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Bomba o non bomba l’Iran deve cadere

di Gianandrea Gaiani

AP25097724156875 e1748312172281Il dibattito sulla possibilità che l’Iran possa dotarsi in breve tempo di armi nucleari rischia di trascinare nella guerra gli Stati Uniti guidati da Donald Trump, che appare sempre più confuso. Dopo essersi prodigato e illuso di risolvere in pochi giorni le più gravi crisi del pianeta per passare alla Storia come pacificatore, ora chiede all’Iran la “resa incondizionata” prima ancora di aver deciso se entrare o meno direttamente nel conflitto al fianco di Israele.

La risposta alla domanda “bomba o non bomba?” va cercata, a fatica, nei diversi rapporti d’intelligence e dell’Agenzia dell’ONU per l’energia atomica (AIEA) oltre che nella volontà politica di Trump e Benjamin Netanyahu.

Da quanto emerge negli ultimi giorni l’Iran non era vicino a dotarsi di armi atomiche prima dell’attacco israeliano del 12 giugno, come riferiscono da settimane la community delle 17 agenzie d’intelligence statunitensi e come ha precisato ieri l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), che pure la scorsa settimana aveva evidenziato reticenze iraniane a far ispezionare lo stato di arricchimento del suo uranio.

L’agenzia delle Nazioni Unite “ritiene che le numerose inadempienze dell’Iran nel rispettare i suoi obblighi dal 2019, di fornire all’Agenzia una cooperazione completa e tempestiva in merito al materiale nucleare non dichiarato e alle attività in molteplici siti non dichiarati in Iran… costituiscano un’inadempienza ai suoi obblighi ai sensi dell’Accordo di Salvaguardia con l’Agenzia”.

Come riportava la Reuters il 12 giugno, il rapporto dell’AIEA del 31 maggio ha rilevato che tre delle quattro località “facevano parte di un programma nucleare strutturato non dichiarato, portato avanti dall’Iran fino all’inizio degli anni 2000, e che alcune attività utilizzavano materiale nucleare non dichiarato”.

I servizi segreti statunitensi e l’AIEA credono da tempo che l’Iran avesse un programma segreto e coordinato per le armi nucleari, interrotto nel 2003, sebbene esperimenti isolati siano continuati per diversi anni. Il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi, ha dichiarato la scorsa settimana che i risultati sono sostanzialmente coerenti con questa affermazione.

Come noto la denuncia delle inadempienze dell’Iran circa le ispezioni nei siti nucleari ha offerto a Israele una giustificazione per dare il via all’attacco. Giustificazione paradossale se terniamo conto che Israele non ha mai consentito agli ispettori dell’AIEA di accedere al grande sito nucleare di Dimona, che produce plutonio per uso militare e dove sono state realizzate le forse 200 testate che costituiscono l’arsenale atomico israeliano.

Un arsenale atomico che Tel Aviv non ha mai ammesso di possedere e del resto non ha neppure sottoscritto (a differenza dell’Iran) il Trattato di non proliferazione nucleare.

In ogni caso, bomba o non bomba, Netanyahu e il suo governo hanno utilizzato la dichiarazione dell’AIEA a giustificazione di un attacco che a suo dire non era più rimandabile perché vedeva in gioco la sopravvivenza di Israele a causa della presenza di materiale fissile iraniano sufficiente a produrre nove ordigni atomici.

Uno studio dell’Institute for Science and International Security basato sul Report di fine maggio dell’AIEA evidenzia che “l’Iran può convertire le sue attuali scorte di uranio arricchito al 60% in 233 chili di Weapons Grade Uranium (uranio  per realizzare armi nucleari) in tre settimane presso l’impianto di arricchimento del combustibile di Fordow, sufficienti per 9 armi nucleari, equivalenti a 25 chili di WGU per arma. L’Iran potrebbe produrre la sua prima quantità di 25 kg di WGU a Fordow in soli due o tre giorni.

Attraverso l’impianto di arricchimento del combustibile di Fordow e di Natanz (FEP), i due impianti insieme potrebbero produrre WGU sufficiente per 11 armi nucleari nel primo mese, sufficiente per 15 armi nucleari entro la fine del secondo mese, 19 entro la fine del terzo mese, 21 entro la fine del quarto mese e 22 entro la fine del quinto mese”.

