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La lunga marcia verso il referendum: bastonare il cane che affoga

di Militant

Condividiamo anche dal nostro sito la presa di posizione della Carovana delle Periferie, che rispecchia la nostra posizione su ballottaggio, referendum e crisi del renzismo. Nella foto sotto, il fortino elettorale del Pd, in pieno centro storico, assediato dalla valanga astensionista e grillina delle periferie: un’immagine che descrive la realtà meglio di ogni analisi.

I risultati elettorali nelle grandi aree metropolitane indicano una meritata e sonora sconfitta per il Pd, il partito di Renzi e del suo progetto di governance autoritaria e antipopolare. Il Pd si rivela ormai come il partito dei “ricchi”, dei banchieri, della Confindustria. Per questo salutiamo positivamente il risultato, in particolare quello di Napoli e in modo diverso quello di Roma dove, così come a Torino, decisivo è stato il voto nelle periferie. Il fatto che le due più popolose aree metropolitane abbiano sconfitto già dal primo turno il Pd è un segnale importante, soprattutto per le contraddizioni che questo risultato può aprire nel prossimo futuro. Come Carovana delle Periferie già molto prima delle elezioni avevamo indicato che chi avesse contribuito alla sconfitta del PD era meritevole di attenzione. Ma adesso si aprono partite assai più complicate e pesanti di un passaggio elettorale.

Sia De Magistris a Napoli che il M5S a Roma, qualora dovessero confermare la vittoria ai ballottaggi, si troveranno a fare i conti con il boicottaggio e le campagne ostili orchestrate dal governo e dai suoi terminali locali. Ma si troveranno soprattutto a fare i conti con la camicia di forza rappresentata dai vincoli di bilancio imposti dall’alto da Bruxelles e dalla Legge di stabilità del governo. Su Roma pesa l’ipoteca dei vincoli imposti con il DUP del commissario Tronca, il ricatto dell’enorme debito accumulato in questi anni, l’obbligo di pareggio di bilancio che intende impedire qualsiasi spostamento di risorse verso interventi sociali, per convogliarle nella fornace del pagamento degli interessi e del debito. Una gabbia condannata anche dalla Corte Costituzionale che si è espressa contro la spending review imposta ai Comuni già dal governo Monti. Una gabbia che le modifiche controcostituzionali di Renzi vorrebbero legittimare affidandone le chiavi all’Unione Europea.

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Le nuove giunte comunali a Roma e Napoli, se vorranno tentare la strada della discontinuità e dell’alternativa al massacro sociale e al degrado attuale delle città, dovranno in ogni modo sottrarsi a questa camicia di forza. Se non vogliono farlo da soli e solo sul piano istituzionale – che inevitabilmente porta a sanzioni, commissariamenti, pressioni fortissime da Bruxelles e Palazzo Chigi – dovranno pensare, cercare e realizzare un’alleanza con i movimenti sociali, popolari, sindacali, ambientali che in questi anni si sono opposti alle privatizzazioni, alla speculazione urbanistica, agli sfratti, all’appropriazione privata delle risorse pubbliche. La Carovana delle Periferie mette oggi in campo a Roma due percorsi autonomi di confronto e iniziativa sui quali far convergere tutte le forze che hanno contribuito alla sconfitta del Pd e alla discontinuità con il sistema trasversale di Mafia Capitale:

- Il primo su alcune proposte come i sette punti elaborati dalla Carovana delle Periferie, che indicano una visione alternativa della città: piano metropolitano per il lavoro, piano metropolitano per le abitazioni, stop alla cementificazione, trasformazione della tassa di soggiorno in una imposta di scopo dedicata alle periferie, definizione dell’Agenda Urbana, aumento del peso decisionale dei municipi, comitati popolari di controllo sulle decisioni che attengono ai territori. Condizione preliminare per attuare questo percorso è la decisione di non accettare più i diktat sulle privatizzazioni dei servizi pubblici locali e il ricatto del debito che grava sul Comune di Roma taglieggiandone il bilancio e le risorse; il no alle grandi opere speculative come le Olimpiadi;

- Il secondo è che già dai ballottaggi inizia la nostra campagna referendaria per far vincere il No al referendum/plebiscito del 2 ottobre voluto da Renzi per demolire la Costituzione italiana, così come richiesto dalle grandi banche d’affari come la JP Morgan e dalle oligarchie dell’Unione Europea.

Battiamo il PD e la destra renziana nei ballottaggi del 19 giugno a Roma, Napoli, e magari anche a Torino, per prepararci già da giugno allo sciopero generale e alle mobilitazioni di settembre per mandare a casa a Renzi con il No al referendum controcostituzionale di ottobre.

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