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appelloalpopolo

Incontro pubblico di “Limes” sulla possibile guerra Nato-Russia

Un resoconto

di Riccardo Paccosi

Per informare ma anche per chiarire le idee a me stesso, scrivo un resoconto dell’incontro pubblico, svoltosi ieri a Bologna, di presentazione dell’ultimo numero della rivista di geopolitica “Limes”, dedicato alla possibile guerra Nato-Russia. I relatori erano il direttore di Limes Lucio Caracciolo, il console russo a Bologna Igor Pellicciari e il generale già rappresentante dell’Italia nella Nato Giuseppe Cucchi.

Cominciamo col dire che la tesi di fondo di tutto l’incontro si fondava sulla convinzione che vi siano:

a) da parte americana, la volontà di contenere e logorare la Russia per impedirle una saldatura con la Germania e la Cina;

b) da parte russa, una reazione che non si limita più al livello difensivo ma si fonda sul rilanciare nuove ambizioni come, per esempio, il ripristino di basi ex-sovietiche in Egitto;

c) da entrambe le parti, secondo i relatori, non sussisterebbe però una deliberata decisione di arrivare prima o poi allo scontro diretto; questa solida convinzione è stata, a mio parere, la parte più debole della tesi esposta: di fatto non possiamo sapere se, al contrario, lo scenario di guerra aperta non sia sin da adesso pianificato come obiettivo e finalità dalla parte in conflitto ch’è militarmente in posizione di vantaggio, vale a dire gli Stati Uniti.

Ad ogni modo, Lucio Caracciolo ha ribadito quanto già scritto all’indomani della crisi ucraina: questa crisi russo-occidentale è scoppiata per bloccare, da parte statunitense, una serie di accordi economici bilaterali che erano stati stipulati fra Germania e Russia. A tal proposito, è interessante che sia stato Giuseppe Cucchi – un ex-generale della Nato – ad affermare ieri senza mezzi termini come la “rivoluzione” in Ucraina sia stata deliberatamente provocata dagli Stati Uniti.

La tesi di fondo di Caracciolo è che il susseguirsi di casus belli e provocazioni volte a logorare la Russia (l’abbattimento dell’aereo russo da parte della Turchia, il bombardamento americano sui soldati siriani che combattevano l’Isis in alleanza coi russi, eccetera), possano alla fine generare un evento che sfugge al controllo e alla volontà degli stessi che l’hanno provocato.

A tale proposito, il console russo ha però fatto notare che i casus belli già avvenuti sarebbero stati più che sufficienti per far scoppiare una guerra aperta. Se ciò non si è verificato, a detta del console, ne consegue che la volontà di arrivare sino a quel punto non è al momento presente. A proposito del bombardamento “per errore” effettuato dagli americani ai danni dei soldati siriani, tutti e tre i relatori – due dei quali, va ricordato, sono decisamente filo-atlantisti – hanno ribadito una tesi cospirativa piuttosto inquietante: quell’attacco, hanno sostenuto, non è stato altro che un colpo di mano dei militari del Pentagono, svolto in aperta contrapposizione alla linea del Segretario di Stato John Kerry, ritenuta dai generali americani eccessivamente morbida.

Arrivati al momento delle domande da parte della platea, io sono intervenuto ponendo ai relatori due quesiti. Il primo riguardava la notizia riportata l’altro ieri da diverse testate – tra cui il “Fatto Quotidiano” e il “Corriere della Sera” – secondo cui il governo russo avrebbe ordinato ai famigliari dei funzionari all’estero di ritornare in patria. Il console russo mi ha risposto, categoricamente, bollando tale notizia come falsa.

Dopodiché, con tono finto-ingenuo ho posto la seguente domanda: “Per quel che sappiamo sulla base di dichiarazioni pubbliche, Hillary Clinton vuole proseguire la contrapposizione con la Russia, mentre Trump vuole avviare una distensione dei rapporti. Stando così le cose e considerando che un eventuale conflitto Nato-Russia interesserebbe il territorio dell’Europa, perché un cittadino italiano o di qualsiasi altro paese europeo dovrebbe auspicare la vittoria di Hillary Clinton?”

La risposta di Caracciolo è stata piuttosto deprimente. In buona sostanza, egli ha sostenuto che sia comunque preferibile la Clinton per il semplice motivo che, a differenza di Trump, la candidata democratica ha esperienza e visione politica. Come se il fatto che suddetta visione contempli la guerra, cioè, fosse nulla più che un dettaglio. Ben diversa la posizione del generale Cucchi: a parere di quest’ultimo, la Clinton rappresenta la continuità con una politica volta a contenere e subordinare i paesi europei dal punto di vista economico e militare. Dunque, ha detto il generale, “Ben venga Trump” s’egli davvero rappresenta una discontinuità rispetto a questa strategia anti-europea.

Come prevedibile, insomma, l’incontro ha chiarito alcuni aspetti ma ne ha lasciati in ombra degli altri.  Detto questo, pur non condividendone affatto le posizioni filo-occidentali e filo-atlantiste, penso che il lavoro della rivista “Limes” sia molto utile, soprattuto se consideriamo di essere immersi in uno scenario informativo composto da media mainstream totalmente inaffidabili. 

Comments

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Claudio
Thursday, 27 October 2016 17:16
A parte la conclusione estremamente povera, la quale tuttavia non si può disapprovare, pensavo che i presidenti Usa, così come i capi dei governi europei, non fossero altro che le marionette dei poteri forti. Secondo tutti voi, invece, ossia i tre relatori e l'autore del presente scritto, essi sarebbero gli autentici artefici delle politiche degli stati...?!
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