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transform

Decrescita, se non ora quando?

di Paolo Cacciari

L’idea di una società orientata alla decrescita – Serge Latouche e Maurizio Pallante sono tra i suoi promulgatori più conosciuti in Italia – sta facendosi strada anche in ambienti inaspettati. Nella seconda parte del IV Rapporto 2022 dell’Ipcc, il consesso di scienziati dell’Onu che studia il cambiamento climatico indica ai decisori politici la decrescita – correttamente intesa come decremento reale e pianificato dei flussi di materia impiegati nei cicli produttivi – come una delle vie più sicure per raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (SDGs). L’Eeb (European Envirinmental Bureau) smaschera – letteralmente: “debunked” – la pretesa di disgiungere la crescita del Pil dall’aumento della pressione sull’ambiente naturale rimanendo all’interno della logica del sistema economico attuale regolato dal mercato. L’Eea (l’Agenzia ambientale europea) auspica una “crescita senza crescita economica” (growth without economic growth), che è un altro modo di dire che bisogna uscire dal calcolo del valore monetario delle produzioni. L’Ispra (l’Istituto superiore per la ricerca e l’ambiente) ha tenuto un incontro dal titolo significativo: Oltre la crescita.

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perunsocialismodelXXI

Dichiarazione di voto

di Carlo Formenti

Cari amici e compagni

Il 25 settembre, che casualmente è anche la data del mio 75° compleanno, ammesso e non concesso che l’infame dispositivo che obbliga le poche forze realmente di opposizione a raccogliere le forme in tempi ridicolmente brevi, voterò per il PC di Rizzo. Scelta scontata, penseranno alcuni, visto che a quel partito sono iscritto e che negli ultimi uno/due anni l’ho sostenuto in varie occasioni, anche accettando di candidarmi alle recenti elezioni comunali di Milano. Invece la scelta non è affatto scontata per i motivi che cerco di spiegare qui di seguito.

In primo luogo perché sulla scheda elettorale non troverò il simbolo di quel partito ma un per me indigesto simbolo in cui non vedo né una falce e martello né la parola comunista, e nemmeno la parola socialista, rimpiazzata dall’aggettivo popolare che sta sotto le parole Italia e sovrana. Chiarisco che non è il riferimento alla sovranità nazionale a imbarazzarmi: è dai tempi in cui assieme ad altri amici avevo fondato il gruppo Nuova Direzione che vengo sistematicamente accusato di rossobrunismo per cui ci ho fatto il callo.

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lantidiplomatico

Nel nulla politico italiano, la questione Taiwan (spiegata facile)

di Fosco Giannini

In Italia il "discorso" politico è in questi giorni dominato sia dall'inessenziale assoluto eletto a questione strategica (il PD si allea con Calenda: liberismo atlantista più liberismo atlantista, cosa c'è da stupirsi o da esultare?), che dal surrealismo politico opportunista spacciato per questione politica e morale (Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana e Bonelli, portavoce dei Verdi, avrebbero subito voluto allearsi con il PD ma forse recedono poichè col PD si allea Calenda, "la même chose" del PD). Cioè: quando la lana caprina si vende per seta.

Mentre un "nulla" equivoco agita le acque italiane, il mondo è attraversato dal pericolo più grande del XXI secolo: la questione Taiwan, la  crisi Taiwan.

La speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, ha mantenuto la sua folle e aggressiva promessa colma di guerra mondiale ed è sbarcata a Taiwan. E in seguito a ciò la marina e l'aviazione cinesi hanno iniziato le esercitazioni militari al largo dell'isola, lanciando missili a 15 chilometri dalla costa.

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comidad

È la lobby della deflazione a gestire il quantitative easing

di comidad

La vera funzione sociale del cosiddetto “dibattito” non è purtroppo quella di confrontare le rispettive idee ed argomentazioni, bensì di fissare delle gerarchie nella comunicazione. Si tratta quindi di stabilire chi ha il privilegio di occupare il piedistallo dell’accusatore o del giudice e chi invece si trova nella condizione cronica di imputato. Non conta che le accuse siano infondate o assurde, anzi, più lo sono e meglio è, poiché con punti di riferimento vaghi diventa molto più complicato discolparsi. La gerarchizzazione comporta non solo l’assegnazione dei ruoli ma anche la recinzione in cui il dibattito può svolgersi, cioè gli argomenti che ti fanno acquisire status e quelli che invece ti squalificano. Ciò vale anche per il dibattito elettorale; infatti il risultato delle elezioni non va valutato contando chi ha preso più voti, il che spesso è del tutto irrilevante, bensì in base a chi è riuscito a detenere il controllo della cosiddetta “realtà”, alla quale qualsiasi governo dovrà poi piegarsi. L’irrilevanza del dato numerico del voto è uno schema che funziona anche al netto delle trasversalità che si riscontrano nel sistema dei partiti, per cui, ad esempio, Enrico Letta e Giorgia Meloni sono tutti e due nell’Aspen Institute, mentre la Lega ed il PD spingono entrambi per l’autonomia differenziata.

