Fai una donazione

Questo sito è autofinanziato. L'aumento dei costi ci costringe a chiedere un piccolo aiuto ai lettori. CHI NON HA O NON VUOLE USARE UNA CARTA DI CREDITO può comunque cliccare su "donate" e nella pagina successiva è presente (in alto) l'IBAN per un bonifico diretto________________________________

Amount
Print Friendly, PDF & Email

sinistra

Introduzione a Le macchine del Capitale

di Andrea Cengia

Andrea Cengia: Le macchine del capitale. Con Marx, per la critica dell'economia politica della tecnologia, ed. Punto rosso, 2024

le macchine del capitale con marx per la critica delleconomia politica della tecnologia.jpgA partire dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, un crescente numero della popolazione mondiale sperimenta la presenza sempre più evidente di un orizzonte tecnologico. Gli oggetti, materiali o immateriali, che prendono il nome di tecnologia, hanno assunto un peso socialmente sempre più rilevante. Dalle trasformazioni di fabbrica del secondo dopoguerra fino alla proliferazione della rivoluzione digitale dei nostri giorni, la società ha subito profonde modificazioni. La tecnologia, il cui significato si cercherà di chiarire in seguito, ha spesso raccolto e ancora raccoglie speranze e timori, alimentando un dibattito sociale caratterizzato da forti prese di posizione, di adesione o di rifiuto, rispetto alle innovazioni presenti sul mercato1. Nell’autunno del 2021, dando notizia del blocco mondiale di alcuni tra i più importanti servizi social del mondo, il New York Times titolava Gone in Minutes, Out for Hours, commentando come miliardi di vite fossero state sconvolte proprio per mancanza di connessione2. È interessante notare che, poche settimane dopo, nel novembre del 2021, il Virtual Congress della Friedrich Ebert Stiftung3 veniva pubblicizzato attraverso un fotomontaggio rappresentante Marx dotato di visore per realtà aumentata. Ci sarebbe da chiedersi per quale ragione, non raramente, sia proprio Marx e il suo lavoro a essere chiamati in causa in contesti di riflessione sulla tecnologia, in particolare rispetto alle sue forme più articolate come quella dell’universo digitale. Poiché le forme di società fortemente caratterizzate dalla dimensione tecnologica sono anche società dove predomina il modo di produzione capitalistico, qualora non si desideri recepire come necessaria la forma sociale che l’orizzonte tecnologico contribuisce a realizzare, diventa importante chiamare in causa l’elaborazione teorica marxiana. La spinta senza sosta verso la creazione di spazi digitali di socialità, siano essi i social network oppure forme di virtualizzazione, ci riporta quindi a Marx.

Il contributo di Marx non deriva dall’integrazione del suo pensiero con strumenti di realtà aumentata. Non è che il pensiero di Marx debba essere fuso meccanicamente con le nuove tecnologie. Viceversa, sono gli strumenti tecnologici e le tecnologie che possono essere interpretati a partire dalle raffinate analisi marxiane contenute, in particolare, nel Libro I de Il Capitale4. Das Kapital è la pietra angolare per lo sviluppo di una teoria critica della tecnologia, poiché, anche nel XXI secolo, le analisi marxiane sono uno strumento imprescindibile di lettura del reale. Al di là della loro forma, a volte provvisoria, come negli appunti che costituiscono il Libro III, le pagine marxiane sono in grado di illustrare la dinamica fondamentale che Marx ha definito come processo di valorizzazione del valore. Il presente lavoro assume quindi questo presupposto come punto di partenza teorico, contrapponendolo alle retoriche di matrice postmoderna, cibernetica, ecc… che, grazie alle innovazioni tecnologiche, ritengono di aver individuato possibili passaggi emancipativi verso nuove condizioni sociali, lontane dalle forme brutali e prive di limiti del capitalismo ottocentesco. A partire da qui, ma seguendo anche alcune ulteriori intuizioni, anche in forma eterodossa, il solco tracciato dalla marxiana critica dell’economia politica consente di superare la retorica della ‘rivoluzione’ digitale capitalistica del XXI secolo per riportare l’analisi agli elementi determinati dell’oggetto sociale ‘modo di produzione capitalistico’. Da questa prospettiva, anche nel cosiddetto postmoderno, i processi di accumulazione capitalistici rimangono processi di accumulazione attraverso lo sfruttamento del lavoro vivo da parte del lavoro morto. Non vi è quindi soluzione di continuità se si osservano le svolte tecnologiche in relazione ai processi di accumulazione. Certo, l’espansione globale del modo di produzione capitalistico è giunta nel XX secolo ben oltre l’orizzonte europeo di cui Marx aveva fatto esperienza.

