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Atun: fuggito al rave attaccato il 7 ottobre, ucciso dai soldati israeliani

di Piccole Note

Un'altra crepa nella narrazione ufficiale di quel drammatico giorno

Haaretz racconta la storia Ofek Atun, sfuggito all’attacco del rave di Re’im a opera di Hamas del 7 ottobre scorso e ucciso poi dalle forze israeliane. Scampato all’attacco del rave rifugiandosi in un bunker, Atun si era diretto in automobile con la sua ragazza, Tamar, verso Nord, “mentre i razzi cominciavano a volare sopra di essi”. E aveva trovato rifugio presso il Kibbutz Alumim.

“La coppia – continua Haaretz – ignara che i soldati israeliani avevano già cacciato tutti i terroristi dal kibbutz, bussò freneticamente a diverse porte prima di fare irruzione nella casa di una coppia di anziani, che si era rifugiata in una stanza sicura”. Avendoli scambiati per terroristi, però, gli anziani chiesero aiuto alla sicurezza, intervenuta prontamente.

Dopo aver fatto evacuare i due residenti, un soldato entrò in casa, armato di una pistola, mentre l’altro gli copriva le spalle dalla finestra. Quanto accaduto successivamente non è chiaro. Scrive Haaretz: “Secondo un membro della squadra di sicurezza della comunità, Atun e il soldato hanno litigato e il soldato gli ha sparato più volte, scambiandolo per un terrorista”.

Tamar, invece, non menziona il diverbio, il soldato sparò e basta. “Quando è uscita di casa – prosegue Haaretz – la stessa Tamar è stata colpita allo stomaco dalle forze israeliane. Per fortuna, è sopravvissuta” [da notare che si è sparato contro una donna disarmata in fuga…].

 

Rivelazioni dello stesso tenore precedenti

Haaretz aveva già dato conto di un’indagine della polizia israeliana che aveva accertato che un elicottero intervenuto al rave aveva “sparato contro i terroristi [e] a quanto pare ha colpito anche alcuni dei convenuti”. Inoltre, che al Kibbutz di Be’ri era intervenuto un carro armato, che aveva ucciso, insieme ai terroristi, anche 14 ostaggi, due dei quali bambini, morti insieme ad altri 11 ostaggi.

Nell’articolo in cui dava conto di tale avvenimento, Noa Limone si chiedeva se le forze israeliane, in quel fatidico 7 ottobre, avessero adottato la controversa direttiva Annibale, che suggerisce di uccidere israeliani presi in ostaggio piuttosto che lasciarli portare via dal nemico. Un’inchiesta di Yediot Aeronot ha accertato che nell’occasione si è deciso di adottare tale direttiva.

Più volte abbiamo sottolineato che la confusione del momento e la paura, in combinato disposto con la determinazione a sconfiggere il nemico, avessero portato l’esercito israeliano a una reazione confusa e scomposta, che doveva esser costata la vita a civili israeliani che pure volevano difendere. La rivelazione sul povero Atun da parte di Haaretz e tanto altro segnala che così è accaduto.

Così quanto è avvenuto in quel giorno resta un mistero, sul quale le autorità israeliane non intendono far chiarezza perché si tratta di vicende più che imbarazzanti e perché potrebbe essere lesa la narrativa sul 7 ottobre.

 

Narrative ufficiali e non

Oltre ad Hamas e a Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah “temuto e rispettato” anche in Israele, anche taluni analisti occidentali hanno affermato che l’attacco del 7 ottobre aveva obiettivi militari. Era diretto cioè contro le caserme, obiettivi militari appunto, e contro alcuni kibbutz, missione, quest’ultima, volta a prendere ostaggi da scambiare con palestinesi imprigionati nelle carceri israeliane.

Resoconto, questo che collima con un quanto accertato dall’establishment della difesa israeliana, che ha reso pubblico che il rave, dove si è registrata la maggior parte delle vittime, non era un obiettivo: i miliziani di Hamas vi si sono imbattuti mentre si recavano verso i vicini kibbutz.

Secondo i resoconti che potremmo definire non ufficiali, ci sono stati singoli episodi di violenza gratuita, ma la maggior parte delle vittime civili israeliane sarebbe stata uccisa nel fuoco incrociato tra Hamas e israeliani delle forze speciali, dell’esercito, della polizia, dell’intelligence e della sicurezza che vigilava sui kibbutz (peraltro, il diffuso possesso di armi da fuoco da parte dei civili è documentato da un articolo della BBC redatto prima dell’assalto di Hamas: alcuni di essi le avranno pur usate).

 

Rivelazioni e scambio di ostaggi

Non si vuole giustificare o legittimare alcunché, solo sottolineare che su quanto avvenuto in quel 7 ottobre servirebbe un’inchiesta imparziale che non si farà. Ci si può accontentare della narrativa israeliana, ma anche no, data la fallacia che questa ha dimostrato ampiamente, soprattutto in questi ultimi mesi, su altre vicende concernenti il conflitto con i palestinesi. Accoglierla con la relatività del caso è esercizio utile al discernimento.

En passant, registriamo che Benny Gantz, membro del Gabinetto di guerra israeliano, oggi ha dichiarato che ci sono possibilità per un accordo con Hamas per uno scambio di ostaggi. Affermazione confermata da Mousa Abu Marzouk un leader di Hamas (Haaretz).

Lo facciamo notare perché altre rivelazioni giornalistiche sui tragici errori compiuti dalle forze israeliane costate la vita a civili sono arrivate in momenti cruciali di precedenti trattative volte a finalizzare lo scambio di ostaggi.

Immaginare che si tratti di rivelazioni volte a forzare la mano alle recalcitranti autorità perché le trattative giungano a buon fine, minacciando velatamente altre e più imbarazzanti rivelazioni dello stesso tenore, è forse azzardato. Diciamo che è una coincidenza temporale che interpella.

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