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Cornice

di Pierluigi Fagan

Siamo tutti persi in un oceano di notizie relative a fatti. Ma in natura, nella realtà, i fatti sono connessi tra loro a fare il “mondo” e nel mondo ci sono attori intenzionali con strategie, strategie che vogliono far fronte a previsioni. Questi ultimi due elementi, strategia fatte su previsioni, fanno la cornice in cui s’inquadra il groviglio dei fatti del mondo. Vorrei fornire una versione interpretativa di questa cornice, poiché i molti fatti interagiscono proprio con la cornice, anche se spesso non la vediamo.

Il periodo moderno dura un po' più di tre secoli. In esso, la parte che chiamiamo Occidente, prima solo Europa, poi Stati Uniti con Europa, ha dominato questo periodo storico. Colonialismo, imperialismo, sviluppo scientifico e tecnico (o forse il contrario), modo economico moderno, armi, conoscenza hanno garantito al sistema occidentale un incredibile potere sul resto del mondo. Questo ha permesso il poter importare materie, energie e lavoro a bassi costi per alimentare il modo economico che ha dato ordine dinamico alle nostre forme di vita associata. In questo mondo al nostro servizio, abbiamo poi esportato resti di produzione, scarti, disordine.

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piccolenote

Lo scontento degli Usa verso l'Ucraina e la follia della Pelosi

di Piccole Note

In un articolo dedicato alla visita della Pelosi a Taiwan, che nel titolo viene definita “assolutamente sconsiderata”, Thomas Friedman sul New York Times rivela alcuni retroscena molto interessanti sull’Ucraina, che mettono in luce la difficoltà in cui versano gli Stati Uniti e la follia della speaker della Camera, che con questa visita “arbitraria e frivola” accarezza l’apertura di un altro fronte, portando il suo Paese (e tutti noi) in mezzo a una “guerra con due superpotenze contemporaneamente” (cosa che è contro le più basilari regole della geopolitica, aggiunge il cronista).

Ma se le considerazioni sulla Pelosi sono ovvie, e ne riferiamo di seguito, sorprende quanto scrive sull’Ucraina, dal momento che va contro tutta la narrativa mainstream che idealizza la leadership di Kiev.

Infatti, mentre apparentemente i rapporti tra Zelensky e il suo entourage con gli Usa sono ottimi, “in privato, i funzionari statunitensi sono molto più preoccupati per la leadership ucraina di quanto non facciano intendere. C’è una profonda sfiducia nella Casa Bianca per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, molto più di quanto viene riportato”.

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ilsimplicissimus

L’umiliazione del voto inutile

di Anna Pulizzi

Obbligare i partiti d’opposizione a raccogliere 60mila firme in pochi giorni e per di più senza fornire i moduli per farlo, è l’estremo atto di fede della giunta Draghi agli interessi delle oligarchie, che non tollerano alcuna voce fuori dal coro in parlamenti ridotti a santuari del servilismo, come del resto già da tempo avvenuto con gli organi d’informazione. Così sulla scheda elettorale compariranno esclusivamente le formazioni vallette del sistema, rigorosamente euro-nazi-atlantiste nonché prone ai diktat dei mercati finanziari. Tutte le altre, benché di dimensioni assai modeste, resteranno fuori dai giochi, non compariranno tra le scelte possibili e perciò nemmeno nei sondaggi o sulle poltroncine dei talk-show politici, che sarebbero quelle arene in cui moderatori con stipendi a cinque cifre ammettono voci dissidenti solo nel ruolo del toro durante la corrida.

Addomesticare la marea pentastellata fino al punto di avere il suo esponente di spicco che si mette la mano sul cuore quando passano i marines, non è stata impresa né lunga né difficile, a dire il vero. Tuttavia il suicidio del movimento grillino lascia sul terreno un 20% di elettorato deluso da un soggetto che prometteva di rivoltare l’Italia come un calzino e invece si è rivelato un barcone senza timone né bussola sospinto dalle supercazzole di un improbabile nocchiero.

