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Notizie sull'operazione speciale condotta dall'esercito russo in Ucraina
In molti hanno notato che il “99%” è un topos pubblicitario dei prodotti antibatterici, i quali dichiarano appunto di poter eliminare il 99% dei batteri. Per la verità ci sono anche antibatterici più bravi dell’Iron Dome e dell’Arrow israeliani, infatti riescono a eliminare addirittura il 99,99% dei batteri. Magari è sufficiente quello 0, 01 a fregarti, ma bisogna sapersi accontentare. Mentre lo spot pubblicitario reclamizzava trionfalmente i successi del sistema di difesa israeliano e l’abbattimento del 99% dei missili e droni iraniani,...
Constatiamo che gran parte della sinistra stia guardando alla risposta militare dell’Iran nei confronti delle provocazioni armate di Israele secondo le valutazioni di Alessandro Orsini, che definisce il bombardamento dello Stato ebraico con centinaia di droni e missili come una colossale messinscena, suffragando questa deduzione con il fatto che la ritorsione della Repubblica Islamica all’azione terroristica di Israele a Damasco fosse stata preannunciata e comunicata. Solo che il famoso studioso di geopolitica non comprende la sostanza delle...
Gli euroausterici vaneggiano a reti unificate in merito al “buco da 200 miliardi nei conti pubblici” che sarebbe stato prodotto dal Superbonus. Naturalmente una prima risposta ovvia a questa affermazione è che sono stati emessi 200 miliardi di crediti fiscali, a fronte dei quali è stata però conseguita una crescita di PIL e di gettito. Parlare di “200 miliardi di buco” tiene conto di un elemento (i crediti emessi) ignorando l’altro (la crescita di gettito). Ma in realtà l’errore dell’affermazione è ancora più basilare. Immaginiamo che...
La nostra epoca non è certo contrassegnata dalla fine delle ideologie, dopo che, sbaragliata la concorrenza, la grande narrativa del pensiero unico gode di ottima salute; c'è invece da esitare sull'inconsistenza della tesi di Fukuyama della fine della storia giacché quella del mondo occidentale sembra aver trovato nel capitalismo un ancoraggio talmente saldo da impedire il benché minimo sommovimento capace di metterne in crisi gli ingranaggi. Anzi, il non funzionamento dell'attuale versione ultraliberista del capitale favorisce il rilancio...
Mentre Israele informa il mondo che risponderà all’attacco iraniano, anche se sembra in maniera tale da evitare la grande guerra (cosa tutta da vedere dal momento che l’Iran ha detto che, nel caso, risponderà), proponiamo l’analisi di Peter Akopov pubblicata su Ria Novosti che ci appare alquanto lucida, anche se forse un po’ troppo deterministica. C’è un imponderabile, dato anche dalla follia di cui hanno dato dimostrazione negli ultimi tempi i falchi Usa e israeliani, che andrebbe comunque tenuto presente. “Situazione sorprendente – scrive...
Lo scorso 16 marzo, il colonnello Amadou Abdramane, portavoce della giunta militare nigerina che nel luglio del 2023 aveva deposto il presidente Mohamed Bazoum, ha annunciato la revoca immediata dell’accordo che autorizzava lo stazionamento di personale statunitense sia civile che militare nel Paese. Conformemente all’intesa, siglata nel 2012, gli Stati Uniti avevano schierato nelle basi 101 (contigua all’aeroporto di Niamey) e 201 (situata nel centro del Paese e soggetta a una recente opera di ristrutturazione costata al Pentagono circa 100...
Atteniamoci ai fatti. La ritorsione iraniana per l’attacco israeliano all’ambasciata di Damasco è stata calibrata ed equilibrata. L’Iran non voleva la guerra con Israele (non la guerra aperta, e non ora), diversamente dal governo di Tel Aviv, che nel prosieguo della guerra – nella sua possibile espansione – vede l’unica chance di sfuggire al redde rationem interno, e magari persino un’opportunità di espandersi ancora. Pertanto Teheran si è mossa con calma, appellandosi al diritto internazionale (art.51 delle Nazioni Unite), e avendo cura di...
Si usa dire che stiamo precipitando verso una guerra mondiale “a pezzi”. Possiamo anche aggiungere che stiamo scivolando verso una “economia di guerra”? Alcuni prodromi, in effetti, si intravedono. Due caratteristiche sono tipiche di un’economia che tende verso la guerra: l’aumento del deficit pubblico per finanziare il riarmo e la spinta inflazionistica a danno dei salari. La mobilitazione delle finanze pubbliche per il rilancio della spesa militare è già in corso. I dati World Bank indicano che nell’ultimo decennio l’Unione europea ha...
