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Uno scenario di tipo ucraino per la Moldavia?

di Paolo Arigotti

Il territorio corrispondente all’attuale Moldavia, una superficie di poco superiore a un decimo di quella italiana, già facente parte dell’impero Ottomano, dopo alterne vicende seguite alla fine del primo conflitto mondiale, divenne nel giugno 1940 – per effetto del patto Molotov-von Ribbentrop e dell’ingresso dell'Armata Rossa in Bessarabia - parte integrante dell'Unione Sovietica, andando a costituire, assieme ad altri territori (compresa la Transnistria), la nuova Repubblica Socialista Sovietica di Moldova, una delle quindici entità federate dell’URSS.

Nell’agosto 1989 la Moldavia avviò il percorso verso l’indipendenza, adottando il rumeno (poi ribattezzato moldavo) come lingua ufficiale al posto del russo, e sostituendo il cirillico con l’alfabeto latino. Due anni dopo, approfittando del tentativo di golpe contro il leader sovietico Mikhail Gorbaciov, Chisinau dichiarò la propria indipendenza; per la cronaca, la Transnistria l’aveva preceduta di circa un anno, dichiarandosi indipendente già nel settembre del 1990, col nome ufficiale di Repubblica Socialista Sovietica Moldava di Pridnestrovia.

La fase di transizione che seguì all’indipendenza vide lo scontro di due opposte fazioni, rappresentate rispettivamente dai nazionalisti, favorevoli a un’eventuale unione con la Romania, e dai separatisti russofoni della Transnistria[1], che sfociò in una vera e propria guerra civile, combattuta tra il marzo e il luglio del 1992, conclusa con un compromesso, che determinò l’indipendenza de facto della regione, mai riconosciuta da nessun paese membro dell’ONU, e garantita dalla presenza di un contingente di pace russo di circa mille uomini.

La Trasnistria non è l’unica parte del territorio moldavo al centro di contese. Dobbiamo ricordare, difatti, anche la regione meridionale della Gagauzia, dove vivono circa 160mila persone, in maggioranza di etnia turcofona, che però raggiunse nel 1994 un modus vivendi con Chisinau, che le riconobbe un’ampia autonomia (e tre lingue ufficiali: russo, gagauzo, moldavo), scongiurando il rischio di una nuova guerra civile e tacitando le istanze secessioniste. La Transnistria presenta una composizione etnica più articolata: dei poco meno di cinquecentomila abitanti, un terzo sono moldavi, un terzo ucraini e il resto russi; per le autorità locali circa 220mila residenti avrebbero in tasca un passaporto russo[2].

Per quanto in Gagauzia la situazione si presentasse più serena, anche in quel contesto le tensioni hanno ripreso a crescere, specie nel corso dell’ultimo anno. Lo conferma la richiesta della Gagauzia indirizzata a Mosca per una sorta di “protezione”, seguita da un viaggio ufficiale nella capitale russa della governatrice della regione, Evgenia Gutsul, dove ha incontrato il presidente Vladimir Putin. Le autorità di Chisinau non hanno reagito positivamente alla notizia, tanto che su alcuni canali telegram sono circolate voci, mai confermate, di un possibile arresto della governatrice al suo rientro in patria.

Ultimamente il clima politico moldavo non si presenta particolarmente favorevole a Mosca. Se nella sua storia sovrana il paese ha visto un’alternanza tra governi vicini all’Occidente e altri di orientamento filorusso, nelle ultime elezioni legislative (luglio 2021) a prevalere è stato il partito di Azione e Solidarietà, che ha conquistato la maggioranza assoluta dei 101 seggi del parlamento, guidato da Maia Sandu, già primo ministro, eletta alla presidenza della repubblica nel 2020. La Sandu ha conservato la cittadinanza rumena e ha promosso la legge che nel marzo del 2023, a stretta maggioranza, ha riconosciuto come “rumena” la lingua del Paese[3] (il moldavo ne costituisce una variante).

