio, emotivamente meglio, in quelle piazze contraddittorie, tra persone di cui non conosco i volti, che nei ritrovi della “mia” gente, i ritrovi abituali della sinistra delle buone e tradizionali cause, tra persone conosciute e apprezzate per mille altre ragioni, che ora però sento distanti. Ho provato disagio nell’attimo in cui la massa gioiosa e giovane del Pride, a cui ho spesso partecipato, è sfilata accanto al piccolo e angosciato presidio no green pass: entrambi in fondo rivendicavano diritti e libera scelta per il proprio corpo, ma basta fare l’amore con chi ti pare se poi non puoi neppure andarci al cinema?
E confesso, ancora, che mi sono sorpreso a leggere La Verità e autori cattolici o anche di destra con molto più interesse del Manifesto e dei soliti siti e numi “progressisti”, tranne lodevoli eccezioni come Wu Ming.
E’ un problema solo mio - forse la crisi di mezza età - o interroga una comunità politica?
Come è stata possibile la “cattura” di gran parte della sinistra “radicale” da parte del capitale globale e delle sue armate mediatiche? La narrativa manichea utilizzata è tanto sfacciata quanto falsa: da una parte i responsabili, dall’altra gli egoisti, per il bene della società ti vaccini e fai vaccinare a tappeto perfino i bambini, se al contrario invochi la libertà di scelta sei un menefreghista, sei Corrado Guzzanti che piscia sul divano nei leggendari sketch sulla “casa delle libertà”. Il dubbio è stato bandito, screditato con etichette di stigma, tacciato di insensibilità (“e allora i morti?”), mai dibattuto, nemmeno nei nostri circoli e sezioni.
Non avevamo sufficienti anticorpi di pensiero critico? Dopo le sconfitte nella guerra di classe dall’alto al basso, dopo aver rinunciato al conflitto contro i capitalisti, ci siamo forse accomodati nel rassicurante petaloso politically correct e smesso di studiare, dibattere, pensare dialetticamente tesi e antitesi?
Crediamo ancora allo “Stato etico” che opera per il bene del popolo, che impone limitazioni delle libertà perché strettamente necessarie al bene collettivo? Anche se governato direttamente dal capitalismo globale? Che per proteggerci trasferisce su simulacri digitali - e quindi inibisce - le relazioni umane indispensabili a conoscersi, evolversi, organizzarsi, lottare, fatte di pelle, sguardi, odore, calore. Che determina un ulteriore colossale spostamento di ricchezza da lavoratori e piccole e medie imprese ai grandi capitali internazionali.
Eppure gli indizi di malafede, dolo, vero e proprio crimine, sono stati presto e vieppiù evidenti, tra tutti il clamoroso boicottaggio dall’alto delle cure domiciliari precoci: anche i muri ormai sanno che intervenendo nelle prime fasi della malattia e bloccando l’infiammazione con medicinali ordinari ed economici si abbattono drasticamente le ospedalizzazioni e le morti, eppure ancora oggi il protocollo ministeriale dispone “tachipirina e vigile attesa”, l’unico antipiretico da banco senza attività antinfiammatoria!
A giorni assisteremo a un ulteriore spaventoso salto di qualità, già sperimentato da personale sanitario e scolastico, il lasciapassare come condizione di sopravvivenza economica di tutto il mondo del lavoro.
Più ci avviciniamo al 15 ottobre, più il mio malessere aumenta, e aumenta, e aumenta. Non è una preoccupazione pratica, a differenza di molti posso resistere senza stipendio per un periodo ragionevolmente lungo. E’ che, ancor più che per la politica, non mi sento più a casa. La CGIL è sempre stata la mia casa, sono iscritto dal primo giorno di lavoro, nonostante il fegato spesso amaro e tutte le critiche feroci che dall’interno non ho mai risparmiato. E’ l’ultima grande organizzazione di massa rimasta in Italia e fra pochi giorni milioni di lavoratori dovranno cedere al ricatto di una terapia “facoltativa” o rimanere senza stipendio. E? E? Nessuno sciopero generale? Nessuna manifestazione oceanica al Circo Massimo? Nessuna forma di resistenza? Almeno di mutualismo? “Sarebbe meglio l’obbligo” (opinabile), “Ci vorrebbero i tamponi gratis” (irrilevante)… fine così, amen, discutiamo pure pacatamente con il governo di altro più importante, entriamo pure in una nuova pericolosa fase della storia contemporanea senza muovere dito. Qualcuno ha già reagito con sconcerto e rabbia, dando disdetta e cercando qualche sindacatino più combattivo, si salva la coscienza e risparmia un po’ di bile, non è poco in effetti.
Ma qui veniamo alle buone notizie: il dubbio, il dissenso, la critica sono molto più diffusi di quanto si è sinora manifestato. In quelle piazze ho incontrato anche molta della “nostra” gente. Sulle chat del sindacato molti iscritti sono allarmati e arrabbiati, spesso gli attivisti più vivaci e curiosi, a fronte dei soliti conformisti sempre allineati. Militanti dei partitini di sinistra cominciano a esprimere insoddisfazione e dissenso per la linea di fatto “governista” delle loro segreterie. Molti oppositori peraltro sono vaccinati.
C’è un potenziale elevato di resistenza, ancora sotto traccia, timido, spesso timoroso di essere bollato come egoista, o magari fascista.
Perché da potenza si trasformi in atto serve una cosa sola: esplicitare la possibilità, anzi la necessità di opporsi. Nominare e promuovere la lotta sociale, politica e sindacale contro il lasciapassare. Diffondere le parole d’ordine di quella lotta: boicottaggio, disobbedienza, obiezione di coscienza.