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lafionda

La campagna elettorale peggiore di sempre: avete paura e fate bene

di Savino Balzano

È davvero la campagna elettorale più brutta a cui abbia mai assistito: ricordo già da ragazzino quella fibrillazione che avvertivo quando si avvicinava il momento del voto. Per carità, il livello di consapevolezza era quello che era, tuttavia la sensazione di partecipazione (per quanto allora non votassi ancora) era tanta e c’era entusiasmo, la percezione di un possibile cambiamento alle porte. Era tutto certamente finto, ma la narrazione conservava forse un minimo di dignità, più che di verità potremmo dire di verosimiglianza.

Quello che vediamo ora è sinceramente disarmante, verrebbe da dire a destra come a sinistra, ma già nello scriverlo ci si rende conto di quanto anche questo sia francamente ridicolo. Non che certi valori non abbiano più senso, ma la contrapposizione tra chi dovrebbe incarnarli semplicemente non esiste.

Le parti in causa sono speculari le une alle altre: tutto un pastone, una melma informe e puzzolente, di figure patetiche in cerca di una collocazione che consenta loro di restare a galla. Davvero non saprei da dove cominciare.

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lafionda

Per un terzo polo popolare e di cambiamento

di Redazione

Ospitiamo questo appello promosso da autorevoli amici della Fionda e sottoscritto dal nostro direttore responsabile, Alessandro Somma

È indispensabile creare un terzo polo dedito alla questione sociale, a costruire un’economia senza sfruttamento, alla lotta contro la crescente disuguaglianza. A questo polo deve contribuire soprattutto la convergenza fra M5S e formazioni discendenti dalla storia del movimento dei lavoratori.

Visto il crescente deterioramento sociale, l’attuale bipolarismo va definito come falso. Utilizza la crisi Covid, la guerra, la Ue per compattare intorno a sé l’elettorato, ma con risultati decrescenti: negli ultimi 30 anni nessun vincitore è mai stato confermato, il M5S ha stravinto proprio contro i due poli, si allarga l’astensione. Perciò è grandissimo il potenziale di un terzo polo. Anche perché è l’unico a poter togliere elettorato al non voto o alle destre.

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lavocedellelotte

La crisi in Italia peggiora: per un piano di lotta e una politica della classe lavoratrice!

di FIR - Frazione Internazionalista Rivoluzionaria

La crisi nel nostro paese è a tutto campo: caduta del governo e elezioni antidemocratiche, inflazione a livelli storici, bollette alle stelle, fondi a pioggia per le aziende e per le spese militari, e nuovi attacchi alla classe lavoratrice e alla popolazione povera.

Il prossimo governo sarà al servizio dei banchieri, di Confindustria, dei capitalisti, della NATO, esattamente come il governo Draghi. La classe lavoratrice, la gioventù, le donne devono intervenire attivamente nella crisi perché non decidano sempre dall’alto, a nostre spese.

Appoggiamo e uniamo le lotte sociali. Discutiamo e elaboriamo un piano di lotta comune con nostre rivendicazioni indipendenti, rivendichiamo lo sciopero generale, battiamoci con la burocrazia sindacale perché la si finisca con concertazione e passività.

Le lotte da sole non bastano: serve una politica della classe lavoratrice, non la corsa alle alleanze a perdere coi partiti “progressisti”.

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linterferenza

25 settembre: un’alleanza per i lavoratori è davvero impossibile da realizzare?

di Pier Paolo Caserta

Dico la mia sulle elezioni del 25 settembre e sul difficile quadro delle alleanze e delle proposte politiche alternative alle due destre.

Parafrasando Schopenhauer, il sistema politico italiano è ormai un pendolo che oscilla tra la conservazione e la reazione; ma arrivando, ad ogni oscillazione, un passo più vicino al punto di rottura.

Proprio per questa ragione (alla quale si aggiunge il quadro internazionale) esisterebbe oggi, a mio avviso, la possibilità di mettere un tassello non meramente elettoralistico per ricostruire, su basi adeguate ai tempi, un partito dei Lavoratori non politicamente marginale, unendo le forze che si sono consapevolmente – e coerentemente! – opposte all’agenda Draghi, alla guerra, alle politiche neoliberali di macelleria sociale.

Occorre strategicamente dare corpo a un partito dei Lavoratori con una massa critica, oggi del tutto assente dall’offerta politica maggiore italiana.

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arruotalibera

BRICS: creare una nuova moneta per dare l’addio al dollaro

di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

In occasione del 14.mo Summit dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), organizzato a Pechino a fine giugno, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che i Paesi membri si stanno preparando a creare una valuta di riserva internazionale.

