Details
Published: 02 October 2025
Created: 30 September 2025
Hits: 130
Print Friendly, PDF & Email

mondocane

Tra Est e Ovest, Fratellanze e generali

Egitto, Turchia, Qatar, tre incognite del M.O.

di Fulvio Grimaldi

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-fulvio_grimaldi__tra_est_e_ovest_fratellanze_e_generali_egitto_turchia_qatar_chi_sono_che_fanno/58662_62820/

Arabi NATO.jpgIn una stagione estiva più tumultuosa del solito, tra i sette fronti aggrediti da Israele, la soluzione finale decisa per Gaza e applicata alla Cisgiordania, l’epidemia di False Flag che l’Occidente allestisce per accreditare riarmo e guerra, lo sgretolarsi di ogni diritto internazionale, umano e democratico in Occidente, l’episodio più intricato e ricco di variabili analitiche è stato l’attacco israeliano al Qatar. Non solo. I colpi forti sono due, quasi in contemporanea. E hanno risuonato per il mondo. Trovandosi perfino in assonanza. Trattasi del colpaccio inflitto al Qatar con quei bombardamenti sul compare e socio d’affari e di quell’altro colpo, l’uccisione di Charlie Kirk, polena della nave ammiraglia a stelle e strisce mentre solca gli oceani e spazza all’impazzata chi si ritrova sulla rotta.

Tutto appare chiaro come l’inchiostro. Israele, per far fuori coloro che con Trump e Qatar, alleati nel destino di classe e di profitto, minacciano di mettergli i bastoni tra le gambe accettando di restituire prigionieri in cambio di tregua, bombarda il pluridecennale confidente arabo. Che non ha ancora visitato il postribolo “Abramo”, ma ne va bussando alla porta. Tanto più che quella tregua è invocata H 24 dagli elettori israeliani, che la sanno legata alla ipotesi detestata da Netanyahu: il rilascio dei coloni fatti prigionieri, detti “ostaggi”.

Con l’assassinio (mancato) dei leader di Hamas, unico autentico giocatore avversario sul campo, a dispetto di quelli (ANP, Abu Mazen, arabi vari) che USA-Sion insistono a mettere sul proscenio, si era puntato a rimettere lo schiacciasassi IFD sul percorso della obliterazione definitiva della questione Palestina. E Charlie Kirk, questa specie di papa della chiesa del fanatismo fascio-bigotto-reazionario, cosa c’entra?

 

Tra Doha e Orem, Utah

C’entra, se si considera cosa rappresentano l’operazione israeliana sul Qatar e le ricadute che accanitamente si vogliono trarre dal “martirio” di Kirk: In entrambi i casi si sono fatti passi da gigante verso l’abolizione di ogni tipo di regolamentazione dei rapporti fra persone e Stati.

Read more ...

Details
Published: 02 October 2025
Created: 02 October 2025
Hits: 100
Print Friendly, PDF & Email

sinistra

La Tecno-archía - ovvero la Nave dei folli

di Lelio Demichelis

jrtiubDi Lelio Demichelis è da poco uscito un nuovo saggio di critica radicale dei sistemi tecnici e del capitalismo, della modernità industriale e della sua volontà di onnipotenza che produce nichilismo ed ecocidio - saggio che ha per titolo: Tecno-archía o la Nave dei folli. La banalità digitale del male, pubblicato da DeriveApprodi (p. 294, € 23,00). E se la critica alla modernità non è ovviamente cosa nuova, nuovo è dire che la modernità è diventata una archía, un potere archico – e quindi in conflitto ontologico e teleologico con libertà, democrazia, società e biosfera. Da cui si può/deve uscire quindi solo con un pensiero anti-archico/an-archico (ma in un senso diverso dall'anarchismo classico) e cioè demo-cratico. Ovvero non basta uscire dal capitalismo (ammesso che qualcuno lo pensi ancora...) e dai sistemi tecnici integra(n)ti e totalizzanti se a monte non si esce da ciò che li predetermina. Appunto la tecno-archía.

Per gentile concessione dell’Editore ne pubblichiamo alcuni estratti, presi dall’Introduzione e dall’ultimo capitolo dedicato alla sinistra.

* * * *

L’era della tecno-archía – e dei suoi tecno-oligarchi – sembra essere iniziata il 20 gennaio 2025, ma è il nome che qui diamo alla modernità/iper-modernità come combinazione di calcolo, rivoluzione scientifica e industriale; di capitalismo e di sistema tecnico; di positivismo e pragmatismo; e poi di complesso militare-industriale-scientifico; di illibertà mascherata da libertà; di ingiustizia e disuguaglianza come scelta politica; di finzioni di democrazia e di governo reale del mondo da parte di imprenditori autocratici e del capitale; di ecocidio compulsivo; di razionalità strumentale/calcolante-industriale che ha prodotto l’eclisse della ragione (richiamando Max Horkheimer).

Read more ...

Details
Published: 02 October 2025
Created: 05 September 2025
Hits: 84
Print Friendly, PDF & Email

orientXXI.png

“La responsabilità non è dell’occupante, ma dell’occupato”

di Rami Abu Jamous

Rami Abu Jamous scrive il suo diario per Orient XXI. Giornalista fondatore di GazaPress, un’agenzia di stampa che forniva aiuto e traduzioni ai giornalisti occidentali, Rami ha dovuto lasciare il suo appartamento a Gaza con la moglie e il figlio Walid di due anni e mezzo. Rifugiatisi a Rafah, la famiglia è stata poi costretta a un nuovo esilio prima a Deir al-Balah, poi a Nuseirat, bloccata come tante famiglie in questa enclave miserabile e sovraffollata. Un mese e mezzo dopo l’annuncio del cessate il fuoco, Rami è finalmente tornato a casa con la moglie, Walid e il figlio appena nato, Ramzi. Per il suo Diario da Gaza, Rami ha ricevuto tre importanti riconoscimenti al premio Bayeux per i corrispondenti di guerra. Questo spazio gli è dedicato dal 28 febbraio 2024.