Lo studio evidenzia ancora che l’impiego a uso civile dell’uranio non giustifica un arricchimento al 60%, vicino alla soglia del 90 per cento impiegabile per realizzare ordigni, e valuta che “ si deve concludere che la vera intenzione dell’Iran è quella di essere pronto a produrre grandi quantità di WGU il più rapidamente possibile, nel minor numero possibile di centrifughe”.

Quindi sembra che l’Iran non possieda armi atomiche ma si tenga pronto a realizzarne rapidamente qualora la crisi con Israele degenerasse in conflitto aperto, come è accaduto il 12 giugno.

Se vogliamo dare credito a queste valutazioni dobbiamo quindi riconoscere la possibilità che l’Iran abbia già prodotto nel sito sotterrano di Fordow i primi 25 chili di WGU e stia già lavorando alla “weaponizzazione”, cioè alla realizzazione di testate missilistiche in grado di essere imbarcate sui vettori balistici iraniani.

Un contesto che spiegherebbe perché oggi Trump abbia dichiarato di essere stato informato sia sui rischi che sui benefici di bombardare Fordow ie la sua opinione è che disattivarlo sia necessario, a causa del rischio che le armi vengano prodotte in un periodo di tempo relativamente breve, come hanno riferito diverse fonti a CBS News. Ma spiegherebbe anche perché, sempre oggi, Netanyahu abbia dichiarato di accogliere con favore “qualsiasi aiuto” per distruggere i siti nucleari iraniani.

E, ancora, renderebbe credibile l’affermazione dell’ayatollah Alì Khamenei che oggi ha scritto su X che l’entrata in scena degli amici americani del regime sionista è un segnale della debolezza e dell’incapacità di Israele”. Lo ha scritto su X la Guida suprema dell’Iran, ayatollah Ali Khamenei.

Molti analisti dubitano che l’Iran abbia a disposizione la tecnologia per produrre testate missilistiche a carica nucleare. Meglio però ricordare che tra gli anni ’90 e i primi anni di questo millennio Iran e Corea del Nord collaborarono attivamente nei programmi balistici (come missili Nodong e Shabab, molto simili tra loro) e nello sviluppo di testate idonee a portare armi di distruzione di massa, incluse quelle nucleari di cui la Corea del Nord dispone oggi in numero rilevante per i suoi missili balistici.

Sempre tenendo come riferimento lo studio dell’Institute for Science and International Security, l’Iran potrebbe produrre entro un mese a Fordow e Natanz WGU sufficiente per 11 armi nucleari. Ammettiamo che Natanz sia stata davvero colpita in modo grave dai raid israeliani, con la sola capacità di arricchimento di Fordow l’Iran potrebbe avere almeno 5 armi atomiche entro metà luglio?

Se questa e un’ipotesi credibile, “Bomba o non bomba”, si spiega la fretta di Israele nel coinvolgere gli Stati Uniti nel conflitto prima che il deterrente nucleare iraniano imponga la fine delle ostilità per “sopraggiunta deterrenza”. Ma, al tempo stesso, un simile contesto metterebbe in luce l’azzardo di Israele di attaccare l’Iran divenuto ormai potenza nucleare.

Il 16 giugno, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, intervenendo di fronte al parlamento di Teheran ha detto che l’Iran non sta “cercando di dotarsi di armi nucleari”, ricordando che gli iraniani “non sono aggressori“. Valutazione ricordata recentemente in televisione anche dallo storico ebreo britannico Levi Shlaim: “l’Iran non ha mai attaccato un vicino, Israele ha ripetutamente attaccato I suoi vicini. L’Iran ha firmato il patto di non proliferazione nucleare, Israele ha rifiutato di firmare”.

Se appare naturale che Pezeshkian smentisca il premier israeliano Benjamin Netantyahu, qualche sorpresa lo riserva il rapporto dell’intelligence statunitense citato dalla CNN che di fatto dà ragione a Pezeshkian riprendendo le dichiarazione rese da Tulsi Gabbard, posta da Trump a capo dell’intelligence community statunitense e che ha presentato un rapporto circostanziato sullo stato del programma atomico iraniano.

La CNN cita 4 funzionari a conoscenza del rapporto in cui l’intelligence di Washington valuta che l’Iran sia lontano almeno 3 anni dalla capacità di produrre un’arma atomica e impiegarla.

Dopo i raids di questi giorni l’intelligence statunitense ritiene che Israele possa aver ritardato il programma nucleare iraniano solo di qualche mese pur avendo causato danni significativi all’impianto iraniano di Natanz. Il sito di arricchimento fortemente fortificato in un bunker sotterraneo di Fordow è rimasto invece praticamente intatto e, secondo gli esperti di difesa, Israele non ha la capacità di danneggiarlo senza armi specifiche e supporto aereo statunitense.

