Print Friendly, PDF & Email

kelebek3

Promemoria

di Miguel Martinez

I fatti fondamentali.

Che parliamo dell’aeroporto qui sulla Piana, di un camion che corre sfrenato per Nizza, di Erdogan in volo non si sa dove, di profughi che arrivano su barconi, di pozzi petroliferi iracheni o di un container in arrivo dalla Cina carico di telefonini…

Stiamo parlando sempre di energia, che solo per mantenere il livello attuale di movimento, dobbiamo consumare in quantità sempre maggiori.

E stiamo parlando di energia nella particolarissima forma di petrolio.

Di petrolio ce n’è sicuramente ancora tanto, e anzi la produzione di petrolio sembra nonostante tutto aumentare, e i prezzi – anche se sempre più erratici – a volte diminuiscono.

Solo che abbiamo quasi esaurito la parte facile da estrarre: il petrolio dei pozzi. In questo senso, abbiamo già passato da qualche anno il famoso “picco del petrolio”.

Grazie a nuove tecnologie – fracking e trivellazione nel mare – si inizia a intaccare la parte molto più costosa da estrarre, che rende meno, inquina di più e si esaurisce prima.

Il petrolio mica finisce – la maggior parte del petrolio si trova però in luoghi e condizioni talmente inaccessibili, da richiedere più energia per venire estratta, di quanta potrà mai dare.[1]

La conclusione è semplice: siamo vicini al capolinea per quanto riguarda l’energia derivata dal petrolio. Per quanto si possa discutere sulla data precisa in cui ci arriveremo, il fatto in sé è difficilmente contestabile.

Si parla spesso di energie alternative di vario tipo, dal nucleare all’eolico, per capirci.

Forse potranno anche fare miracoli, ma nessuna di queste energie si può vendere a litri e mettere nel serbatoio, né di un motorino né di un aereo.

Ora l’intero sistema mondiale attuale si regge su trasporti veloci che da ovunque, possono andare ovunque. Per terra, per aria, per acqua.

La globalizzazione non è un malvagio complotto massonico e nemmeno una gioiosa apertura di tutti verso gli altri.

E’ tanto, tanto petrolio che fa girare tante, tante ruote ed eliche.

Con sopra una fantastica nave dei folli costituita da vacanzieri, profughi, banane, pendolari, schermi al plasma, imprenditori vietnamiti e milanesi, missili, vini californiani e del Chianti e ventenni che vanno in discoteca.

Senza petrolio, le ruote non gireranno più.

Lasciamo perdere se la globalizzazione sia un valore positivo o negativo, e lasciamo perdere se questo succederà di botto tra cinque anni o gradualmente tra venti.

La cosa interessante è cominciare a riflettere su un mondo con sempre meno eliche o ruote, e cosa significherà a tutti i livelli per noi.

E guardare attraverso questo filtro, le innumerevoli vicende dei nostri tempi.


Nota:
[1] Chi ne sa più di me dice che vale la pena estrarre il petrolio solo quando rende almeno dieci volte l’energia che si consuma per ricavarlo. Mentre in Canada si è già ridotti a cercare di estrarre il petrolio dalle sabbie bituminose, che rendono appena cinque volte l’energia investita.

Add comment

Submit