* * * *

Giovedì 4 settembre 2025.

Qualche giorno fa, ho ricevuto una telefonata da un’amica che vive in Francia:

— Rami, a quanto pare, questa volta la situazione è grave. Gli israeliani occuperanno l’intera Striscia di Gaza e deporteranno tutta la popolazione. Il piano è già pronto e verrà realizzato. Non è meglio per te cercare di evacuare?

— Perché dovrei andarmene?

Read more ...

Details
Published: 02 October 2025
Created: 28 September 2025
Hits: 103
Print Friendly, PDF & Email

Gaza e la cronaca dell’inadeguatezza borghese

di Pasquale Liguori

Ci sono articoli che, senza volerlo, finiscono per dire molto più sulla società che li produce che sull’evento che raccontano. L’articolo “Pensieri in marcia per Gaza. Tra rabbia e scollamento” di Giulia Pilotti su Domani, in cui narra la sua partecipazione al corteo milanese per Gaza, non è tanto un’analisi politica quanto un diario di coscienza. Eppure, ha un merito: quello di dichiarare con un candore quasi disarmante tutto ciò che solitamente viene nascosto dietro la retorica della piazza e del presunto “movimento nascente”.

L’incipit è già rivelatore: “Lunedì scorso, sotto una pioggia da monsone thailandese, ho portato mio figlio all’asilo per poi unirmi al corteo… A dirla tutta, prima sono andata a fare colazione in pasticceria, per rispondere alla domanda di Gassman ne La terrazza: a che ora è la rivoluzione? E come si viene, già mangiati?”. Non c’è riconoscimento dell’urgenza storica, né riferimento al genocidio, peraltro mai nominato nel testo. Gaza non entra in scena come ferita viva, ma come sfondo lontano. Milano è il teatro e, soprattutto, il centro resta l’io narrante, impegnato a registrare le proprie tappe quotidiane prima della marcia. È la riduzione della tragedia a cornice esistenziale, la politica come intermezzo nella routine, e già qui si delinea l’orizzonte di un gesto che non trascende l’autonarrazione.

Tra un passo e l’altro, la colonna sonora del corteo evoca ancora una volta la dimensione privata più che quella pubblica:

Read more ...

Details
Published: 02 October 2025
Created: 28 September 2025
Hits: 74
Print Friendly, PDF & Email

collegamenti

Appunti sulla giornata di lotta del 22 settembre

di Cosimo Scarinzi

Sulla giornata di mobilitazione del 22 settembre 2025 contro il genocidio a Gaza riportiamo queste riflessioni di Cosimo

Ritengo si debba partire da un dato quantitativo, più di 80 manifestazioni, alcune con decine di migliaia di partecipanti, altre con migliaia portano a una presenza in piazza in occasione dello sciopero di lunedì 22 settembre di centinaia di migliaia di persone.

Un dato ancora più significativo se si tiene conto del fatto che lo sciopero e l’assieme delle mobilitazioni sono stati costruiti in pochi giorni, che la CGIL ha organizzato come controfuoco uno sciopero e una serie di manifestazioni su temi simili per venerdì 19.

Un dato che ci dice che lo sciopero ha coinvolto sui posti di lavoro molte/i lavoratrici e lavoratori che non hanno come riferimento sindacale il sindacalismo di base e che sono venuti in piazza anche lavoratori autonomi, insomma che si è andati ben oltre il mondo del sindacalismo di base e della sinistra radicale.

Questo senza, ovviamente, sottovalutare una robusta presenza di studentesse e studenti per i quali il 22 settembre non era, dal punto di vista della conduzione immediata, significativamente diverso dalle molte manifestazioni sugli stessi temi che si sono tenute negli ultimi mesi. Sarebbe anzi oggetto di un’interessante inchiesta militante la comprensione che gli studenti hanno della differenza fra sciopero delle lavoratrici e lavoratori e manifestazione.

Read more ...

Details
Published: 02 October 2025
Created: 02 October 2025
Hits: 72
Print Friendly, PDF & Email

comuneinfo

Cinquanta gusci di noce

di Marco Bersani

Il blocco delle barche della Flotilla, avvenuto manu militari da parte dell’esercito israeliano nella notte, costituisce un crimine di guerra. Non così tragico -speriamo- come quelli che quotidianamente avvengono a Gaza (anche oggi all’alba oltre 70 morti), ma identico dal punto di vista giuridico internazionale: Israele ha assaltato in acque internazionali una flotta di navi disarmate con persone provenienti da 44 Paesi che portavano con sé cibo e medicinali.

Un crimine contro il quale ogni governo democratico dovrebbe ribellarsi con forza e determinazione.

Non è il caso dell’Italia, dove i massimi esponenti di governo fanno a gara a chi si comporta in maniera più indegna.

Partiamo dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che dopo aver dato il via libera ideologico a Israele (“Quelli della Flotilla sono irresponsabili”) e dopo aver fatto dichiarazioni deliranti (“Stanno mettendo a rischio il piano di pace del mio amico Donald”) da oltre 24 ore è muta come un pesce. Evidentemente attonita nel constatare come le piazze del paese si sono spontaneamente riempite già nella serata di ieri, pronte a esondare oggi, a bloccare tutto domani e a convergere sabato per la Palestina.

Quasi incredibile il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che è riuscito nel corso dell’intera serata e su tutti i canali a fare il telecronista del crimine di guerra: “Ecco, vedete li fermano…ma è un blocco, non un assalto..ora li porteranno sulla nave militare, poi li porteranno ad Ashkelon, poi li espelleranno”.

Read more ...