E’ semplice, basta rifiutare di richiedere e di mostrare il lasciapassare.
Nella vita sociale è sufficiente evitare i luoghi e le attività in cui è richiesto e moltiplicare le occasioni di convivialità, cultura, sport che ne sono libere. Non più di nascosto, dall’ingresso sul retro, o con il pass di un amico, ma alla luce del sole. Il rischio a cui ci si espone è limitato, sanzioni pecuniarie, peraltro impugnabili, niente di paragonabile alle gravi conseguenze penali di molte lotte del passato. Ma certo i gestori di attività e i promotori di iniziative pubbliche devono prendersi la responsabilità di decidere, mentre applicare diligenti la norma è più facile e apparentemente esime dal scegliere.
Nei luoghi di lavoro si gioca la partita fondamentale e gli esiti si determineranno in pochi giorni a partire dal 15 ottobre. Se milioni di persone si presenteranno al lavoro senza lasciapassare e saranno rispedite a casa molte attività private e servizi pubblici saranno gravemente compromessi, i disagi enormi, Confindustria allarmata, il governo sollecitato a mettere pezze. In quei giorni potrebbe astenersi anche il personale scolastico, che al momento ha continuato in gran parte a lavorare per senso di responsabilità verso gli allievi. Si tratterebbe di una sorta di sciopero generale a oltranza, con la possibilità supplementare per ogni singolo lavoratore di presentarsi di tanto in tanto con il lasciapassare, a macchia di leopardo, lavorare due giorni e stare nuovamente a casa, aumentando il caos per l’impossibilità di programmare le attività produttive. Sarà preziosa anche l’astensione totale o parziale da parte dei lavoratori in possesso di lasciapassare a lunga scadenza (vaccinati e guariti) che tuttavia sceglieranno di aderire alla protesta, presentandosi ai cancelli senza pass, consapevoli del pericolo di subordinare il diritto al lavoro a requisiti aleatori, che domani potrebbero minacciare anche loro.
Mancano pochi giorni. La comunità socialista, comunista, libertaria, largamente intesa, non può fare finta di niente. Le possibilità di fermare in tempo questa deriva anti-democratica sono elevate, ma non basteranno le chat Telegram di singoli volenterosi, devono esporsi le organizzazioni sociali, politiche, sindacali, o almeno loro forti componenti interne. Non scegliere significa, di fatto, concretamente, collaborare, fare proprie le scelte del governo, accettare la china presa anche per il futuro. E’ tempo di scegliere da che parte stare e agire di conseguenza, collettivamente.
Comments
Che dire? Sottoscrivibile fino all'ultima virgola: ho molto apprezzato l'immagine di Gramsci in coda col suo lasciapassare... la utilizzerò.
Ma a distanza di due mesi nessuno sciopero selvaggio o blocco delle attività, anche perchè lo si sarebbe dovuto almeno organizzare o dargli copertura sindacale, mentre i no pass sono un movimento (?) acefalo e molto disorganizzato.
Tra le persone che conosco e che condividono la mia scelta c'è chi si è fatta sospendere o messa in aspettativa, pensando di poter reggere fino al 31 dicembre, ma già la data si sposta in avanti: marzo? giugno??? sempre????
Chi non ha risorse economiche ha ceduto -con molto disagio e sofferenza emotiva- al ricatto.
La maggioranza, come la sottoscritta, per lo più lavoratori/lavoratrici precarie, affolla le code fuori dalle farmacie, accollandosi per intero i costi, economici, fisici e di tempo perso, di un tampone antigenico di dubbia utilità ai fini sanitari.
Negli ultimi giorni alle code si sono sommate le famiglie con pargoli non vaccinabili che però devono andare in gita, al museo, alla gara sportiva... costi a intero carico delle famiglie.
Le farmacie si fregano le mani e organizzano il tutto spesso in modo opinabile per la sicurezza sanitaria: stamattina due tamponati alla volta, faccia a faccia, pigiati con le due infermiere in un cubicolo -chiuso- di 4 metri cubi. Alle mie rimostranze le infermiere mi hanno implorato di fare reclamo, che non possono continuare a lavorare così.
Il silenzio della sinistra è assordante, e quando non c'è silenzio tocca ascoltare cose inaccettabili da chiunque si dichiari comunista o libertario (vedasi parecchi dei commenti qua sopra): mi farebbe piacere leggere un'analisi di Craviolatti sulla situazione, a distanza di due mesi dal suo scritto.
mi piacerebbe avere qualche analisi e qualche proposta da condividere, ma sono solo un (ex) attivista disorientato e sempre meno lucido. Guardando al futuro, spero, fortissimamente spero, di sbagliarmi. Frullo in modo grossolano letture non sistematiche sull’evoluzione, o sull’involuzione, del capitalismo, e temo che siamo davvero giunti a un punto di svolta, che svuota anche le democrazie liberali, sì sempre vituperate, ma anche perché non abbiamo mai fatto esperienza diretta di sistemi peggiori. Ci mancava la giustizia, ora rischiamo di perdere anche la libertà. L’emergenza è il grimaldello perfetto per un salto d’epoca, e quella sanitaria è un capolavoro che toccando corde profonde e irrazionali ha fatto cenere delle precedenti categorie di valori e ideali, i cattivi diventano i buoni, i buoni cattivi. Capitolando oggi, altre emergenze potranno seguire - già si sta sovrapponendo quella climatica - incontrando resistenze sempre più flebili.