Parlando in via telematica al BRICS Business Forum, egli ha affermato: “Il sistema di messaggistica finanziaria russa è aperto per la connessione con le banche, proiettando così la necessità di una valuta di riserva BRICS. Il sistema di pagamento MIR russo sta ampliando la sua presenza. Stiamo esplorando la possibilità di creare una valuta di riserva internazionale basata sul paniere di valute dei Paesi BRICS.”.

Dopo le sanzioni imposte dall’Occidente contro la Russia a seguito della guerra in Ucraina, è una mossa quasi inevitabile, attesa da chi analizza i processi politici con un approccio scientifico e realistico senza dettami ideologici o pregiudizi di sorta.

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aldous

Aldous, o del presente

di Alberto Giovanni Biuso

Aldous Huxley inventa la propria utopia negativa all’inizio degli anni Trenta – Brave New World, 1932 –, la rivisita negli anni Cinquanta – Brave New World Revisited, 1956 – con un commento critico e attualizzante, nel quale sembra sorprendersi del progressivo avverarsi delle sue profezie. Da allora sono trascorsi più di sessant’anni e bisogna riconoscere a questo romanzo una capacità visionaria davvero singolare, tanto che lo spazio critico nel quale il testo che state leggendo viene pubblicato è dedicato appunto a lui, ad Aldous.

Se letterariamente Brave New World è forse inferiore a 1984, Huxley è stato capace più di Orwell di comprendere e descrivere «un nuovo tipo di totalitarismo non-violento» (Il mondo nuovo – Ritorno al mondo nuovo, trad. di L. Gigli e L. Bianciardi, Mondadori, Milano 1991, p. 333). La nuova società mondiale del VII secolo dopo Ford non fa infatti uso di quasi nessuna forma di violenza esplicita, anzi in essa la felicità è un vero e proprio imperativo. Condizione per essere felici è appartenere a una società stabile, senza guerre, malattie, conflitti sociali, fame.

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sinistra

Capitalismo senza soggetto

di Salvatore Bravo

Il capitalismo nella sua fase assoluta non è cultura liberale e visione del mondo, ma è solo integralismo della merce. Tutto è in vendita, “si è in vendita”, l’uso dell’impersonale esprime l’assenza di un soggetto, il capitalismo elimina la soggettività per rendere ogni esistente animato ed inanimato merce da immettere sul mercato. Si fonda una società senza soggetto e fini, poiché tutto è mezzo: non vi è esperienza che sfugga alla logica della mercificazione assoluta.

Mark Fischer ha dato una definizione di capitalismo rispondente alla condizione attuale, nella quale i residui di “opposizione e contenimento” alla mercificazione sembrano arretrare pericolosamente. L’oscurarsi del simbolico e dei significati sembrano aver “tagliato la testa alla soggettività”, al suo posto non vi è che un immenso organismo divenuto esso stesso mercato che produce mercato. Nessun ideale, dunque, ma solo annichilimento assiologico ed ontologico che inaugura la prima società ad integralismo totale che produce reificazione e morte:

Il capitalismo è quel che resta quando ogni ideale è collassato allo stato di elaborazione simbolica o rituale: il risultato è un consumatore-spettatore che arranca tra ruderi e rovine1”.

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coku

La violenza che muove la storia e altre vicende umane

di Leo Essen

Al Prof Dühring, il quale ritiene che all’origine della storia ci sia la differenza di classe, che dunque l’uomo sia uscito dalla preistoria mediante la forza – la violenza – la lotta, la guerra, e che la proprietà privata sia – originariamente – costituita mediante il furto, la rapina, la sopraffazione, la costrizione – mediante la violenza, appunto – Engels risponde che un bene prima di essere rubato è necessario che sia stato ottenuto con il lavoro. E poi aggiunge due considerazioni semplici quanto sottili.

1) persino la violenza – dunque la lotta delle classi – deve essere letta in relazione (dialettica) [dialettica – questa precisazione è importante, se non si vogliono leggere – oggi – queste pagine di Engels come se fossimo negli anni venti del Novecento, al tempo di Korsch e Lukács] la violenza deve essere letta in relazione al lavoro, allo sviluppo delle forze produttive, alla divisione del lavoro. Per fugare ogni dubbio Engels produce alcuni esempi sulla relazione tra le tattiche di guerra, la produzione di armi e lo stato delle forze produttive, esempi che per noi oggi depotenziano ogni riferimento a Sun Tzu, Clausewitz e compagnia bella.