Details
Published: 02 October 2025
Created: 02 October 2025
Hits: 188
Print Friendly, PDF & Email

ottolinatv.png

Ventidue italiani sequestrati da un’organizzazione terroristica. Tajani: “sono stati gentili”. Il Paese è in fiamme

OttoParlante - La newsletter di Ottolina (2/10/25)

Il Marru

Decine di italiani sono stati sequestrati dalla più spregiudicata organizzazione terroristica del pianeta a scopo di estorsione: il popolo italiano invade strade e piazze per chiederne il rilascio incondizionato; governo italiano non pervenuto. Non c’è nessun bisogno di entrare nel merito della partigianeria politica per comprendere l’enormità di quello che sta succedendo in queste ore: basta guardarlo dal punto di vista di quelle regole e di quel diritto che da 40 anni l’Occidente invoca a caso per giustificare ogni sorta di aggressione militare ai quattro angoli del pianeta; evidentemente, però, quando lo spiegavano a scuola, Tajani era assente. Come era assente ieri sera, mentre 22 italiani venivano illegalmente sequestrati dopo una massiccia operazione di pirateria: manco un commentino; per sentirlo, bisognerà aspettare le 9 e 08 della mattina seguente. Siamo in Parlamento, e sembra di essere in un universo parallelo: “Questa terribile tragedia è nata il 7 ottobre di due anni fa dall’aggressione terroristica rivolta contro la parte più pacifica di Israele”, esordisce il Ministro; “Israele è stata aggredita ed ha il pieno diritto di difendersi”, ma senza eccedere. D’altronde, sottolinea, “Gaza non è Hamas”; anzi, “I palestinesi sono le prime vittime di Hamas”. Noi, però, abbiamo fatto tutto quello che andava fatto, e io “sono orgoglioso di far parte di un Paese che ha fatto più di chiunque altro per i gazawi”.

Read more ...

Details
Published: 02 October 2025
Created: 02 October 2025
Hits: 237
Print Friendly, PDF & Email

sollevazione

In difesa della Flotilla

di Andrea Zhok

Due parole sulla vicenda della “Flotilla”, con una considerazione politica generale.

Che nella Flotilla ci fossero (ci siano) personaggi in cerca di notorietà personale è sicuro (almeno uno si è palesato).

Che questo tipo di iniziative abbia un carattere eminentemente mediatico, con elementi di spettacolarizzazione, e che sia un passo indietro rispetto a eventuali iniziative politiche, pressioni, sanzioni, ecc. è sicuro.

Che alcuni cerchino di strumentalizzare la vicenda per colpire i rispettivi governi in carica – quasi ovunque appiattiti su una posizione sionista – è decisamente plausibile.

Che a questa iniziativa partecipino molti soggetti che su altri temi sociali importanti hanno manifestato nel recente passato una consapevolezza politica carente o nulla è un fatto.

E tuttavia.

1) Tra fare qualcosa e non fare un cazzo c’è sempre un abisso. Dunque onore a chi, di fronte al male, si sbatte per fare qualcosa.

2) Nel caso specifico dei rapporti con Israele — stato canaglia notoriamente privo di qualunque scrupolo e dotato di mezzi finanziari e militari colossali — chiunque si profili come ostile alle politiche di Israele comunque mette in campo almeno un pochino di coraggio. E in un’epoca dove i capi di stato o della chiesa – gente con il culo straordinariamente al caldo – abbozzano, fischiettano, quando non supportano senz’altro un genocidio, anche a questo, piccolo o grande coraggio civico, va dato atto.

Read more ...

Details
Published: 02 October 2025
Created: 02 October 2025
Hits: 200
Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

La Flotilla non molla. A terra manifestazioni di massa, domani sciopero generale

di Redazione

Alcune navi della Global Sumud Flotilla, sfuggendo alla marina militare israeliana, stanno continuando la loro rotta verso Gaza. Duecento attivisti abbordati e arrestati da Israele. Ieri imponenti manifestazioni in molte città italiane a sostegno della Flotilla. Anche oggi pomeriggio convocate nuove manifestazioni. Domani confermato lo sciopero generale di Usb, Cgil e sindacati di base. Sabato la manifestazione nazionale a Roma.

* * * *

Aggiornamenti:

La missione impossibile della Mikeno. Rotto il blocco navale israeliano davanti Gaza, “Vendicata” la Mavi Marmara

Una delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, la turca Mikeno, ha compiuto ciò che fino a questa mattina era stato impossibile da anni: raggiungere le acque antistanti la Striscia di Gaza, superando il blocco navale israeliano. La Mikeno, che secondo l’ultima posizione registrata dal sistema di tracciamento alle 6.23 del mattino di giovedì 2 ottobre risulta essere entrata nelle acque davanti a Gaza, segnando un momento storico per questa missione. Mentre questa imbarcazione proseguiva la sua rotta verso la destinazione finale, il resto della flotta affrontava l’intervento della marina militare israeliana, che ha intercettato circa 19 imbarcazioni delle quasi quaranta che componevano la spedizione.

Read more ...

Details
Published: 01 October 2025
Created: 25 September 2025
Hits: 306
Print Friendly, PDF & Email

collettivolegauche

Valore e connessione sociale

Gianfranco La Grassa, omaggio a un maestro

di Francesco Barbetta

gianfrancolagrassa.2jpgLa notizia della scomparsa di Gianfranco La Grassa mi ha colpito con la forza di un’onda che arriva dopo un lungo viaggio, portando con sé non solo il dolore del presente ma i sedimenti di un’intera fase della mia vita. Per me Gianfranco non è stato semplicemente un autore da studiare ma il primo intellettuale marxista di statura che abbia mai incontrato. Lo conobbi quando ero un operaio in una piccola ditta di prodotti chimici. All’epoca ero già un maoista impregnato di althusserismo e lui mi aiutò a mettere qualche punto in ordine nel mio modo di leggere Marx. Gianfranco La Grassa mi ha insegnato una cosa sopra tutte: che il pensiero critico è, prima di tutto, movimento, conflitto, capacità di mettersi in discussione. Mi ha insegnato che la fedeltà a un’idea non sta nel ripeterla dogmaticamente ma nel sottoporla costantemente al vaglio della realtà, anche a costo di doverla rivedere radicalmente. Non sono sempre stato d’accordo con le sue derive teoriche ma lo considero indubbiamente uno dei punti più alti raggiunti dal pensiero economico marxista in Italia e merita di essere ricordato in futuro.