Quando Israele ha avviato gli attacchi venerdì scorso ha dichiarato che l’Iran si stava rapidamente avvicinando a un punto cruciale nella sua ricerca per ottenere armi nucleari e che gli attacchi erano necessari per prevenire questo risultato. Affermazione che sarebbe del tutto falsa secondo il report degli 007 americani.

Anzi, tra i funzionari dell’intelligence che cercano di valutare i danni causati da Israele agli impianti nucleari iraniani, c’è il timore che i raids israeliani possano spingere l’Iran a perseguire con maggiore determinazione la corsa alle armi nucleari.

Cioè che l’attacco di Israele e forse degli Stati Uniti ponga l’Iran nella necessità di puntare a dotarsi di un deterrente nucleare. Valutazione facilmente abbinabile con la disponibilità di uranio arricchito per procedere più rapidamente in questa direzione in caso di attacco strategico contro l’Iran

E non c’è ormai dubbio che l’attacco all’Iran miri a distruggere le capacità militari, i leader, le istituzioni, il governo della nazione persiana, non solo a ridurne le capacità e le ambizioni nucleari. La minaccia esistenziale alla propria integrità e sicurezza nazionale costituisce da sempre la ragione, anche dottrinale, per impiegare armi atomiche e oggi l’Iran ha molti motivi per puntare sulla “bomba” per esprimere una deterrenza sufficiente a scongiurare attacchi.

Riassumendo quindi, l’intelligence di Washington ha smentito Israele circa l’imminenza della disponibilità di armi nucleari da parte iraniana, aspetto dal notevole peso politico che mette in discussione lo slogan che imperava al Summit del G7 in Canada: “Israele ha il diritto di difendersi”.

Inoltre il rapporto americano rende noto che gli israeliani non possono distruggere il programma nucleare iraniano ma solo ritardarlo di qualche mese, peraltro col rischio di determinare fughe radioattive e di incentivare la corsa all’atomica iraniana.

Nel rapporto l’intelligence manifesta poi il timore che l’attacco possa indurre Teheran a puntare ora con decisione sulle armi atomiche che costituirebbero un deterrente indispensabile per scoraggiare altri attacchi.

Lo ha confermato oggi in un’intervista all’Adnkronos il professor Foad Izadi, che insegna relazioni internazionali all’Università di Teheran. “Credo che questa guerra unirà l’Iran e forse lo porterà a cambiare la sua dottrina nucleare. La Repubblica islamica non può più fidarsi degli Stati Uniti in un eventuale negoziato sul nucleare. Izadi evidenzia come in questi giorni ci sia “molta pressione da parte dell’opinione pubblica sulla necessità che il Paese abbia un’arma atomica perché se l’Iran avesse un’arma atomica, non ci sarebbero più di 500 civili uccisi“.

Il report statunitense evidenzia inoltre che “i funzionari militari e dell’intelligence statunitensi affermano da tempo che Stati Uniti e Israele spesso differiscono nell’interpretazione delle informazioni sul programma nucleare iraniano, sebbene le condividano strettamente. Il direttore Gabbard ha riferito in marzo che la comunità dell’intelligence statunitense “continua a ritenere che l’Iran non stia costruendo un’arma nucleare e che la Guida Suprema Khamenei non abbia autorizzato il programma di armi nucleari che aveva sospeso nel 2003”.

Sorprendentemente, il presidente Trump ha smentito il rapporto delle sue agenzie d’intelligence (mettendo in imbarazzo Tulsi Gabbard e l’intera amministrazione) oppure ha preferito dare credito alle valutazioni di Israele basate sul rapporto dell’AIEA.

“Sono 20 anni, forse più, che dico che l’Iran non può avere un’arma nucleare. Lo dico da molto tempo e credo che siano stati a poche settimane dall’averne una”, ha sostenuto ieri Donald Trump, proprio mentre il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi – il cui rapporto è stato usato da Israele a pretesto dell’attacco – precisava che “non risulta che ci si stato alcuno sforzo sistematico da parte dell’Iran di avere la bomba”.

Trump ha insistito: “l’Iran non può avere un’arma nucleare, troppa devastazione. E la userebbero. Io credo che la userebbero. Altri non la useranno, ma io credo che loro lo farebbero. E’ così. È molto semplice“.