Nel luglio 1934, H. G. Wells si recò a Mosca per intervistare Stalin. Il colloquio tra lo scrittore inglese e il leader bolscevico durò circa tre ore, alla presenza di un interprete, e il 27 ottobre successivo ne fu pubblicata la trascrizione integrale sul settimanale britannico The New Statesman and Nation. Il periodico aveva cominciato le pubblicazioni sotto questo nome tre anni prima, a seguito della fusione di due riviste appartenenti all’area della sinistra socialista e liberale inglese: The New Statesman, che era stata fondata nel 1913...
L’attacco iraniano sul territorio di Israele è stato un evento di portata storica e potenzialmente in grado di cambiare gli equilibri mediorientali nonostante le autorità dello stato ebraico e i governi occidentali stiano facendo di tutto per minimizzarne conseguenze e implicazioni. I danni materiali provocati da missili e droni della Repubblica Islamica sembrano essere stati trascurabili, anche se tutti ancora da verificare in maniera indipendente, ma il successo dell’operazione è senza dubbio da ricercare altrove. La premessa necessaria a...
Israele ha utilizzato i Territori occupati come la migliore vetrina del potenziale offensivo e di controllo dei sistemi d’arma e d’intelligence sviluppati dalle sue aziende di settore. È la tesi di Laboratorio Palestina, ultimo lavoro di Antony Loewenstein nel quale emerge il sostegno israeliano ad alcuni dei regimi più spietati degli ultimi settant’anni, e si denuncia come, paradossalmente, proprio questa capacità bellica e di controllo sono fattori determinanti nel ruolo centrale guadagnato dal Paese nella governance globale tanto da...
Dall’ipocrisia alla follia: disamina del suprematismo occidentale in Ucraina con la narrazione aggredito-aggressore imposta dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione occidentali, quindi, senza affatto avere alcuna partecipazione ideale al putinismo, proverò a dimostrare, attraverso le dinamiche stesse della guerra, perché l’imperialismo occidentale è destinato a perderla e, prima questa sconfitta viene riconosciuta, minori saranno i danni per l’umanità. Il tratto fondamentale della strategia Nato in Ucraina è quello di utilizzare la...
Ieri è giunta l'attesa risposta iraniana al bombardamento israeliano del consolato iraniano di Damasco, che aveva ucciso tra gli altri il generale Haj Zahedi. L'Iran ha effettuato un attacco simultaneo con droni e missili in modo da saturare la poderosa difesa antiaerea israeliana. Missili hanno colpito due basi militari israeliane (monte Hermon e Novatim). Oggi l'autorità iraniana rivendica quei due obiettivi come primari, ma è abbastanza ovvio come questa rivendicazione abbia semplicemente la funzione di far coincidere gli obiettivi...
Per capire cosa succede a Gaza è necessario guardare cosa accade in Ucraina. Per quanto i politici italiani “autorevoli” ripetano i loro “atti di fede”, e ugualmente gli altri leader “nani” europei e i giornalisti a loro legati (ed entrambi proni esecutori dei loro padroni yankee), le loro dichiarazioni stizzite e altisonanti sono solo il riflesso della vittoria strategica del governo russo nel confronto con la NATO. Ancora non c’è la vittoria palese sul campo della Russia, ma quella strategica è già stata ottenuta, perché da più di venti...
B. Stiegler, filosofa politica francese, conduce in questa ricerca una genealogia del neoliberismo americano, sincronico all’ordoliberismo tedesco e quello poi più idealista di Hayek, versione americana meno conosciuto ma forse anche più influente. L’eroe negativo della storia è il mitico Walter Lippmann. Solo un “giornalista” come alcuni lo ritennero, in realtà politologo pieno e poi politico dietro le quinte, stratega di pratiche e pensiero, inventore di una versione americana della propaganda più sofisticata, delle pubbliche relazioni,...
Qual’è il rimedio delle classi dirigenti, politiche ed economiche (nel capitalismo liberista, tutt’uno) quando la crisi gli morde i calcagni? Il fugone nel fascismo, in qualsiasi nuova forma ritenuta adatta ai tempi. Oggi si presenta in veste psicomanipolatoria-tecnologica, ma senza mai rinunciare alla violenza fisica, a seconda dei casi pestaggi o mattanze. Ecco cosa hanno in comune i massacri dei nostri fratelli in lotta a Gaza e in Cisgiordania e le teste spaccate dai gendarmi agli studenti delle università italiane – vera eccellenza del...