Spero, ma non credo, che abbiano ragione i (ex) compagni che ci accusano di “occuparci di vaccini mentre c’è ben altro più importante”, senza accorgersi che le possibilità di agibilità democratica e mobilitazione si stanno stringendo anche su di loro.
Come diavolo fa la CGIL a proclamare uno sciopero generale senza una sola parola su milioni di persone ricattate e sospese dal posto di lavoro?! Lavoro pubblico per giunta (per ora), con ulteriore scadimento dei servizi offerti alla collettività e ulteriori pretesti a tagliare e privatizzare. Ho ancora sperato di trovare su comunicati, volantini, interviste almeno un richiamo, una parola, fosse pure ipocrita, fosse pure di circostanza, ma nemmeno quella, come se quei lavoratori non esistessero, anzi fosse colpa loro. Le maggioranze si difendono da sé e le minoranze evidentemente si difendono solo se conformi, meritevoli, politically correct (proviamo a definire l'ostilità al greenpass come orientamento sessuale? Magari funziona meglio). Nello stesso giorno dell'annuncio dello sciopero, un’amica insegnante mi mandava faccine festose perché a forza di ciucciare cucchiaini di amici positivi era riuscita a prendersi il Covid, vincendo 6 mesi di green pass e reddito. (E sì, lo farei anch’io).
Ora stanno alzando il livello del ricatto anche contro i miei figli e mi sento come il cinghiale che pur di proteggerli si schianta a testa bassa contro il SUV. Esamino mentalmente ogni possibilità di futuro, le possibili vie di fuga e quelle di attacco, legali e illegali, dicibili e indicibili. Contando almeno nell’imprevedibilità della storia, che per fortuna non è mai scritta e finita, nel bene ma nemmeno nel male.
Una sola cosa mi sento di consigliare: certo la lotta deve essere pubblica e diffusa, in forme e organizzazioni ancora tutte da costruire, ma la precondizione oggi più che mai è quella di essere persone solide, lucide, in pace interiore anche in mezzo alla tempesta. Quindi, innanzitutto, curiamoci individualmente: frequentiamo le persone che ci fanno stare bene, amiamo, alimentiamo la spiritualità in qualsiasi forma ci appartenga, mangiamo bene, ubriachiamoci di arte, musica e bellezza. E’ la Salute nel senso più pieno, non la mera assenza di malattia. E’ un ripiego individualistico? No, è condizione di forza anche collettiva. E in ogni caso girino pure alla larga moralisti, burocrati, commissari politici e censori vari, hanno già fatto abbastanza danni e perso ogni credibilità. Un abbraccio
su facebook ho postato il tuo articolo, ma non sono stato benevolo verso il mondo che descrivi; forse ho esagerato, tu dici cose sensate... non importa, ti mostro lo stesso quel commento, perché temo di pensarla proprio così e perché chissà cosa ne pensi tu...]
quanto sono indietro i pochi di sinistra rimasti; quanto sono spaesati, con i loro kit interpretativi datati, con retorica politica e schemi di lotta che più che caricaturizzare epoche di grandi battaglie, riassumono tempi di grandi presunzioni e misere sconfitte;
questo tizio ha almeno l'onestà intellettuale di denunciare la situazione desolante del suo ambiente e di chiamarsene fuori;
ma quanto sono moralisti, questi nostalgici d'un comunismo che mai fu;
se io sono circondato da vecchi coglioni, non è che continuo a frequentarli incalzandoli o aspettando che si sveglino; il tipo qui sembra invece che non riesca a buttare via il suo vecchio presepe incompleto e sbrecciato; e copia gli argomenti di coloro che hanno aperto gli occhi sul presente; quelli che i suoi "compagni" chiamano spregiativamente "di destra", senza aver capito niente; beh, meglio lui di loro, che sanno al massimo aprirli sul glorioso passato che alla fine non ha impedito questo presente (al contrario);
costui sta forse cominciando a ricredersi sulle asfittiche categorizzazioni proprie della sua gente? sta rendendosi finalmente conto che il nemico non è più quella tabellina che ha imparato a memoria, ma è metamorfico, ed è prima di tutto in noi, nella nostra volontà di non capire e nella nostra paura di non essere più riconosciuti dalla comunità di coglioni in cui ci identifichiamo? - ma più che una comunità, direi un'anonima famiglia allargata, organizzata, senza rendersene conto, con criteri aziendali; e quando andava bene, persino multinazionali; mancava il profitto economico, ma era ben sostituito dalla moneta psichica dell'autocompiacimento ideologico e dell'orgoglio di appartenenza;
dal toccante e interessante articolo tuttavia emerge una bella denuncia di quella sinistra assente, della sua rigidità mentale e della sua spocchia intellettuale;
la sinistra è assente perché è presuntuosa e terrorizzata di perdere la propria identità, o almeno il suo gergo identitario, che difende fino al ridicolo, fino a contraddire se stessa;
parlo della sinistra autentica, non di quella borghese vendutasi al capitale; quella è laida, ma almeno ha uno squallido obiettivo, non troppi cliché, molte paure e poco altro;
vorrei concludere dicendo: "finalmente la gente di sinistra ritrova se stessa!"; e invece mi domando: "la gente di sinistra, è mai stata meglio di così? è mai stata non settaria, non ottusa, non presuntuosa, non arrogante, non gregaria e noiosa e moralista?