* * * *

Gianfranco La Grassa inizia il suo saggio Il valore come connessione sociale individuando con precisione i due cardini fondamentali su cui, a suo avviso, si reggono molti attacchi al marxismo, sia in ambito economico che politico. Il primo punto è la dichiarata obsolescenza, quando non l’inesistenza, della legge del valore, spesso bollata come un retaggio metafisico del pensiero di Marx. Il secondo punto, strettamente correlato, è la riduzione delle entità economiche a un mero precipitato, un effetto secondario, di rapporti di forza sociali e politici, denunciando così una presunta carenza del marxismo: l’assenza di una vera e propria teoria politica e dello Stato.

Read more ...

Details
Published: 01 October 2025
Created: 22 September 2025
Hits: 330
Print Friendly, PDF & Email

I dilemmi dei tolkieniani “di sinistra” e l’inconscio politico della Terra di Mezzo

di Wu Ming 4

co freud cs lewis und die frage nach dem boesen licht und finsternis.jpg«Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia.»
Roland Barthes

 

1. Intro: Tolkien controcorrente

Se nel corso degli anni gli estimatori destrorsi di Tolkien non hanno mai perso occasione di rinfacciare a quelli sinistrorsi un certo quale “abusivismo”, finanche accusandoli di appropriazione indebita, è pur vero che noi altri non ci siamo mai fatti mancare un certo bisogno di autogiustificazione per apprezzare un narratore reazionario come Tolkien. Ne è un buon esempio l’articolo uscito recentemente sulla rivista Dissent, intitolato «Tolkien against the grain» e tradotto e pubblicato in Italia da Internazionale (n. 1631, 12/09/2025) col titolo «Tolkien controcorrente».

L’articolo è firmato da Gerry Canavan, allievo di Fredric Jameson (1934-2024) e professore d’inglese alla Marquette University di Milwakee. Non un’università qualunque per gli studiosi di Tolkien, ma quella che custodisce il “reliquiario”, cioè i manoscritti originali dello Hobbit e del Signore degli Anelli, e dove l’opera di Tolkien viene studiata regolarmente. Lo stesso Canavan nell’articolo fa sapere che, avvalendosi di quel materiale di prim’ordine, tiene un corso su Tolkien ogni due anni. E come lui anche il professor Robert T. Tally jr., altro allievo di Jameson, il quale

«scava nel testo alla ricerca di una serie d’indizi che suggeriscono che il declino degli elfi non è poi così tragico, o che, in fondo, la ragione sta dalla parte degli orchi. Nei rari momenti in cui vediamo gli orchi senza filtri, esprimono anche loro il desiderio di mettere fine alla guerra, manifestando disprezzo per il signore oscuro Sauron che li comanda e per i suoi orrendi Nazgûl, gli spettri dell’anello».

Read more ...

Details
Published: 01 October 2025
Created: 28 September 2025
Hits: 307
Print Friendly, PDF & Email

metis

Il cane del deserto

di Enrico Tomaselli

Donald Trump è uno abituato a vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato. Lo ha fatto – giustappunto… – con l’orso russo, e adesso ci rifà con l’ingarbugliata matassa mediorientale. Sta dando per prossimo alla soluzione il conflitto di Gaza, in virtù dell’ennesimo piano predisposto dalla sua amministrazione, che però non tiene conto della volontà delle parti in causa – la Resistenza palestinese e Israele – che per ragioni diverse e opposte semplicemente non accetteranno mai il suo piano.

Che, nella sua ultima versione, anche a prescindere dalla oscena ipotesi di affidare a Tony Blair la guida di questo organismo internazionale che dovrebbe governare i territori palestinesi, quasi una riedizione del mandato britannico sulla Palestina, contiene degli elementi assolutamente inaccettabili sia per Netanyahu che per Hamas.

Ci sono delle previsioni di tempistica dell’attuazione che sarebbero, già di per sé, degli enormi ostacoli: la Resistenza dovrebbe liberare tutti i prigionieri israeliani subito, l’IDF dovrebbe ritirarsi gradualmente da Gaza – due condizioni sfavorevoli ai palestinesi. E altre di poco chiara definizione: la composizione della forza internazionale che dovrebbe garantire la sicurezza durante il periodo transitorio (cinque anni), non si sa se composta da forze ONU o da contractors appositamente arruolati.

Read more ...

Details
Published: 01 October 2025
Created: 28 September 2025
Hits: 210
Print Friendly, PDF & Email

crs

L’Italia vera sta con la Palestina

Giulio De Petra intervista Vincenzo Miliucci

L’eccezionale giornata di lotta vissuta in tutta Italia il 22 settembre è un moto generale voluto e partecipato dalla gente comune. Non nasce all’improvviso ma è il prodotto di due anni di una straordinaria varietà di iniziative e mobilitazioni in ogni angolo del paese

Lo straordinario successo in tutta Italia delle mobilitazioni del 22 settembre dimostra la capacità che ha avuto il sindacalismo di base di interpretare politicamente l’umore popolare e di offrirgli la possibilità di esprimersi. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Miliucci, storico esponente dei Cobas e da sempre tenace sostenitore della causa palestinese.

* * * *

Che valutazione dai della grande giornate di mobilitazione del 22 settembre?

L’eccezionale giornata di lotta vissuta in tutta Italia, così come la grande partecipazione allo sciopero politico indetto dalle organizzazioni sindacali conflittuali dal titolo “Stop genocidio, con la Flotilla, blocchiamo tutto”, è il risultato di un moto generale voluto e partecipato dalla gente comune, sfinita dall’orrore quotidiano suscitato dalla totale distruzione di Gaza, dal genocidio in corso, dall’esodo impietoso nella Striscia, dal sistematico annientamento del popolo palestinese.

Read more ...