Nell’analizzare gli ultimi sviluppi del conflitto mediorientale sono molti i rischi, o le tentazioni, che possono portare fuori bersaglio. Anche l’analisi di classe mostra qualche limite, se si fa attenzione al concreto della struttura sociale israeliana – quanto meno – dove ai “cittadini a pieno titolo dello Stato ebraico” (la definizione è stata assunta nella “legge fondamentale”, para-costituzionale) sono riservati tutta una serie di diritti e privilegi, anche in termini di posizioni lavorative, mentre il “lavoro bruto” o lo sfruttamento...
Il mondo intero è di nuovo con il fiato sospeso, per il terrore di una grande guerra che infiammi il Medio Oriente. L’attacco di ritorsione lanciato dall’Iran, nella lunga notte tra sabato e domenica, ha lasciato senza sonno Israele. Per cinque ore oltre 300 munizioni sono state scagliate contro il territorio israeliano. La rappresaglia per l’attacco dell’1 aprile a Damasco è arrivata dopo quasi due settimane, ampiamente annunciata, lenta ma imponente. Secondo le stime ufficiali riportate dal New York Times, l’Iran ha utilizzato 185 droni...
Molti neuroscienziati notano come il nostro cervello-mente si sia lungamente evoluto, quindi formato, alle prese con problemi vicini (fame, sete, sicurezza), immediati (giorno per giorno, ogni giorno) relativamente semplici (amico/nemico, sesso, utile/inutile), in gruppi piccoli tendenzialmente egalitari, relativamente isolati tra loro, in cui ognuno conosceva ogni altro. Oggi ci troviamo associati in gruppi enormi, di una certa densità territoriale che si estende ormai alla dimensione planetaria, in cui i più ci sono sconosciuti, dentro...
Nonostante sia palese che la guerra ucraina è persa, l’Occidente resta aggrappato ai dogmi neocon, incapace non solo di trovare, ma anche solo di pensare una exit strategy da una guerra disastrosa per Kiev e per l’Europa, che il conflitto sta degradando sia a livello economico che politico. Quest’ultimo aspetto inquieta e interpella sia perché denota un asservimento della Politica europea ai circoli neocon, dipendenza mai registrata in tale misura in precedenza, sia perché evidenzia il degrado delle dinamiche democratiche, dal momento che...
Le parole dovrebbero essere annoverate nell’elenco delle droghe pesanti, e purtroppo a chiunque può capitare di farsi ogni tanto una “pera” eccessiva. Il quotidiano neocon “il Foglio” si è approfittato del “trip” di uno dei padri costituenti, Umberto Terracini, per fargli fare una figuraccia postuma mettendo in evidenza alcune sue frasi poco felici in sostegno di Israele. Dopo averci ammonito sul fatto che anche Terracini considerava l’antisionismo una forma di antisemitismo, ci viene proposta una citazione nella quale il vecchio comunista...
Da questa parte del "mondo democratico occidentale", molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell'assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo. A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione. Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola...
1. Seguendo un copione creato a tavolino per ingannare la mente di chi si abbevera ai telegiornali della sera, gli Stati Uniti continuano a tirare il guinzaglio legato al collo del cagnolino d’oltremanica. Quel cagnolino era un tempo l’Impero britannico’, oggi solo un maggiordomo che esegue gli ordini dell’Impero Atlantico: tenere Julian Assange in prigione fino alla morte. Per la più grande democrazia al mondo – da esportare, se del caso, a suon di bombe e che ormai solo i politici europei (e italiani) credono sia tale – il rischio più...
Qualcuno parla di rischio di terza guerra mondiale davanti alla rappresaglia dell’Iran verso Israele, ma cari miei, una terza guerra mondiale sarebbe solo nucleare. Perciò, definitivamente distruttiva dell’umanità. Avete presente l’anime e il manga “Ken il Guerriero”? Lì, almeno, le armi nucleari sono state relativamente innocue: hanno distrutto il mondo, ma non hanno lasciato radiazioni. Ma nella realtà, una guerra di tale portata, ridurrebbe il mondo a una landa desolata radioattiva, invivibile. E per quanto noi siamo governati dai...