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sinistra

Imparare da questi anni

di Paolo Bartolini

Perché insistere a “ragionare” su quanto accaduto dal marzo 2020 ad oggi, perché tornare sul Covid-19, sulla gestione controversa e a tratti autoritaria del fenomeno, su strumenti dannosi e discriminanti come il famigerato Green Pass? Il motivo, per quanto mi riguarda, è presto detto: perché gli eventi recenti sollevano, tra mille altre, la questione decisiva dell’uso della ragione in situazioni complesse. Un tema che incrocia, evidentemente, la crisi contemporanea della democrazia e l’esigenza di non arrendersi al peggio.

In condizioni di emergenza bisogna agire, certo, a questo servono le istituzioni. Ma ciò significa eliminare ogni possibilità di dibattito, ogni prospettiva sgradita, ogni confronto critico? La razionalità, in Occidente, segue un progressivo scollamento dalle sue origini filosofiche, o forse una dissociazione patologica iscritta proprio nel suo DNA. A forza di astrarre, universalizzare e tentare di dominare il molteplice mediante la formattazione dei viventi (umani e non umani), la ragione si è tramutata in razionalità strumentale, calcolante e industriale (come dice giustamente l’amico Lelio Demichelis).

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aldous

Pensare ancora il lavoro?

di Marta Mancini

Va detto con chiarezza: il lavoro, i diritti ad esso collegati, la sua funzione emancipativa e di riconoscimento sociale sono da decenni al centro di una regia di svilimento tutt’altro che contingente e fatale condotta in Italia, più che in altre nazioni occidentali, con particolare perizia. Negli ultimi quindici anni i lavoratori poveri sono raddoppiati nel nostro paese, in percentuale maggiore rispetto alla media europea; al contempo rimuovere la piaga della sottoccupazione con adeguati sostegni al reddito è considerata una concessione agli indolenti e ai falliti, così come gli interventi di riequilibrio fiscale vengono ostacolati dalla compagine datoriale come troppo costosi e inefficaci. Scarse e poco incisive si sono dimostrate anche le politiche attive del lavoro, nonostante in quasi tutti i settori produttivi - tecnologicamente evoluti o tradizionali, manifatturieri o di servizi - la carenza di addetti è evidente per il consumatore-utente finale e confermata dalle statistiche di riferimento. Il lavoro non sembra mancare in termini di fabbisogno, ma spesso a condizioni irricevibili e fuori dalla tutela dei controlli sulla sicurezza e contro le rinate forme di sfruttamento e di schiavismo.

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altrenotizie

Al capezzale dei media USA

di Fabrizio Casari

C’era una volta il giornalismo statunitense. Come in tutti i gangli vitali del sistema di circolazione delle idee, la mitizzazione della professione giornalistica era lo sfondo della sua narrazione. Si parlava di stampa libera e realmente potente, un quarto potere che faceva tremare tutti gli altri. Si esaltava la sua scuola d’investigazione giornalistica, (sostanzialmente sintetizzabile in “segui i soldi”) e il suo modello di reporter senza macchia e senza paura Che non si ferma dinnanzi a niente e a nessuno, che non teme vendette e rappresaglie perché il suo unico obiettivo è la Verità, quella con la “V” maiuscola, priva di mediazioni e orfana di contesto.

Per alimentare il mito del giornalismo made in USA decisero di santificare questa immagine. Inventarono persino il Premio Pulitzer, una sorta di Nobel del giornalismo che ogni anno doveva essere assegnato a chi si era distinto nel suo lavoro di scoperta e denuncia dei mali del mondo. Che poi fossero i mali che conveniva agli USA denunciare è un altro aspetto della storia.

La notizia di questi giorni, però, è che solo l’11 per cento della popolazione statunitense, mantiene il suo grado di fiducia in quello che i media pubblicano, l’89 per cento non li ritengono affidabili né veritieri. A dirlo non è un ribelle o un militante del sistema mediatico alternativo, tutt’altro.

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coniarerivolta

L’inflazione non è uguale per tutti

di coniarerivolta

Stretto fra guerra e crisi di governo, è passato quasi sotto silenzio un dato interessante e assai istruttivo contenuto nel Rapporto Istat 2022 relativo all’inflazione ed ai suoi effetti sulle famiglie italiane. Al di là della retorica del “siamo tutti sulla stessa barca”, funzionale solo ad imbrigliare eventuali rivendicazioni salariali, l’Istituto evidenzia come gli effetti dell’inflazione siano molto più pesanti per le famiglie più povere. Ma attenzione (e qui viene la parte interessante): questo succede non solo – banale, ma sempre vero – perché chi ha redditi più bassi ha minore margine per contrastare l’effetto dell’aumento dei prezzi, ma anche perché per queste famiglie il dato dell’inflazione è di per sé più alto rispetto alla media nazionale. Ma come? Il dato dell’inflazione non è QUEL numero (unico per tutti) che attualmente oscilla fra l’8 e il 9%?