Questa e altre misure, accompagnate da diverse prese di posizione ufficiali, hanno un chiaro significato politico: confermare l’orientamento europeista e filoccidentale della dirigenza moldava, che auspica l’ingresso del paese nella UE (la Moldavia ha ottenuto lo status di candidato a giugno 2022) e forse anche nella NATO. Posizioni di questo tipo, come facilmente intuibile, hanno suscitato gli strali delle componenti russofone - presenti sia in Transnistria che in Gagauzia - per quanto il legame storico con la Russia resti radicato in tutto il paese, visto il comune amore per le tradizioni e per la terra, oltre che le stesse radici religiose (ortodosse).

I rapporti che registrano la maggiore tensione, però, restano quelli con la Transnistria. La regione essendo priva di qualunque riconoscimento internazionale, neppure da parte di Mosca, per vendere i propri prodotti, come quelli dell’industria metallurgica a suo tempo voluta da Stalin, necessita di un sistema di riconoscimento e garanzia legali, finora forniti dalla Moldavia, sulla scorta di accordi economici siglati con Tiraspol, che prevedevano che una percentuale dei proventi andasse Chisinau.

Sul punto si sono innestate le recenti decisioni del governo moldavo, promosse dalla presidente Sandu, considerata vicina agli ambienti del World Economic Forum e ostile a Mosca, con le quali si è stabilito di revocare molti degli accordi in essere, introducendo nuovi dazi doganali, e creando una serie di ripercussioni negative sull’economia transnistriana.

Tiraspol ha così deciso di domandare il sostegno di Mosca, chiedendo alla Russia quei documenti e riconoscimenti prima garantiti dalla Moldavia. Il problema è che la Transnistria non confina direttamente con la Federazione russa, ma solo con la Moldavia, della quale sulla carta è parte integrante, e con l’Ucraina, che difficilmente darebbe luce verde al transito di merci e prodotti garantiti dalla Russia. Inoltre, il processo di avvicinamento tra Kiev e Chisinau, confermato da alcune recenti visite in Moldavia del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e le sanzioni occidentali che colpiscono una serie di prodotti di provenienza russa, non militano a favore di questa opzione, senza contare il fatto che dall’inizio del conflitto del febbraio 2022, l’Ucraina ha chiuso i confini con la Transnistria.

Se a tutto questo aggiungiamo la presenza in territorio transnistriano del deposito di armi ex sovietiche di Cobasna, il più grande dell’Europa orientale, 22mila tonnellate di armamenti (alcuni forse nucleari), dislocati a pochi chilometri dal confine ucraino e di fatto sotto il controllo del famoso contingente russo di pace, la situazione si fa ancora più esplosiva.

Basterebbe un rapido sguardo alla cartina geografica, per constatare come tra le zone dell’Ucraina occupate e annesse dalla Russia e la regione “ribelle” ci sia oramai solo l’oblast di Odessa, il cui capoluogo omonimo dista circa cinquanta chilometri da Tiraspol.

Ce ne sarebbe quanto basta per ravvisare tutti i presupposti per lo scoppio di un nuovo conflitto, specie nell’ipotesi di un’azione di forza moldava contro la “regione ribelle”, che potrebbe spingere i russi ad avanzare rapidamente su Odessa, per ricongiungersi con la Transnistria. Se poi la Moldavia fosse spalleggiata dalla Romania, paese membro della NATO, i rischi di uno scontro diretto tra l’alleanza a guida statunitense – per Nicolai Lilin in territorio moldavo sarebbero già presenti militari americani e perfino agenti della CIA[4] - diverrebbero assai realistici, con la prospettiva che il territorio moldavo si trasformi in un nuovo teatro bellico.

Come dicevamo, lo scorso 29 febbraio il parlamento transnistriano, ancora chiamato Soviet supremo, riunito congiuntamente ai delegati delle autorità locali, ha votato all’unanimità una richiesta di aiuto diplomatico a Mosca (indirizzata anche a ONU e OSCE). Il governo moldavo ha qualificato come “propaganda” l’iniziativa, per quanto non si sia concretizzata la paventata richiesta di adesione alla Federazione russa, sulla falsariga di quanto avvenne col Donbass agli inizi del 2022. Giova ricordare, però, che nel 2006 si era tenuto in Transnistria un referendum per l’annessione alla Russia, che aveva registrato un consenso plebiscitario del 98 per cento.