Il Governo è in difficoltà, è debole. Questo è il precipitato politico di un ragionamento che prende le mosse dalla scelta del Governo di approvare un Documento di economia e finanza (DEF) privo delle principali informazioni sulle tendenze della finanza pubblica e dei conseguenti effetti macroeconomici. Il DEF è il principale strumento di programmazione economica del Governo, serve a definire il quadro della finanza pubblica per l’anno in corso e per il successivo triennio. In pratica, con il DEF il Governo è chiamato a mettere nero su bianco...
Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale. L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare...
Il senso di colpa domina incontrastato nella multiforme platea dei sentimenti umani. Senso di colpa per non essere abbastanza, per non aver superato l’esame, per non aver performato quanto desideravamo, per aver disatteso le aspettative, per non aver concluso un lavoro, per aver trascurato passioni e interessi, per aver manifestato rabbia, tristezza e paura, per gli errori commessi, per le azioni compiute, per una parola fuori posto, per non esserci stata, per aver mangiato, per aver risposto nervosamente, per quella carezza non data, quei...
Immancabili, come ogni anno, i dati Istat sull’andamento demografico del paese registrano un deciso segno meno”. Che non è grave soltanto in sé, ma soprattutto perché conferma una tendenza di lunghissimo periodo. Dal 1964 a oggi sono stati pochissimi gli anni in cui le nuove nascite sono state più numerose dell’anno precedente, ma anche a uno sguardo disattento balza agli occhi che la dimensione delle diminuzioni è sempre alta, mente i “rimbalzi” sono sempre appena percettibili. Il risultato finale, al 2023, non lascia dubbi: i nuovi nati...
‘Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?’. Così Michela Murgia, la scrittrice sarda recentemente scomparsa, nel suo pamphlet del 2018 dal titolo provocatorio: ‘Istruzioni per diventare fascisti’. Con una originale sapienza dialettica, com’era suo stile di comunicazione in ogni dibattito pubblico e nel relazionare sulle grandi ingiustizie e ineguaglianze che affliggono le società odierne, Michela Murgia, nel suo saggio, ci invita a sottoporci a...
I due anni della pestilenza da Covid-19 si sono rivelati una grande imprevedibile opportunità per testare il livello di ubbidienza che, si può ottenere applicando un regime disciplinare come lo è stato l’obbligo di vaccinarsi, appunto. La narrativa secondo la quale il barbaro no-vax e chi lo sostiene rappresentano il Male, e quindi vanno denigrati, censurati, emarginati, criminalizzati ha funzionato. Pertanto, lo stesso identico canone è stato applicato su una nuova dicotomia buono-cattivo nella politica internazionale. Stesso manicheismo,...
L’avesse compiuto, per dire, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, un gesto come quello del suo omologo britannico David Cameron, recatosi in “visita di lavoro” da Donald Trump in USA, intrattenendosi – magari – in Germania, con Sahra Wagenknecht, per di più alla vigilia delle elezioni, il coro liberal avrebbe subitamente gridato alle «interferenze russe nei processi democratici dei paesi liberi». Ma fatto tra “alleati”, per di più di estrazione anglosassone, la cosa rientra nella normalità e, trattandosi della “democratica Ucraina...
Un’analisi di cosa succede e di cosa si prospetta in Medioriente, a partire dal genocidio in atto a Gaza, dalla rivolta generale palestinese, dallo scontro tra Stato Sionista e Asse della Resistenza in Libano, Siria, Iraq, Yemen, all’indomani dell’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco. Una panoramica che parte dalla ritirata della FOI (Forza di Offesa Israeliana) dalla metà sud di Gaza, dopo sei mesi di offensiva del presunto “esercito più potente del Medioriente” che non è riuscito a controllare la Striscia, annientare Hamas e...
In vista della settimana di mobilitazione dei lavoratori all’interno dell’accademia italiana, proponiamo qui un resoconto delle linee d’intervento del movimento negli ultimi mesi, mettendo al centro i punti politici principali che stanno caratterizzando le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici dell’università di concerto con i movimenti studenteschi. Si tratta di una riflessione che vuole essere un punto di partenza che ci porti allo sciopero del 9 aprile di tutto il mondo universitario, una data che deve essere un punto di partenza per...
Trent’anni dopo il genocidio in Ruanda, innescato dall’abbattimento dell’aereo privato su cui viaggiavano il presidente del Paese e il suo omologo del Burundi, e spacciato per l’esplosione di un conflitto etnico tra Hutu e Tutsi, si continua a discutere sulle cause del massacro di quasi un milione di persone. Dopo tre decenni, si evidenziano implicazioni che gettano una luce meno semplificata su quegli eventi drammatici: a cominciare dal ruolo delle grandi potenze che cercavano di accaparrarsi le enormi risorse strategiche nella regione dei...