Di semplice in realtà non c’è nulla in questa crisi. Ieri l’AIEA ha chiarito di non avere mai sostenuto che l’Iran stesse cercando di costruire ordigni nucleari. “Siamo giunti alla conclusione che non potevamo affermare che c’è un qualche sforzo sistematico in Iran per produrre un’arma nucleare”, ha dichiarato Grossi, a SkyNews Gran Bretagna.

L’AIEA ha accertato che l’Iran sta arricchendo uranio al 60%, l’unico paese al mondo che lo fa, quindi “c’erano elementi di preoccupazione“, ma “per quanto riguarda dire che stanno costruendo e fabbricando un’arma nucleare, no. Non l’abbiamo detto”, ha sottolineato.

“Abbiamo concluso che non possiamo affermare che in questo momento ci sia uno sforzo sistematico in Iran per fabbricare un’arma nucleare”, ha aggiunto Grossi (nella foto sotto). Alla domanda se l’agenzia fosse preoccupata per l’impatto degli attacchi israeliani agli impianti nucleari, Grossi ha risposto: “Ovviamente sì. C’è sempre la possibilità di un evento radiologico quando viene colpito un sito nucleare, come la dispersione di materiale nucleare nell’atmosfera.

Alcuni interrogativi emergono prepotentemente. Se Donald Trump non tiene conto dei rapporti dell’intelligence dobbiamo dedurre che gli Stati Uniti sono del tutto complici di Israele nel cercare un pretesto per attaccare l’Iran e farne cadere il regime?

Il professor Izadi è convinto che “l’obiettivo finale di Israele sia la disintegrazione dell’Iran “facendo all’Iran quello che gli americani hanno fatto alla Libia. Per raggiungere questo obiettivo, devono attuare un cambio di regime. Non possono avere un governo centrale forte e dividere il Paese. Quindi la disintegrazione è l’obiettivo primario e il cambio di regime uno strumento per raggiungerlo”.

Quindi, bomba o non boma, l’Iran deve cadere.

Se così fosse saremo tornati all’epoca dei “regime-change” attuati dagli USA in Afghanistan, Iraq e Libia che non furono certo un gran successo, a meno che non si persegua la destabilizzazione di intere regioni del mondo. Quale caos determinerebbe nella regione del Golfo Persico e in Asia Centrale una Persia destabilizzata e in preda ad anarchia e guerra civile non è difficile immaginarlo.

Bomba o non bomba, diversi analisti ritengono poi che l’attacco di Israele contro l’Iran rischi di avere l’effetto opposto a quello dichiarato, inducendo molte nazioni a dotarsi di armi nucleari per mettersi al riparo dalle incursioni di USA e Israele. E le potenze atomiche già esistenti a incrementare i propri arsenali.

L’esempio più eclatante in tal senso è la Corea del Nord, ostracizzata dall’Occidente ma di fatto inattaccabile da quando possiede qualche decina di testate nucleari.

Robert Kelly, analista specializzato in non proliferazione alla Pusan National University in Corea del Sud, ritiene che “negli ultimi cinque o sei anni, ci sono una serie di incidenti ripetuti che dimostrano come le armi nucleari siano uno strumento di deterrenza molto potente. Se non possiedi armi nucleari, ti bombardano“, come sta sperimentando ora l’Iran. Anche il SIPRI di Stoccolma, valuta che l’attacco all’Iran accelererà la corsa all’arma atomica presso molte potenze regionali.

“I bombardamenti israeliani sull’Iran sono esattamente il tipo di campagna aerea prevista da decenni dalla Corea del Nord e la ragione per cui Pyongyang ha voluto dotarsi di armi nucleari”, sottolinea Decker Eveleth, analista alla CNA corporation di Washington.

Senza contare che le incertezze create dall’ondivaga e ambigua politica di Donald Trump stanno generando confusione in molti alleati degli Stati Uniti che potrebbero non fidarsi più delle sempre più blande garanzie di sicurezza offerte da Washington puntando a dotarsi di un proprio deterrente atomico.