Details
Published: 01 October 2025
Created: 26 September 2025
Hits: 308
Print Friendly, PDF & Email

lantidiplomatico

Il calice avvelenato del riconoscimento

Un'arma a doppio taglio per la Palestina

Ilan Pappé* – The Palestine Chronicle

Anche se non dovremmo considerarlo un “momento storico” o un “punto di svolta”, questo riconoscimento ha il potenziale per aiutare i palestinesi a condurci verso un futuro diverso

In passato, ero piuttosto scettico riguardo al riconoscimento della Palestina, poiché sembrava che coloro che erano coinvolti nella conversazione si riferissero solo a parti della Cisgiordania e della Striscia di Gaza come Stato di Palestina, e a un governo autonomo da parte di un ente come l'Autorità Nazionale Palestinese, privo di una vera e propria sovranità: una Palestina Bantustan. Un simile riconoscimento avrebbe potuto creare l'errata impressione che il cosiddetto conflitto in Palestina fosse stato risolto con successo.

Molti dei capi di governo e dei loro ministeri degli esteri che oggi parlano di riconoscimento fanno ancora riferimento a questo tipo di Palestina. Quindi, dovremmo sostenere maggiormente questa iniziativa in questo momento?

Suggerirei di affrontarla in modo più sfumato in questo particolare momento storico, mentre il genocidio continua.

Non sorprende che nessuno a Gaza abbia tratto speranza, ispirazione o soddisfazione da questa dichiarazione. Solo a Ramallah e in alcuni settori del movimento di solidarietà è stata celebrata come un grande risultato.

I governi che hanno riconosciuto la Palestina la associano direttamente alla soluzione obsoleta e ormai morta da tempo dei due stati, una formula impraticabile, immorale e basata sull'ingiustizia fin dal momento in cui è stata concepita come "soluzione".

Read more ...

Details
Published: 01 October 2025
Created: 01 October 2025
Hits: 239
Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Fumo e ceneri

recensione di Marina Minicuci

Il saggio “Fumo e ceneri” (di Amitav Ghosh, Einaudi 2025, 387 pagine, 22,00 euro) racconta più dei migliori libri di storia come in Cina e successivamente in India, prima i colonizzatori olandesi e poi i britannici, abbiano fatto dell’oppio un sistema di domino contribuendo in modo decisivo a costruire il mondo d’oggi, sull’orlo del baratro. Ghosh annoda magistralmente i fili del commercio dell’oppio alla base delle fortune degli imperialismi e delle loro élite e specularmente alla base delle disgrazie e dello sterminio delle popolazioni con le sue propaggini che a tutt’oggi affliggono il mondo. Un esempio fra tutti il Fentanyl un potente oppioide sintetico, detto anche “la droga degli zombie”, 50 volte più letale dell’eroina, che sta seminando morti fra la popolazione U.S.A. “in quattro o cinque anni più morti che durante la Seconda Guerra Mondiale”. E poiché il suo commercio è molto redditizio fa gola a tutte le mafie, quella farmaceutica in testa, cosa che fa temere che l’epidemia si propagherà anche alle nostre latitudini.

La pianta del papavero, Papaver somniferum, data almeno 20.000 anni, mentre il suo addomesticamento e il riconoscimento delle sue proprietà medicinali risalgono a un periodo successivo, tra il 6000 e il 3500 a.C.; è sempre stata usata per usi farmacologici, ancora oggi il 50% dei farmaci contiene oppiacei. L’oppio è una sostanza salvifica il cui uso mai si potrebbe vietare e continuerà a esserlo per molto tempo a venire. Mentre letale è stata la sua trasformazione in droga, alienante come lo è stata per gli abitanti della Cina, di parte dell’India, Giava, Sumatra…

Read more ...

Details
Published: 01 October 2025
Created: 01 October 2025
Hits: 290
Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Ostaggi

di Paolo Bartolini

L’articolo tristemente noto di Massimo Recalcati uscito su La Repubblica, dove in sostanza lo psicoanalista italiano vorrebbe farci interrogare sulla nostra (presunta) assenza di empatia e interesse verso gli ostaggi israeliani sequestrati da Hamas, insinuando sottilmente che i movimenti di solidarietà verso i palestinesi mancano di introspezione ed equità, può essere sondato capovolgendo la sua impostazione. Io credo che obiettivamente la sorte degli ostaggi sia andata sullo sfondo, e che ciò accada non per una difficoltà psicologica dei singoli a provare compassione per questi poveri disgraziati, ma perché Israele agisce da molto tempo in un modo talmente aggressivo, sproporzionato, persecutorio e – palesemente – genocida, da consegnare esso stesso all’oblio i suoi cittadini. Una delle responsabilità più gravi del governo Netanyahu, e in generale dello Stato etnico-religioso che rappresenta, è di aver attenuato ogni slancio solidale verso le proprie vittime. Era il 7 ottobre, e avevamo appena fatto in tempo a provare orrore per quel barbaro atto terroristico, che già era diventato chiaro a chiunque che l’evento in questione avrebbe schiuso le porte dell’inferno per i palestinesi, popolo occupato, vessato e frequentemente aggredito dalle imponenti forze militari dell’“unica democrazia del Medioriente”. Domani Israele dovrà rispondere di parecchi crimini, tra i quali l’aver seppellito i propri morti in un terreno inospitale della psiche collettiva, poiché la pulizia etnica e lo sterminio dei palestinesi – ovviamente programmati e a lungo desiderati dagli estremisti sionisti – sono fenomeni così giganteschi da rendere impossibile qualunque equiparazione tra i danni subiti dalle due popolazioni.

Read more ...

