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Palestinesi usati come scudi umani, silenzio dell’intelligence USA

di Gigi Sartorelli

Il 12 novembre l’agenzia britannica Reuters ha diffuso le informazioni ottenute da due ufficiali dell’intelligence statunitense, rimasti anonimi, secondo i quali i servizi stelle-e-strisce avevano raccolto in autonomia già alla fine del 2024 (cioè agli sgoccioli del mandato di Joe Biden) prove dell’uso da parte israeliano di palestinesi come scudi umani.

Le fonti hanno rivelato che gli agenti USA avevano prove di funzionari israeliani che discutevano di come l’IDF avesse inviato, in tunnel sotto Gaza ritenuti potenzialmente minati, dei palestinesi con lo scopo evidente di usarli come ‘esca’ per possibili trappole. Inoltre, queste prove sono state condivise e discusse con la Casa Bianca, che dunque era informata delle azioni israeliane.

Ovviamente, la notizia ha sollevato domande, ai vertici statunitensi, su quanto questa pratica fosse diffusa e se derivasse da ordini diretti di comandanti militari. Ma questa assomiglia più a una difesa non richiesta che non alla consapevolezza derivante dal bersagliamento continuo dei civili e delle infrastrutture vitali della Striscia, a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni.

Quello che Reuters non ha potuto determinare, in base alle informazioni fornite dalle fonti, è se i palestinesi fossero “prigionieri”, ovvero veri e propri ostaggi spesso imprigionati senza alcuna accusa, o civili presi a caso. Ma queste distinzioni, come detto, nell’azione sionista sono spesso sfumate, e tutto ciò, insieme alle tante notizie simili, rafforza il convinvimento che quella di utilizzare “scudi umani” non fosse un’idea di soldati semplici.

Le IDF hanno ribadito – come migliaia di altre volte in casi simili – che proibiscono l’uso di questa tattica criminale, e che stanno indagando. Invece, il governo israeliano, la CIA ed ex funzionari dell’amministrazione Biden hanno rifiutato qualsiasi commento. Del resto, questa rivelazione peggiora la posizione USA nei riguardi delle accuse di complicità nei crimini di guerra israeliani.

Sempre Reuters, poco più di una settimana fa, aveva rivelato che prove di questo tipo di violazioni erano arrivate ai vertici statunitensi, ma erano state sostanzialmente insabbiate. Non è difficile capire perché sia avvenuto anche con le prove sull’uso di scudi umani. Mentre intanto un nuovo documentario mostra che il suprematismo e la mentalità genocidiaria non sono solo di Ben Gvir e Smotrich, ma nella società israeliana sono invece maggioritari.

Breaking Ranks: Inside Israel’s War riporta le voci, alcune anche non anonime, di militari dell’IDF che affermano con chiarezza come il diritto di guerra sia stato completamente ignorato durante le operazioni a Gaza (anche con l’uso sistematico di scudi umani) e di come siano stati bersagliati i palestinesi che raggiungevano i punti di distribuzione degli aiuti umanitari.

Alcuni dei soldati intervistati hanno affermato di essere stati influenzati dal linguaggio dei politici e dei leader religiosi israeliani. Quello che volevano far passare era che, dopo il 7 ottobre 2023, ogni palestinese era da considerare un “bersaglio legittimo”, non esistevano più civili. E così hanno prodotto un genocidio, con una responsabilità politica chiara e con un intento inscritto nella stessa natura di colonialismo di insediamento del sionismo.

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