Prima di capire i motivi di questa asimmetria, indagare le sue implicazioni dal punto di vista distributivo e individuare, di conseguenza, gli strumenti per farvi fronte, cerchiamo di spiegare meglio cos’è e come viene calcolato il tasso di inflazione in Italia.

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lantidiplomatico

L'analfabetismo funzionale di Repubblica sulla Libia

di Michelangelo Severgnini

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Mancano meno di due mesi al voto e lo sappiamo già: ne sentiremo di tutti i colori.

Chi scrive o solo pensa un articolo simile è un analfabeta della Libia.

La quasi totalità dei migranti risiede sulla costa occidentale, lì trasportata dalle mafie africane perché sia manodopera a costo zero per le milizie.

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marx xxi

Al voto, al voto? Come affrontare le elezioni in una situazione di guerra e di crisi economica

di Roberto Gabriele

Draghi è caduto, ma non dobbiamo sottovalutare la capacità di manipolazione del sistema nelle scadenze elettorali quando chi detiene le leve del potere si riposiziona rapidamente per non perdere. La questione non riguarda un solo settore politico, ma l’intero arco di quelle che, opportunamente epurate, sono considerate le forze concorrenti che possono aspirare a vincere.

Anche stavolta i riposizionamenti sono stati rapidi. La destra, compreso il ‘moderato’ Berlusconi, ha colto l’occasione della crisi per tentare unita la scalata di governo, mentre in zona PD dopo la rottura coi 5 Stelle si cerca di raffazzonare un fronte che impedisca allo schieramento a guida Meloni di andare al governo. Questo appare in superficie, ma dietro le quinte il disegno è molto più complesso. Da quando il partito di Draghi, cioè il vero partito di sistema, è entrato in crisi con la decisione di Conte di non votare la fiducia si è posto il problema del che fare? La destra si sente solida e accetta la sfida, mentre il PD del ‘campo largo’ chiama alle armi tutti i settori della borghesia che conta per avere la forza di fronteggiare la destra, evocando perfino l’antifascismo.

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Fine lavoro mai. C’è ancora vita oltre il lavoro digitalizzato?

di Gioacchino Toni

Ivan Carozzi, Fine lavoro mai. Sulla (in)sostenibilità cognitiva del lavoro nell’epoca digitale, Eris, Torino, 2022, pp. 64, €6.00

Nell’allarmismo con cui i media danno conto dell’aumento di casi di rifiuto di proposte lavorative o di abbandono volontario di un impiego, è ravvisabile la percezione dello scricchiolare di dogmi fondanti il sistema di sviluppo vigente e la consapevolezza che è difficile cavarsela ricorrendo a qualche vecchio luogo comune. Ad essere messe in discussione parrebbero essere la logica dei “sacrifici necessari” e la retorica “smart” con cui lo story telling dominante ha ammantanto tanti “nuovi lavori” digitali. Inizia ad essere difficile nascondere come questi ultimi, nei fatti, risultino “smart” esclusivamente per chi ne trae profitto mentre chi si trova ad eseguirli ne percepisce sempre più distintamente il livello di sfruttamento intensificato e dilatato.

Dietro alla retorica del lavoro “smart”, che può essere svolto “tranquillamente da casa”, si cela un universo di sfruttamento comportante una dilatazione dei tempi di lavoro ed un incremento della solitudine e della frustrazione che finiscono per intaccare l’intera esistenza.

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Lo Stato e i suoi organi di repressione al servizio del capitale contro i lavoratori

di Carmelo Germanà

Da anni va avanti l’attacco durissimo della Procura di Piacenza contro i dirigenti e militanti del sindacalismo di base: Si Cobas e Usb. Che le istituzioni in generale siano al servizio della classe dominante a difesa dei rapporti di classe vigenti è cosa scontata. Tuttavia, colpisce l’accanimento, la pervicacia, il disegno prepotente, di isolare e screditare con accuse infamanti questi lavoratori. Si vuol fare credere che essi siano un manipolo di violenti dediti a utilizzare i loro compagni di lavoro allo scopo di ricavare benefici personali in termini di potere e denaro.

