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I maiali dell’informazione

di Dante Barontini - Redazione

vignetta morti uccisi 680x300I. 

Siamo abituati da sempre alle menzogne dell’informazione di regime. E sapevamo bene che in tempi di guerra ci saremmo trovati davanti a un muro di merda spacciata per “notizie verificate”.

Un anno e mezzo di guerra in Ucraina hanno dimostrato fin troppo bene la verità di questo assunto. Ogni parola di Kiev è stata presa per oro colato. Persino gli attacchi in territorio russo o gli attentati a Mosca sono stati inizialmente “passati” come “azioni dei russi contro se stessi”.

Resta indelebile l’esempio dell’attacco al ponte di Kersh, in Crimea, rivendicato solo dopo un anno dal regime ucraino e solo allora registrato anche dai media occidentali tra i “successi” di Kiev.

Ma è con la guerra su Gaza che i media stanno dando il peggio di sé. Perché Israele deve essere “angelicata” anche e soprattutto quando commette evidenti crimini di guerra.

Nei giorni scorsi avevamo centrato l’attenzione su singoli casi, enormi per la copertura mediatica ricevuta da queste parti. Per esempio il caso dei “40 bambini decapitati” che nessun testimone terzo ha mai visto, con Netanyahu a spargere improbabili foto in giro e le scuse della Cnn per avergli dato inizialmente credito.

Oppure quello della donna e i due bambini rilasciati dai miliziani di Hamas già nelle prime ore dopo il clamoroso attacco nel sud di Israele.

O ancora quello di un’altra donna fuggita dal rave nel deserto, finita in un kibbutz sotto attacco e infine tornata libera, che narra come sono andate le cose dal suo punto di osservazione.

Ma i tentativi di depistaggio internazionale sul bombardamento dell’ospedale di Gaza che ha provocato oltre 500 morti ci hanno convinto a inaugurare un’apposita “rubrica” per tenere sotto osservazione i falsi più evidenti e intollerabili.

Bombardare un ospedale, o la Croce Rossa, è un crimine di guerra per chiunque. Anche se dovesse accadere “per errore”. Ed è ovvio che persino I pianificatori di questo attacco, dopo un primo momento di “sincerità” si siano messi al lavoro per negare le proprie responsabilità.

Cerchiamo di procedere con ordine.

Sapete già che è stato colpito l’al-Ahli Baptist Hospital di Gaza City, una delle poche strutture ospedaliere ancora funzionanti al momento del bombardamento e, come indicato dal nome, messo su con donazioni internazionali cristiane.

Inizialmente l’attacco è stato apertamente rivendicato da Hananya Naftali, portavoce social del premier israeliano Banjamin Netanyahu, con un messaggio pubblicato sul suo canale Telegram: “L’aeronautica israeliana ha colpito una base terroristica di Hamas all’interno di un ospedale a Gaza. Molti terroristi sono morti. È straziante che Hamas lanci razzi da ospedali, moschee, scuole e utilizzi i civili come scudi umani”.

Il tempo – poche decine di minuti – di registrare l’unanime indignazione internazionale per una infamia di questa gravità ed ecco partire la controffensiva delle fake news israeliane, accolte e supportate dai mistificatori di professione nelle redazioni dell’Occidente.

Stamattina, di fronte alle migliaia di fonti di informazione diverse che avevano registrato l’agghiacciante rivendicazione di Netanyahu e poi la successiva, infame, “ritrattazione” fatta incolpando i palestinesi, anche il Tg7 ha dovuto almeno dare la notizia.

Il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, ha poi rilasciato una dichiarazione altrettanto infame: “Secondo la nostra intelligence, Hamas ha controllato i rapporti e ha capito che si trattava di un errore della jihâd islamica palestinese, quindi ha lanciato una campagna mediatica globale con un numero gonfiato di vittime“.

Il direttore dell’ospedale, già nella notte, aveva rilasciato un video drammatico, circondato dai cadaveri, in cui ricorda che lo stesso portavoce dell’esercito “una settimana aveva fa .. un ordine di evacuazione l’ospedale perché era un obiettivo. E infatti lo avevano colpito con due bombe una settimana fa. Hanno detto ‘evacuate altrimenti vi colpiamo’ e così hanno fatto.

Non ci dilunghiamo troppo su altre dichiarazioni e controdichiarazioni non tanto perché non possibile per nessuno districare la matassa di menzogne, ma soprattutto perché è inutile.

Parlano i fatti, le tecnologie e le armi a disposizione dei contendenti.

I “missili di Hamas” o della Jihād, per quanto migliorati negli ultimi tempi o integrati con forniture di paesi amici, sono razzi di piccola portata, breve gittata (qualche decina di km al massimo”) e con relativamente poco esplosivo (nell’ordine di qualche chilo) nella testata. Roba che può danneggiare seriamente un’abitazione, ovviamente, e uccidere le persone nel raggio di qualche metro.

Per distruggere un palazzo di diversi piani e di una certa estensione, come un ospedale, servono bombe da centinaia di chilogrammi ed esplosivi ad alto potenziale.