Anche se già nel 1848 Marx ed Engels avevano colto e resa esplicita la tendenza capitalistica ad occupare tutti gli spazi sociali possibili, secondo il senso della mortifera quantificazione dei rapporti sociali5, è grazie all’apporto di ulteriori riflessioni che questo quadro teorico può arricchirsi. Se quindi «il capitale, per sua natura, tende a superare ogni ostacolo spaziale»6 fino all’«annullamento dello spazio per mezzo del tempo»7, la forma tendenzialmente totalizzante del modo di produzione capitalistico del XXI secolo può emergere se si combina la riflessione di Marx con altri contributi e con altri elementi di analisi. Il quadro concettuale marxiano, nel rispetto della sua ricchezza e vivacità, richiede comunque di essere fatto dialogare con le più recenti determinazioni empiriche assunte dal modo di produzione capitalistico.

Tra i possibili contributi si è scelto di rievocare alcune pagine di Lukács, di Adorno e del primo operaismo italiano, quello dei primi numeri dei Quaderni rossi. Se ne ricava una sintesi di indubbia utilità ermeneutica. Da un lato in Minima moralia Adorno elabora il concetto di composizione organica dell’uomo. Dall’altro lato il gruppo di intellettuali dei Quaderni rossi dedica importanti energie alla diagnosi e alla ricerca attorno all’accelerazione tecnologica del neocapitalismo. Infine Lukács sottolinea la centralità del tema della reificazione. La combinazione critica di queste prospettive apre perciò alla possibilità di leggere il rapporto tecnologia-società nel senso della sussunzione della società al modo di produzione capitalistico mediante l’uso totalizzante della tecnologia, offrendo chiavi interpretative applicabili alle sempre nuove determinazioni (robotizzazione, informatizzazione, la cosiddetta ‘intelligenza artificiale’).

Proponendo una investigazione sulla specificità del concetto di tecnologia e del suo uso all’interno del pensiero di Marx8 (capitolo 1) il testo prova a interpretarne le implicazioni a partire in primo luogo dal tema della reificazione delle forme di vita. La reificazione va intesa qui come un elemento strutturale di processi produttivi e sociali pervasi da un alto grado di presenza tecnologica (capitolo 2). Il costante incremento del ruolo della tecnologia nelle sfere della produzione e della circolazione delle società contemporanee viene indagato attraverso il concetto marxiano di composizione organica del capitale. Tale categoria appare come uno degli strumenti interpretativi che attraversano buona parte di questa ricerca e che contribuiscono a definirla in rapporto a un panorama ermeneutico spesso polarizzato sull’asse adesione incondizionata/rifiuto dei processi tecnologici in corso. Le chiavi concettuali marxiane risaltano nel dialogo con le intuizioni delle indagini di fabbrica compiute in Italia nei primi anni Sessanta del secolo scorso. Partendo da Marx si giunge quindi a Panzieri (e con lui, tra gli altri, anche ad Alquati). Ne risulta la specificità di un quadro teorico eccentrico rispetto all’asse appena evocato. Il livello della riflessione che si intende proporre non è finalizzato a una adesione incondizionata, ideologica, ai processi di innovazione9.