È certamente corretto sostenere che le motivazioni che stanno spingendo Washington a mettere sotto assedio Pechino sono di natura economica. Paradossalmente questa tesi è stata infatti espressa indirettamente dalla stessa Segretario al Tesoro Yellen, in una intervista della settimana scorsa che non ha avuto la risonanza che avrebbe meritato nonostante anticipasse i temi che la stessa Yellen sta trattando con l'élite politica cinese nel suo viaggio diplomatico in corso in questi giorni. Di importanza capitale per comprendere la situazione a...
Pubblichiamo un estratto della prefazione del libro “Ucraina, Europa, mondo. Guerra e lotta per l’egemonia mondiale” di Giorgio Monestarolo (Asterios, Trieste, pp.106, euro 13). L’autore è ricercatore presso il Laboratorio di Storia delle Alpi dell’Università della Svizzera italiana e docente di Storia e Filosofia al liceo Vittorio Alfieri di Torino. La prefazione è del generale Fabio Mini, che tra le altre cose è stato generale di Corpo d’Armata, Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione...
Volete uscire dal dominio neoliberista, volete allentare la morsa della gabbia d’acciaio capitalista, volete invertire l’allungamento in corso da decenni della scala sociale di cui tra l’altro vi è vietato l’uso per provare a scalarla. Avete idee di mondo migliore, più giusto, qualsiasi sia la vostra idea di “giusto”. Tutto ciò è politico. Ma la vostra società non è ordinata dal politico, è ordinata dall’economico. È l’economico il regolamento del gioco sociale, è lui a dettare scala di valori, premi, punizioni, mentalità e cultura comune. E...
Nelle Conferenze di La Paz, nel 1995, il teologo e filosofo argentino, tra i pionieri della Teologia della Liberazione e in esilio dalla sua patria durante il regime fascista sviluppa la sua attentissima lettura di Marx dal punto di vista rivendicato dell’esternità e del lavoro ‘vivo’; ovvero della persona effettiva, reale, completa. Questo, declinato nelle sue diverse forme, marginali e ‘poveri’, stati subalterni e periferici, è il tema centrale della filosofia e della prassi politico-culturale ed etica di Dussel. Proviamo, dunque, a...
Come ha potuto succedere? Che mostruosità! Tutte quelle armi che circolano! Ma in che tempi viviamo! Colpa dei genitori….Colpa della scuola…. Sono le esclamazioni dei manigoldi ipocriti che tendono a ottunderci il cervello mentre cerchiamo di farci capaci dell’enormità di un bambino di dodici anni che entra in classe con una pistola e spara e uccide suoi compagni. Si assembrano sugli schermi e nelle paginate psicologi, sociologi, esperti di ogni risma da un euro all’etto a disquisire sul fattaccio. E tutti, indistintamente, a mancare...
L’apparente moderazione dell’Iran di fronte all’aggressione israeliana non dovrebbe essere confusa con la debolezza. Teheran esercita costantemente pressioni su Tel Aviv attraverso i propri metodi, preparando attentamente il terreno per il disfacimento di Israele. «La leggenda narra che una rana posta in una pentola poco profonda piena d’acqua riscaldata su un fornello rimarrà felicemente nella pentola d’acqua mentre la temperatura continua a salire, e non salterà fuori anche se l’acqua raggiunge lentamente il punto di ebollizione e uccide la...
Thomas Piketty non è solo il brillante economista che riscrive la storia della disuguaglianza degli ultimi secoli; ma un fantastico narratore, ora di estrema attualità
Mercoledì sera, nell'ascensore che portava giù all'auditorium da 400 posti presso la City University del New York Graduate Center, un uomo di mezza età che sembrava un economista si vantava così con una coppia di persone di mezza età che sembravano economisti: «io in realtà ho visto per la prima volta Pikettygià nel 2001. Un posticino al Village. Suonava "Capitalismo Patrimoniale", versione acustica, e Emmanuel Saez è uscito per il bis».
Sto scherzando, naturalmente. Ma non si può evitare di essere presi alla sprovvista nel vedere quale accoglienza da rockstar abbia ricevuto Thomas Piketty, un economista francese, da quando il suo libro "Il Capitale nel XXI secolo"è stato pubblicato nella sua traduzione in inglese il mese scorso.
