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Il futuro non è scritto, ma tanto non lo scriveremo noi

di Pierluigi Fagan

 A giugno ci saranno le men che inutili elezioni europee. Due anni fa e tra due anni, ci sono state e ci saranno altrettanto inutili elezioni nazionali. In realtà, l’assetto portante del nostro futuro sarà deciso dal popolo statunitense, il prossimo novembre.

Certo, ormai sappiamo tutti che quella che chiamiamo “democrazia” tale non è ammesso lo sia mai stata. Sappiamo dell’economia, la finanza, le élite, costellazioni di poteri primi e secondi che avvolgono lo spazio politico che è ai minimi termini per quantità e qualità, in teoria e in pratica.

Il cinquantennio neoliberale iniziato negli anni ’70 è stato una controrivoluzione antidemocratica molto complessa e ben strutturata a molti livelli. Del resto, è insita nella teoria liberale più generale la preferenza ordinativa dell’economico sul politico. Negli anni Sessanta e primi Settanta, a partire di nuovo dagli Stati Uniti, i vertici del sistema si preoccupò e allarmò molto perché conscio dei decenni di transizione che il sistema occidentale aveva davanti e degli andamenti del mondo, non si poteva certo affrontarli con forme di politica democratica che già disordinavano culture, piazze, università, condizioni etniche, diritti politici oltreché civili, mondo del lavoro e quant’altro.

Ne nacque, negli USA, la controrivoluzione neoliberale che molti osservano per la parte economica e finanziaria, dimenticandosi l’origine politica, culturale più ampia, geopolitica poiché alla fine chi decide e chi ha potere di gestire un sistema molto più complesso che non solo banche, monete, transazioni e commerci, il potere di chi fa le regole, nazionali e soprattutto internazionali, le attua, punisce chi le trasgredisce, chi impone e gestisce il regolamento di gioco.

Così oggi siamo arrivati, qui in Italia ma ormai anche qui in Europa, francesi e tedeschi inclusi, a non poter decidere alcunché di strategico e rilevante poiché è tutto sussunto al vertice di quel potere e quel potere è a Washington.

Le elezioni americane, per gli americani, hanno notoriamente valenza interna, quasi nessuno si preoccupa davvero dei riflessi che il voto avrà come sistema occidentale, giustamente a loro interessa solo la loro porzione di realtà. Come saprete, al momento e salvo terremoti che però sembrano improbabili, andremo al surreale scontro tra due anziani pieni di difetti anche personali, pisco-fisici, con sotto due porzioni di élite (gli shareholders) ed appresso altre porzioni di élite interne e altre esterne, gli “stakeholders”, in un Paese di sempre più densa ignoranza politica e culturale, con problemi strutturali economici, etnici e sociali, dilaniato da questioni che non vogliono discutere e sublimano in una rissa permanente di valori civili (di cui molte vertono sulla sessualità) ed ideali di natura astratta con fughe tecnofuturiste e messianico religiose.

Per quanto ci riguarda, la prospettiva di altri quattro anni di Biden, etichetta con sotto un sistema assai complesso che i più non conoscono affatto e si guardano bene dall’indagare, portano a una precisa postura strategica per la quale noi europei saremo sempre più la dipendenza euroasiatica del loro impero informale. Impero informale che ha strategia chiara: attacco continuato e sfibrante alla Russia, indiretto e altrettanto costante alla Cina, conflitti regionali sparsi, riarmo pesante generalizzato, alzare il muro occidentale contro la giungla globale che sempre più ci accerchia e accerchierà, pompare ricchezza da qui a lì poiché il cuore ha la sua preminenza in ogni sistema organico.

Stoltenberg ogni giorno ci dice che il problema non è più solo l’Ucraina ma dobbiamo prepararci al peggio più generale, russo ma poi anche asiatico. In fondo, che sia stile Trump o stile Biden, con le buone o le cattive, gli europei debbono comprare armi e tecnologie dagli USA e prepararsi a gestire fronti di guerre che decideranno a Washington, minacciate o agite si vedrà.

Ieri gli americani hanno cominciato il teatrino della “grande minaccia incombente” tipo “Guerra dei Mondi” con tanto di convocazione della c.d. ‘Gang of Eight’” (quella con Lancillotto e Re Artù, mitologia barbarico-anglosassone, ognuno ha la sua), gli otto leader del Congresso che ricevono informazioni di intelligence riservate. Un repubblicano poi ha spifferato che probabilmente si tratta della minaccia di una nuova arma super-spaziale russa.