Details
Published: 30 September 2025
Created: 30 September 2025
Hits: 365
Print Friendly, PDF & Email

sinistra

La Dialettica della natura di Engels e la ricerca di una sintesi tra la filosofia e la scienza

di Eros Barone

engels frame.jpgMarx ed io siamo stati presso a poco i soli a salvare dalla filosofia idealistica tedesca la dialettica cosciente e a trasferirla nella concezione materialistica della natura e della storia. Ma per una concezione dialettica e a un tempo materialistica della natura è necessario che siano note la matematica e le scienze naturali. Marx aveva solide cognizioni di matematica, ma le scienze naturali le potevamo seguire solo parzialmente, saltuariamente, sporadicamente. Perciò, quando, col mio ritiro dalla mia azienda commerciale e il mio trasferimento a Londra, ne ebbi il tempo, nella misura in cui mi fu possibile mi sottoposi a una compiuta “muda” matematica e naturalistica […]e vi consacrai la parte migliore di otto anni.

Friedrich Engels, Dalla prefazione alla seconda edizione dell’Antidühring.

 

1. Significato e costruzione di una “dialettica della natura”

Per valutare il significato storico e teorico del modo in cui Engels ha esteso la dialettica dal campo delle scienze storico-sociali a quello delle scienze fisico-naturali occorre considerare nel suo significato complessivo la elaborazione teorica da lui sviluppata, che comprende la scienza, la dialettica e il materialismo, e individuare nel contempo lo sfondo storico-culturale di tale elaborazione. Né si può prescindere, per un verso, dai limiti storici inerenti allo stadio di sviluppo delle scienze che offrono a Engels la base di appoggio per la sua costruzione di una “dialettica della natura” e, per un altro verso, dal fine che egli in generale attribuisce a tale dialettica, quindi alla funzione che essa svolge nella prospettiva del comunismo. Questo duplice aspetto è stato al centro dell’attenzione critica e della ricerca teoretica che, nell’àmbito del marxismo italiano, hanno contraddistinto i contributi forniti da Ludovico Geymonat e dalla sua scuola.

La feconda vitalità del pensiero di Geymonat nasce infatti da una riflessione originale sul materialismo dialettico.

Read more ...

Details
Published: 30 September 2025
Created: 26 September 2025
Hits: 333
Print Friendly, PDF & Email

lafionda

Dal fondo umanitario alla critica del capitalismo: brevi note sulle mobilitazioni del 22 settembre

di Ugo Boghetta

Il grande movimento sceso in piazza il 22 settembre non si ferma. Le navi dirette verso Gaza, attaccate da droni che sembrano lanciati da ignoti (mentre altri sono sempre russi), mantengono alto il livello della mobilitazione.

All’Onu, intanto, è andato in scena il Nuovo Mondo, a cui Trump e Israele rispondono con un’arroganza suicida.

Il fondo umanitario che caratterizza questo movimento non va inteso come mero umanitarismo. È un fondo politico, che condensa anche anni di frustrazioni su tanti temi vissuti con impotenza: scuola, sanità, lavoro, precarietà, salario, casa. L’instabilità internazionale si somma a queste difficoltà e alimenta l’incertezza della vita quotidiana. Byung-Chul Han la definisce “società ansiogena”.

La domanda è: quale quadro di riferimento, quale consolidamento nel tempo potrà darsi questo imponente movimento, che non si spegnerà nemmeno con la fine delle mobilitazioni?

Essere un agente capace di incidere sul quadro internazionale proietta l’aspetto umanitario oltre la pura indignazione, trasformandolo in contestazione dei cosiddetti “valori occidentali”. Valori ormai giunti alla fine che meritano. L’Occidente altro non è che il capitalismo giunto, dopo secoli di eccellenze ma anche di barbarie — colonialismo, imperialismo, schiavismo, razzismo — alla sua disfatta umana, morale ed etica. Esaurita la spinta propulsiva, resta solo la forza militare. Ma con la sola violenza non andrà lontano, anche se, se non fermato, potrà ancora produrre morte e distruzioni immani.

Read more ...

Details
Published: 30 September 2025
Created: 26 September 2025
Hits: 354
Print Friendly, PDF & Email

contropiano2

La non-notizia degli aerei russi ‘intercettati’ vicino la Lettonia, fabbricata dai guerrafondai

di Redazione

Il segno dei tempi che viviamo è dato dal fatto di dover in continuazione spiegare come le notizie allarmistiche lanciate dai media nostrani riguardo minacce imminenti di sconfinamenti russi siano fabbricate ad arte dai guerrafondai europei, che devono pur legittimare la scelta di far scivolare l’intero continente in guerra.

Anche il delirio di titoli sugli aerei russi ‘intercettati’ ieri nei pressi della Lettonia va annoverato nella lista della disinformazione di guerra europeista. Innanzitutto, perché nessun aereo è stato ‘intercettato’, formula che nel linguaggio dell’aviazione rimanda più all’ingaggio tra velivoli. Per fortuna, ancora nessuno si è sparato addosso.

I signori della guerra europei, però, che siedano a Bruxelles o parlino a nome della NATO, annunciano questa intenzione un giorno sì e l’altro pure. Così hanno fatto anche a margine di un evento che non ha nulla di straordinario, ma che è stato montato per escalare ancora i rapporti con Mosca.

I fatti sono questi: due caccia Gripen ungheresi, facenti parte dell’unità di sorveglianza NATO Baltic Air Policing, sono decollati ieri dalla base lituana di Siauliai, per seguire da vicino il percorso di un SU-30, un SU-35 e tre MiG-31 russi, che “volavano in prossimità dello spazio aereo lettone“, ha comunicato il Comando Alleato su X.

Il che, tradotto, significa che viaggiavano in cieli internazionali, rispettando tutte le disposizioni del caso. Ma l’occasione è stata colta al volo da varie voci europee per tornare a minacciare il Cremlino di una guerra imminente: il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha detto che le truppe del Patto Atlantico sono pronte ad abbattere droni e jet russi, se sconfinano nello spazio aereo dell’alleanza.

Read more ...

Details
Published: 30 September 2025
Created: 25 September 2025
Hits: 415
Print Friendly, PDF & Email

ilchimicoscettico

Il simulacro della scienza e l'autoritarismo

di Il Chimico Scettico

Screenshot 2025 09 20 at 18 35 05 Social Media Share Preview Link Preview Online.png

7 anni fa un'istanza puramente politica (poi ideologica) finiva nel corpus legislativo della Repubblica Italiana mascherata da "scienza": era il D.L n. 73 7 giugno 2017, altresì noto come Decreto Lorenzin. Il simulacro della scienza faceva il suo ingresso nella politica italiana del nuovo millennio.

