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lafionda

Agamben, il green pass e il ruolo della filosofia

di Gabriele Guzzi

ergwergerger“Negli anni a venire ci saranno solo monaci e delinquenti. E, tuttavia, non è possibile farsi semplicemente da parte, credere di potersi trar fuori dalle macerie del mondo che ci è crollato intorno. Perché il crollo ci riguarda e ci apostrofa, siamo anche noi soltanto una di quelle macerie.[i]

Ci sono epoche della storia in cui il bivio che ci contraddistingue come umani si radicalizza, i tempi impongono una demarcazione netta, delle soglie antropologiche, che costringono la storia umana ad una scelta, ad una vocazione, ad una svolta. Il libro di Giorgio Agamben, “La casa che brucia”, parla di questo. Negli anni futuri ci saranno solo monaci e delinquenti, poeti e assassini; le terze vie, i compromessi, le zone di confine saranno sempre meno abitabili, si imporranno delle decisioni ultime, degli scatti, su cui o saremo di qua o di là. E questa, tutto sommato, è una buona notizia.

Agamben non parla della pandemia, delle giuste misure di prevenzione, delle risposte sanitarie. Il punto è proprio imparare a decostruire il discorso monolitico che i principali media e partiti politici impongono, per comprendere da dentro le contraddizioni, le assurdità, le derive irragionevoli e perciò sospette. Si tratta di discernere il grano dalla gramigna, senza estremismi, senza complottismi, ma neanche con l’ingenuità subdola che ogni potere auspica sempre di poter suscitare nel popolo e nei suoi rappresentanti.

Il bivio si radicalizza proprio in questo: le derive antidemocratiche non prendono le forme classiche dei totalitarismi. I rischi per le nostre democrazie non stanno, come in realtà molti avevano ingenuamente pensato, (tanto) nei ritorni di potenziali fascismi o razzismi (che esistono ma come fenomeni minoritari), ma nell’applicazione pratica di principi giusti, su cui nessuno potrebbe dissentire, come la prevenzione della salute dei cittadini.

È lì che si cela il pericolo, è lì che va maturato un discernimento millimetrico, un olfatto raffinato, un sistema sensoriale di anticorpi per avvertire subito una determinata deriva. Bisogna distinguere il bene dall’uso distorto che ne fa il potere, che lo utilizza sempre come valore surrettizio per incrementare la sua volontà di potenza, come un certo Novecento ci ha mostrato.

Non abbiamo forse più occhi. I cinque sensi sono stati talmente abituati all’orrore, con migliaia di ore di film, di immagini, di storie Instagram, che oramai non distinguiamo più la realtà dalla finzione. Non siamo più in grado di sentire, di intuire, di odorare, di ascoltare. L’ottundimento è fisico, è un indebolimento delle capacità umane basilari, il tutto condito da un conformismo, dal terrore di essere esclusi, da meri ragionamenti privatistici di convenienza e di bottega. Ma la stessa bottega brucia, e le dimore in cui pensavamo di rifugiarci già sono state abbattute, e noi tentiamo di riscaldarci attorno a delle fiammelle di identità sociali, mentre esse sono già macerie, polvere di polvere, terra riarsa da cui potrebbe nascere qualche arbusto se non le occupassimo con le nostre paure.

In questo tempo, le cose emergono, vengono alla luce del sole, c’è un tempo apocalittico, rivelativo. E cosa viene primariamente alla luce? Cosa stiamo vediamo in questi tempi estremi, in questo intorpidimento dello spirito sociale, in questa involuzione?

Vediamo una casa che brucia.

“Quale casa sta bruciando? Il paese dove vivi o l’Europa o il mondo intero? Forse le case, le città sono già bruciate, non sappiamo da quanto tempo, in un unico immenso rogo, che abbiamo finto di non vedere. Di alcune restano solo dei pezzi di muro, una parete affrescata, un lembo del tetto, dei nomi, moltissimi nomi, già morsi dal fuoco. E, tuttavia, li ricopriamo mendaci, che sembrano intatti. Viviamo in case, in città arse da cima a fondo come se stessero ancora in piedi, la gente finge di abitarci ed esce per strada mascherata fra le rovine quasi fossero ancora i familiari rioni di un tempo.[ii]

Questa casa che brucia, brucia da tempo, probabilmente il Novecento è tutto un grande incendio di quella cultura metafisica, cristiana, nichilista, progressista, materialista, su cui in un modo o nell’altro avevamo fondato tutte le filosofie della storia, compresa quella marxista[iii]. Non è la pandemia l’incendio. Essa intensifica solo il carattere rivelativo di questo fuoco, lo mostra in diretta Tv, nelle maratone elettorali o pandemiche non importa. L’incendio diventa ossessione mediatica, lo portiamo in bagno nei nostri smartphone, nelle nostre camere da letto, nelle nostre metropolitane affollate dove manca oramai qualunque esperienza umana, nelle città divenute cumuli di macerie, dove continuano però le razzie dei mercanti, il pianto delle vedove e i varietà osceni dell’industria culturale.

