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Profumo cede i mutui UniCredit agli amici di Galan

Il 10 novembre 2008 UniCredit Banca per la Casa Spa ha ceduto i crediti relativi a mutui ipotecari privati alla società Cordusio RMBS Securisation Srl

mutui ipotecari 704472In questi giorni migliaia di titolari di mutui UniCredit stanno ricevendo una lettera in cui viene loro comunicato che il 10 novembre 2008 UniCredit Banca per la Casa Spa ha ceduto i crediti relativi ai loro mutui ipotecari alla società Cordusio RMBS Securisation Srl. Si tratta di un’operazione di cartolarizzazione. Il veicolo Cordusio incassa crediti per quasi 24 mld di euro ed emetterà bond per 22,5 mld garantiti dal pagamento delle rate da parte di coloro che negli anni passati hanno acceso mutui presso UniCredit. Un’emissione che viene definita dal Sole24Ore “mozzafiato, senza precedenti per il mercato italiano e tra le più grandi in Europa”. UniCredit assicura che questa operazione ha scopo puramente “prudenziale”, perché la banca non ha problemi di liquidità e che i titoli verranno utilizzati come collaterale nelle operazioni di rifinanziamento da parte della BCE, cioè a garanzia dei prestiti concessi da quest’ultima. Moody’s inizialmente assegna al bond rating A1, il livello più alto della classe A, che contrassegna i “debiti di buona qualità,

ma con rischio futuro”, dunque un titolo di qualità “media”. A febbraio lo aumenta addirittura al livello più alto Aaa (prime: massima sicurezza del capitale, quello assegnato ai titoli di Stato americani): "L'azione di rating odierna è scaturita dall'aumento della riserva di cassa dell'operazione da 150.000.000 euro (0,63% del portafoglio originario) a 880.000.000 euro (3,7% del portafoglio originario), interamente finanziato da un ulteriore prestito subordinato" – afferma l’agenzia, presa da un ottimismo repentino quanto inspiegabile e che negli anni passati aveva assegnato rating incredibilmente alti ai titoli legati ai mutui subprime.

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e l

Non scherziamo col default

 

Mario Rossi

I dati sul fabbisogno 2008, doppio rispetto al 2007, hanno fatto cadere le inibizioni a parlare apertamente di un argomento fino ad ora tabù, con fantasiose ipotesi di ripudio del debito e uscita dall'euro per essere liberi di stampare carta moneta. Coronando così con una catastrofe la disastrosa politica fiscale del governo

In un intervento ospitato su questo sito qualche mese fa (L'Europa e la deriva secessionista della destra, del 09/07/08, prima della grande crisi di autunno) azzardavo qualche previsione sugli effetti che sarebbero potuti derivare dal progressivo ampliarsi della distanza – in politica ed in economia – tra Italia e Europa con Berlusconi alla guida del paese (e Tremonti alla guida del governo). In definitiva, esprimevo il timore che la campagna anti-europea che in quei mesi si stava orchestrando (non tanto quella sguaiata di parte leghista, quanto quella colta e boriosa di Tremonti e co.) servisse a precostituire gli argomenti e gli alibi, sul piano politico-ideologico, per preparare il terreno alla ben più clamorosa e dirompente rottura con l’Europa che il paese sarebbe stato costretto a gestire sul piano economico, nel giro di un biennio, per la allegra (e dissennata) politica economica che il governo avrebbe portato avanti, in linea con i disastri del quinquennio 2001-2006.

La tempesta finanziaria e la recessione economica hanno mutato non poco il contesto: è cambiato tutto, così nell’economia come nella politica. In che misura le analisi di metà 2008 restano attuali all’inizio del 2009?

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proteo

Un paese innamorato del feudalesimo

Considerazioni sulla stabilizzazione monetaria 1992-2008

Pasquale Cicalese*

In memoria di Sbancor

(...) L’intrinseca fragilità dell’equilibrio raggiunto dovrebbe suggerire l’accelerazione dei processi di privatizzazione, il conseguimento di un surplus primario più elevato, il completamento della riforma previdenziale e vincoli di spesa efficaci per le Regioni e gli enti locali. (...) Bisogna recuperare e consolidare i risultati del risanamento (...) stabilizzando il surplus primario a livelli compatibili con una riduzione adeguata del rapporto debito-PIL (...). Ciò comporta fare minore affidamento per la crescita sulla domanda interna. Vincenzo Visco

Think you’ve had enough- Stop talking, help us get ready Think you’ve had enough- Big business, after the shakeup David Byrne, Big Business