Read more ...

Details
Published: 30 September 2025
Created: 23 September 2025
Hits: 232
Print Friendly, PDF & Email

piccolenote

L'Occidente e la pericolosa isteria della minaccia russa

di Davide Malacaria

La spinta isterica per dar vita a un’escalation contro la Russia si intensifica, con i Paesi Nato a inventare sempre nuovi pretesti per favorire tale sviluppo. Dapprima i droni russi sui cieli polacchi, capitati lì a causa di un disturbo elettronico che li ha deviati – come dimostra anche lo sconfinamento in Bielorussia, paese alleato di Mosca, che certo non aveva alcuna necessità di minacciare. Sconfinamento che ha avuto una coda nella distruzione di una casa – per fortuna nessuna vittima – e nella violazione delle spazio aereo della residenza del presidente polacco da parte di un drone.

Le solite accuse roboanti alla Russia per entrambi gli episodi, seguite poi dalle sussurrate smentite perché si è scoperto che la casa era stata distrutta da un missile partito da un F-16 Nato, dicono impazzito, e che il drone era teleguidato da un ragazzo ucraino e una ragazza bielorussa. Poi c’è stato l’allarme per lo sconfinamento di un drone, dicono russo, in Romania e l’asserito sconfinamento di jet russi nei cieli di Paesi Nato.

Un’escalation progressiva che hanno avuto il suo momento epifanico nell’allarme lanciato dalla guerrafondaia Ursula von der Lyen su un asserito attacco hacker russo al suo velivolo in fase di atterraggio in Bulgaria, allarme dimostratosi del tutto infondato, anzi inventato di sana pianta.

Se ricordiamo l’episodio è perché l’invenzione della Von der Lyen era, oltre che sciocca, di una gravità assoluta: il fatto che non sia stata rimossa dall’alto incarico che presiede getta luce sugli allarmi successivi.

Read more ...

Details
Published: 30 September 2025
Created: 17 September 2025
Hits: 226
Print Friendly, PDF & Email

doppiozero

Il fondamentalismo occidentale e gli spari

di Alessandro Carrera

Le università americane sono al centro di una battaglia politica altrettanto importante di quella che coinvolge la magistratura o l’istituzione sanitaria degli Stati Uniti. L’attuale presidenza, insieme ai media e agli opinionisti che compongono la galassia della nuova destra, ha individuato nel mondo universitario il “cuore del sistema” che garantirebbe il perpetuarsi dell’egemonia culturale della sinistra. L’attacco alle università è dunque prioritario al fine di ristabilire un’egemonia conservatrice che può far pensare a un ritorno agli anni Cinquanta, alla paura del comunismo e al periodo del maccartismo, mentre in realtà si tratta di un fenomeno politico nuovo, e che mira a stabilire un vero e proprio “fondamentalismo occidentale”.

Come tutti i movimenti nati dopo la crisi della modernità (che possiamo datare all’incirca tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso), e che aspirano a essere fondativi o rifondativi, anche il fondamentalismo occidentale, non diversamente dal fondamentalismo islamico, senza escludere quello neoconfuciano, si basa su principi largamente ricostruiti ad hoc.

Read more ...

Details
Published: 29 September 2025
Created: 26 September 2025
Hits: 702
Print Friendly, PDF & Email

manifesto

Roger Waters, al cuore

Fabrizio Rostelli intervista Roger Waters

Intervista esclusiva con Il musicista inglese, storico componente dei Pink Floyd, interviene sulla Palestina, sulla Flotilla e sulla fase politica che stiamo attraversando

roger waters conferenza stampa roma copyright photo fabrizio rostelli ritoccataIl suo ultimo tour «This is not a drill» è forse la sintesi più alta e senza compromessi della sua creatività artistica e del suo impegno politico. Un concerto in cui l’estasi musicale accompagna il bombardamento visivo di immagini di denuncia sociale e di resistenza al capitalismo e al fascismo. «Se siete fra quelli che amano i Pink Floyd, ma non sopportano le prese di posizione politiche di Roger, potete andarvene a fanculo al bar», questo l’annuncio a inizio concerto. Roger Waters ha la libertà di mirare al cuore, senza fronzoli. Da anni in prima fila per il sostegno al popolo palestinese, ha portato la guerra nei suoi show mostrando il video «collateral murder» nel mondo. Waters, da intellettuale, ha scelto di esporsi e prendere posizione. Dall’impegno nella campagna per la liberazione di Assange, al supporto delle comunità native contro l’oleodotto in Dakota, fino all’appello per la riapertura dell’ospedale calabrese di Cariati raccolto nel film sulla sanità pubblica C’era una volta in Italia di Greco e Melchiorre.

 * * * *

La Global Sumud Flotilla ha iniziato la navigazione verso Gaza per consegnare aiuti umanitari. Diverse barche sono già state attaccate da droni probabilmente israeliani. Cosa accadrà?

È molto improbabile che una qualsiasi delle imbarcazioni della flotilla riesca a consegnare cibo, latte per neonati e medicinali a Gaza, perché gli israeliani le intercetteranno tutte.

Read more ...

Details
Published: 29 September 2025
Created: 26 September 2025
Hits: 512
Print Friendly, PDF & Email

analisidifesa

Le contraddizioni di Trump azzoppano la NATO per annichilire L’Europa

di Gianandrea Gaiani

Russian SU 27 Flanker with RAF Typhoon MOD 45157730.jpgDonald Trump ci ha ormai abituato a dichiarazioni roboanti spesso smentite da successive dichiarazioni, ad affermazioni contraddittorie o sopra le righe ma anche se la chiave di lettura che ci offre oggi Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano parlando di “catalogo completo di sindromi psichiatriche” non sembra priva di riscontri oggettivi, per gli europei sarebbe ingenuo ritenere che la Casa Bianca non persegua, forse in modo volutamente confuso, obiettivi ben precisi e tutti a nostro danno.