Un elemento caratteristico di questo incendio è infatti la profondità che ha raggiunto. Esso è divenuto un’infiammazione dei corpi, dei nostri polmoni. La casa che brucia siamo noi, i nostri linguaggi fiacchi, i nostri corpi bulimici o iperallenati, le nostre istituzioni, le parole delle chiese come quelle dei partiti, dei preti e dei presidenti, involucri vuoti, mere ripetizioni, cerimonie scadenti che ossequiano un culto a cui nessuno crede, a cui nessuno spera. Le parole sono senza ossigeno, hanno un tasso di saturazione basso, le risorse spirituali, politiche, poetiche si sono rivelate deboli, fiacche, con poca voce, poco fiato. E noi oggi avremmo bisogno di polmoni robusti e duraturi, capaci di grandi scatti di denuncia, di polmoni sfacciati ma perseveranti. “Ci occorre un fiato da fracassare dei vetri. E nondimeno abbiamo bisogno d’un fiato che possa esser trattenuto a lungo.[iv]” Scriveva René Char.

 

Pandemia e ruolo della filosofia

Il compito della filosofia nella pandemia non può certamente essere quello di indicare evidenze scientifiche sull’efficacia dei vaccini. La filosofia in Occidente svolge innanzitutto un ruolo di ordinamento razionale. Sebbene questa funzione sia stata (giustamente) criticata nel corso degli ultimi centocinquant’anni, è indubbio che questa funzione sia connaturata al corso del pensiero europeo fin dalle origini. Questa capacità di valutazione razionale delle cose sembra essere venuta meno nel dibattito pubblico.

La realtà che osserviamo è che la presunta ragionevolezza della gestione e del racconto mainstream è abbastanza irragionevole, piena di punti deboli, di incongruenze, di idee modificate dal giorno alla notte i cui cambiamenti non vengono mai discussi né spiegati. La filosofia dovrebbe assumere il ruolo di mostrare le incongruenze all’interno dello stesso monolite scientifico, che se studiato (anche poco), mostra grande pluralismo, grande dibattito, idee divergenti. Non si parla di no-vax, ma di studiosi, medici, epidemiologi, che semplicemente dissentono su alcune questioni. È giusto dare il vaccino ai minori quando il loro tasso di mortalità è pari a zero? In che misura i vaccinati riducono il rischio di contagiare? Qual è il rapporto rischi/benefici? Che nesso c’è tra la vaccinazione di massa e la proliferazione di varianti? Che senso ha auspicare di bloccare la proliferazione di varianti con la vaccinazione di massa nei paesi occidentali quando intere nazioni nel mondo hanno tassi di vaccinazione ancora irrisori? E poi, nel caso in cui la vaccinazione di massa riduca la diffusione del virus di una percentuale, questo guadagno è comparabile al costo di ridurre in maniera così drastica le libertà civili introducendo forme di discriminazione? È rispettato il principio costituzionale di proporzionalità? Oppure, è corretto introdurre surrettiziamente un obbligo vaccinale rendendo la partecipazione sociale a moltissime attività vincolata alla vaccinazione?

Oggi nessuno fa più domande. Siamo una società pre-socratica, non nel senso heideggeriano, ma nel senso che l’agorà ha perso il pungolo della ragione che decostruisce le convinzioni più radicate nel discorso con la potenza discreta del domandare. Il domandare è il nemico del tiranno. Perché il tiranno vuole sempre convincere il popolo di una totalità dotata di senso alla radice del suo comportamento. Vuole dare sempre delle ragioni (scientifiche) che spieghino che anche i suoi atti più orrendi e inumani siano fondati, sensati, all’interno di un mondo ordinato e, alla fine, buono. Per questo, bisogna dissentire, sospettare, distaccarsi quando il discorso si fa troppo compatto, e l’entusiasmo osannatore permea la mente anche dei cosiddetti uomini di cultura.

 

Incendio o fuoco battesimale?

C’è forse però un’altra prospettiva da cui guardare questo incendio, questa infiammazione universale. In questi tempi estremi, sembra che si stia radicalizzando un bivio, una scelta che da sempre abita l’uomo, per come almeno viene rivelato nella nostra cultura. Monaci o delinquenti, poeti o assassini. Il bivio che si radicalizza non è che un’estremizzazione di una scelta che abita l’uomo. La vera differenza è che questo bivio oggi non riguarda più solo il campo individuale, l’ambito delle decisioni personali, ma diviene la scelta politica fondamentale, un bivio che interessa tutti e che tutti interpella.

La vocazione non è più solo un fatto individuale, per pochi santi, ma diviene l’ordine del giorno di una intera comunità storica. Si pone dinanzi all’uomo occidentale, oramai divenuto planetario, quella revocazione di ogni identità falsa su cui aveva costruito i propri mondi storici, le identità fittizie, e aumenta il volume di una vocazione altra, di una identità altra. C’è un bivio che urge nelle nostre vene come nei discorsi politici, che ci obbliga a scegliere, in quale mondo voler abitare, quale uomo o donna diventare, che tipo di società vogliamo costruire.

“La vocazione messianica è la revoca di ogni vocazione. In questo senso, essa definisce la sola vocazione che mi sembra accettabile.[v]

Questa bellissima definizione che Agamben usa per commentare lo straordinario passaggio paolino della Prima Lettera ai Corinzi oggi diviene una descrizione dell’uomo comune nella sua media quotidianità. Il tempo si è fatto breve, si è contratto, si è addensato nelle soglie di una società desolata, di una terra del tramonto, con uomini impagliati ma con tutte le applicazioni social sullo smartphone, compreso quel green pass che decide per noi l’accesso alla socialità. E questa universalizzazione della vocazione, questa provocazione alla soglia dei tempi, non è una tragedia, non è la fine dei tempi, ma la fine di un tempo, quello sì, il dissolvimento di un ordine storico.