Simmetricamente la chiave teorica qui proposta non ritiene che le risposte alle trasformazioni tecnologiche possano essere rappresentate da posizioni neoluddiste. Questo, naturalmente, non significa non vedere i rischi di incremento dello sfruttamento sociale che l’uso capitalistico della tecnologia può produrre. Tuttavia, il momento della denuncia del ruolo sociale della tecnologia non può esprimersi con precisione ed efficacia se non a partire dalla puntuale analisi politica delle trasformazioni tecnologiche. Ecco, quindi, la rilevanza della combinazione di Marx, Panzieri e Alquati. Inoltre, in anni non distanti dalla riflessione dei Quaderni rossi, un ulteriore spunto analitico emerge dal concetto adorniano di composizione organica dell’uomo. A partire dalla critica dell’economia politica, si tratta di osservare come il cambiamento della composizione organica del capitale produca degli effetti sulla composizione organica dell’uomo e anche su quella che si potrebbe definire composizione organica della materia, formula che vuole esprimere il modo in cui le moderne società ad alto tasso di tecnologia producono delle rappresentazioni di ciò che è reale. La sussunzione capitalistica che dalla fabbrica deborda nella società agisce quindi in molteplici direzioni producendo continue rideterminazioni. Se i prodotti di queste determinazioni da un lato sono frutto del dispotismo del modo di produzione capitalistico, dall’altro lato mostrano l’irriducibile presenza della dialettica tra capitale e lavoro. La continua innovazione tecnologica, chiarisce Marx nel Libro I de Il Capitale, da un lato agisce problematicamente sul processo di valorizzazione, dall’altro ha lo scopo di produrre una continua modificazione dei lavoratori (nel senso della loro flessibilità e del loro sfruttamento) e dei cittadini (nel senso della loro adesione ai modelli di riproduzione e di consumo veicolati ideologicamente). La forte presenza del comando del capitale sul lavoro non esaurisce in termini assoluti i possibili spazi di azione politica.

Dalla riflessione marxiana di fine anni Sessanta dell’Ottocento non si evince che questo spazio di possibilità si concretizzi nella forma del post-umano né, tanto meno, che si possano intendere le trasformazioni in corso come veicolo di visioni tecnologico-deterministiche sul prossimo futuro10. Non vi è una essenza umana che verrebbe deturpata dalla tecnologia e quindi il rapporto umano/tecnologico si configura come un rapporto aperto e, in quanto tale, determinabile politicamente. Inoltre, l’insieme delle riflessioni che qui si propongono vogliono mantenersi lontane da qualsiasi forma di determinismo o di filosofia della storia. L’impostazione marxiana indaga problematicamente il rapporto tra forma di accumulazione capitalistica (a forte base tecnologica) e crisi del modo di produzione capitalistico, fino al tema limite di un suo possibile crollo11. La specificità di questa prospettiva evita il rischio di appiattire lo spazio sociale di ciò che è ‘umano’ alla forma naturalizzata dell’esistente. Questo può accadere solo se si adotta un quadro d’indagine lontano dalla prospettiva della critica dell’economia politica, accettando il richiamo ideologico e politico della tecnologia (capitolo 3). L’insieme di queste riflessioni, se da un lato dimostra la forza disarmante della forma sociale dominante, dall’altro lato apre la porta ad alcune considerazioni sulla opportunità di pensare modelli sociali alternativi.

Il presente lavoro fonda le proprie analisi sulla marxiana critica dell’economia politica, in particolare sui risultati del Libro I e del Libro III de Il Capitale. Si ritiene infatti che queste pagine marxiane siano da preferire ad altre, famosissime, ma distanti dalle osservazioni del Marx maturo. Nello specifico sono lasciate in secondo piano le celeberrime pagine dei Grundrisse note come Frammento sulle macchine. Non si vuole con questo derubricare il peso storico e teorico di quei contenuti. Tuttavia, la chiave interpretativa qui proposta tiene ferma la costatazione che le intuizioni e i lavori di ricerca contenuti nei Grundrisse non abbiano trovato meccanica trasposizione nei lavori degli anni successivi, specie in quelli del Libro I. A ciò si aggiunge il fatto che negli appunti di fine anni Cinquanta, come è stato sottolineato, Marx non ha terminato di elaborare la sua teoria del valore. Infine, la forma in cui egli abbozza la teoria della crisi nel Frammento sulle macchine non solo appare come problematica, ma anche «insoddisfacente»12. Successivamente, infatti, Marx non proporrà una teoria del crollo13. Questo diventa essenziale per comprendere il lavoro del progetto de Il Capitale quale luogo delle tendenze e controtendenze, ossia della problematica compresenza di spinte tecnologiche verso la valorizzazione e le inevitabili contraddizioni che il processo produce. Naturalmente ciò non significa la liquidazione di altre intuizioni presenti all’interno del Frammento. È infatti evidente che il tema della pluralità delle forme di lavoro intellettuale, quale effetto delle trasformazioni sociali, deve essere messo in relazione al lavoro operaio14.