Se il mondo dei giornali e riviste di centro-sinistra fosse una stanza, non si potrebbero far oscillare le braccia lì dentro senza urtare una recensione del libro di Piketty (quasi certamente positiva).
Matthew Yglesias su Vox ("Puoi darmi il ragionamento di Piketty in quattro punti chiave?").
The Nation gli ha dedicato la copertina e quasi 10.000 parole.
Martin Wolf - il Paul Krugman britannico (a meno che Krugman non sia il Martin Wolf americano) - ha appena detto anche lui la sua sulle colonne del Financial Times.
Anche la destra non ha potuto scansarlo del tutto.
Il libro di Piketty si guadagna il suo grandioso titolo con il confluire, tutta in una volta, di un'intera generazione: utilizza risme di dati nuovi di zecca per raccontare la storia più convincente a disposizione sul problema sociale e politico già ora al primo punto dell'ordine del giorno, cioè la disuguaglianza economica.
E così l'evento di ieri sera al CUNY dava la sensazione della tappa clou di una sorta di vorticosa grande tournée del Nord America (Piketty ha 11 tappe in tre città questa settimana.
«Questo sembra essere il posto giusto dove stare!», è quel che l'economista in ascensore effettivamente ha detto ai due economisti in ascensore.
Chase Robinson, presidente ad interim del Graduate Center, analogamente ha detto nel suo discorso di apertura: «mi hanno detto che è il biglietto più figo in città» La sala non era proprio al pieno, anche se è stato dichiarato il tutto esaurito. A giudicare da Twitter, c'è stato un uso estensivo del live-stream, tra cui una gara di bevute interrotta presso gli uffici di The Nation.
Il sottotesto dell'evento avrebbe potuto essere quello di una generazione - i tre interlocutori principali e, direi, la maggior parte del pubblico era composta da Baby Boomers - messa di fronte ai propri errori da parte di un uomo più giovane. Piketty ha solo 42 anni. «Alcuni di noi si sono laureati in un periodo particolare di questa curva, quando le cose sembravano andare benissimo», ha osservato l'economista della Columbia Joseph Stiglitz, «e ciò ci ha dato una visione particolarmente distorta del mondo».
A loro la serata ha fornito una opportunità di riscatto, non solo nella forma del riconoscimento della precedente «visione distorta del mondo», ma anche per proporre i criteri per far sì che il mondo torni indietro al modo in cui pensavano che fosse.
Per i più giovani spettatori, nel frattempo, la serata risultava ancora più importante: se non otteniamo che il mondo torni a quel modo, in tal caso, suggerisce il libro di Piketty, la disuguaglianza dilagante - che è già diventata un fattore fondamentale nella vita americana - potrà solo peggiorare.
Piketty, che appare persino più giovane dei suoi anni, e indossa un abito grigio e una camicia bianca con colletto parzialmente aperto - un look che forse richiama il suo connazionale Bernard-Henri Lévy - ha iniziato con un breve riepilogo. (Piketty parlava inglese con moderato accento. Il libro è stato tradotto da Arthur Goldhammer, che, vi rivelo, è mio cugino.) Ha fatto clic su un paio di diapositive, in stile PowerPoint, tra cui una che conduceva chiunque al suo sito web. Ma era così preso dalla sua storia che alla fine si è reso conto che non era riuscito a scegliere più di una dozzina di slides.
Vedere Piketty raccontare la sua storia fin qui familiare, di persona, ha fatto capire quanto sia importante la narratività della sua narrazione, ossia la sua qualità narrativa. Piketty non sarebbe diventato questo grosso argomento se, usando gli stessi dati e le medesime intuizioni, non avesse modellato un grande filo conduttore, con il suo inizio, la sua metà e il suo finale premonitore.
La storia è questa. In precedenza, grazie al lavoro dell'economista di metà del secolo scorso Simon Kuznets, il consenso diffuso riteneva che la disuguaglianza stesse tendendo a restringersi. Ma utilizzando i dati fiscali di quasi 50 Paesi, e facendolo risalire nel tempo di svariati decenni e, nel caso della Francia, indietro fino al XVIII secolo, Piketty dimostra che Kuznets, che ha sviluppato la sua omonima Curva negli anni cinquanta e sessanta, ha vissuto la sfortunata coincidenza di stare presso l'unico punto nel tempo in cui la disuguaglianza poteva apparire in via di riduzione: subito dopo che due guerre mondiali e una depressione avevano demolito i patrimoni accumulati dai più ricchi del mondo.