Chi revoca ogni sua identità, chi accetta di morire all’uomo vecchio nella casa che brucia, si sintonizza con il bivio che ora lo reclama e lo appella, in quelle macerie che diventano sempre più visibili. Il Regno di cui parla Agamben, il tempo messianico, accade ora, per chi lo vuole vedere, nel tempo che confuta questo tempo. È un’esperienza della temporalità diversa, che ha contraddistinto tutto il pensiero rivoluzionario moderno, anche quando esso rimaneva inconsapevolmente ancorato ad una concezione del tempo diversa. Questo irrompe nella vita quotidiana di tutti noi, dove emerge l’urgenza di una forma nuova di militanza, o meglio di testimonianza, che è sempre, come l’etimologia ci dice, anche un’esperienza di martirio.

“La testimonianza è quell’esperienza della lingua che resta quando tutte le frasi sono state dette, tutte le opinioni dotate di senso sono state proferite – o si suppongono tali.[vi]

La testimonianza è il martirio di una esperienza del linguaggio, è cioè un fenomeno battesimale. La testimonianza è quella vocazione politica inserita nella rivelazione giudaico-cristiana, e quindi non astrattamente universale, che si appropria dell’uomo al bivio. E questa testimonianza sembra non dire nulla, inizialmente, non avere grandi obiettivi. Non ha nulla da dire se non ricordarci di questo bivio, riportarci nell’aperto dove questo bivio ci attrae a sé, ora, soprattutto in questa estremizzazione dei tempi.

Chi accetta di morire al nulla della revocazione di ogni identità, al nichilismo che non è che “il limite ultimo cui giunge una filosofia che non trapassa in testimonianza”[vii], diviene quel principio di contraddizione della temporalità mondana e dell’ordine politico su cui essa si fonda. Il bivio che si sta facendo universale accade cioè alla fine dei tempi, esattamente ora. È una sociologia battesimale, dove l’essere viene rigenerato nella parola che lo nomina, che è sempre povera, mendicante. È una parola alla fine di sé, al limite, che elemosina un verbo che la ridica.

 

La possibilità di una politica incendiaria

Forse questa casa che brucia, questo incendio, non è che questa esperienza battesimale di un dissolvimento resosi news giornalistica quotidiana. E questa esperienza di rinnovamento è ben lungi dall’essere un racconto consolatorio. Innanzitutto, perché essa è un’esperienza precaria, instabile, che viene e va, mentre i megafoni di questo mondo ripetono h24, con la sicumera salda di chi sa, i loro bollettini di morte. Nel testo “La biblioteca è in fiamme” del 1955 René Char scrive che “il poeta non trattiene ciò che scopre; dopo averlo trascritto, presto lo perde. In ciò risiede la sua novità, il suo infinito e il suo pericolo”[viii]. Agamben scrive che il Regno non avviene “come una cosa, un gruppo, una chiesa, un partito. Il Regno coincide sempre col suo annuncio, che non ha altra realtà che la parola – la parabola – che lo dice.[ix]

Il Regno, il bivio, l’incendio, il battesimo, non sono cioè oggetti che possiamo controllare, maneggiare, non sono neanche solo concetti della nostra esperienza del pensiero, perché ogni esperienza del pensiero sgorga da quel bivio, da quell’incendio, da quel battesimo, che anche se nascosto, celato, perseguitato, continua ad ardere la legna raccolta. “Ascoltare la parola del Regno significa allora fare esperienza della sorgività della parola, di una parola che resta sempre veniente e illeggibile, che sta sola e prima nella mente e non si sa da dove venga e dove vada”[x]. C’è un’anarchia della parola ma c’è anche un Regno, ossia un ordine, c’è una libertà assoluta, che non possiede nulla ma dona, ma c’è anche una geometria millimetrica, un’esattezza dell’annuncio, che non ammette errori né disertori.

La domanda che allora sorge forte e urgente è come possiamo costruire una nuova comunità politica su queste basi. Questa parola che irrompe, che confuta, che contraddice, che spodesta i potenti dai loro troni e che annuncia ai poveri la buona notizia, può diventare esperienza comune, cammino collettivo, soggetto? Chi scrive ritiene di sì. Almeno questo è il mistero della Chiesa, e dei tentativi anche che nella modernità si sono fatti di creare comunità di senso attorno a questa esperienza di novità assoluta che irrompe nella storia (pensiamo ai partiti di massa).

Dovremo aggregare più persone possibili per organizzare una resistenza, quartiere per quartiere, parola per parola, disciplina per disciplina. Persone che non tacciano, che dicano che la casa brucia e che il potere cerca di sfruttare questo incendio per incrementare le proprie trame di dominio. Che ripetano giornalmente le verità basilari, testimoniandole, quelle stesse parole che furono incluse anche nelle più avanzate costituzioni moderne.

L’irrompere della parola, sebbene sia precaria e non possa mai ridursi ad oggetto di potere, può diventare un’esperienza collettiva, politica. Anzi, nella verità, lo è sempre. La parola che viene è storica, è una incarnazione, che entra nelle dinamiche più pratiche del vivere comune, per dissolvere da dentro le strutture di separazione, alienazione e violenza, e annunciare il Regno. C’è quindi una responsabilità politica del poeta, e cioè dell’uomo per come esso è, di vigilare, di salvaguardare, di opporsi a qualunque discorso antiumano, anche se viene, come sempre, colorato di umanitarismo e bontà. Questo è il compito del Regno e dei suoi cittadini, ci dice Agamben: monaci urbanizzati, poeti dell’agorà, lì avviene lo scontro, il conflitto. È lì che si dipana però anche la potenza della parola.