persino oggi, che appare moralmente ributtante nel suo non prendere posizione contro una palese deriva totalitaria dopo essersi riempita la bocca per decenni, anacronisticamente, di retorica antifascista tanto per darsi un tono e gratificarsi del coro starnazzante cui apparteneva, persino oggi continua, nell'immoralità esplicita, a sentirsi morale, talmente ha perso il senso della realtà;
il suo materialismo alla fine è lo stesso del suo nemico: Mida; il secondo trasforma tutto in oro e tutto distrugge, il fesso di sinistra, antindividualista e antindividuo, tutto in grigio cemento - e tutto perde;
ecco cosa resta oggi della "sinistra" - di quella stupida autopolarizzazione chiamata sinistra - nel nostro spirito e nella nostra cultura; ecco quali tratti essa, al di là delle sue velleità puerili e delle sottili complicità col potere, ha trasfuso nel capitalismo di quei popoli che se la sono dovuta sorbire:
- il becero integralismo senza fede delle masse,
- lo sterile scientismo elitario della borghesia,
- il trombonismo automatizzato e organico a qualunque establishment dell'intellettuale,
- la desacralizzazione della sensazione, dello spiazzamento poetico, dell'immaginazione,
- l'incapacità di dare valore alla differenza ontologica dell'altro (altro ideologicamente, culturalmente, spiritualmente) e la svalutazione a priori del suo messaggio profondo
- il suo disinteresse per l'umano, qualora non riducibile a categoria strumentale, a idealtipo politico, a slogan megafonabile, a minoranza enfatizzabile, a rituale di piazza o di festival, ad astrazione retorica;
- e il politicamente corretto, ovviamente, cioè la discesa negli inferi tassonomico-burocratici dell'indifferenza; più semplicemente: l'incapacità di distinguere il Bene dal Male e il bello dal brutto; tratto che non origina certo dal suo moralismo, ma dalla sua costituzionale incapacità di cogliere le essenze; o, in un'altra prospettiva, il suo grossolano ed esclusivo uso della dialettica, ridotta a merce unica del pensiero;
non penso che la sinistra sia degenerata; penso che ontologicamente il comunismo sia stato un vettore di decadenza che ha portato allo sfacelo civile desiderato dal capitalismo; non a caso la massoneria è "di sinistra";
i benpensanti idealisti, tra di voi, sono soltano dei nostalgici arenati nella fase iniziale del percorso marxista, che già conteneva in nuce il rovesciamento dei suoi significati e dei suoi valori; non solo non ve ne siete accorti: non sapete di cosa sto parlando;
non importa; vi dico solo questo: erano significati e valori che non stavano in piedi, non cogliendo l'assurdo dell'esistenza, l'irriducibilità del singolo e l'insufficienza dei linguaggi; erano buoni giusto a far convivere un po' di gente senza scannarsi, in qualche posto marginale del mondo per qualche breve periodo; ma in quello la Chiesa vi ha ben surclassati; perché in mezzo a quella gente ha saputo diffondere un dio improbabile che la osservasse e facesse da canale ma anche da cuscinetto, non un codice maniacale e traballante da difendere dalle proprie stesse contraddizioni; la storia del pensiero marxista è una sequela di eresie assorbite dal credo, fino a che il credo non è scoppiato, inondando tutto dei suoi brandelli morti, che hanno nutrito cani, gatti e vermi del capitale
Sul finale invece non sono d’accordo, il socialismo non è ontologicamente destinato alla decadenza, è un prodigioso percorso storico che almeno dalla Comune di Parigi in avanti ha portato i pezzenti al centro della Storia, ha concettualizzato, perseguito e spesso realizzato, seppur con umana approssimazione, giustizia sociale e uguaglianza in forme e misure inimmaginabili per tutta la precedente storia dell’umanità, pur con tutte le sue contraddizioni ha concretamente alleviato la “durezza del vivere” a molte generazioni, con la sua minaccia ha combattuto e attenuato la ferocia del capitalismo. Che infatti ora torna a dilagare moltiplicando disuguaglianze e miseria, rendendo “inutili” le classi medie e qualche miliardo di persone di troppo. Identificare il marxismo con un dogma scolastico rappresenta lo stesso errore commesso (troppo spesso, vero) dai suoi sacerdoti ed ignora la sua valenza libertaria ed emancipativa, ad esempio la liberazione “dal” lavoro oltre che “del” lavoro. Banalmente e concretamente generazioni di sudditi hanno imparato a non levarsi il cappello di fronte al padrone, a fargli paura, qualche volta a vivere senza.
Non sono in grado di immaginare quali forme prenderà il socialismo in futuro, ma senza un pensiero e una prassi che provino a coniugare la libertà individuale e la giustizia sociale non vedo altra prospettiva che la barbarie.
su facebook ho postato il tuo articolo, ma non sono stato benevolo verso il mondo che descrivi; forse ho esagerato, tu dici cose sensate... non importa, ti mostro lo stesso quel commento, perché temo di pensarla proprio così e perché chissà cosa ne pensi tu...]