In realtà, Piketty dimostra che quel periodo - i circa trent'anni economicamente gloriosi che hanno seguito la Seconda Guerra Mondiale, noti in Francia letteralmente come Les Trente Glorieuses - era anomalo, mentre di fatto, in generale, la disuguaglianza si allarga, perché, dopo le imposte, il tasso di remunerazione del capitale (r)1 supera il tasso di crescita delle economie» (g) di più volte.
Traduzione: i redditi da capitale tendono ad essere più grandi e a crescere a tassi più veloci di quanto facciano i salari, il che significa che chi è già ricco, poiché fa comunque la maggior parte dei propri soldi attraverso investimenti ed eredità, diventa ancora più ricco. Se i graffitari dovessero mai scoprire Piketty, allora l'equazione
r>g
apparirà su tutti i muri delle città.
Tutti i conti tornano, e sono comprensibili. Chiunque abbia familiarità con l'ascesa dell'industria della finanza - o anche solo con la magia degli interessi composti - capirà perché rsupererebbe g. Chiunque può capire in che modo gli Stati Uniti, come Piketty ha riconosciuto, potrebbero temporaneamente rompere lo stampino, trasformando in miliardari delle emerite nullità non attraverso l'accumulazione di capitale, ma tramite salari sbalorditivi per dei "supermanager", sebbene questi supermanager naturalmente continueranno, attraverso i loro eredi, quel che Piketty definisce "capitalismo patrimoniale", e anche se, come ha notato Krugman, uno sguardo al Forbes 400, con i suoi quattro Walton nella top ten, rivela che l'America non è immune dalla ricchezza ereditaria. Chiunque può capire perché il capitale può aver perso terreno in favore dei salari all'incirca nel periodo 1913-1950, e se non ci riuscisse a capirlo, si potrebbe osservare il grafico di Piketty (come quello poco più sotto, che deriva dal suo lavoro) e vedere così il gigantesco cratere che rappresenta la distruzione di capitale che si è verificata durante tale periodo:
Nell'imparare la storia, si può anche capire perché l'opera di Piketty abbia preso piede presso un pubblico più ampio ancora. E si può similmente capire perché gli economisti sarebbero così entusiasti in merito, al di là dei suoi notevoli progressi nell'ambito della professione stessa (che, ci hanno ricordato gli altri economisti, sono prodigiosi): ecco un modo, tanto sofisticato quanto facile da capire, che sa raccontare il passato economico, è in grado di spiegare la nostra crisi attuale e perfino di suggerire ciò che potrebbe riservare il futuro. E che cosa ci riserva il futuro? Beh, in parte perché siamo sperabilmente fuori da delle guerre mondiali, il divario tra r e g continuerà a crescere, a un ritmo sempre più veloce. L'unica cosa che non sappiamo è come possiamo evitare che ciò accada.
A cercare di rispondere a questa domanda finale e cruciale c'erano Stiglitz e Krugman, ciascuno dei quali ha pronunciato un breve intervento dopo che aveva parlato Piketty.
Stiglitz - vincitore del Nobel per l'Economia - ha insistito sul fatto che la politica può correggere i saccheggi che il rapporto r>g presagisce:
«La disuguaglianza non è solo il risultato di forze economiche», ha affermato, «ma gli stessi processi politici sono influenzati dal livello e dalla natura della disuguaglianza». Ha inoltre aggiunto: «non è inevitabile che r sia maggiore di g. È l'effetto delle nostre politiche». Nel citare distintamente la sentenza Citizens United, ha osservato che una maggiore disuguaglianza consolida un maggiore potere in mano ai ricchi, che utilizzeranno tale maggiore potere per raddoppiare in peggio quelle politiche (tassi in ribasso sulle plusvalenze, tasse di successione più basse, ostacoli bassi per il finanziamento stesso delle campagne elettorali), che garantiscono una disuguaglianza ancora più grande, e così via, in un circolo vizioso.
Krugman, in un discorso che in gran parte ricalcava un post sul suo blog pubblicato il precedente mercoledì, ha riconosciuto la forza del libro nel fornire prove empiriche a sostegno delle denunce a lungo formulate dai liberals in merito alle disuguaglianze, oltreché nel raccontare quella storia - «questa analisi non è solo importante, è bella», ha scritto. Nel corso di tutti i loro interventi, Piketty sedeva vicino al podio, raggiante di soddisfazione. Sembrava reduce da un orgasmo. Chi potrebbe biasimarlo?