“L’esperienza del Regno è dunque esperienza della potenza della parola. Ciò che questa parola destituisce è innanzitutto la lingua. Non è possibile, infatti, deporre i poteri che dominano oggi la terra senza prima deporre la lingua che li fonda e sostiene. Profezia è consapevolezza della natura essenzialmente politica dell’idioma in cui si parla. (Di qui, anche, l’irrevocabile pertinenza della poesia alla sfera della politica).[xi]


Note
[i] Giorgio Agamben, Quando la casa brucia, Giometti&Antonello, Macerata 2020, p.13.
[ii] Ivi, p.8.
[iii] G. Agamben, Infanzia e storia, Einaudi, Torino 1979.
[iv] René Char, Poesie, Einaudi, Torino 2018, p. 189.
[v] G. Agamben, Il tempo che resta, Bollati Boringhieri, Torino 2000, p. 29.
[vi] Giorgio Agamben, Quando la casa che brucia, Giometti&Antonello, Macerata 2020, p.75.
[vii] Ivi, p.79.
[viii] René Char, Poesie, Einaudi, Torino 2018, p.199.
[ix] Giorgio Agamben, Quando la casa brucia, Giometti&Antonello, Macerata 2020, p.40.
[x] Ivi, p.41.
[xi] Ivi, p.46.

Comments

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Mario M
Monday, 26 July 2021 13:58
Quote:
Non si parla di no-vax, ma di studiosi, medici, epidemiologi, che semplicemente dissentono su alcune questioni.


"Ci dobbiamo fidare della scienza... " continuamente i media nazionali, controllati dal regime, ci ripetono questa formula, litania... come se la scienza fosse scritta sulle tavole della legge, calate dall'alto. Mentre la scienza è un metodo di indagine, basato sulla ripetibilità; la scienza ha bisogno del confronto, del dibattito, mentre oggi assistiamo allo show di pochi eletti che discettano dalle televisioni e dai quotidiani, ben protetti dai giornalisti e dagli editori asserviti.
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Pantaléone
Monday, 26 July 2021 16:03
Pour le dire franchement ceci est une allégorie capitalistique délirante, comme le système sait en produire!
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Pantaléone
Monday, 26 July 2021 12:50
Marx parla nell'introduzione del 1858 di specificità sia in termini etici che filosofici.
Il manifesto comunista è il risultato del logos greco, la coscienza radicale sovversiva è una conseguenza del logos greco.
Nell'emergere del logos radicale, nel percorso dei fusis dei presocratici e nel posizionamento, nei fondamenti con Aristotele, è successo qualcosa di prodigioso in Grecia, così prodigioso che quando Marx posiziona la sua critica del valore dell'economia e del valore d'uso, tanto di cappello ad Aristotele.
I greci, a causa della rottura, quando al tempo delle riforme di Solone e Clistene, il genos fu distrutto e il demos, il valore di scambio, fu sostituito.
È a partire da questa rottura che non hanno potuto arrivare alla riappropriazione dell'essere generico della comunità.
È a partire da questa rottura che Marx dirà che il valore di scambio doveva compiere il suo percorso universale,
È solo nel momento in cui tutta l'umanità viene resa schiava dal pianeta merce e si crea il soggetto universale dell'espropriazione assoluta, cioè il proletariato della rivoluzione che diventa possibile.
Il logos greco non contiene il manifesto nella sua forma terminale completa, ma il manifesto contiene il logos greco nella sua forma completa.
Questo è decisivo per capire come il pensiero greco sia una bussola cardinale della sovversione sociale.
Il logos è la nascita del continente rivoluzionario.
(Scienza della Logica Gundrisses Capitale)
Il logos ha prodotto questa dialettica in un dato momento, che è stato perso da Platone e Aristotele, e momento della grande menzogna della rivoluzione borghese del 1789, Hegel coglie la totalità di questo corso, che polverizza la ragione di mercato kantiana, trova Aristotele Parmenide Eclatita, e pone la questione di questa invarianza del logos.
Hegel definisce il divino come pura attività storica, di questa invarianza che fa sì che tutto si rianalizzi a partire dal per-sé dell'in-sé e dal ritorno a sé.
Cartesio non ha senso se non si capisce il tempo ideologico cartesiano, Liebnitz non ha senso se non si capisce l'epoca tedesca del tempo liebnitziano, Nietzsche non ha senso se non si capisce l'impotente follia romantica di un tempo storico che non può portare a nulla, e così via.
Hegel fu il primo a porre il problema dell'invarianza e della varianza con la metodologia e il radicalismo.
Cos'è la filosofia? È il tempo strappato.



Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)
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Pantaléone
Monday, 26 July 2021 12:48
Marx parla nell'introduzione del 1858 di specificità sia in termini etici che filosofici.
Il manifesto comunista è il risultato del logos greco, la coscienza radicale sovversiva è una conseguenza del logos greco.
Nell'emergere del logos radicale, nel percorso dei fusis dei presocratici e nel posizionamento, nei fondamenti con Aristotele, è successo qualcosa di prodigioso in Grecia, così prodigioso che quando Marx posiziona la sua critica del valore dell'economia e del valore d'uso, tanto di cappello ad Aristotele.
I greci, a causa della rottura, quando al tempo delle riforme di Solone e Clistene, il genos fu distrutto e il demos, il valore di scambio, fu sostituito.
È a partire da questa rottura che non hanno potuto arrivare alla riappropriazione dell'essere generico della comunità.
È a partire da questa rottura che Marx dirà che il valore di scambio doveva compiere il suo percorso universale,
È solo nel momento in cui tutta l'umanità viene resa schiava dal pianeta merce e si crea il soggetto universale dell'espropriazione assoluta, cioè il proletariato della rivoluzione che diventa possibile.
Il logos greco non contiene il manifesto nella sua forma terminale completa, ma il manifesto contiene il logos greco nella sua forma completa.
Questo è decisivo per capire come il pensiero greco sia una bussola cardinale della sovversione sociale.
Il logos è la nascita del continente rivoluzionario.
(Scienza della Logica Gundrisses Capitale)
Il logos ha prodotto questa dialettica in un dato momento, che è stato perso da Platone e Aristotele, e momento della grande menzogna della rivoluzione borghese del 1789, Hegel coglie la totalità di questo corso, che polverizza la ragione di mercato kantiana, trova Aristotele Parmenide Eclatita, e pone la questione di questa invarianza del logos.
Hegel definisce il divino come pura attività storica, di questa invarianza che fa sì che tutto si rianalizzi a partire dal per-sé dell'in-sé e dal ritorno a sé.
Cartesio non ha senso se non si capisce il tempo ideologico cartesiano, Liebnitz non ha senso se non si capisce l'epoca tedesca del tempo liebnitziano, Nietzsche non ha senso se non si capisce l'impotente follia romantica di un tempo storico che non può portare a nulla, e così via.
Hegel fu il primo a porre il problema dell'invarianza e della varianza con la metodologia e il radicalismo.
Cos'è la filosofia? È il tempo strappato.



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Alessandro Visalli
Monday, 26 July 2021 08:58
In genere non commento i tuoi pezzi, Eros, anche perché fatto oggetto di tanto in tanto delle tue 'gentilezze', ma in questo caso voglio dirti che concordo con questa posizione. Nella sua consueta ruvidezza coglie il segno, le cose stanno in sostanza in questo modo. La macedonia di assurdità che si sente in giro è spinta, anche in persone intelligenti, da questa offesa, la forma del collettivo che vuole impedirmi di godere. Verrebbe da concluderne che solo entro la forma neoliberale si possono oggi creare folle, ma solitarie.
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Eros Barone
Monday, 26 July 2021 22:09
Grazie, Alessandro, per il consenso che mi esprimi e per la pregnante argomentazione con cui lo motivi.
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Mario M
Monday, 26 July 2021 11:24
Io invece l'ho commentato: vedi sotto. E studiare tanto Marx e Gramsci, come fa Eros, per poi arrivare a queste conclusioni fa gelare il sangue.
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alessandro visalli
Monday, 26 July 2021 12:14
Deliri
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Eros Barone
Monday, 26 July 2021 00:04
Sìamo davvero sicuri che a bruciare sia la casa, e non la testa di qualcuno che delira? La protesta che sta infiammando le piazze è un esempio della mobilitazione reazionaria di massa innescata (non dalla emergenza sanitaria ma) dalla crisi economica e sociale. Essa è figlia del qualunquismo, del menefreghismo e dell’ignoranza, portati al massimo livello e santificati come valori. Stando a quel che è dato vedere, si tratta di persone che discutono e protestano per poter andare a spendere denaro in pizzeria senza ‘green pass’. Altro che ribellione al regime terapeutico: qui l’unica dittatura d cui è questione è la dittatura dell’egoismo e dell’ignoranza, che si batte avendo come parola d’ordine: pizzeria o morte! Questi ceti medi irriflessivi non capiscono e non pensano che, se non sviluppiamo piani concreti per bloccare il virus, non esisterà un futuro per i nostri figli e tanto meno per noi. Sennonché questa massa di ultraindividualisti ritiene anche che certe conquiste siano realtà acquisite e che non serva far nulla per mantenerle, mentre la realtà è che per mantenere i diritti, quelli veri e fondamentali, quindi cibo, salute e istruzione, è necessario un impegno costante ispirato alla consapevolezza di princìpi civili, come quello secondo cui la salute è un diritto di tutti. In buona sostanza, non si riconosce la società, non si riconoscono “gli altri”: questa è la radice filosofica, antropologica e sociologica della crisi della democrazia liberale borghese e della sua metamorfosi in una forma di nuovo fascismo. Questa massa di esaltati, borghesi sino al midollo, ritengono che per loro il principio di libertà è quello in base al quale il figlio debba poter andare a festeggiare il compleanno a Mykonos e circolare liberamente da un paese all’altro, non solo infischiandosene dei tassi di contagio da SARS-CoV-2 (e relative varianti), ma altresì caricando, in caso di positività, i costi delle cure sul sistema sanitario pubblico. È una degenerazione antropologica che arriva da lontano e della quale il berlusconismo è stato il simbolo e il campione negli ultimi trent’anni. Ma è anche il frutto dell’ideologia capitalistica nella sua forma più degenerata, quella che si esprime nel principio della sovranità del consumatore, secondo il quale tutto è merce, compresa la libertà: più hai possibilità economiche e più libertà puoi acquistare, se necessario sulla testa e a danno degli altri. È una faccia di quel poliedro che si chiama fascistizzazione. Infine, per quanto riguarda l’autore oggetto di questa nota, è impossibile non provare un senso di pena per chi è diventato il portavoce filosofico di una mobilitazione reazionaria di cittadini di prima classe fatti passare per “cittadini di seconda classe”.
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Pantaléone
Wednesday, 28 July 2021 12:37
Naturalmente i fascisti, i populisti e gli altri allumbrados cercano di recuperare le masse, solo che non c'è niente da recuperare, per la buona ragione che il capitalismo sta morendo
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Pantaléone
Wednesday, 28 July 2021 12:28
La parola libertà è ovviamente un'aporia, la libertà non esiste nel sistema capitalista!
Siamo indulgenti e capiamo che il sistema diventerà così difficile da sopportare, che inevitabilmente le masse diventeranno sempre più insistenti, la coscienza del ruolo storico del rovesciamento della dominazione seguirà, è inclusa nel pacchetto.
E per quanto riguarda la sanità, potete essere sicuri che se il capitale dovesse riapparire per miracolo, non ne sentiremmo parlare.
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pantaléone
Wednesday, 28 July 2021 12:55
Eros lo sai bene quanto me, il capitalismo è la prostituzione generale, ci vendiamo per un salario, tutto è in vendita o in acquisto, come è possibile che ci sia libertà non subordinata al feticcio?
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Mario M
Monday, 26 July 2021 11:12
Quote:
"Questi ceti medi irriflessivi non capiscono e non pensano che, se non sviluppiamo piani concreti per bloccare il virus"
Il supposto virus SarsCov2 non è stato neanche isolato; e nessun virus, inteso come agente eziologico, è mai stato isolato. Stefan Lanka ha vinto un confronto, sancito dalla Suprema Corte tedesca, riguardante l'isolamento del virus del morbillo. Quello che oggi viene fatto passare per isolamento è un sequenziamento di nucleotidi, opportunamente selezionato. Perfino Kary Mullis, l'inventore della tecnica PCR per rilevare questa sequenza, aveva sostenuto che non era uno strumento diagnostico. Del resto ci sono "positivi" che non si ammalano (la stragrande maggioranza) e viceversa; continuamente veniamo in contatto, specialmente coi nostri familiari, con persone malate ma rimaniamo integri; il medico e l'infermiere, prima dell'era covid, per professione erano in continuo contatto con i pazienti, e non avevano scafandri come ora nell'era covid. Ecco, ora siamo precipitati in un baratro di mistificazioni scientifiche, che ha giustificato l'instaurazione di un regime dittatoriale, con gli arresti domiciliari, gli straccetti per coprire il volto e ora, precipitati in questo mondo bestiale, abbiamo il marchio della bestia, il green pass.
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Nemesis
Monday, 26 July 2021 10:50
Mi spiace per i toni, ma non riesco a tacere in modo ecumenico di fronte al pensiero-tipo funzionale alla propaganda di regime, quale quello espresso sopra dal sig. Barone. Io ardo di rabbia, perché vivo il ricatto sulla mia pelle di subalterno e proletario.