“Oggetti” non manovrabili in modo artigianale, in altri termini, ma solo da eserciti con tecnologie e infrastrutture adeguate.

Solo da Israele, insomma. Ricordiamo peraltro che persino Enrico Mentana – certo non “antipatizzante” con Tel Aviv – nel Tg delle 20 di ieri 17 ottobre ha riferito che era stata utilizzata “un nuovo tipo di ordigno a frammentazione”, sganciato da un cacciabombardiere.

Ma i mentitori continuano a fare il loro sporco lavoro, nel disperato tentativo di rendere quantomeno “incomprensibile” e “indecidibile” quel che è avvenuto. Non potendo imporre la loro “narrazione”, provano a seppellire la verità sotto un mucchio di rifiuti.

Come maiali che grufolano nella melma…

 

II.

Ci è giunto questo decalogo – in realtà con “11 comandamenti” – che dovrebbe costituire il sistema di regole cui deve attenersi ogni cronista del media mainstream quando deve parlare di Israele e Palestina.

Non sappiamo dire se questo “undecalogo” sia frutto di una concertazione esplicita tra proprietari/controllori delle principali testate giornalistiche occidentali, oppure semplicemente un riassunto ex post di quello che quotidianamente fanno i redattori di regime.

In effetti, per la precisa corrispondenza tra “comandamenti” e pratica giornalistica effettiva, quotidianamente verificata da tutti noi “spettatori”, potrebbe essere una qualsiasi tra le due ipotesi.

La realtà è questa. Potete verificarla anche da voi…

Le 11 regole da conoscere prima di guardare il telegiornale della sera “su un canale di notizie francese o occidentale in generale”. Queste sono le regole a cui deve attenersi il conduttore del telegiornale.

Regola n. 1: In Medio Oriente, i palestinesi sono sempre quelli che attaccano per primi, e Israele è sempre quello che si difende. Questa si chiama vendetta legittima.

Regola n. 2: I palestinesi non hanno il diritto di uccidere i civili dell’altra parte. Si chiama terrorismo.

Regola n. 3: Israele ha il diritto di uccidere civili palestinesi. Questa si chiama autodifesa.

Regola n. 4: Quando Israele uccide un numero molto elevato di civili, le potenze occidentali lo invitano a dar prova di moderazione. Questa si chiama la reazione della comunità internazionale.

Regola n. 5: I palestinesi non hanno il diritto di catturare soldati israeliani, anche se il loro numero è molto limitato e non supera un soldato.

Regola n. 6: Gli israeliani hanno il diritto di rapire tutti i palestinesi che vogliono (circa 7.500 prigionieri finora). Non esiste alcun limite massimo e non è necessario fornire alcuna prova della colpevolezza dei rapitori. Tutto quello che devi fare è pronunciare la parola magica “terrorista“.

Regola n. 7: Quando dici “resistenza”, dovresti sempre aggiungere la frase “appoggiato dall’Iran”.

Regola n. 8: Quando dici “Israele”, ovviamente, non dovresti aggiungere “sostenuto da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna ed Europa”, perché lo spettatore potrebbe pensare che si tratti di un conflitto squilibrato.

Regola n. 9: Non parlare mai di “territori occupati”, di risoluzioni ONU, di violazioni del diritto internazionale o delle Convenzioni di Ginevra. Ciò potrebbe confondere e confondere lo spettatore.

Regola n. 10: Gli israeliani parlano francese e inglese meglio dei palestinesi. Questo spiega perché danno la parola a loro e ai loro sostenitori ogni volta che è possibile. Quindi possono spiegare le regole precedenti (da 1 a 9). Questa si chiama “neutralità giornalistica“. E cerca l’aiuto di esperti della regione per spiegare cosa sta succedendo.

Regola n. 11: Se non sei d’accordo con queste regole o se ritieni che favoriscano una parte nel conflitto contro un’altra, allora sei antisemita.

 

III.

Chi ha bombardato l’ospedale di Gaza? I mass media e la Grande Menzogna

Secondo i mass media italiani e occidentali, che hanno preso per buona la versione fornita dall’esercito israeliano, sarebbero stati i detriti di un missile palestinese a provocare le due esplosioni all’ospedale Al Ahly di Gaza. Tesi questa diffusa dal governo israeliano e sposata anche da quello statunitense. Il Washington Post ha interpellato esperti di sicurezza che sono giunti alla stessa conclusione: non ci sono prove di un bombardamento aereo israeliano sull’ospedale di Gaza.

A far chiudere il cerchio è arrivato l’ambasciatore israeliano presso la UE e la Nato, il quale, opponendosi  a qualsiasi indagine internazionale su quanto avvenuto a Gaza, conclude con un perentorio: “Spero che vi fidiate più di noi, un paese democratico, che di una organizzazione terrorista”.

Tra i mass media occidentali, pochi ricordano che il 14 ottobre lo stesso ospedale era già stato colpito da un bombardamento provocando 4 feriti tra il personale sanitario. Non solo. Il giorno l’esercito israeliano aveva chiamato il direttore dell’ospedale per dirgli che quello era stato solo un avvertimento e che dovevano procedere all’evacuazione dell’ospedale.