@GianandreaGaiani
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Comments

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enrico
Sunday, 22 June 2025 10:50
Che dire, mi sembra tutto molto ovvio:
1) l'AIEA è lo stesso organismo di controllo "assolutamente imparziale" che chiudeva gli occhi davanti agli attacchi missilistici ucraini contro la centrale atomica di Zaporizhie, e che li definiva di origine russa, e che per mostrarsi "imparziale" alla anglosaxon way of life dice piano piano, sottovoce, che: beh noi avremmo visto il niente ma dato che dare ragione all'Iran non è politically-correct noi ci atteniamo ai desideri degli israelo-americani
2) Israele è uno stato razzista ed espansionistico, che ha DA SEMPRE seguito la filosofia del bombardare - frammentare stati - ridurre in schiavitù le popolazioni (esseri inferiori, e di questa categoria potremmo esser parte anche noi)
3) gli Stati uniti d'America sono il braccio armato, il proxi (e non il contrario) di Israele.
Questo è tutto molto chiaro.
Ardisco a chiedere tuttavia:
perchè non lo è per la massa, per quelli che fanno la coda in autostrada, per quelli che fanno gli insegnanti o i professoroni universitari, per quelli che lavorano alle casse dei supermercati?

Risposta mia: il perchè sta nel fatto che al 95-99% della popolazione capita di guardare un tele-giornale o un tele-programma-di-approfondimento, o un tele-talk, un tele-caxxata, di essere quindi sottoposta ad un lavaggio del cervello efficacissimo (tramite mille modi suadenti ed ingannevoli) di ammaestramento a messaggi consentiti e altri neanche da iniziare a pronunciare.
Queste sono le armi di gran lunga più temibili dell'establishment NATO-finanziario, contro le quali io e i miei "amici" non sappiamo opporre NIENTE, tanto che spesso neanche le si notano.

Guardiamo il mondo per quello che da almeno cinque anni mostra: un'espansione militare micidiale dell'occidente che sta tritando militarmente ogni ostacolo sulla sua strada, anche quelli che per un pò hanno dato l'impressione di poter tenere testa (Cina, se ci sei batti un colpo).
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Alfred
Sunday, 22 June 2025 11:16
Israele è uno stato razzista ed espansionistico, che ha DA SEMPRE seguito la filosofia del bombardare - frammentare stati - ridurre in schiavitù le popolazioni (esseri inferiori, e di questa categoria potremmo esser parte anche noi)