Commentando gli ultimi sviluppi, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha parlato di una condotta dell’esecutivo moldavo che si collocherebbe sulla falsariga di quello ucraino[5]. Gli ha fatto eco il titolare della Difesa, Sergej Shoigu, che riferendosi alla Gagauzia ha parlato di una regione strategica per Mosca, in un’area nella quale a suo dire opererebbero più di un centinaio ONG filoccidentali, responsabili di un incremento delle attività antirusse.

E non è che lo scenario non presenti aspetti critici anche per l’economia della Moldavia. Fino a poco tempo fa la ex repubblica sovietica dipendeva praticamente al cento per cento dal gas russo per il proprio fabbisogno energetico, e l’oro blu transitava (come fa tuttora) proprio per la Transnistria. Tiraspol lo rivendeva ai moldavi, che non pagavano nulla direttamente a Gazprom, la quale in teoria potrebbe un domani presentare a Chisinau un conto molto salato.

Consapevole di ciò, il governo moldavo sta cercando di affrancarsi dalla dipendenza energetica da Mosca, costruendo un nuovo gasdotto, chiamato Iasi-Ungheni[6], per creare un collegamento diretto tra la rete europea e quella nazionale.

In una recente analisi di Limes[7], è stata paventata l’evenienza di un’incursione ucraina in territorio transnistriano, con l’obiettivo di impossessarsi delle munizioni del deposito di Cobasna: per comprendere di cosa parliamo, è stato stimato che una eventuale deflagrazione sprigionerebbe un potenziale di circa 15 chilotoni, paragonabile all’atomica sganciata dagli americani su Nagasaki, con tutte le conseguenze facilmente intuibili per l’ambiente e la salute delle popolazioni.

A smorzare le tensioni, tuttavia, interviene la considerazione – della quale si potrebbe leggere una conferma nella decisione delle autorità della “regione ribelle” di non chiedere l’ingresso nella Russia – che la Transnistria non abbia nessuna intenzione di farsi coinvolgere in una spirale bellica. Con ogni probabilità, facendo un paragone azzardato tra due realtà molto distanti (non solo in senso geografico[8]), la cosa migliore per tutti sarebbe la conservazione dello stato di cose, magari con una mediazione per gli aspetti economici e doganali.

E non ci riferiamo solo all’interesse delle popolazioni direttamente coinvolte, ma a quello dell’intero continente, perché lo scenario che abbiamo disegnato – e che, ovviamente, speriamo non si verifichi mai – sarebbe foriero di conseguenze devastanti. Le stesse autorità della Moldavia, dichiaratasi neutrale rispetto al conflitto in corso, non possono ignorare che l’opinione pubblica è nettamente contraria a qualunque prospettiva bellica [9].

La Russia, a sua volta, potrebbe non essere incline a un allargamento del conflitto, perché, come sostiene Lorenzo Piccioli[10], la superpotenza “rimane comunque impossibilitata a recarsi in soccorso delle due repubbliche attraverso un “ricongiungimento”, non disponendo di un accesso diretto né via terra né via mare. E forse, dichiarazioni a parte, non vuole neanche farlo”; un segnale in parziale controtendenza lo si potrebbe, forse, cogliere nella recente decisione di Putin, resa pubblica nei giorni scorsi, di revocare un decreto del 2012, concernente gli indirizzi in politica estera, nel quale oltre al rispetto dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e alla cooperazione con l’Unione europea e gli Stati Uniti, veniva ribadita la sovranità e l’integrità territoriale della Moldavia, con un chiaro riferimento alla Transnistria[11].

E’ sempre notizia di questi giorni le manifestazioni antigovernative in Moldavia, organizzate dal partito Shor, guidato dall’uomo d’affari Ilan Shor, un politico con un dichiarato orientamento euroscettico e filo-russo, per contestare l’inflazione galoppante (attestatasi intorno al 30 per cento) e l’erosione del potere d’acquisto dei cittadini: per quanto le dimostrazioni siano state immediatamente bollate dalle autorità moldave come frutto di un piano di destabilizzazione ordito da Mosca, col contributo di alcune componenti che erano state escluse con analoghe motivazioni dalle amministrative del 2023[12], confermano pur sempre l’esistenza di diverse fratture nel panorama politico e sociale del paese, del quale difficilmente non si potrà (e dovrà) tener conto.


