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kamomodena

Verso tempi di chiarificazione

di kamo

0. Impercettibili sfrigolii nell’aria di elettricità statica. Vibrazioni di energia cinetica che rompono l’immobilità ristagnante. Attività elettrica che ionizza l’atmosfera, creando le condizioni per scaricarsi a terra.

Si sta muovendo qualcosa. I cani fiutano il temporale.

1. È la guerra. Non le guerre: d’Ucraina, di Palestina. La guerra, unica e indivisibile: operazione di senso non scontata. Sono i fronti di un unico conflitto, che ci vede già coinvolti, questa volta da vicino, questa volta non senza conseguenze. Non è il Kosovo, l’Afghanistan, l’Iraq: sono l’Europa, il Mediterraneo – trincee più avanzate degli Stati Uniti. L’Italia al centro di entrambi: pedina dell’impero americano, legata industrialmente alla Germania, dipendente dalle rotte medioceaniche. In un conflitto ibrido che si combatte su più livelli, la cui posta in gioco sono i nuovi equilibri del sistema-mondo.

2. Come retrovie, siamo già in guerra. Prima ce ne rendiamo conto meglio sarà. Loro, quelli che decidono e comandano, lo sanno. È la guerra dei nostri tempi, che scuote, rimescola, mobilita tutto: processi di polarizzazione sociale sono già in atto, altri di radicalizzazione politica bussano alle porte, mezze classi e ceti medi – barometri sociali che registrano il cambiamento delle correnti nell’atmosfera – entrano in agitazione: recentemente, in tutto il Vecchio Continente, col trattore in tangenziale.

3. È la guerra dei nostri tempi, non provocata e voluta da noi. Ciò che si è messo in moto sopravanza di varie misure volontà e piani dei suoi attori. Figurarsi chi da tempo è fuori dalla partita. Ma è la nostra: possiamo solo decidere cosa farci, e come starci dentro. Se da agenti militanti, o da spettatori riservisti. Sovvertendone le contraddizioni, organizzando il rifiuto a pagarne il costo, o finire a combatterla, una volta finiti i volenterosi ucraini. All’orizzonte, nessuna pace, ma il suo approfondimento e generalizzazione.

4. È comparsa una scritta davanti a una scuola di Modena. I giovani estensori, forse, volevano indicare lo spirito dei tempi: “Siamo senza futuro”. Le parole sono le stesse del punk, e ci ricordano un certo sentimento diffuso nell’Onda. Ma se allora era la rabbia a muoverle, oggi sembra un grido di disperazione. Quel “No future” era retto da un rifiuto: questo pare retto dall’accettazione. «È una questione di qualità», dice la canzone. Eppure.

5. Una nuova generazione politica si sta affacciando sul palcoscenico delle piazze e delle strade. Al momento usando organizzazioni, forme e parole ereditate da un precedente ciclo, passate non indenni attraverso un decennio di sconfitte.

Qualcosa si sta muovendo. Lo fiutiamo nell’aria, come i cani. L’abbiamo vista negli ultimi anni, prima timidamente, prendere slancio. Non sappiamo in che direzione salterà: se quella marginale dell’accettazione di un ruolo di testimonianza identitaria, o quella del rifiuto della marginalità, per una forza capace di produrre autonomamente parole, forme e organizzazione all’altezza dei tempi. È questa la posta in gioco.

6. Le manganellate della polizia: la ferocia si accanisce su chi non è forte. In questo caso, studenti minorenni, disarmati, infilitasi in un budello a Pisa. Abbiamo visto tutti il ghigno dello Stato che impagnava il manganello. Noi lo conosciamo bene. Ma conosciamo bene anche i suoi occhi, quando la paura cambia di campo. Quando si è forti: come nel luglio ’62, a Piazza Statuto; come nel marzo ’77, a Bologna; come il 14 dicembre ’10 e il 15 ottobre ’11, a Roma. Ricordiamoceli.