Vero o falso che sia, l’intento è anche quello di cercare di deposizionare Trump. La visione Trump di USA e mondo non prevede il faticoso accorpamento e gestione del sistema occidentale con Europa e altri in forme ordinate e compatte e stacca l’interesse per la Russia ritenuta non una reale minaccia per gli interessi americani profondi (anzi partner petrolifero, conservatore e possibile zona ibrida verso la Cina), per dedicarsi al vero competitore strategico, la Cina.

Tuttavia, questa stilizzata descrizione va presa con le molle, non è così semplice. Nei fatti, la strategia americana per i prossimi trenta anni è più o meno unica, varia l’interpretazione, più formalizzata quella DEM, meno formalizzata e forse più flessibile quella REP. Ma non è detto che quella meno formalizzata sia più benevola, anzi tutt’altro, sarà più brusca su certe cose e forse meno su altre, soprattutto non sarà sistemica, sarà one-to-one. Oltre ai riflessi pratico politici, geopolitici, economici e finanziari, le due parti proiettano due diverse egemonie sull’Europa, quella progressista neoliberale e quella conservatrice con strascichi di cinquanta sfumature di destra. Entrambe però, con programmi convergenti nei fatti di anti-democrazia ben temperata.

Sull’impredicibilità della gestione strategica trumpiana ricordo che l’ultima volta ha passato la campagna elettorale a promettere di tagliare le gambe all’Arabia Saudita, poi, eletto, ha realizzato gli Accordi di Abramo che sono il preludio alla strategia Biden della Via del Cotone che è il sottostante la ripresa del conflitto israelo-palestinese-iraniano di rimbalzo. Quanto agli effetti di un ancora più pesante ostracismo economico e finanziario verso la Cina (primo partner commerciale dell’Europa) potrebbe liberare a cascata effetti di ulteriore contrazione delle nostre sempre più depresse ricchezze nazionali e relativi stili di vita. Ma potremo litigare di famiglia, aborti, gay, neri e migranti, che clima che fa, tradizioni e neo-autoritarismo per cause di forza maggiore ovvero gestire il disordine che ha tutte altre cause.

Guardo con triste quasi-rassegnazione al fatto che stiamo perdendo le ultime briciole di dignità politica, nessuno pare si indigna per la totale perdita di auto-nomia, di potersi legittimamente darsi sa sé le proprie leggi di convivenza come solo si può fare in una vera democrazia. Non solo nessuno pare se ne preoccupi, ma dubito che qualcuno sappia anche solo accennare una risposta al fatidico “che fare?”, per eccesso di complessità del mondo e deficienza di complessità nel pensiero che lo immagina e rappresenta.

Capitalismo, neoliberismo, europeismo, occidentalismo, tecno-autoritarismo, ormai siamo invasi e pervasi di potere eteronomo. Nessuno pare ci si raccapezza più, a partire dal mondo della teoria. Abbondano le analisi settoriali, i critici, c’è qualche utopista, ma l’intero sfugge in diagnosi e soprattutto prognosi. Tifiamo Trump, Biden, i cinesi, Putin, socialismo, statalismo, euroasiatismo, comunitarismo, neo-umanesimo, il non c’è più destra né sinistra, siamo sionisti o antisionisti, rimbambiti dall’aggressione tecnologica, destinati a spendere in armi e meno in servizi sociali, in Paesi con sempre meno chance produttive, con paurose falle demografiche, sempre più anziani che forse non sono mai stati davvero democratici, ma ormai sono destinati a perdere ogni residua possibilità di decidere di sé, per sé se non che badante scegliersi, ammesso la si possa scegliere.

C’è chi continua a discutere cosa decidere, ma non si rende conto che tanto non può decidere nulla.

Ammettere con coscienza realista che siamo messi davvero male sarebbe già qualcosa, discuterne con concreta coscienza comune sarebbe il minimo da farsi, ma conformisti o critici, dobbiamo tutti vivere il giorno per giorno e impotenza intellettiva e l’ansia del nostro personale essere nel mondo, preclude ogni lucidità. Forse le forme stesse della nostra conoscenza, a spicchi, intrise di teorie nate in altri tempi, ce lo impedisce, ma si fa fatica ad ammetterlo. Il problema comune è che non possiamo decidere nulla, non è cosa decidere.