Israele e' quello che e', ma se non fosse anche il cane da caccia e da riporto dell'occidente collettivo avrebbe gia' dovuto scornarsi con la realta' circostante. Purtroppo lavora sporco, fa i lavori sporchi e viene pagato e sostenuto e esaltato per questo. Il poco sveglio capo della Cermania si e' lasciato sfuggire il chiaro stato delle cose. Purtroppo a volte i lavori sporchi non riescono a farli da soli e quindi entra in ballo il grasso sponsor e, se sara' necessario, pure i cagnolini europei volenterosi o meno. Puntavano alla Russia? Avranno il medioriente e le due cose sono legate da parecchie ragnatele.
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iskratov
Sunday, 22 June 2025 09:11
La storia avanza sempre dal lato cattivo, scrisse Marx.
Sarà bello vedere dove ci porterà l'Ordine Mondiale Sionista, perché non è più l'ordine democratico, nemmeno di diritto (in realtà non c'è mai stato un ordine democratico, ma di diritto sì), possiamo scordarcelo. Il male assoluto incombe, è il Regno dei Demoni Inferiori, (das Reich der niederen Dämonen) per usare una definizione di Ernst Niekisch degli anni '40 del secolo scorso.
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Alfred
Sunday, 22 June 2025 09:05
La siruazione galoppa, gli Usa attaccano l'Iran. E' sempre piu palese che il nucleare sono i soliti cavoli a merenda. Non esattamente una merenda.
Soprattutto da quando un traballante capo di stato dell'ex locomotiva d'europa ha confermato che Israele fa: il lavoro sporco per noi. L'uomo non e' una cima e tutti noi dovremo insistere Quale o Quali lavori sporchi fa lo stato sionista per noi?. Perche' e' evidente che continuare a finanziare in faccia al mondo uno stato genocida, psicopatico, armato di testate nucleari ha uno scopo, nessuno si sente in colpa per la storia delle persecuzioni subite dai nonni di questi criminali. Israele e' li per fare lavori sporchi e a quanto pare li fa bene visto quanto i governi sotto la nato continuano a sganciare sia come armi che come finanziamenti che come facce di tolla davanti alle leggi internazionali e di convivenza Civile.
Considerato che i lavori sono sporchi non ci e' dato conoscere la natura, ma alcune cose sono cosi macroscopiche che non possiamo non vederle. Israele e' li per dominare e sottomettere. Uccidere tutti i palestinesi e varia umanita' per avere il suo pezzo di terra come grande israele, razzialmente (alle razze ci credono loro, non io) puro, ma il prezzo (e la partecipazione al bottino) che deve pagare e' quello di mettere sotto dominio (militare, terroristico) l'intero medio oriente. Israele cosi formattata sara' il fortino che fa a pezzi chiunque si permetta di alzare voce contro i lavori sporchi dell'occidente collettivo.
Quindi tutto il traffico di idrocarburi dell'area sara' sotto costante minaccia ed espropriazione da parte della terra sionista (in proprio e conto terzi) che continuera' a essere foraggiata e nutrita dalla Nato?
Chiedo per un amico
Tutto il lato sud della Russia sara' nelle mani del lavorante di lavori sporchi al soldo dell'occidente collettivo?
Chiedo per mio cugggino
Tutta l'area che esporta la maggior parte di idrocarburi (arabia saudita, iran, iraq, ecc) dalla Cina all'India al mondo finira' nelle grinfie armate dei lavoratori di lavori sporchi non solo in senso egemonico, ma con palese mano sporca e armata?
Chiedo per il mio dirimpettaio che se la fa sotto non al pensiero che il lavorante di lavori sporchi faccia il suo sporco lavoro (lui non ci trova niente di male legaiolamente per lui sion e' er mejo) ma all'impatto dei 200 dollari al barile sulla magra pensione.Il misero si preoccupa anche che quello che arrivera' possa essere radioattivo, delle vittime non gli frega niente, ma la radioattivita' in benzina gli pone qualche ansia.
Temo che a breve potro' dare tutte le risposte a amici, cuggini e dirimpettai. Non mi sembra che abbiano intenzione di nascondere ancora per molto i lavori sporchi. Quando ci spiegheranno la strategia saremo gia' in guerra e bibi sara' il generale in capo, vista l'eperienza e il ruolo conquistati sul campo e nel nome e per conto del capitalismo d'occidente.
Perche' saremo gia' in guerra? Perche credete che persiani, arabi e e umanita' varia si faranno scippare e sottomettere come ai bei tempi della regina vittoria? O perche' pensate che le altre potenze non abbiano eseciti o lavoranti sporchi a cottimo o con contratti di lungo periodo?
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iskratov
Sunday, 22 June 2025 08:35
Riassumendo la storia dell'Iran: il 19 agosto 1953, un colpo di stato anglo-americano rovesciò il governo socialista democraticamente eletto di Musaddiq. Il paese era nel mezzo di una lotta storica con la Gran Bretagna per la nazionalizzazione della Anglo-Iranian Oil Company nel 1951.
Il colpo di stato non solo bloccò il graduale percorso dell'Iran verso l'indipendenza nazionale sotto una guida nazionalista, ma pose anche fine ai processi costituzionali in Iran, poiché lo Scià Muhammad Riza Pahlavi (1941-1979) fu riportato al potere e si mosse per consolidare il potere sotto il suo governo autocratico, con evidente disprezzo per la costituzione monarchica iraniana. https://iranian.com/History/2001/November/Tudeh/

Quindi la storia dell'Iran è stata riportata indietro di secoli, sotto il feroce impatto del colpo di stato occidentale, come un atleta colpito alle gambe, perché questo è ciò che i sionisti anglo-americani hanno fatto all'Iran: lo hanno paralizzato.

Quindi il peccato mortale dell'Iran è stato quello di voler nazionalizzare il suo petrolio, sottraendolo al monopolio inglese. Ed è fondamentalmente lo stesso peccato per cui viene attaccato ora: nessuno dice che in Iran il petrolio è stato nazionalizzato e che non ci sono praticamente banche private, le banche sono pubbliche. Questa è la vera colpa dell'Iran.
Insomma, sotto i veli, le barbe e il Corano, l'Iran ha un'economia socialista, ecco la sorpresa,
(una piccola perla, se pensiamo che i paesi occidentali si stanno trasformando in feroci oligarchie militari, dove il welfare è sostituito dal warfare). Mentre sionisti e angloamericani (che in realtà sono la stessa cosa) tornano a bombardare l'Iran, meditiamo sulla storia dell'Iran, su ciò che l'Occidente ha fatto a questo Paese, una delle culle della civiltà.
Fu il neoplatonico Porfirio a scrivere alla moglie Marcella che la preghiera non accompagnata da opere e buone azioni serve a poco, anzi, nuoce solo. Porfirio non era cristiano, tanto meno ebreo.
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