7. Questa generazione comincia da ora a fare esperienza del braccio armato dello Stato, e della sua natura. È un fatto positivo, che apre alla possibilità. La possibilità di scegliere: la prossima volta, restare a casa, accontentandosi di odiare gli sbirri; oppure, mettere a valore l’odio, tornando in strada più forti, incazzati e organizzati. Spesso una manganellata ben assestata è più chiarificante di 100 libri di filosofia o 10 corsi di autoformazione. Questa generazione ha la possibilità di rompere la lagna vittimistica del malessere giovanile. Ma soprattutto, di rompere con le soggettività della sconfitta, formatesi nel declino del ciclo precedente.

8. «Dal prenderle al darle. Si può fare. È stato fatto».

Tattica, strategia, abnegazione, forza – cantava in Emilia una band filosovietica.

Aggiungono i militanti: inchiesta, progetto, ricomposizione, organizzazione.

Con una buona dose di coraggio, caschi, cordoni e bastoni – concluderebbe un bandito. E la chiudiamo qui.

9. Andiamo verso tempi di chiarificazione.

Comments

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marku
Tuesday, 27 February 2024 13:33
prepararsi a disertare e boicottare
la guerra
interimperialistica

credere?
obbedire?
combattere?

scavare incessantemente
nelle contraddizioni
imperialistico/sovraniste

agire contro la follia
borsistico/accumulatrice
ed i suoi lacchè

deragliare il fanatismo
tecnosuprematistico
occidentalocentrico
del falso
green deal
e dei vaccini/elisir di lunga vita

CHE VIVA ROBESPIERRE
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iskratov
Tuesday, 27 February 2024 12:04
E' la guerra, sì: la III guerra mondiale

''Il Primo Ministro slovacco afferma che l'UE e i membri della NATO valutano l'invio di truppe in Ucraina
La dichiarazione ha preceduto la conferenza di Parigi sulla guerra in Ucraina.
Diversi membri dell'UE e della NATO stanno prendendo in considerazione lo schieramento militare in Ucraina, ha affermato lunedì il primo ministro slovacco Robert Fico.
Parlando prima di un incontro dei leader nazionali dell'UE e della NATO a Parigi lunedì per discutere la strategia collettiva occidentale sull'Ucraina, Fico ha citato un "documento riservato" che elenca gli argomenti da discutere a Parigi che "manda brividi lungo la schiena".
"Questi argomenti", ha detto, "implicano che un certo numero di stati membri della NATO e dell'UE stiano considerando l'invio di truppe in Ucraina su base bilaterale".
Non posso dire per quale scopo o cosa farebbero lì."
Secondo Fico, la guerra in Ucraina non sta andando come previsto: “Questo incontro [di Parigi] è la conferma che la strategia ucraina dell’Occidente è completamente fallita”, ha detto, senza fornire dettagli.
Lunedì mattina, parlando a seguito di una riunione del consiglio di sicurezza e del gabinetto della Slovacchia, Fico ha affermato che tali piani rischiano di intensificare la guerra in Ucraina e ha sottolineato che la Slovacchia non parteciperà.
Il leader slovacco filorusso è già stato criticato per le sue posizioni pro-Mosca, affermando a gennaio, ad esempio, che l’unico modo per fermare la guerra in Ucraina era che Kiev rinunciasse a parte del suo territorio .
Il primo ministro ceco Petr Fiala, anch'egli presente all'incontro di Parigi, ha smentito l'affermazione di Fico: "La Repubblica Ceca non si prepara certamente a inviare soldati in Ucraina, nessuno deve preoccuparsi di questo.
POLITICO ha contattato gli uffici stampa della NATO e dell'UE per un commento, ma non ha ricevuto risposta.''
https://www.politico.eu/article/slovak-pm-fico-says-eu-and-nato-states-consider-sending-troops-to-ukraine/
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