quanto sono indietro i pochi di sinistra rimasti; quanto sono spaesati, con i loro kit interpretativi datati, con retorica politica e schemi di lotta che più che caricaturizzare epoche di grandi battaglie, riassumono tempi di grandi presunzioni e misere sconfitte;
questo tizio ha almeno l'onestà intellettuale di denunciare la situazione desolante del suo ambiente e di chiamarsene fuori;
ma quanto sono moralisti, questi nostalgici d'un comunismo che mai fu;
se io sono circondato da vecchi coglioni, non è che continuo a frequentarli incalzandoli o aspettando che si sveglino; il tipo qui sembra invece che non riesca a buttare via il suo vecchio presepe incompleto e sbrecciato; e copia gli argomenti di coloro che hanno aperto gli occhi sul presente; quelli che i suoi "compagni" chiamano spregiativamente "di destra", senza aver capito niente; beh, meglio lui di loro, che sanno al massimo aprirli sul glorioso passato che alla fine non ha impedito questo presente (al contrario);
costui sta forse cominciando a ricredersi sulle asfittiche categorizzazioni proprie della sua gente? sta rendendosi finalmente conto che il nemico non è più quella tabellina che ha imparato a memoria, ma è metamorfico, ed è prima di tutto in noi, nella nostra volontà di non capire e nella nostra paura di non essere più riconosciuti dalla comunità di coglioni in cui ci identifichiamo? - ma più che una comunità, direi un'anonima famiglia allargata, organizzata, senza rendersene conto, con criteri aziendali; e quando andava bene, persino multinazionali; mancava il profitto economico, ma era ben sostituito dalla moneta psichica dell'autocompiacimento ideologico e dell'orgoglio di appartenenza;
dal toccante e interessante articolo tuttavia emerge una bella denuncia di quella sinistra assente, della sua rigidità mentale e della sua spocchia intellettuale;
la sinistra è assente perché è presuntuosa e terrorizzata di perdere la propria identità, o almeno il suo gergo identitario, che difende fino al ridicolo, fino a contraddire se stessa;
parlo della sinistra autentica, non di quella borghese vendutasi al capitale; quella è laida, ma almeno ha uno squallido obiettivo, non troppi cliché, molte paure e poco altro;
vorrei concludere dicendo: "finalmente la gente di sinistra ritrova se stessa!"; e invece mi domando: "la gente di sinistra, è mai stata meglio di così? è mai stata non settaria, non ottusa, non presuntuosa, non arrogante, non gregaria e noiosa e moralista?
persino oggi, che appare moralmente ributtante nel suo non prendere posizione contro una palese deriva totalitaria dopo essersi riempita la bocca per decenni, anacronisticamente, di retorica antifascista tanto per darsi un tono e gratificarsi del coro starnazzante cui apparteneva, persino oggi continua, nell'immoralità esplicita, a sentirsi morale, talmente ha perso il senso della realtà;
il suo materialismo alla fine è lo stesso del suo nemico: Mida; il secondo trasforma tutto in oro e tutto distrugge, il fesso di sinistra, antindividualista e antindividuo, tutto in grigio cemento - e tutto perde;
ecco cosa resta oggi della "sinistra" - di quella stupida autopolarizzazione chiamata sinistra - nel nostro spirito e nella nostra cultura; ecco quali tratti essa, al di là delle sue velleità puerili e delle sottili complicità col potere, ha trasfuso nel capitalismo di quei popoli che se la sono dovuta sorbire:
- il becero integralismo senza fede delle masse,
- lo sterile scientismo elitario della borghesia,
- il trombonismo automatizzato e organico a qualunque establishment dell'intellettuale,
- la desacralizzazione della sensazione, dello spiazzamento poetico, dell'immaginazione,
- l'incapacità di dare valore alla differenza ontologica dell'altro (altro ideologicamente, culturalmente, spiritualmente) e la svalutazione a priori del suo messaggio profondo
- il suo disinteresse per l'umano, qualora non riducibile a categoria strumentale, a idealtipo politico, a slogan megafonabile, a minoranza enfatizzabile, a rituale di piazza o di festival, ad astrazione retorica;
- e il politicamente corretto, ovviamente, cioè la discesa negli inferi tassonomico-burocratici dell'indifferenza; più semplicemente: l'incapacità di distinguere il Bene dal Male e il bello dal brutto; tratto che non origina certo dal suo moralismo, ma dalla sua costituzionale incapacità di cogliere le essenze; o, in un'altra prospettiva, il suo grossolano ed esclusivo uso della dialettica, ridotta a merce unica del pensiero;
non penso che la sinistra sia degenerata; penso che ontologicamente il comunismo sia stato un vettore di decadenza che ha portato allo sfacelo civile desiderato dal capitalismo; non a caso la massoneria è "di sinistra";
i benpensanti idealisti, tra di voi, sono soltano dei nostalgici arenati nella fase iniziale del percorso marxista, che già conteneva in nuce il rovesciamento dei suoi significati e dei suoi valori; non solo non ve ne siete accorti: non sapete di cosa sto parlando;
non importa; vi dico solo questo: erano significati e valori che non stavano in piedi, non cogliendo l'assurdo dell'esistenza, l'irriducibilità del singolo e l'insufficienza dei linguaggi; erano buoni giusto a far convivere un po' di gente senza scannarsi, in qualche posto marginale del mondo per qualche breve periodo; ma in quello la Chiesa vi ha ben surclassati; perché in mezzo a quella gente ha saputo diffondere un dio improbabile che la osservasse e facesse da canale ma anche da cuscinetto, non un codice maniacale e traballante da difendere dalle proprie stesse contraddizioni; la storia del pensiero marxista è una sequela di eresie assorbite dal credo, fino a che il credo non è scoppiato, inondando tutto con i suoi brandelli morti, che hanno ben nutrito cani, gatti e vermi del capitale
Gettare un occhio alle posizioni anarchiche, anche
Solo chiarita la propria posizione su virus e vaccino (necessaria, ripeto, per eliminare confusione e ambiguità) credo si possa poi passare alla questione politica, alla questione appunto del Green Pass. E lo faccio tornando alle basi, ricordando l’ovvio. Cioè che il principio di uguaglianza non impone affatto di trattare tutti nello stesso modo. Il principio di uguaglianza impone di trattare in modo uguale coloro che sono, tra loro, uguali e di trattare diversamente coloro che sono, tra loro, diversi: assegnare una casa popolare o una borsa di studio esclusivamente ai bisognosi non è una violazione del principio di uguaglianza, perché bisognosi e non bisognosi non sono, tra loro, uguali. I vaccinati non sono uguali ai non vaccinati perché, ci dice la Scienza, hanno molte meno probabilità di ammalarsi gravemente e sono potenzialmente molto meno contagiosi dei non vaccinati: i vaccinati sono cioè molto più responsabili socialmente e verso le risorse del Servizio sanitario.