La verità va esattamente nella direzione opposta, sono le multinazionali della logistica con la complicità di padroni e padroncini che appaltano e subappaltano forza lavoro super sfruttata e sottopagata a esercitare sopraffazione e violenza, condizione che oramai va estendendosi in tutto il mondo del lavoro. In questi casi le istituzioni borghesi fanno finta di niente o al massimo esprimono un biasimo di facciata, come pure le morti sul lavoro che si verificano ogni giorno non indignano lorsignori. Le forze dell’ordine sono sempre pronte ad agire contro i lavoratori quando lottano per davvero, mentre non muovono un dito contro le angherie dei padroni quando licenziano o vessano i lavoratori.

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Liturgia e menzogna

di Salvatore Bravo

Ogni sistema democratico totalitario ha le sue liturgie, i suoi ricordi collettivi su cui costruire l’immagine di sé e del mondo. La storia stessa è ricostruita attraverso i punti nodali in cui interi popoli riconoscono la svolta storica che segna una distanza dai regimi politici precedenti, e specialmente, una svolta irreversibile che si connota per essere un salto di qualità verso un nuovo e co-procede migliore orizzonte politico.

La liberazione di Auschwitz è per l’Occidente verità storica, ma anche mito fondativo indiscutibile. L’attenzione verso il male assoluto e la sua sconfitta con la liberazione dei campi di sterminio hanno segnato la lettura della storia occidentale, fino a farne un mito, fino a trasformarla in una narrazione indiscutibile.

L’irrazionale entra nella storia con i miti pronti a diventare “ideologia” nel senso marxiano del termine. La liberazione di Auschwitz ha reso tale evento storico incomprensibile nelle sue conseguenze e nel suo significato intrinseco. Auschwitz viene in tal modo astratto dal sistema economico e sociale e consegnato al male assoluto che ha fatto irruzione nella storia con il nazionalsocialismo.

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comidad

Per le porte girevoli passa la super-razza dei competenti

di comidad

Il governo Draghi è stato un episodio minore della conflittualità interna all’oligarchia nostrana: un Presidente della Repubblica in carica che doveva “bruciare” il suo principale concorrente incastrandolo a Palazzo Chigi, in modo da garantirsi la rielezione al Quirinale. Ma questa esperienza di governo potrebbe passare ugualmente alla Storia come una seduta psicanalitica dell’establishment, che ha vissuto il suo grande sogno d’amore, il suo romanzo Harmony, con l’uomo affascinante e misterioso, che avrebbe dovuto anche fungere da vendicatore di presunti torti subiti da parte delle classi subalterne. Si tratta di un tipico fenomeno di auto-intossicazione, per cui ci si fa suggestionare dalla propria stessa propaganda, finendo per crederci. In molti si sono bevuta la fiction dell’Uomo Superiore caduto nel vile agguato di personaggi meschini e volgari, probabilmente al soldo dell’autocrate straniero; perciò lo sdegno esibito era vibrante ed autentico. In questa suggestione è caduto persino Draghi, che era lui il primo a volersene scappare, ma poi, con la sua ostentazione di superiorità e di arroganza, ha finito per incassare in parlamento un’umiliazione del tutto inutile.

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sinistrach

Italia al voto: destre, amici di Draghi e alcune positive proposte per la sovranità popolare

di Davide Rossi

Dunque mancano meno di due mesi al voto italiano. Lo scenario elettorale è sostanzialmente diviso in tre parti.

Da un lato vi sono gli autoproclamati continuatori del draghismo, ovvero i convinti prosecutori delle politiche che hanno rovinato l’Italia, sudditanza alla NATO e ai peggiori diktat dell’Unione Europea, tagli e distruzione dello stato sociale, alternanza scuola – lavoro con un altro ragazzo infortunatosi gravemente in questi giorni a Mantova. Quest’area va dal PD di Letta e Zingaretti a tutti i loro alleati, dai Verdi e dai vari rimasugli di Liberi e Uguali e Sinistra Italiana, che in maniera invereconda restano per amor di poltrona attaccati al PD, fino agli ultra-liberisti Calenda e Bonino, includendo nel mezzo quel microcosmo centrista che abbraccia figuri come Renzi e Casini e ora porta a casa anche forzitalioti indragatisi come Brunetta, Gelmini e Carfagna, nonché Di Maio e i suoi poltronisti. Litigano un po’, soprattutto tra loro gli ex democristiani per vecchie ruggini personali, ma poi al fischio di Washington si compatteranno, anche i sinistrati pseudo-pacifisti di LeU e Sinistra Italia, tutti accodati e supini al PD che detta la linea e starnazza già da giorni di democrazia e Occidente, come se il liberal – liberismo e l’Occidente non dovessero vergognarsi di decenni di furti delle materie prime a danno di Africa, Asia e America Latina, nonché dopo il 1992 pure dell’Europa Orientale.