Quanta ottusità insulsa e vomitevole per me! Una supponenza talmente scontata e ridicola che fa un fascio di tutto quello che non si è voluto vivere in prima persona. Nemmeno da vaccinato, presumo.

Lei fa tutto un fascio con una idiotissima sineddoche ricavata, presumo, da quel che intravvede dallo spioncino della sua tana di auto-reclusione sanitaria, fisica ma soprattutto mentale, molto più supposta che scientificamente giustificata.

Io non sono ricco. Sono sceso in piazza e c'erano di tutte le classi. Ma siccome i muezzim da quattro soldi dei media corporativi hanno subito strillato che eravam tutti fascistoidi, ecco che il sig. Barone si mette al lavoro per regalare loro delle basi ideologiche più profonde a tanta meschineria di propaganda. A questo, e anche peggio, è ridotta la sinistra da anni!

Come si fa a non vedere che questo lasciapassare rappresenta innanzitutto un'esclusione di classe? I più ricchi che non vogliono inocularsi hanno modo di pagarsi tamponi e trovare scappatoie e farsi i servizi di socialità spendendo un po' di più.

Io proletario che non voglio far inoculare i miei bambini, vengo ricattato altrimenti me li fanno stare a casa con la DAD. Io che non posso permettemri di pagarmi le scuolette autogestite con l'affido parentale come fanno i borghesucci. Anch'io vorrei espropriare beni e luoghi per dar vita alle scuolette non statali fra proletari, ma oggi la sedicente maledetta sinistra trans-genetica ecco cosa è diventata; la succursale di spaccio al dettaglio delle puttanate propagandistiche e schifose del Corriere della Sera!

Questa oleosa e nauseabonda e putrida immensa palude ideologica che è diventata la sinistra sarebbe stata non solo inconcepibile solo 40 anni fa, ma sarebbe stata combattuta senza quartiere!

Io sto bruciando di rabbia sapendo che da qui a un mese lo Stato, per conto delle oligarchie (e dire "oligarchia" non sarà mica diventato un lemma cospirazionista, per dio?) costringerà la mia prole-cavia all'inoculazione sotto ricatto, laddove in Germania i pediatri lo hanno sconsigliato vivamente.

Io che sono allergico con sindrome autoimmune che sto temporeggiando con il mio lavoro precario e che non voglio inocularmi le schifezze genetiche tecnocratiche (si può usare il lemma tecnocratico o è pur esso "cospirazionista"?). Io sto bruciando di rabbia perché la mia vita brucia quotidianamente di rabbia di fronte a tutto questo, per dio!

La mia compagna , con fattore genetico trombotico, precaria, sta temporeggiando anche lei, per dio! Dovremmo recarci prima o poi alll'inoculatoio ob-torto collo grazie al sig. Barone, il cittadino celeste illuminato?

