Le prospettive dell’economia europea
di Collettivo le Gauche
Il libro collettivo Tornare alla pianificazione. Politiche industriali dopo la globalizzazione è un formidabile strumento per capire in quale direzione si sta muovendo la politica economica dell’UE
1. Introduzione
Il saggio Produttività e competitività: una critica dei concetti dominanti di Matteo Gaddi, Nadia Garbellini e Gianmarco Oro intraprende una decostruzione radicale dei pilastri concettuali del linguaggio economico contemporaneo, smascherando la loro presunta neutralità per rivelarne il nucleo ideologico e politico. Dimostrano come termini come produttività e competitività, sistematicamente presentati come tecnici e universali, siano in realtà dispositivi che legittimano precise relazioni di potere, giustificando la compressione salariale, la precarizzazione e un modello di crescita squilibrato a vantaggio del capitale.
La critica muove da un’analisi minuziosa del concetto di produttività. Nel dibattito pubblico e istituzionale, in particolare in Italia, la stagnazione della produttività viene indicata come la causa prima della crescita lenta, dei bassi salari e della perdita di competitività. La soluzione proposta è un suo aumento, da ottenersi spesso attraverso riforme strutturali del mercato del lavoro. Criticano ciò che si misura esattamente con questo termine. La metrica universalmente adottata, il valore aggiunto reale (a prezzi costanti) per ora lavorata, non è affatto un indicatore neutrale di efficienza tecnica o fisica. Essa affonda le sue radici nella contabilità della crescita di matrice neoclassica, la quale, a sua volta, poggia sulla teoria della funzione di produzione aggregata. Quest’impianto teorico, oggetto di una critica devastante già durante la Controversia delle due Cambridge ad opera di economisti come Piero Sraffa, Luigi Pasinetti e Pierangelo Garegnani, è valido solo nell’irrealistico caso di un sistema economico che produce un unico bene composito.
Il cuore del problema risiede nell’uso del valore aggiunto reale come proxy del volume della produzione fisica. Per considerare vero questo assunto è necessario accettare una serie di ipotesi estremamente restrittive e irrealistiche: in primo luogo, l’assenza totale di importazioni di beni intermedi, in secondo luogo, una struttura della domanda finale immutabile nel tempo e, in ultima analisi, l’ipotesi che l’economia produca una sola merce.



Produttività e competitività vengono spesso presentate come categorie neutrali, semplici strumenti tecnici per interpretare le prestazioni dell’economia. Questa presunta neutralità è però una costruzione ideologica: serve a trasformare scelte politiche in vincoli oggettivi e a spostare sulle lavoratrici e sui lavoratori il peso degli squilibri macroeconomici.

Si moltiplicano gli allarmi autorevoli sul possibile scoppio di qualche bolla sui mercati, da quella dell’Intelligenza artificiale alle criptovalute, ai debiti sovrani. La crisi tra l’altro sarebbe più rovinosa del 2008 per il ruolo, ora incendiario e non regolatore, dell’Amministrazione Usa
1. Introduzione
Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2026-2028, il governo italiano ha scelto di non scegliere, adeguandosi ai dettami e ai vincoli imposti dal nuovo Patto di Stabilità e Crescita europeo.
La bolla dell’oro
Premessa
Ho visto il video di
Penso che la formazione degli strati politici europei sia tale ormai che non riescono proprio a trovare, a individuare, spazi per i propri paesi. Di conseguenza sono piuttosto orientato a pensare che si allineano e basta, sapendo che ci saranno dei costi da pagare, ma di scaricarli poi sulla popolazione normale, diciamo così.
I dazi stanno caratterizzando la seconda presidenza di Donald Trump. Tuttavia, il presidente sui dazi ha un comportamento ondivago, minacciando e sospendendo le tariffe per poi aumentarle o diminuirle.
I dazi che Trump aveva messo contro il resto del mondo sono durati esattamente una settimana, dopo di che sono stati sospesi per tre mesi per avviare trattative con quasi tutti i paesi, con l’eccezione della Cina.
Dalle promesse elettorali alle ingiunzioni televisive in mondovisione, Trump ritira provvisoriamente – sembra – i dazi a Messico e Canada. Si pone il problema se sappia, anche rivolto a chi gli suggerisce o stila i suoi proclami, di cosa stia minacciando e soprattutto con quali conseguenze potrebbero avviarsi i prodromi di una guerra commerciale che non si sa contro chi alla fine potrebbe ritorcersi. Anche quotidiani Usa scrivono che una guerra sui dazi è una cosa stupida, che la vittoria non potrà essere di nessuno e che a rimetterci sarà solo il lavoro di base in ogni settore produttivo.
Francesco Tucci riflette su L’economia è politica (Fuori scena, 2023), testo di Clara E. Mattei che si pone il fine, attraverso un’analisi radicale del sistema economico contemporaneo, di ripoliticizzare il modo in cui guardiamo alle relazioni economiche, mettendo a critica il metodo di studio degli economisti mainstream, spiegando come la depoliticizzazione sia stata funzionale sul piano ideologico al mantenimento dell’ordine contemporaneo, discutendo l’incompatibilità tra capitalismo e democrazia.
L’aumento dei tassi di interesse non è una misura tecnica ma uno strumento politico della lotta di classe per arricchire le banche a scapito dell’economia reale e delle condizioni dei lavoratori. In un Paese in cui non esiste più l’edilizia residenziale pubblica e la mitigazione dei canoni di affitto, anche la questione abitativa viene aggravata con il rischio di mettere sul lastrico i lavoratori che con fatica avevano acquistato la casa.
La terza parte del dettagliato studio di Emiliano Gentili, Federico Giusti e Stefano Macera sul Pnrr. L’articolo odierno si concentra sulle trasformazioni dell’insegnamento e del sistema scolastico previste dal piano per favorire la formazione di una forza-lavoro che risponda alle esigenze delle imprese.

