Negli ultimi giorni hanno destato sorpresa ed entusiasmo (quest’ultimo giustificato forse a Kiev, molto meno nelle capitali europee) le dichiarazioni circa le prospettive del conflitto in Ucraina rilasciate da Trump il 23 settembre, che sembrano imprimere un deciso cambio di rotta (o forse solo narrazione), dopo l’incontro con Volodymyr Zelensky a New York.

 

Abbattete gli aerei russi

Nel sostenere che le nazioni della NATO dovrebbero “abbattere gli aerei russi” se violano il loro spazio aereo, Trump sembra definire l’Alleanza Atlantica come una organizzazione estranea o comunque diversa dagli Stati Uniti che della NATO sono (o erano) azionista di maggioranza.

A conferma di questo approccio nei confronti degli alleati europei, che appare basato sul concetto “voi siete la NATO, noi gli Stati Uniti”, Trump ha fornito una risposta sibillina ma al tempo stesso chiarificatrice alla domanda se gli Stati Uniti aiuterebbero in armi gli alleati europei contro la Russia: “dipende dalle circostanze”.

In ogni caso la demenziale macchina propagandistica che anche in Italia punta a riscaldare la guerra fredda con la Russia utilizzando le supposte violazioni dello spazio aereo NATO si è subito rimessa in moto, forte dell’invito di Trump ad andare (noi, la NATO) in guerra contro la Russia contando sul fatto che loro (gli USA) ci venderanno le armi.

Read more ...

Details
Published: 29 September 2025
Created: 25 September 2025
Hits: 272
Print Friendly, PDF & Email

La politica degli interessi e la politica delle gerarchie

di comidad

L’accordo di mutua difesa firmato da Arabia Saudita e Pakistan lo scorso 17 settembre ha precedenti storici abbastanza noti, dato che è stata proprio la petro-monarchia di Riad a finanziare il programma nucleare militare pakistano, ufficializzato nel 1998. D’altra parte occorre considerare la tempistica dell’annuncio di tale accordo, che arriva pochi giorni dopo l’attacco israeliano al Qatar, sebbene la petro-monarchia di Doha ospiti una grande base militare degli Stati Uniti. In altre parole, l’inaffidabilità degli USA ha costretto il regime saudita a diversificare i “fornitori di sicurezza” ed a favorire l’ingresso di un nuovo soggetto nell’area medio-orientale; il Pakistan, appunto. Il regime di Islamabad ha ufficialmente buoni rapporti con gli USA, quindi il suo ingresso nell’area medio-orientale non assume il carattere di una sfida dichiarata al presunto “ordine” statunitense, sebbene oggettivamente rappresenti un segnale del suo crescente discredito.

Molte analisi geo-strategiche si sono concentrate sulle conseguenze negative che un tale accordo potrebbe comportare per il principale avversario del Pakistan, cioè l’India. Sembra però che in questo ambito non si sia detto finora molto di concreto, specialmente per ciò che riguarda le sorti del corridoio infrastrutturale e commerciale che dovrebbe collegare l’India al Medio Oriente. Il porto israeliano di Haifa avrebbe dovuto essere tra le infrastrutture essenziali per rendere operativo il corridoio con l’India; è stato però lo stesso Israele a bruciare questa prospettiva attaccando l’Iran, i cui missili hanno dimostrato che Haifa è troppo vulnerabile e insicura. La stampa sionista finge che nulla sia cambiato per Haifa, ma intanto il regime israeliano continua a minacciare l’Iran, scoraggiando gli investimenti in un’infrastruttura dal destino così incerto.

Read more ...

  1. Me-Ti: La gramigna e il campo coltivato. Il 22 settembre tra spontaneità e organizzazione
  2. Fabrizio Marchi: Non ci caschiamo
  3. Ennio Abate: Speranza e violenza
  4. Fulvio Grimaldi: Occidente: suicidio assistito
  5. Giorgio Agamben: Moneta e memoria
  6. Aligi Taschera: Che cosa si può fare?
  7. Paolo Selmi: Škola kommunizma: i sindacati nel Paese dei Soviet
  8. Cesare Alemanni: La Cina contro Nvidia
  9. Francesco Dall'Aglio: C'è stato un "cambiamento" di Trump sul conflitto in Ucraina?
  10. Fulvio Grimaldi: “La criminalizzazione della resistenza è l’arma degli oppressori”
  11. Fabrizio Poggi: Chi sarà a cadere per primo nella Terza guerra mondiale ibrida?
  12. Domenico Moro: La stanza 49, un noir che parla dell'Italia di oggi
  13. Alessandra Ciattini: La politica contraddittoria degli Usa e dell’Ue verso la Russia
  14. Carlos X. Blanco: L'intuizione di Alexander Dugin. Il 3 settembre e il Morto Occidente
  15. Paolo Di Marco: Kirk, bufale e boomerang
  16. Militant: Dal Tevere al Giordano: Gaza chiama Roma risponde
  17. Andrea Balloni: La funzione dell’URSS nel benessere collettivo occidentale
  18. Giuseppe Masala: L'Asse russo-cinese apre la rotta marittima del Nord 
  19. Giorgio Agamben: Dove siamo?
  20. Thomas Fazi: La fine dell’illusione democratica
  21. Franco Padella: Palantir, un sistema per la privatizzazione dello Stato
  22. Giuseppe Masala: La decisione che cambia gli equilibri geopolitici in Medio Oriente
  23. Enrico Tomaselli: L’ottavo fronte
  24. Alessio Mannino: La nuova resistenza a Usrael? Non solo memoria, ma utopia sperimentale
  25. Il Chimico Scettico: Sistemi, belief systems, indipendenza, libertà di parola

Page 1 of 611

  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • ...
  • 6
  • 7
  • 8
  • 9
  • 10
Web Analytics