Lo capisce o no che bisogna farsi inoculare contro il proprio volere e firmargli pure la manleva? Ma scherziamo?
E' un cazzo di ricatto! Ma ci vogliono le lauree per capire che cosa sia un ricatto? Un dispositivo di ricatto ennesimo e definitivo: inclusione-esclusione.

Si tratta di "transizione zootecnica", possibile essere tanto ottusi da non vedere, non dico l'elefante, ma il brontosauro in giardino?

Ma siccome noi altri, seppure di basso rango sociale per reddito, ma capaci di informarci e istruirci sugli aspetti tecnici, già abbiamo capito che faranno gli upgrade immunologici semestrali o annuali. Questa è la loro mira: una gestione zootecnica con tanto di omologazione cibernetica fra umanoidi (come risulta lei a mio giudizio da quel che a stolidamente scritto) e macchine e luoghi di estrazione di valore.

Il ricatto è un meccanismo proprio della gerarchia, dello stato, della mafia. Possibile, mi chiedo, che non si riesca più a cogliere l'evidente essenza lampante nelle cose sociali?

Io sono sceso in piazza e mi sono contenuto rispetto a quel che ritengo si dovrebbe fare come l'ho sempre fatto in passato, purtroppo portando acqua ai mulini di segale cornuta della sinistra maledetta, la peggiore, che mi sembra rappresentata bene dal fascismo delle sue parole, sicura del suo stupido giudizio fondato su quattro elementi confutabili in crocee, ottusa a qualsiasi verifica empirica ed esperenziale del mondo e di sè nel mondo.

L’esperienza più bella è stata quella di incontrare alcuni vaccinati, con doppia dose, scesi in piazza contro il lasciapassare sanitario per pura convinzione morale, prima che ideologica. Addirittura un vecchio professore in pensione, bi-vaccinato, il quale mi ha giurato che non si avvarrà mai dell'uso di un dispositivo infame di ricatto sociale quale è il green pass. Ero commosso: esistono ancora esseri umani liberi e pensanti e moralmente sani! Non potevo crederci.

Questo modo di pensare supponente e strafottente è propriamente bigotto e fascista; spala merda su tutti, un tanto al chilo e se ne frega altamente delle reali condizioni di chi, fra i subalterni proletari, è costretto a rinunciare alle proprie legittime aspirazioni morali di auto-emancipazione, individuale e collettiva, a causa di un dispositivo zootecnico di ricatto. Fossi in lei proverei vergogna per quel che a scritto; ma fortunatamente non solo al suo posto, anche se me la passerei molto meglio.

Lei è istruito, per lo meno in materie non tecniche né biologiche e si vede, spero che sia parimenti onesto e intelligente da revisionare criticamente il suo assunto, secondo me idiota e fittizio: “la salute è un diritto di tutti”.

No, questo dogma borghese è falso: la salute è il vero capitale di ciascuno di noi e tale capitale individuale corrisponde a tutto, alla nostra libertà individuale e collettiva. Le dimensioni individuale e collettiva non possono essere scisse e manipolate a piacimento di governo e di gerarchia sociale: l’una sono la garanzia simbiotica dell’altra!

Il delitto storico della sinistra borghese è di aver ridotto gli esseri umani a una stringa codificata e astratta di diritti! Puoi esistere, avere diritti, solo a certe e incontrovertibili e insindacabili pre-condizioni, altrimenti non sei più un essere umano certificabile, anche se sei in carne ed ossa. Quelle stesse carne ed ossa che così vengono ricattate, alienate e sfruttate in ogni come e in ogni dove, grazie ai diritti borghesi!