Circa il rapporto Green Pass/diritto al lavoro, penso che qualsiasi partito, movimento, persona di Sinistra dovrebbe affermare con forza che, di fronte al Covid-19, la vaccinazione è il minimo dovere etico verso gli altri. Senza evocare il “cittadino totale” o lo “stato totale” (Bobbio), qualsiasi partito, movimento, persona di Sinistra dovrebbe sostenere la visione di una persona che non è una monade isolata ma inserita in una rete di relazioni sociali, e la visione di una libertà che non è mai assoluta, ma che comincia, e incontrano un inevitabile bilanciamento, con la libertà degli altri. Chiaramente tutto ciò nulla toglie alla necessità di lottare contro il processo di smantellamento, regionalizzazione, privatizzazione della sanità, contro i tagli all’istruzione e la sua aziendalizzazione, contro, ampliando il discorso, un modello di capitalismo predatorio responsabile di devastazioni sociali e ambientali (incluso il legame con le epidemie), contro le diseguaglianze globali, in primis quelle sulle vaccinazioni. Limitare la propria libertà, adempiere a doveri nei confronti degli altri, non è un assoggettamento acritico ad una supposta dittatura sanitaria, ma una rivendicazione di un modo di vivere radicalmente opposto rispetto alla libertà assoluta ed egocentrica.
Inoltre quei 100 mila in più costituiscono una strage di stato: l'ho spiegato a Della Volpe. Hanno deliberatamente fatto morire le persone
Ti ho anche detto che questi 100 mila morti in più sono stati causati dalla gestione sanitaria. C'È STATA UNA STRAGE DI STATO
Le persone morte in corsia sono state vittime di una strage di stato, che ha impedito ai medici di visitare i malati e che ha imposto la tachipirina e la vigile attesa, e poi condannati a morte con l'intubazione.
https://www.auretitalia.org/2020/11/18/ho-curato-i-pazienti-covid-dottoressa-maria-grazia-dondini/
Siamo in presenza di una strage di stato di epiche proporzioni. Questi maledetti dovranno rispondere di omicidio premeditato
Te li ricordo: Salvatore Rainò, Mariano Amici, Massimo Citro Della Riva, Riccardo Szumski, Maria Grazia Dondini, Paolo Milani.
Invece le direttive ministeriali erano volte ad ammazzare le persone.
Un chimico o un biologo (addirittura dipendente da imprese che il vaccino lo producono, come abbiamo avuto modo di constatare su questo sito) non è un medico. Se non fosse così chiuderemmo le facoltà di medicina e manterremmo solo quelle di chimica e biologia. Quando si sostiene con tanta sicumera che i vaccini ad mRna non possono causare i temuti effetti collaterali basandosi soltanto su conoscenze di laboratorio e su una limitata sperimentazione, oltre a ignorare volutamente dubbi espressi da scienziati, non da chiacchieroni da bar, si ignora che la medicina esige che gli effetti dei farmaci vengano valutati nella loro interazione in un organismo complesso come quello umano. Ciò avviene empiricamente. Per questo motivo, il principio di precauzione è un pilastro della medicina.
Contrastare il libertarismo bottegaio e l'irrazionalismo piccolo borghese divenendo le sentinelle di Draghi e della Pfizer non mi sembra una cosa tanto marxista.
La popolazione lo fa perché si fida del governo e del partito comunista cinese. La Cina è un esempio nella lotta al covid.
È ora di smetterla di aderire alla campagna aggressiva anticinese condotta anche con il veto ai vaccini cinesi (e cubani. E anche russi) per i sudditi dell'impero.
"Fehér – Gli esempi convincenti, di cui lei ha parlato, si riferiscono al lavoro dell’intellettuale e del ricercatore scientifico. C’è qualche parallelo con la vita dei lavoratori? Si può immaginare che appunto il lavoratore medio possa comprendere il processo tecnologico? Lukács – Dietro tutto ciò naturalmente c’è anche una questione filosofica, ontologica, e sarebbe opportuno parlare del mio stesso fondamento filosofico. Ho fatto l’esperienza di analizzare l’azione umana e, non esiste un’azione umana, di cui prima del suo svolgimento si possa calcolare tutte le circostanze e le conseguenze. Dunque si può anche immaginare una macchina qualunque e pensare anche di perfezionarla tecnologicamente, e trasferire questo nella prassi, ma sono profondamente convinto che insieme a ciò incessantemente emergeranno dei problemi particolari non fondamentali, che gli uomini comprendono meglio, occupandosene tutti i giorni. Qui non so analizzare come uno specialista, ma ho letto la letteratura a riguardo, e penso che tra il ricercatorecatore biologico e la pratica medica c’è un po’ un pericolo simile a quello che passa tra la produzione di macchine e l’azienda. Vedete in Germania il processo “Contergan”[17], dove qualcuno “competente” in chimica ha fatto esperimenti e ha detto che era uno strumento eccellente, ma in realtà quegli esperimenti erano indirizzati esclusivamente a creare un’illusione, e quindi non sono citati i danni agli esseri viventi".