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effettoseneca

Niente da fare: un'informazione corretta sui media è impossibile. Continuiamo a farci del male da soli

di Ugo Bardi

GermaniaNonEstraeilSuoGas

Certe volte ti prende veramente lo sgomento. Guardate il titolo del pezzo di Federico Rampini del 26 Luglio sul Corriere. "Perché la Germania non estrae il suo gas?"

Eh, proprio..... immaginatevi: c'è una rete di Putiniani in Germania che opera da vent'anni per sabotare la produzione di gas in Germania. Lasciateli lavorare ancora un po' e fra breve vedremo di nuovo la bandiera rossa sovietica sventolare sul Bundestag a Berlino.

Ma non si riesce mai a fare un minimo di ragionamento anche vagamente basato sui dati? Andiamo a vedere l'andamento della produzione di gas in Germania e troviamo questo grafico su "Statista":

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sollevazione2

Un errore troppo grande

Il movimento non lo meritava, noi non lo avalleremo

di Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia

  1. Il governo Draghi è finalmente caduto. Il Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia salutano con soddisfazione la sua cacciata e la conseguente crisi del progetto tecno-autoritario che portava avanti.
  2. L’uomo della Nato, dell’Ue e delle banche non ha retto al palese fallimento delle sue politiche, ad una stagflazione che egli stesso ha contribuito a produrre con la scelta di entrare in guerra contro la Russia.
  3. Proprio perché il sistema è in affanno, mentre grandi minacce (dalla guerra, al carovita, alla recessione) incombono sul futuro del nostro popolo, diventa ancora più urgente la costruzione di un fronte unito di lotta, per dare vita a una vera opposizione e per costruire quell’alternativa politica e sociale di cui milioni di persone sentono il bisogno.
  4. E’ su questa linea della massima unità che Liberiamo l’Italia ed il Fronte del Dissenso hanno operato in questi mesi. Da qui la proposta di una lista unica, con un simbolo unico, per le prossime elezioni politiche. Da qui l’Appello dei 100 sottoscritto da oltre tremila persone, in larga parte attivisti del movimento.

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labottegadelbarbieri

«Come finirà il capitalismo?»

di Gian Marco Martignoni

Con il classico ritardo dell’editoria italiana è finalmente disponibile l’importante libro del sociologo ed economista tedesco Wolfang Streeck «Come finirà il capitalismo?» (Meltemi: pagine 332, euro 22) che contiene una decina di saggi pubblicati fra il 2011 e il 2015, unitamente a una corposa e illuminante introduzione. Il titolo del libro non deve trarre in inganno il lettore: non c’è alcun sole dell’avvenire all’orizzonte, e per di più Streeck non risparmia considerazioni pungenti sulla caduta dell’azione collettiva e degli scioperi sindacali, oltre alla perdita di autorevolezza dei partiti. Pur auspicando sulla scorta della lezione del sociologo austriaco Karl Polany la discesa in campo di quei contro-movimenti in grado di contrastare la progressiva mercificazione della natura, della moneta e del lavoro. Un conto, però, sono le aspettative, e altro conto la realtà concreta: anche quanti avevano riposto una certa speranza nella cosiddetta “V Internazionale” di Porto Alegre del 2001 devono purtroppo constatare l’affievolirsi della prospettiva altermondialista, a fronte di un vistoso sfondamento a destra dell’asse politico mondiale (Europa compresa ).

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lantidiplomatico

C'è poco da festeggiare: Italia blindata da PNRR e BCE

di Domenico Moro

Draghi rimane in carica per il Pnrr e il prossimo governo, qualunque ne sia il colore, si allineerà alle politiche europee e Nato. Nonostante le dimissioni di Draghi, la situazione resterà blindata. Gli elementi di tale blindatura sono, da una parte, la presidenza della Repubblica, garante del rispetto degli accordi internazionali dell'Italia, e, dall'altra parte, la Bce e le regole europee.

Questi elementi garantiscono che, qualunque governo ci sia, determinati input e linee guida vengano seguiti. Ne sono dimostrazione le ultime decisioni della Bce: l'innalzamento di 50 punti base del costo del denaro e lo scudo anti-spread, il TPI, che permetterà di acquistare titoli di stato dei Paesi il cui rendimento salga troppo. A questo proposito, bisogna dire con chiarezza due cose.

L'aumento del costo del denaro mette fine a una politica espansiva proprio quando si profilano venti di recessione. Il TPI, invece, è uno strumento il cui utilizzo è del tutto a discrezione della Banca centrale europea. Sarà questa a decidere se, quando e in quale quantità acquistare titoli del debito di uno Stato.