Non è sufficiente essere umani, bisogna essere certificati come cittadini, altrimenti non si vale neanche più come capi di bestiame, i quali sono più tutelati.
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emma
Tuesday, 27 July 2021 18:00
Mi complimento con l'ottimo commento. Da ricopiare.
Ancora una volta, è acclarato perché la sinistra si è condannata, si condanna e si condannerà.
Per opporsi al capitalismo di sorveglianza, occorrerà organizzarsi, tenendo conto che certa intellighenzia di sinistra, tiene bordone a un governo quale il Draghi.
Tra l'altro a costoro manca una visione di insieme sulla complessa problematica, giacché glissano sulle irrinunciabili premesse scientifiche che chiarirebbero meglio la malafede dei vari " scienziati" e politici attaccati alla pentola dell'arrosto.
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Maurizio
Tuesday, 27 July 2021 15:24
Completamente d'accordo con la reazione veemente di Nemesis, il dogmatismo ideologico applicato alla tragica realtà attuale è quanto di più fuori dal mondo si possa essere.
le disquisizioni pseudo ideologiche con tanto di etichettatura da purista da salotto non possono essere utili se non ad alimentare il proprio narcisismo, fossero almeno analisi corrette.
La così detta sinistra trasformista, organica ormai da decenni a questo sistema liberista sta dando uno spettacolo indecente di perfetta integrazione in questa deriva totalitaria.
Manca completamente una rappresentanza antagonista, comunista che si sporchi le mani in questa situazione complicata, l'identificazione collettiva di classe non esiste più, se non in rari casi di resistenza ai licenziamenti e alle delocalizzazioni.
L'ottundimento da pandemia ha fatto strage e desertificato le menti quasi come questo maledetto virus.
Le reazioni viscerali e incazzate attuali sono l'espressione di questa fase storica e la testimonianza dell'assenza di una rappresentanza.
Abbiamo assistito già alla nascita dei 5 stelle e alla loro deriva/eclissi/fogocitamento.
Le disquisizioni pseudo accademiche non servono a niente, meglio i soggetti incazzati che tentano di ribellarsi, i fascisti hanno sempre tentato di usare la rabbia popolare per fare proselitismi, i compagni li conoscono bene.
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Pantaléone
Tuesday, 27 July 2021 21:59
Il manganello ha solo un tempo... perché non permette il dispiegamento delle forze di alienazione dalla produzione/riproduzione della fabbrica globale del feticcio.
Siamo solo alla prima fase della contestazione che pone la domanda del "perché".
Annunciare: "La crisi del coronavirus è una bugia di stato per nascondere il collasso capitalista globale" fa ticchettare la gente perché non lo sente da nessuna parte.
La dialettica ci insegna che questo messaggio viene ascoltato quando la gente è capace di sentirlo e di andare oltre... Ma deve essere portato e difeso ovunque. E oggi, questo messaggio può essere ascoltato!
La questione non è un dibattito di idee soggettive della soluzione da mettere in atto narcisisticamente, non basta lanciare slogan, è necessario spiegare perché ciò che è, è.
Dopodiché, ci ritroviamo con il fatto che se c'è il coronavirus oggi, è per le stesse ragioni per cui l'ecologia di stato distruggerà l'industria dell'auto classica, che tutta l'Africa deve venire in Europa e tutti i deliri di attualità del capitale...
Questo è ciò che il Capitale sta facendo per rompere la lotta di classe e cercare di ritardare la sua morte per un po', ma sta diventando sempre più difficile da prendere, quindi la lotta è in corso!
La nostra griglia di lettura è il vero movimento della storia, quindi serve tutti gli scambi possibili e fa appello al logos...
La parola della verità, umilmente e semplicemente, perché un tale delirio con il coronavirus avviene oggi e non nel 1960?
L'unica cosa che dobbiamo fare è difendere il comunismo integrale ovunque e sempre.

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Pantaléone
Tuesday, 27 July 2021 21:43
È urgente mettere le cose in chiaro.
La sinistra, beh diciamo la sinistra del capitale, partecipa al delirio, il virus è una pura produzione delirante e mortificante del capitalismo in crisi, questa sinistra controrivoluzionaria è sempre stata sul culo del capitale, nella sua volontà di migliorarlo, di riformarlo.
Ora non ci sono più riforme possibili di fronte al leviatano capitalista, e tutto ciò che rimane come premio di consolazione è illudersi soggettivamente dal profondo del loro narcisismo impotente.
Il suo ruolo alla fine è quello di allontanare le masse dal comunismo, bisogna ricordarlo, tutta l'intellighenzia di sinistra e naturalmente di destra, ma per il momento è la storia dei suoi falsi amici che si presentano a noi come pseudo-socialisti, evitando coscientemente la parola COMUNISTA.
Vedete la sinistra insorgere nelle strade contro la dittatura?
La maggior parte delle democrazie sono di sinistra e come un solo uomo applicano le stesse direttive ovunque, in ogni momento e in ogni luogo.
Abbasso lo Stato, abbasso il denaro, abbasso il lavoro salariato! Abbasso i riformisti controrivoluzionari, viva l'emancipazione dalle catene del dominio, l'emancipazione del genere umano.
Lunga vita a coloro che sono accusati di tutti i superlativi infami di fascisti, populisti, teorici della cospirazione ecc., ma che osano dimostrare con tutti i mezzi i loro diritti contro la dittatura imperante!
Lasciate che quelli che vogliono essere punti lo facciano e quelli che non vogliono essere punti, lasciateli in pace, abbasso la truffa del pass sanitario!

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pantaléone
Tuesday, 27 July 2021 21:41
È urgente mettere le cose in chiaro.
La sinistra, beh diciamo la sinistra del capitale, partecipa al delirio, il virus è una pura produzione delirante e mortificante del capitalismo in crisi, questa sinistra controrivoluzionaria è sempre stata sul culo del capitale, nella sua volontà di migliorarlo, di riformarlo.
Ora non ci sono più riforme possibili di fronte al leviatano capitalista, e tutto ciò che rimane come premio di consolazione è illudersi soggettivamente dal profondo del loro narcisismo impotente.
Il suo ruolo alla fine è quello di allontanare le masse dal comunismo, bisogna ricordarlo, tutta l'intellighenzia di sinistra e naturalmente di destra, ma per il momento è la storia dei suoi falsi amici che si presentano a noi come pseudo-socialisti, evitando coscientemente la parola COMUNISTA.
Vedete la sinistra insorgere nelle strade contro la dittatura?
La maggior parte delle democrazie sono di sinistra e come un solo uomo applicano le stesse direttive ovunque, in ogni momento e in ogni luogo.
Abbasso lo Stato, abbasso il denaro, abbasso il lavoro salariato! Abbasso i riformisti controrivoluzionari, viva l'emancipazione dalle catene del dominio, l'emancipazione del genere umano.
Lunga vita a coloro che sono accusati di tutti i superlativi infami di fascisti, populisti, teorici della cospirazione ecc., ma che osano dimostrare con tutti i mezzi i loro diritti contro la dittatura imperante!
Lasciate che quelli che vogliono essere punti lo facciano e quelli che non vogliono essere punti, lasciateli in pace, abbasso la truffa del pass sanitario!

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