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marx xxi

Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943. Alessandra Kersevan

di Marco Pondrelli

Ci sembra giusto nella giornata del ricordo proporre un libro di Alessandra Kersevan uscito nel 2008. La storia sta diventando l’ancella della politica, l’europarlamento e il Parlamento italiano a colpi di maggioranza entrando dentro dibattiti storici di cui probabilmente i parlamentari ignorano l’esistenza. Quando nel 2004 venne approvata la legge che istituiva la ‘giornata del ricordo’ alla base si voleva trovare un crimine comunista pari agli orrori del nazismo, per poter giustificare la lettura del Novecento come il secolo dei due grandi totalitarismi: nazismo e comunismo. Matteo Salvini affermò che le foibe rappresentato la nostra Shoah, queste affermazioni non rendono giustizia alla verità storica ma sopratutto a chi il genocidio l’ha vissuto sulla propria pelle.

Purtroppo siamo abituati a un uso del linguaggio disinvolto e piegato alle proprie ragioni politiche, gli stessi che oggi inorridiscono di fronte all’accusa mossa a Israele di genocidio e criticano il Sudafrica per essersi permesso di muovere questo capo d’accusa, pochi mesi fa accusavano la Cina di genocidio nello Xinjiang.

Così come il problema israelo palestinese per alcuni è nato il 7 ottobre, allo stesso modo gli stessi personaggi non sono interessati a capire cosa è successo nell’Alto Adriatico durante la Seconda guerra mondiale e anche prima. Lunedì scorso la Rai ha proiettato una fiction, la Rosa d’Istria, in cui una famiglia italiana deve scappare a causa dei cattivi partigiani comunisti ma per fortuna i bravi tedeschi li aiutano nella fuga, aveva ragione Kesserling a chiedere un monumento? La risposta di Calamandrei fu sopra le righe?

Chiariamo subito che nessuno nega che ci siamo stati morti ed esuli italiani e nessuno nega che fra essi vi fossero degli innocenti ma la storia parte da ben prima del ’45. Alessandra Kersevan che è una storica preparata e competente, ricorda come la repressione italiana verso gli slavi sia iniziata già nel 1866 quando a seguito della III guerra d’Indipendenza la Benecija conosciuta come Slavia veneta, entrò a fare parte del Regno d’Italia. L’Italia adottò verso gli sloveni una politica di snazionalizzazione [pag. 16]. Dopo la Grande Guerra l’irredentismo si fece ancora più aggressivo, valga per tutti il ricordo della figura Ruggero Timeus. Su queste basi sorge e prospera il fascismo, che a differenza di quello che una certa storiografia sostiene nasce come movimento razzista, già nel 1920 Mussolini affermava la necessità di ‘espellere questa razza barbara, inferiore slava da tutto l’adriatico‘. La politica fascista verso queste terre fu quella della ‘bonifica nazionale’ una vera e propria colonizzazione che, sull’esempio tedesco, aveva come fine la sottomissione delle ‘razze inferiori’. Le foibe furono usate per primi da fascisti già dagli anni ’20, qui venivano buttati i corpi degli oppositori dopo la fucilazione.

Con la guerra il dramma per la popolazione non italiana aumenta, nel 1942 il generale Roatta emette la famigerata circolare 3C che può essere sintetizzata dalla sua frase: “il trattamento da fare ai ribelli non deve essere sintetizzato nella formula: ‘dente per dente’ ma bensì ‘testa per dente‘” [pag. 81]. Questo comportamento criminale portò a efferati eccidi che colpirono per precisa scelta anche i civili, uno dei più noti fu a Podhum dove l’esercito italiano uccise 108 uomini il più giovane dei quali aveva 14 anni. I crimini italiani includono anche la creazioni di campi di concentramento nei quali saranno rinchiusi 100 mila prigionieri, l’Autrice riporta i dati sulle morti: ‘Arbe 1.465 morti; Gonars 509; Monigo 226; Renicci 160; Chiesanuova 70; Fiume 24; Visco 23, per un totale di 2 487 morti. Il professor Capogrego nel suo studio I campi del duce basandosi su varia documentazione ha riportato delle cifre oltre che per i campi appena nominati (salvo Fiume), con dei dati un po’ diversi, in genere inferiori, anche per i campi di Melada, Zlarin, Mamula e Prevlaka e Cairo Montenotte. I dati sono i seguenti: Arbe 1.435, Gonars 435392, Monigo 232, Renicci, 160, Chiesanuova 70, Visco 23, Cairo Montenotte 3, Melada 1.000, Mamula e Prevlaka 500, Zlarin 600, per un totale di 3.922.

Per tutti gli altri campi, quelli del Ministero degli Interni, salvo Ferramonti (37, però qui gli internati jugoslavi furono una minoranza) Capogreco non riporta cifre sui decessi‘. [pag. 300].

Sono cifre spaventose che fanno capire che della Shoah noi non ne siamo stati le vittime!

Queste sofferenze sono molto maggiori di quelle che dovettero subire gli italiani, i quali pagarono un prezzo molto alto ma la colpa del quale non sta in capo ai ‘cattivi partigiani comunisti’ ma al fascismo. Certamente non furono colpiti solo i fascisti, va però ricordato che per vent’anni il fascismo aveva fatto passare l’equazione della fascistizzazione come italianizzazione. Non solo ma dopo il 25 luglio fino all’8 settembre nelle zone occupate la politica italiana non cambiò e Badoglio addirittura chiamò il generale Roatta nel nuovo governo.

Il bel libro di Alessandra Kersevan merita di essere letto, purtroppo sono molti gli storici, come ad esempio Giorgio Rochat, che sono stati duramente attaccati per essersi permessi di mettere in discussione l’assunto degli ‘italiani brava gente’. Non c’è mai stata una Norimberga italiana eppure la Jugoslavia (ma anche l’Etiopia) chiesero più volte che gli venissero consegnati i responsabili di questi crimini. Solo avendo il coraggio di guardare in modo critico alla propria storia si può rendere giustizia a tutte le vittime innocenti, il libro di Alessandra Kersevan ci aiuta a farlo.

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