Del resto, si ritiene sia ancora largamente utilizzabile la distinzione marxiana tra lavoro morto e lavoro vivo. Quest’ultimo, al di là delle sue determinazioni, accomuna le forme di sfruttamento variamente sussunte nei processi produttivi a bassa o ad alta tecnologia. Ecco perché, come ricorda Marx, «per quanto diversi possano essere i lavori utili o le attività produttive, è una verità fisiologica che essi sono funzioni dell’organismo umano e che ogni siffatta funzione, qualunque ne sia il contenuto e la forma, è essenzialmente dispendio di cervello, nervi, muscoli, organi sensoriali umani ecc»15. Quell’insieme di macchine16 e di tecnologie che costituisce una parte essenziale del modo di produzione capitalistico consiste quindi nella messa al lavoro e nella sussunzione reale di tutto il lavoratore, di tutte le energie fisiche, intellettuali, cognitive. Si configura quindi la sussunzione reale del lavoro vivo, in tutta la sua varietà, ai processi produttivi, secondo dinamiche tecnologicamente determinate.

L’indagine sulla tecnologia per Marx è indagine sulle forme organizzative dei processi produttivi. È utile ricordare anche oggi come, all’interno delle fabbriche, la tecnologia non sia un elemento marginale, ma, al contrario, risulti una parte costitutiva dei processi di valorizzazione. La forza delle dinamiche tecnologiche si estende dalla fabbrica alla società al punto da incidere profondamente sul piano dei processi produttivi e su quello dei processi riproduttivi.

La risultante è una forma sociale specifica17. Discende da questa analisi la possibilità di leggere politicamente i processi sociali in corso, in particolare, la forza multiforme dei processi di valorizzazione. Per la dinamicità e la varietà delle sue forme la metafora del capitalismo come Idra sembra assai opportuna18. La società che sconta più di due secoli di presenza del modo di produzione capitalistico appare oggi più ipermoderna che postmoderna. I rapporti sociali non sembrano usciti dalla logica della valorizzazione in cui li ha collocati la ricerca incessante di accumulazione di denaro. Anzi, il processo di accumulazione continua a sfornare forme di reificazione dei rapporti sociali il cui tratto qualificante è l’apporto della tecnologia. Strutturandosi in maniera articolata, sia nel rapporto tra nord e sud del mondo, sia nel rapporto interno ai singoli paesi, il tema della reificazione sociale designa una costante tipica del modo di produzione capitalistico. Tutto si svolge dentro il processo di accumulazione e in ottemperanza alla ricerca della valorizzazione del valore. I processi sociali così descritti appaiono coerentemente orientati da un medesimo obiettivo generale qualificato da un sistema di idee tutt’altro che limitrofo al pensiero debole19. Per questo ipermoderno è il concetto che meglio descrive la condizione socio-culturale della nostra contemporaneità così come l’aggettivo iperindustriale utilizzato da Romano Alquati, meglio afferra i processi produttivi su base tecnologica che coinvolgono la fabbrica e la società20.

C’è infine un problema politico generale che agli occhi di chi scrive appare sempre più ineludibile21. Questo potrebbe ricadere nella definizione di ‘pedagogia politica’22. Il cosiddetto postmoderno si qualifica come il luogo di riemersione di prospettive che ricordano forme di relativismo di evocazione classica. In questo contesto, il tema della costruzione di un sapere scientifico, materialisticamente fondato, non può che radicarsi nella critica dell’economia politica e, per così dire, continuare il lavoro di Marx. In questo quadro complesso, il compito a cui questo testo intende fornire un piccolo contributo è quello di esplicitare il nesso tra tecnologia, ideologia e politica nel quadro interpretativo della critica dell’economia politica. Proprio per questo Marx rimane un punto di riferimento ineludibile, ricco di intuizioni da riprendere e mettere alla prova, avendo sullo sfondo l’obiettivo politico dell’emancipazione della classe dalle catene radicali23.

Quindi la ricerca scientifica deve trovare una sintesi politica, ossia deve essere pensata anche in vista di una destinazione trasformativa, nel solco marxiano di una prospettiva del «materialista pratico»24. Questi ha sempre un ruolo politico: «metter mano allo stato di cose incontrato e di trasformarlo»25. Questa trasformazione si basa sulla ricerca e lo studio del «fondamento materiale» dentro il quale macchinismo e tecnologia ricoprono un ruolo di grande rilevanza26. Ora, nell’ottica della tradizione marxiana del materialismo pratico, ciò che deve ispirare il tema del sapere, in particolare di una teoria critica della tecnologia, consiste nel problematico, ma ineludibile, interrogarsi sulle possibilità politiche trasformative dell’esistente.