FONTI
Canale YouTube Limes: “L'appello della Transnistria e la guerra in Ucraina: un'occasione per la Russia?” - www.youtube.com/watch?v=LelRa7la9QU
Canale YouTube Nicolai Lilin: “La Moldavia finirà come l’Ucraina?” - www.youtube.com/watch?v=czyvzKKq4HE
it.insideover.com/politica/la-battaglia-sulla-lingua-che-infiamma-la-moldavia.html
www.balcanicaucaso.org/aree/Moldavia/Gagauzia-dove-il-separatismo-non-ha-vinto-91536
it.insideover.com/politica/gagauzia-la-quinta-colonna-del-cremlino-al-voto.html
www.aljazeera.com/news/2024/2/28/transnistria-tensions-could-russia-try-to-annex-moldovas-breakaway-state
Canale YouTube Nova Lectio: “Transnistria: la repubblica separatista filo-russa tra Moldavia e Ucraina” - www.youtube.com/watch?v=of3aqmhBb7Q
voxnews.info/2024/03/07/putin-riceve-premier-provincia-moldava-ribelle-vi-difendero-io/
www.lantidiplomatico.it/dettnews-transnistria_e_moldova_un_altro_fronte_di_guerra/24790_53414/
www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/07/putin-consolida-la-sua-influenza-nellex-urss-dal-supporto-ai-separatisti-di-transnistria-e-gagauzia-alla-lotta-contro-le-ong-in-asia/7470987/
www.avvenire.it/mondo/pagine/la-transnistria-chiede-aiuto-a-mosca-contro-la-moldavia-si-teme-l-escalation
www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/28/la-transnistria-chiede-aiuto-alla-russia-contro-le-pressioni-della-moldavia-chisinau-solo-propaganda/7462647/
formiche.net/2024/03/leve-di-potere-mosca-sfrutta-i-frozen-conflicts-in-trasnistria-e-gagauzia/#content
www.lindipendente.online/2023/02/22/putin-ha-ritirato-il-decreto-che-assicurava-lintegrita-territoriale-alla-moldavia/
it.insideover.com/politica/la-guerra-si-allarga-ecco-cosa-succede-davvero-in-moldavia.html
www.lindipendente.online/2023/11/05/amministrative-in-moldavia-escluso-partito-filo-russo/
Note
[1] www.youtube.com/watch?v=of3aqmhBb7Q (Nova Lectio: Transnistria: la repubblica separatista filo-russa tra Moldavia e Ucraina)
[2] www.avvenire.it/mondo/pagine/la-transnistria-chiede-aiuto-a-mosca-contro-la-moldavia-si-teme-l-escalation
[3] it.insideover.com/politica/la-battaglia-sulla-lingua-che-infiamma-la-moldavia.html
[4] www.youtube.com/watch?v=czyvzKKq4HE
[5] www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/07/putin-consolida-la-sua-influenza-nellex-urss-dal-supporto-ai-separatisti-di-transnistria-e-gagauzia-alla-lotta-contro-le-ong-in-asia/7470987/
[6] formiche.net/2024/03/leve-di-potere-mosca-sfrutta-i-frozen-conflicts-in-trasnistria-e-gagauzia/#contentricomartial.it/unione-europea/ecco-iasi-ungheni-il-gasdotto-che-colleghera-leuropa-alla-moldavia/
[7] www.youtube.com/watch?v=LelRa7la9QU
[8] Ci riferiamo a Taiwan.
[9] it.insideover.com/politica/la-guerra-si-allarga-ecco-cosa-succede-davvero-in-moldavia.html
[10] formiche.net/2024/03/leve-di-potere-mosca-sfrutta-i-frozen-conflicts-in-trasnistria-e-gagauzia/#content
[11] www.lindipendente.online/2023/02/22/putin-ha-ritirato-il-decreto-che-assicurava-lintegrita-territoriale-alla-moldavia/
[12] www.lindipendente.online/2023/11/05/amministrative-in-moldavia-escluso-partito-filo-russo/

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