La speranza è l’ultima a morire, ma se potesse, almeno lei dovrebbe decidere di andare volontariamente in terapia intensiva. Meno male che c’è Altan…

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Alfred
Wednesday, 21 February 2024 20:02
Così oggi siamo arrivati, qui in Italia ma ormai anche qui in Europa, francesi e tedeschi inclusi, a non poter decidere alcunché di strategico e rilevante poiché è tutto sussunto al vertice di quel potere e quel potere è a Washington.

Caro Fagan, non sia timido.
Non e' iniziato tutto dal neoliberismo. L''Europa e' dal dopoguerra che non decide, ufficialmente e alla luce del sole. Inglesi e francesi si illudono di avere qualche chance in piu, beato chi ci crede.
Quando e' sembrato che l'europa decidesse e' stata una gentile concessione dell'egemone.
Ma sempre sotto occhiuto controllo di stay behind et similia (erano piu di uno, pare) https://www.sissco.it/recensione-annale/le-altre-gladio-la-lotta-segreta-anticomunista-in-italia-1943-1991/
Soprattutto in Germania (ha presente le dimensioni di Ramstein e di tutte le altre basi Usa che ci sono tra Germania, Italia e altri paesi del corollario Nato?) e in Italia dovremmo avere nemoria di questo, di quanto ci e' costato, di quanto ci costa. A parte le varie strategie della tensione, il cernis e altre nefandezze adesso compaiono pure segni di pura natura ectoplasmatica che si incaricano di far saltare gasdotti di paesi Nato invisi all'egemone e ... nessuno indaga o proferisce verbo.
opera della divina provvidenza.
Per non parlare dell'egemone in difficolta' che sta passando all'incasso con metodi che conosciamo bene.
La vendita della Protezione.
Capisco che a parecchi governi devono essere arrivati pacchi regalo e ad altri proposte che non possono rifiutare, ma che ce ne sia uno, dico uno che provi (che ci riesca e' dubbio) a fare quel minimo che Craxi (e gli dei sanno quanto non mi piaccia neanche come nome) fece a Sigonella.
Ad esempiop
Siamo colonia, vediamo il padrone in difficolta' ...anche solo per spirito capitalistico un minimo di contrattazione?
Ricordare a questi mandriani che occupano terre, poligoni, basi, infrastrutture e insozzano tutto a gratis?
Quando mai, piuttosto aumenteremo le spese per la Nato al 2%, ma se lo chiede il padrone anche 4%, 6%, 10%.
Non solo l'europa si sta dissanguando per far contento l'Egemone, ma chiede ancora, dai, ancora ....
In un afflato masochista che neanche ci stupisce ed e' questo il guaio.
A livello sociale ci sembra quasi che pagheranno i marziani, non noi, con la nostra pelle e quella delle prossime generazioni.
Ci manca non solo informazione (certe cose sono alla luce del sole e ne parla persino limes) e consapevolezza.
Abbiamo vissuto nella nostra mente per troppo tempo l'idea che eravamo parte di un club, alla pari. Tutti occidentali, bianchi, portatori delle fiaccole della democrazia e dei diritti, un esempio per il mondo, un gruppo umano che aveva una funzione morale e di insegnamento. Un fardello, diviso iniquamente all'interno degli stati (poveri, poverissimi, borghesi e pochi ricchi), ma di cui tutti potevano andare fieri e ambasciatori nel mondo.
E' troppo forte la ferita di chi scopre che non e' cosi non in relazione ai diritti e alla moralita' ( chi si e' mai fregato di queste cazzate se non i poveri illusi), ma in relazione al club. Ci avevano invitato a ricche feste e beveraggi (che di solito finivano con qualche bombardamento etico), adesso scopriamo che il nostro posto e' quello dei servitori, servizievoli che devono pure pagare di tasca loro per mettere l'esperienza nel curriculum.
Questo, questo essere gli stati zappatori del giardino di borrell proprio non riusciamo a capirlo. Siamo bianchi, capitalisti, vincenti, possibile che l'Egemone ci stia trattando cosi?
Purtroppo questo non e' sconforto solo delle nostre classi dirigenti, ma di molti poveretti che ci credevano e che adesso si sentono esposti alle intemperie ... se la Nato ci abbandona... aiuto.
Dopo questo pippone ... gliene consiglio un altro
del marracci che spiega meglio la cosa.
Se non altro la tirera' su di morale con linguaggio colorito, ma non stupido.
Coraggio, passata la fase da orfani di solito si apprezza il fatto di avere perso genitori ingombranti, manipolatori e cattivi e si va avanti.
https://m.youtube.com/watch?v=lwS7-ktie3k
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