Nella nota sul Contergan si precisa che era un farmaco molto diffuso negli anni 50 e 60 e che causava gravi deformazioni ai feti.
Ma c'è una vicenda più recente, in cui è stata coinvolta proprio la Pfizer, di un anti infiammatorio che ha causato una strage prima di essere ritirato.
In questa vicenda mi tocca vedere compagni e pretesi marxisti che, campagna anticinese a parte e obiettivi socioproduttivi cui mira questo tipo di gestione della crisi covid a parte, dimenticano che la produzione sanitaria capitalistica assume sempre la forma merce e da ciò non traggono alcuna conseguenza e ripetono ossessivamente la parola Scienza.
Visto che ci sono, aggiungo che questi stessi compagni non hanno nulla da dire quando, con la scusa del virus, si adottano misure contro i lavoratori (si è arrivati al punto di consentire ai padroni l'imposizione di un trattamento sanitario obbligatorio ai propri dipendenti, pena il lavoro, con l'avallo di certa magistratura compiacente). Anzi, li trovo ad applaudire, nei fatti, il Sublime Maestro Draghi.
"Fehér – Gli esempi convincenti, di cui lei ha parlato, si riferiscono al lavoro dell’intellettuale e del ricercatore scientifico. C’è qualche parallelo con la vita dei lavoratori? Si può immaginare che appunto il lavoratore medio possa comprendere il processo tecnologico? Lukács – Dietro tutto ciò naturalmente c’è anche una questione filosofica, ontologica, e sarebbe opportuno parlare del mio stesso fondamento filosofico. Ho fatto l’esperienza di analizzare l’azione umana e, non esiste un’azione umana, di cui prima del suo svolgimento si possa calcolare tutte le circostanze e le conseguenze. Dunque si può anche immaginare una macchina qualunque e pensare anche di perfezionarla tecnologicamente, e trasferire questo nella prassi, ma sono profondamente convinto che insieme a ciò incessantemente emergeranno dei problemi particolari non fondamentali, che gli uomini comprendono meglio, occupandosene tutti i giorni. Qui non so analizzare come uno specialista, ma ho letto la letteratura a riguardo, e penso che tra il ricercatorecatore biologico e la pratica medica c’è un po’ un pericolo simile a quello che passa tra la produzione di macchine e l’azienda. Vedete in Germania il processo “Contergan”[17], dove qualcuno “competente” in chimica ha fatto esperimenti e ha detto che era uno strumento eccellente, ma in realtà quegli esperimenti erano indirizzati esclusivamente a creare un’illusione, e quindi non sono citati i danni agli esseri viventi".
Nella nota sul Contergan si precisa che era un farmaco molto diffuso negli anni 50 e 60 e che causava gravi deformazioni ai feti.
Ma c'è una vicenda più recente, in cui è stata coinvolta proprio la Pfizer, di un anti infiammatorio che ha causato una strage prima di essere ritirato.
In questa vicenda mi tocca vedere compagni e pretesi marxisti che, campagna anticinese a parte e obiettivi socioproduttivi cui mira questo tipo di gestione della crisi covid a parte, dimenticano che la produzione sanitaria capitalistica assume sempre la forma merce e da ciò non traggono alcuna conseguenza e ripetono ossessivamente la parola Scienza.
Visto che ci sono, aggiungo che questi stessi compagni non hanno nulla da dire quando, con la scusa del virus, si adottano misure contro i lavoratori (si è arrivati al punto di consentire ai padroni l'imposizione di un trattamento sanitario obbligatorio ai propri dipendenti, pena il lavoro, con l'avallo di certa magistratura compiacente). Anzi, li trovo ad applaudire, nei fatti, il Sublime Maestro Draghi.
No, tu non hai letto niente di tutto ciò, ma per sostenere le tue posizioni e i tuoi toni insostenibili hai bisogno di fantocci contro cui scagliarti e te li costruisci.
Ormai, ti sei messo nella posizione di chi deve alzare sempre più il livello della polemica, fino a sbraitare a voce alta con argomenti ripetitivi, schematici e deformanti. È il rischio che si corre quando dallo sviluppo degli avvenimenti non si impara nulla e si rimane abbarbicati ai propri schemi iniziali in modo dogmatico e rassicurante; quando non si fa l'analisi concreta della situazione concreta.
Questo nuovo sistema di commenti con repliche personali è tra le cause della babele.
P.S. non so cos'è successo al computer che mi ha fatto partire un commento non completato e con il nome mazeta.
condivido pienamente le tue opinioni e provo la stessa amarezza che provi tu nel constatare l'assenza di iniziativa dei sedicenti partiti comunisti residuali in merito agli inauditi e gravissimi attacchi alle libertà democratiche che stiamo subendo nel Paese dal governo Draghi (e prima dal governo Conte).
Aggiungo alla tua critica al sindacato (del quale ho fatto parte come militante fino alla pensione e oltre), la critica all'Anpi per il suo disimpegno nella lotta contro la deriva antidemocratica che il governo sta imprimendo al Paese. L'Anpi, dopo aver annullato per il secondo anno consecutivo le manifestazioni di massa del 25 aprile a Milano, capitale della Resistenza (manifestazioni normalmente composte da gente della stessa qualità di quella che tu ben descrivi nell'articolo “...dove la stragrande maggioranza è composta da gente normale, inquieta, preoccupata, indignata. Che si annusa, si riconosce, si dà forza, si scambia i numeri di telefono e prova a rimanere in contatto al di là delle proprie differenze ...”), nei giorni scorsi ha convocato il Comitato provinciale accessibile stavolta solo con il green pass nonostante la tessera associativa e la carica assegnata da regolari congressi provinciali ai suoi componenti.
