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bastaconeurocrisi

Compromessi e assurdità

di Marco Cattaneo

Uno dei ritornelli più frequenti degli europeisti è che “l’integrazione politica è indispensabile altrimenti l’Europa diventa marginale, in un mondo in cui le nazioni più grandi hanno centinaia di milioni se non miliardi di abitanti. Ci sono visioni e interessi differenti, certo, ma occorre trovare una linea di compromesso accettabile per tutti e poi fondersi in un’entità unica”.

Di fronte a questa argomentazione, il mio primo commento è che le megapotenze di cui si parla sono tre. Gli USA, la Cina e l’India. Che certo, fanno il 40% della popolazione mondiale. Però poi ci sono una duecentina di altre nazioni che sul piano economico e anche demografico pesano in genere meno, spesso molto meno, dei singoli maggiori Stati europei.

Per cui, perché solo per noi europei dovrebbe essere vitale “integrarsi politicamente” ?

L’altro commento è che i compromessi sono utili e spesso anche indispensabili. Ma i compromessi hanno un senso se costituiscono una mediazione tra posizioni sufficientemente sensate.

In ambito UE, e con riferimento alla governance economica, la posizione euroausterica non è “sufficientemente sensata”. E’ completamente priva di logica. Affermare che un sistema economico debba avere come obiettivo primario la riduzione del debito pubblico perché ci si costringe a utilizzare una moneta non controllata da nessuno Stato; lasciare campo libero alla speculazione nel condizionare la finanza pubblica; imporre politiche procicliche in contesti recessivi o depressivi: sono tutte posizioni infondate, assurde.

Ma su queste assurdità è impostata la definizione delle politiche economiche dell’Unione Europea.

La via di mezzo tra una posizione sensata e una assurda è un’impostazione un po’ meno assurda, ma comunque disfunzionale. E’ come pensare che un compromesso accettabile tra prendere l’ascensore e buttarsi dall’ottavo piano sia buttarsi dal quarto piano.

Quand’anche l’integrazione politica fosse realmente un’esigenza vitale (e non lo è); quand’anche popoli e Stati europei la desiderassero (e non la desiderano); quantomeno riguardo alla dimensione economica, il “compromesso” sulle regole di funzionamento non è una possibilità concreta, non è uno scenario sensato: né sul piano pratico, né su quello politico.

Comments

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Alfred
Saturday, 17 February 2024 11:18
Volevo prendermi una pausa ...
Ma davvero noi possiamo permetterci ragionamenti sull'integrazione europea quando proprio in questo tempo stiamo vedendo cosa fanno i coloni a noi colonia europea? in particolare a certe economie.
in misura veramente esagerata alla Germania e all'Italia che dopo la sconfitta mondiale ospitano a gratis (anzi, pagando con suolo, infrastrutture e sopportazione) le maggiori installazione del colono?
E' da tempo che vado allarmando su questo, ma nessuno sembra farci caso
Su ottolina di ieri lo spiega benissimo il marracci quale e' il ruolo delle colonie (fa anche un po' di storia su imperi passati).
Lo consiglio a tutti prima di fiondarsi su ragionamenti puramente europei e di integrazione o disintegrazione.
Non e' in questa intervista, ma in un intervento su limes che viene chiarito che l'unione europea modula l'europa ad uso e consumo dellEgemone (loro lo spiegano con piu eleganza).
Se volete capire che fine fanno le colonie, soprattutto quelle che hanno perso la seconda guerra, ascoltatevi il pippone, ne vale la pena ... anche se ogni tanto gli scappano ... scurrilita' (i piu timidi sono avvertiti)
https://m.youtube.com/watch?v=lwS7-ktie3k
Saluti
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