All'inizio della sua presentazione, Steven Durlauf dell'Università del Wisconsin si è impegnato a recitare il ruolo del "guastafeste" e a portare una "prospettiva da secchione". Non ci ha deluso. In prevalenza ha tirato fuori dei cavilli, senza dubbio importanti nell'ambito della professione, circa l'uso che Piketty fa dei dati. Sono esitante nell'analizzare la sua presentazione, perché era francamente al di sopra della mia portata, ma in ogni caso ritiene in generale che il libro sia valido, importante, brillante, e tutto il resto. Dopo l'evento, ho chiesto a Piketty se fosse preoccupato del fatto che i suoi metodi e le sue conclusioni fossero abbastanza complesse da poter essere usate male da mani inesperte. Ha scosso la testa e ha dichiarato: «Quando l'economia appare troppo complicata, di solito è un brutto segno».
Ci sono stati abbastanza economisti eminenti e ben ferrati di centro e di sinistra - davvero tutti costoro - ad aver dato al libro il loro Sigillo di Approvazione della Brava Massaia per far sì che la maggior parte dei non esperti rimanga soddisfatta. E purtroppo, un impegno in profondità che scrutini da destra il libro di Piketty deve ancora emergere [...].
Pertanto, come chiedeva quel rivoluzionario: che fare?
La soluzione di Piketty al problema r>g è una imposta progressiva globale sulla ricchezza degli individui. Questa è di gran lunga la parte del suo libro che ha ricevuto il maggior numero di critiche: non per la sua saggezza, ma per la sua praticabilità. (Tassare i ricchi in un paese è già abbastanza difficile.)
Piketty minimizza la questione; nel rilevare che le aliquote marginali delle imposte per le fasce più alte raggiunsero i loro picchi storici più elevati negli anni cinquanta, proprio quando la disuguaglianza era comunque al suo punto più basso, ha sostenuto con un sorriso: «La storia della tassazione è piena di sorprese».
È chiaro che occorra inserire alcuni cunei per bloccare i raggi del ciclo ricchezza-potenza che Krugman ha definito «spirale politico-economica di disuguaglianza, in cui una grande ricchezza porta a un grande potere, che viene utilizzato per rinforzare la concentrazione della ricchezza».
Senza citare Piketty, Mark Schmitt ha suggerito che la riforma del finanziamento elettorale sia l'ingresso giusto all'interno del talvolta nebuloso dibattito sulla disuguaglianza. Ciò sembra avere molto senso.
Krugman ha chiuso con una nota insolitamente ottimistica. Teddy Roosevelt, ha osservato, pronunciò il suo famoso discorso sul Progressivismo facendo appello a una tassazione progressiva sul reddito e sulle successioni delle "grandi fortune", già nel 1910, ben prima dei cataclismi che hanno rallentato temporaneamente il fattore r. Perfino le radici del New Deal, ha affermato Krugman, risalgono a decenni prima del 1933. In altre parole, degli americani riflessivi erano in grado di riconoscere il problema delle disuguaglianze e di proporre soluzioni per risolvere tutto da soli, senza l'ausilio di abitudini sociali né tendenze impersonali. Una legge economica come r>g ha il potenziale per essere in ogni bit l'ossimoro che il termine "legge economica" suggerisce. Krugman è sembrato voler sostenere che per tutte le strutture accattivanti e anche "belle" che Piketty descrive, la politica, non l'economia, resti l'arte finale del possibile.
Enrico Grazzini è giornalista economico, autore di saggi di economia, già consulente strategico di impresa. Collabora e ha collaborato per molti anni a diverse testate, tra cui il Corriere della Sera, MicroMega, il Fatto Quotidiano, Social Europe, le newsletter del Financial Times sulle comunicazioni, il Mondo, Prima Comunicazione. Come consulente aziendale ha operato con primarie società internazionali e nazionali.
Ha pubblicato con Fazi Editore "Il fallimento della Moneta. Banche, Debito e Crisi. Perché bisogna emettere una Moneta Pubblica libera dal debito" (2023). Ha curato ed è co-autore dell'eBook edito da MicroMega: “Per una moneta fiscale gratuita. Come uscire dall'austerità senza spaccare l'euro" ” , 2015. Ha scritto "Manifesto per la Democrazia Economica", Castelvecchi Editore, 2014; “Il bene di tutti. L'economia della condivisione per uscire dalla crisi”, Editori Riuniti, 2011; e “L'economia della conoscenza oltre il capitalismo". Codice Edizione, 2008
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