La causa principale del decadimento della sinistra ritengo sia da attribuire, da parte delle varie formazioni che si proclamano eredi del comunismo, il non aver giocato il ruolo che i Padri costituenti (in particolare comunisti, socialisti e azionisti) avevano assegnato al lavoro e alla difesa e piena attuazione degli agli articoli della Costituzione; in particolare il “pilastro portante” che riguarda il lavoro. Cittadino, nella nostra Costituzione, è colui che partecipa col suo lavoro alla vita della Repubblica. Lo stato deve garantire questo principio assicurando la piena occupazione. Piena occupazione che con la gestione privatistica delle aziende finalizzata al profitto non è stata mai attuata, provocando l'estraniazione dei lavoratori dalla lotta politica per l'affermazione dei loro interessi di classe.
Questo è e rimane il principio Costituzionale cardine che dobbiamo sostenere per una rivoluzione democratica che in Italia può opportunamente ripartire dalle lotte già avviate contro questo governo che sta portando il Paese verso un regime peggiore di quello fascista proprio perchè mascherato di “antifascismo”.
Il movimento di Resistenza al green pass che si sta sviluppando a diversi livelli di intensità in tutti i paesi del mondo disegna la mappa della lotta internazionalista attuale contro l'imperialismo. A mio giudizio, pur essendo omogenee le piazze nelle loro componenti popolari, noto un particolare stato di avanzamento dei francesi che godono nelle variegate presenze del movimento una consistente rappresentanza di gilet jaune, sindacalisti cgt e fo, comunisti e altre forze progressiste.
In tutte le città italiane dove sono sfilati i cortei di protesta al centro delle rivendicazioni ci sono la difesa della Costituzione, gli slogan antifascisti, la rivendicazione della sovranità popolare.
Ciò è incoraggiante ma qui in Italia bisogna recuperare terreno, nel sindacato che è stato espropriato dalla sua componente PD oggi egemone, dell'obiettivo della liberazione del lavoratore dalla schiavitù salariale arrivata, nella nostra era, a vere e proprie forme di schiavismo con la presenza di un esercito industriale di riserva in continuo (e voluto) accrescimento.
Non si tratta di fondare altri sindacati da affiancare a quelli esistenti, operazioni già tentate nel passato e che non hanno dato i risultati sperati, ma di recuperare una direzione rivoluzionaria e di classe della Cgil, per ridare al mondo del lavoro il ruolo che aveva nei tempi in cui era coerentemente diretta dai comunisti.
Si chiama consenso informato. Ti hanno informato dei rischi, augurabilmente in relazione ad una anamnesi, e tu hai firmato il consenso informatomato per farti inoculare.
Tu semmai avrai reazioni avverse importanti (e sono più probabili di quanto credi) prega la madonna perchè già per farti riconoscere la causalità ci vorrebbe un miracolo (grazie a quelli come te che gli tengono bordone morale).
Seppure ti riconoscessero la causalità, allora ti direbbero che tu firmando sapevi a cosa andavi incontro.
Credimi, ci sono già passato per la malasanità, dove proprio i proletari non possono permettersi le CTU per far valere i propri diritti. Ma quando hai firmato il consenso informato, esso ti si ritorce inevitabilmente contro in sede dibattimentale.
Poi per fare come dici tu lo stato dovrebbe istituire un fondo di risarcimenti. Figurati tu che voglia ne hanno e pru facendolo quanti ricorsi boccerebbero.
E conta che gli eventi avversi gravio per questi detti vaccini sono venti volte superiori alla somma degli eventi avverisd degli altri vaccini soomministrati anch'essi a milioni.
Insomma, per te sedicente comunista, lo sfruttato ricattato che non può permettersi tamponi o visite specialistiche per l'esonero o per l'inoculazione monitorata (analisi ematiche diverse pre e post inoculazione), che abbia un fattore di rischio alle problematiche collaterali dei cosiddetti vaccini anti-Covid19, e che dopo la terza dose matura una reazione avversa grave è solo ciccia da cannone sull'altare sociale del fronte istituzionale unito anticovid?
Ci credo che con questo perenne tanfo di moralismo fasullo, ipocrita e stucchevole la sinistra sia rimasta una nicchia di professorini ceh si autoincensano da mane a sera.
invece non capisco la posizione di PaP che accetta il lasciapassare ed appoggiato dal giornale online contropiano che si è distinto per atteggiamento censorio verso chi esprimeva dubbi su tale decisione trovandola coerente con la vaccinazione di massa. mi sono chiesto perchè?
invece non capisco la posizione di PaP che accetta il lasciapassare ed appoggiato dal giornale online contropiano che si è distinto per atteggiamento censorio verso chi esprimeva dubbi su tale decisione trovandola coerente con la vaccinazione di massa. mi sono chiesto perchè?
mi sono dato una risposta tutta mia: io da ragazzino ho frequentato la chiesa e lo stesso dogmatismo poi l'ho ritovato in casa comunista con correnti come le confessioni, ma qui trovo i marxisti i leninisti etc ma tutti convinti di leggere la realtà con strumenti scientifici esatti. allora se tu ti senti scienza non puoi andare contro la scienza e devi abbracciare il vaccino quale prodotto della scienza. ma tutti noi dimentichiamo che i problemi vanno politicizzati e invece no. ma il padrone invece lo fa e bene.