7 ottobre 2023 e altre narrazioni fasulle
di Paolo De Prai
Continuamente i tg main-stream inondano la loro narrazione mettendo sullo stesso piano il genocidio dei gazawi (miserabile chi lo nega) con i 1.138 morti del 7/10/23.
Dal momento che non sono minimamente d’accordo su questa narrazione, procedo a fare un minimo di chiarezza.
La prima cosa da rimarcare è che quel giorno non è successo niente di particolarmente strano – se non nelle dimensioni – perché nei 15 anni precedenti lo stato sionista aveva sterminato 6.085 palestinesi e ne aveva rapiti oltre 8mila, chiamandoli “arresti amministrativi”.
Quel giorno sono avvenuti due eventi contemporanei e opposti: il primo condotto dalla resistenza palestinese a guida Hamas (in coda faccio una ulteriore riflessione), azione che mirava a rompere l’isolamento dei palestinesi stritolati lentamente dallo stato sionista con in vista gli “accordi di Abramo” che dovevano rendere definitivamente invisibili ed eliminati nel tempo i palestinesi, il secondo evento è stato l’inizio della guerra per la “grande Israele”.
Questa azione militare sionista è stata organizzata da molto tempo e aspettava solo il momento giusto per attuarla, preparazione dimostrata sia da come i sionisti preparano le loro azioni terroriste (cerca-persone e walkie-talkie che ha richiesto almeno 4 o 5 anni di preparazione).
Molti giornalisti mainstream sottolineano come lo IDF si sia fatto sorprende dall’azione della resistenza, ma questo è falso perché ci sono molte testimonianze che IDF sapeva tutto da mesi e vi erano state segnalazioni dei militi IDF nei giorni precedenti e come il capo dell’IDF, uscendo da casa alle 7 disse alla moglie, prima che iniziassero le azioni di guerriglia, procedesse alla distruzione di Gaza.
Tutta l’azione dell’IDF – il 7/10/23 – è stata nei fatti mirata a massimizzare le vittime civili sioniste, avendo permesso un festival musicale sotto le mure di un lager con dentro 2milioni di persone (e se i nazisti ne avessero tenuto uno accanto ad Auschwitz cosa diremmo oggi?) e poi sparando su tutto e tutti, applicando la direttiva “Hannibal”, proprio per avere il massimo delle vittime.
Dagli elicotteri Apache e dai carri armati si è sparato missili e cannonate senza pietà e d’altronde le centinaia di auto esplose e bruciate, le molte case saltate in aria, come potevano essere provocate da miliziani che avevano solo armi leggere (come si verifica nei molti video)?
L’IDF, si stima, quel giorno ha sterminato propri concittadini nell’ordine di almeno 700 unità!
Ho sentito varie volte critiche a questa mia ricostruzione, quasi negassi la capacità militare della resistenza o, peggio, l’accusassi di essersi fatta usare da IDF. Ma sono ragionamenti sbagliati perché, come detto precedentemente, la resistenza era in qualche modo obbligata ad agire, anche sapendo della risposta sionista: questa ricostruzione invece è necessaria per smontare tutta la falsa retorica e il vittimismo sionista sui morti civili del 7/10/23.
E veniamo alla valutazione “dell’orribile massacro fatto da Hamas“.
Anche tra gli attivisti propal c’è chi considera Hamas molto negativamente e anche io, all’epoca dei fatti ricordati, avevo una pessima considerazione per le violenze a Gaza del 2007 e non capivo le critiche rivolte da molti ad Abbas e alla ANP; ero comunque vicino alla giusta lotta della resistenza palestinese.
Ci ha pensato Abbas nei mesi successivi a chiarirmi la situazione, con le sue dichiarazioni e con quello che era l’azione della ANP in Cisgiordania, dimostrando che è una organizzazione collaborazionista dei criminali sionisti e ora, per me, Abbas è Abu-Quisling!
Partendo da questa presa di coscienza ho ripensato come considerare Hamas.
Premetto che sino da giovane sono stato un pacifista cristiano, poi anche comunista, quindi molto lontano dalle idee fondamentaliste di Hamas, ma mi sono reso conto che questa organizzazione da movimento religioso è evoluta anche in un movimento di resistenza all’occupazione (vedi Yahya Sinwar) e che tra l’altro ha ora un approccio solidale con le altre componenti politiche e religiose palestinesi, cristiane in particolare.
Noi occidentali siamo immersi in una narrazione culturale-politica per cui ciò che non è “occidentale” è considerato negativo e barbaro, quindi una resistenza a guida Hamas può essere solo “terrorista”.
Per capire Hamas ho dovuto fare riferimento al passato della mia comunità religiosa, quella dei Valdesi.
Sin dall’inizio, nel XII secolo, i valdesi, nonostante persecuzioni e roghi, hanno praticato un pacifismo non-violento; con la Riforma Protestante, però, nel tentativo di praticare pubblicamente la loro fede furono sottoposti a stragi, nel nord Italia come in Calabria e Puglia.
Nelle valli sopra Torino i valdesi furono costretti a praticare la lotta armata di guerriglia (fallita in Calabria), per proteggersi, guidati dai loro pastori.
Quindi, che la resistenza palestinese abbia a guida Hamas non è per nulla scandaloso o straordinario: è la loro società che ha espresso questa classe dirigente e questa guida.
Come in molte questioni, l’intervento dei governi occidentali crea solo danni e questo perché sentono la fine della loro egemonia. Ma noi, che sosteniamo la causa palestinese, non dobbiamo farci condizionare dalla loro propaganda fasulla, ma capire e agire, visto che UE e NATO sono chiaramente volte a politiche guerrafondaie.
Concludo dicendo che ora si tenta una tregua che sarà sicuramente violata – come sempre è stato – dai sionisti, perché il loro obiettivo è sempre la “grande Israele” e per questo disarmare la resistenza è un errore imperdonabile senza la fine del sionismo.
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