Ancora meno ricordano che, come denunciato dalla OMS, sono già una quarantina gli ospedali e i centri sanitari di Gaza presi di mira e colpiti dai bombardamenti israeliani. Insomma che si bombardi un ospedale non è affatto una eccezione, somiglia piuttosto a una norma.

Sul bombardamento dell’ospedale Al Ahly di Gaza, sono completamente diverse da quelle israeliane le conclusioni a cui è invece arrivata l’inchiesta condotta dall’agenzia Sanad di Al Jazeera, la quale ha indagato sull’affermazione israeliana secondo cui il bombardamento dell’ospedale arabo al-Ahli di Gaza sarebbe stato il risultato di un errore di lancio di un razzo da parte della Jihad islamica palestinese e non il risultato dell’incessante bombardamento di Israele sulla Striscia di Gaza dal 7 ottobre.

L’indagine di Sanad ha analizzato filmati codificati nel tempo provenienti da diverse fonti, tra cui una trasmissione in diretta di un giornalista di Al Jazeera in quel momento.
Sono state analizzate anche le riprese in diretta di Gaza da Israele, che hanno chiarito che la trasmissione in diretta di Al Jazeera era in ritardo di 35 secondi.

L’indagine rivela che le dichiarazioni israeliane sembrano aver confuso le prove per costruire una storia secondo cui uno dei lampi registrati da diverse fonti era un lancio di un razzo palestinese
Sulla base di un esame dettagliato di tutti i video, gli analisti del Sanad concludono che il lampo che Israele ha attribuito a un errore di tiro era in realtà coerente con il sistema di difesa missilistica Iron Dome di Israele che intercettava un missile sparato dalla Striscia di Gaza e lo distruggeva a mezz’aria.

 

La Grande Menzogna

I commentatori filo-israeliani nei talk show italiani e occidentali nei dibattiti danno ormai come scontato che ci siano stati bambini israeliani “decapitati, sgozzati etc.” durante il blitz palestinese del 7 ottobre. Qualcuno aggiunge con nonchalance anche di donne stuprate (cosa mai confermata ma data come assodata). Pochi rimettono in riga i portatori di questa narrazione che ha come unico obiettivo quello di dare legittimità alla “vendetta di Israele”.

Come avvenuto in altri casi (dalla Jugoslavia all’Iraq) che si tratti di false notizie emergerà magari dopo qualche anno, ma a quel punto la verità sarà irrilevante e lo shock emotivo funzionale alla guerra avrà già fatto i suoi danni. La cosa che colpisce è, ormai a distanza di quindici giorni, la perdurante nebulosità dei dati disponibili sulle vittime israeliane, sia in numeri dettagliati sia nella composizione (quanti sono i militari, quanti sono i civili, quanti sarebbero i bambini). In uno stato organizzato ed efficiente come Israele è una opacità che dovrebbe colpire.

Jamal Khani su Palestine Chronicle parla di “Grande Menzogna” e ricorda che le affermazioni sui “bambini israeliani decapitati” hanno continuato a riecheggiare su CNN, MSNBC, CBS, ABC e altri media occidentali, perpetuando la Grande Menzogna che alla fine è diventata una storia credibile. Il presidente degli Stati Uniti è arrivato persino ad affermare di aver visto immagini (inesistenti) di bambini israeliani decapitati. Inoltre, i media occidentali hanno diffuso altre falsità israeliane, tra cui accuse di stupri di donne durante il raid di Hamas.

Curiosamente, non una sola donna si è fatta avanti per sostenere queste affermazioni. In realtà, una donna che ha parlato alla TV israeliana e ha descritto il trattamento rispettoso da parte dei combattenti di Hamas. I suoi resoconti, tuttavia, sono passati inosservati ai media occidentali poiché contraddicevano la mossa della Grande Bugia.

I media occidentali si sono uniti alla Grande Menzogna quando hanno sfoggiato una presunta esclusiva della NBC di un documento “Top Secret” che apparentemente dettagliava i piani di Hamas per colpire le scuole elementari e i centri giovanili. Si noti la connotazione, scuole elementari, che implica ovviamente di rivolgersi ai bambini. Il documento in lingua araba è stato consegnato alla NBC dall’esercito israeliano.

E’ sconcertante come la NBC non abbia colto le evidenti incongruenze della Grande Menzogna prima di diffonderla in tutti i notiziari. Una svista evidente è stata che l’attacco, alle postazioni di guardia della più grande prigione a cielo aperto, è avvenuto di sabato quando le scuole non erano in aperte (era festa). Anche se le scuole non fossero state in vacanza, l’attacco è iniziato all’alba, cioè quando le scuole e i centri giovanili sono chiusi.

Le “notizie esclusive” e la Grande Menzogna “top secret” sono state ripetute da tutti i telegiornali e riprese da un carosello di agenzie di stampa americane ed europee.

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