Questa possibilità, nell’epoca della fine delle grandi narrazioni e della modernità cosiddetta liquida, può darsi certamente come possibilità originale nel momento in cui è in grado di interrogarsi sul problema della formazione sempre più estesa di una coscienza sull’impatto sociale del modo di produzione capitalistico a forte presenza tecnologica. Nel rapporto dialettico tra forza-lavoro e processi di astrazione del lavoro si trova, marxianamente, un’analisi all’altezza delle problematiche sociali del XXI secolo.

Si tratta, per concludere, di provare a sintetizzare la pluralità dei contributi qui richiamati al fine di un progetto le cui coordinate siano sovrapponibili a un approccio teorico-politico interno alla tradizione che si richiama alla critica dell’economia politica come elemento imprescindibile. Sul piano concettuale un lavoro di teoria critica della tecnologia deve interrogarsi sulle trasformazioni in corso e su quelle future che verranno alla luce27. Il tema è quello della relazione esistente tra variazione della composizione organica del capitale e gli effetti che questo comporta sulla definizione della composizione organica dell’uomo. Poiché tale relazione subisce una costante ridefinizione tutt’oggi, le riflessioni che qui si presentano non possono che essere considerate un punto di partenza di un lavoro di lungo periodo.


Note
1 Eric Schatzberg, Technology: critical history of a concept, Chicago - London, The University of Chicago Press, 2018, p. 214. Benoît Godin, «Outline for a History of Science Measurement», Science, Technology, & Human Values, Vol. 27, Fasc. 1, 2002, pp. 3-27. Sulla storia del concetto di innovazione si vedano Benoit Godin, Models of Innovation: The History of an Idea, Boston, MIT Press, 2017; Benoît Godin, Dominique Vinck, Critical Studies of Innovation: Alternative Approaches to the Pro-Innovation Bias, Northampton, MA, Edward Elgar Publishing, 2017.
2 Mike Isaac, Sheera Frenkel, «Gone in Minutes, Out for Hours: Outage Shakes Facebook», The New York Times, ottobre 4, 2021, https://www.nytimes.com/2021/10/04/technology/facebook-down.html. Sul ruolo importante e ambiguo delle piattaforme di servizi si veda James Muldoon, Platform Socialism: How to Reclaim our Digital Future from Big Tech, London, Pluto Press, 2022.
3 Si veda la pagina della Fondazione Friedrich Ebert https://www.fes.de/en/digitalcapitalism.
4 Naturalmente la lettura qui proposta delle analisi marxiane non ha l’ambizione di essere esaustiva. Più semplicemente il presente scritto tenta di mettere in risalto le implicazioni teorico-politiche che il tema della tecnologia può assumere passando attraverso la lente interpretativa marxiana.
5 «Nudo interesse» e «pagamento in contanti» sono le formule rese celebri da Marx. Karl Marx, Friedrich Engels, Manifesto del Partito comunista, (tradotto da) Palmiro Togliatti, Roma, Editori riuniti, 1981, p. 59.
6 Karl Marx, Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica Vol. II, (tradotto da) Enzo Grillo, Firenze, La Nuova Italia editrice, 1978, p. 161.
7 Ibidem.
8 La specificità di questo approccio è stata richiamata recentemente da Fraser. Si veda Nancy Fraser, Cannibal Capitalism: How Our System Is Devouring Democracy, Care, and the Planet and What We Can Do About It, London - New York, Verso Books, 2022, p. 208.
9 Come ricorda opportunamente Dean l’innovazione prodotta dal modo di produzione capitalistico preserva la presa materiale sulla società, le «technological ‘revolutions’ maintain the capitalist status quo, intensifying its practical and material grip on our lives», Jodi Dean, «Communicative Capitalism and Revolutionary Form», Millennium: Journal of International Studies, Vol. 47, Fasc. 3, giugno 2019, p. 3.