1. Sinistri manovratori

Tutto scritto, roba arci-nota, pubblicata nel 2004. Passano due anni. Siamo nella primavera del 2006, o forse nel 1926. Prodi è nuovamente al Governo con una maggioranza risicatissima. Dopo cinque anni di disastri del centro-destra, il centrosinistra non riesce nemmeno ad ottenere una maggioranza solida. Formato il Governo, ritornano l’ossessione deflazionista, le compatibilità con la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea, le due istituzioni più antidemocratiche che ci siano nell’eurozona, baluardi dell’imperialismo tedesco. Dopo il banchiere centrale Ciampi, principale responsabile, con Prodi, Amato e Dini, dei disastri economici degli anni ’90, viene nominato al Ministero dell’Economia il bocconiano banchiere centrale Padoa Schioppa. Questi lancia subito l’allarme; i conti pubblici presentano una fortissima criticità, e informa gli italiani che siamo nell’emergenza come nel 1992. A giugno si fa la ricognizione dei conti pubblici con la Commissione Faini. Dopo qualche settimana arriva il verdetto: il deficit/pil nel 2006 è stimato al 4,1%, escludendo una serie di spese non conteggiate. Nello stesso periodo la Corte di Giustizia europea sentenzia che l’iva sulle auto aziendali deve essere detratta, una pillola avvelenata del precedente ministero Tremonti; la spesa prevista è di circa 16,4 miliardi di euro, una batosta.

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carmilla

Europa senza autonomia e dignità

di Tito Pulsinelli

Aumenta il prezzo del petrolio e dei cereali, sprofonda in cantina il dollaro. Di chi è la colpa? All’unisono, la megamacchina mediatica scandisce: è l’egoismo dei Paesi petroliferi che rifiutano di aprire i rubinetti di una risorsa in via di esaurimento. La dinamica è un’altra: crolla il dolaro e vanno alle stelle i prezzi del grano, mais e riso. Perchè?

Solo gli Stati Uniti possono emettere liberamente la quantità di dollari che ritengono preferibile. Al di fuori di ogni controllo, non c’è contropartita in oro, né il retroterra di un’economia ormai vedova di crescita ed espansione, sposa poligama dell’indebitamento interno ed estero.

La speculazione dei “future” è il vero elemento di perversione e di esplosione dei prezzi. Perché? I regolamenti della “Commodity Future Trading Commission” del governo degli Stati Uniti permettono dei contratti sul Nymex anticipando solo il 6% di una fornitura petrolifera. Poi c’è l’indebitamento, si richiede un prestito, e con questo si paga il resto della fattura.

Con il barile a 128 dollari, lo speculatore deve disporre di soli 8 dollari per ogni barile, gli altri 120 li cerca in giro e i consumatori pagano i relativi, onerosi interessi.

Questo potere eccezionale di casta, detto del 16 per 1, fa schizzare inevitabilmente in alto i costi, e rappresenta circa il 60% del prezzo del barile, scaricato interamente sui consumatori.

Finora la Borsa di New York e quella di Londra erano padrone assolute della produzione mondiale degli idrocarburi, perchè pagavano con una moneta che era sganciata da tutto e che – attualmente - si svaluta al ritmo del 30% all’anno.

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arianna

Affari e finanza

di Maria Turchetto

Per gentile concessione, riportiamo nel blog questo ironico e caustico scritto di Maria Turchetto (destinato al Vernacoliere), che ci sembra utile oltre che spiritoso

cinismoIo sono vecchia, e ho ancora il vizio di leggere i giornali di carta - anziché guardare i TG. Ma dei giornali di carta non sopporto una novità relativamente recente: le pagine economiche. Sono così vecchia, pensate, che mi ricordo ancora di quando sull'argomento c'era una paginetta sola, con un listino di borsa di poche colonne. Adesso, invece, paccate di carta tutti i giorni, paginate di quotazioni (per forza, ormai si quota in borsa anche il barrino sotto casa mia - per altro assai più utile all'umanità e al PIL dei vari "sicav e fondi") e in più, un giorno la settimana, un intero supplemento.

Quello che mi urta, oltre alla distruzione delle foreste conseguente alla smania di rifilarci tutta questa carta, sono le ghigne, il tono, il linguaggio delle pagine in questione.

Le ghigne: in apposite rubrichette, con foto accattivanti, ti presentano come eroi personaggi che tempo due settimane ritroverai nella cronaca nera. I vari Ricucci, Fiorani, Fazio perché no, e via dicendo. "Vanta fantastici risultati come investitore e uomo d'affari", scrivono sotto la foto: beh, vuol dire che è un pescecane, mica un modello da mostrare in giro per l'edificazione della gioventù.