10 Come ricorda Schatzberg: «Technology became politically powerful, a symbol of hopes and fears, and an ideological tool in debates about modernity», E. Schatzberg, Technology, cit., p. 214.
11 Henryk Grossmann, Il crollo del capitalismo: la legge dell’accumulazione e del crollo del sistema capitalista, (tradotto da Geninazzi Luigi), Milano, Mimesis, 2010.
12 Michael Heinrich in Luca Basso et al., Soggettività e trasformazione. Prospettive marxiane, Roma, Manifestolibri, 2021, p. 29.
13 Ibidem. Si veda inoltre Michael Heinrich, «Crisis Theory, the Law of the Tendency of the Profit Rate to Fall, and Marx’s Studies in the 1870s», Monthly review, Vol. 64, Fasc. 11, 2013, https://monthlyreview.org/2013/04/01/crisis-theory-the-law-of-the-tendency-of-the-profit-rate-to-fall-and-marxs-studies-in-the-1870s/.
14 È chiaro che politicamente Marx osserva con empatia il proletariato. Secondo Rubel la posizione di Marx oscilla tra la costruzione di una teoria scientifica e il «postulato etico della rivoluzione», lasciando libera scelta al lettore. La «vocazione universale» della rivoluzione proletaria «è tanto differente dalle precedenti rivoluzioni quanto la classe proletaria lo è dalle altre classi», Maximilien Rubel, Marx critico del marxismo, (tradotto da) Sandro Toni, Bologna, Cappelli, 1981, p. 280. Si veda William Clare Roberts, «Karl Marx Loved Freedom», Jacobin, novembre 7, 2021, https://jacobinmag.com/2021/07/karl-marx-capital-marxs-inferno-political-theory-anti-domination-william-clare-roberts-book-interview.
15 Karl Marx, Friedrich Engels, Opere complete 31.1: Il Capitale Libro primo: Il processo di produzione del capitale (1863-1890). Tomo 1, Roberto Fineschi (a cura di), (tradotto da) Delio Cantimori, Roberto Fineschi, Giovanni Sgro’, Napoli, La Città del sole, 2011, pp. 82-83.
16 Una descrizione di questi processi è quella che fornisce Lazzarato. Maurizio Lazzarato, Segni e macchine. Il capitalismo e la produzione di soggettività, Verona, Ombre Corte, 2019, p. 26.
17 Fredy Perlman, Il feticismo delle merci: saggio su Marx e la critica della economia politica, (tradotto da) Giampiero Ascenso, Milano, Lampugnani Nigri, 1972, p. 16.
18 Anitra Nelson, Beyond money: a postcapitalist strategy, London, Pluto Press, 2022.
19 Terrell Carver, Marx, Medford, MA, Polity, 2018, pp. 119-120.
20 Romano Alquati, Sulla riproduzione della capacità umana vivente: l’industrializzazione della soggettività, Roma, DeriveApprodi, 2021.
21 Come sottolinea Cuomo, il dibattito sulla tecnica nella Grecia dell’età classica era particolarmente vivace. Partendo dal presupposto che ogni conoscenza è politica, se ne ricava che i tecnici erano visti potenzialmente come in competizione per il potere politico della polis. Serafina Cuomo, Technology And Culture In Greek And Roman Antiquity, Cambridge - New York, New Publisher, 2021, p. 36. La tecnica sin dalla rappresentazione che ne hanno i greci non appare quindi come neutrale dal punto di vista delle sue implicazioni politiche.
22 Il Capitale, se considerato come un grande lavoro di teoria politica, diviene una bussola indispensabile. Sono queste le considerazioni condivise anche da Roberts. Si veda William Clare Roberts, Marx’s Inferno: the political theory of Capital, Princeton, Princeton University Press, 2018, pp. 3 e 4.
23 Ivi, p. 1.
24 Karl Marx, Friedrich Engels, L’ideologia tedesca, Cesare Luporini (a cura di), (tradotto da) Fausto Cordino, Roma, Editori riuniti, 1975, p. 15.
25 Ibidem.
26 K. Marx, F. Engels, Opere 31.1 Libro primo, cit., p. 417.
27 Si veda Fabio Raimondi, «Marx, Darwin e la “storia critica della tecnologia”», Rivista elettronica della Società Italiana di Filosofia politica, giugno 2014, https://sifp.it/wp-content/uploads/2021/10/MARX-DARWIN.pdf, pp. 1-21.
Pin It

Add comment

Submit