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Milizie armate da Israele per eliminare Hamas, mentre Trump appalta la ‘Nuova Gaza’

di Alessandro Avvisato

Un’approfondita inchiesta di Sky News, accompagnata da dichiarazioni e video rilasciate all’emittente, ha mostrato quello che era già noto a tutti: ci sono milizie di mercenari e collaborazionisti con Israele che operano nella Striscia di Gaza. La novità, semmai, è che escono allo scoperto per rivendicare un progetto di governo alternativo ad Hamas.

Il nodo delle bande di criminali al soldo di Tel Aviv, che hanno partecipato all’occupazione della Striscia e sono state la manovalanza che spesso ha trafugato aiuti umanitari per affamarne la popolazione, è emerso all’attenzione pubblica appena firmata la fragile tregua, qualche settimana fa. Hamas ha cominciato a liberare la Striscia dai collaborazionisti, come sempre è successo alla fine di ogni conflitto.

Inizialmente, il presidente statunitense Trump si era lasciato sfuggire la realtà, chiarendo che, in sostanza, Hamas stava affrontando dei criminali. Poi, però, è tornato a difendere la narrazione sionista che vuole la Striscia sottoposta alla violenza arbitraria dell’organizzazione islamica. E questo perché, ora, le bande di mercenari possono assumere un ruolo politico nuovo.

Se la tregua (durante la quale, comunque, Israele continua a uccidere palestinesi impunemente) ha di certo raffreddato lo scontro diretto tra i militanti della resistenza palestinese e l’IDF, Israele ha continuato a combattere una battaglia interna alla zona della Striscia da cui le sue forze armate si sono ritirate attraverso milizie collaborazioniste.

Una sorta di ‘fronte interno’ per Hamas, un fronte che ora prende parola ed esplicita la sua funzione. L’inchiesta di Sky News ha infatti confermato che ci sono quattro milizie sostenute da Israele, che hanno le proprie basi nella zona ancora sotto controllo sionista. La notizia più interessante è che queste milizie si considerano parte di un progetto comune per rimuovere Hamas dalla Striscia.

Il leader di una di queste milizie lo ha dichiarato a chiare lettere. “Abbiamo un progetto ufficiale: io, [Yasser] Abu Shabab, [Rami] Halas e [Ashraf] al Mansi“, ha affermato a Sky News Hossam al Astal, “siamo tutti per la ‘Nuova Gaza’. Presto otterremo il pieno controllo della Striscia di Gaza e ci riuniremo sotto un unico ombrello“.

Un altro dei comandanti di queste milizie è Yasser Abu Shabab. Chi presta un po’ di attenzione alle notizie, saprà che era già salito alla ribalta lo scorso luglio, quando il Wall Street Journal gli aveva concesso uno spazio per dichiarare la propria candidatura alla gestione di Gaza dopo la guerra. Abu Shabab è stato coinvolto in traffici di armi e droga con l’ISIS: ecco il rappresentante della ‘transizione democratica’.

Queste forze irregolari ricevono rifornimenti, anche alimentari, da Israele, mentre gli aiuti umanitari continuano a essere limitati. Un altro dei quattro capi, Rami Halas, ha dichiarato a Sky News che il coordinamento con le IDF avviene indirettamente, attraverso l’Ufficio di coordinamento distrettuale.

Si tratta di un organismo che fa parte del Ministero della Difesa israeliano, ma comprende anche funzionari dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). “Nel mio gruppo – dice al Astal – ci sono persone che sono ancora oggi dipendenti dell’ANP“. L’Autorità Palestinese non ha risposto alle domande poste dai giornalisti di Sky News.

Non hanno risposto all’emittente nemmeno dagli Emirati Arabi Uniti, quando sono stati fatti notare collegamenti sospetti. Il vice di Abu Shabab, Ghassan al Duhine, è stato fotografato due volte accanto a un veicolo con targa registrata negli Emirati. Anche i loghi usati dalle milizie nella Striscia sono molto simili a quelli di altri gruppi sostenuti dal paese arabico nello Yemen.

Interrogato al riguardo anche al Astal, egli ha detto: “se Dio vuole, col tempo tutto diventerà chiaro. Ma sì, ci sono paesi arabi che sostengono il nostro progetto“, cioè una ‘Nuova Gaza’ in cui saranno queste bande di criminali ad amministrare la Striscia. O, per lo meno, quella parte della Striscia che rimarrà sotto occupazione, come hanno adombrato il vicepresidente USA Vance e Kushner nella recente visita in Israele.

Intanto, il Segretario di Stato Marco Rubio ha ribadito il divieto all’UNRWA di operare nella Striscia, dichiarando che l’agenzia “è diventata una filiale di Hamas“, nonostante il recente parere della Corte Internazionale di Giustizia che ha censurato le azioni israeliane e l’attacco all’organismo dell’ONU.

Al Centro di coordinamento civile-militare (CMCC) che gli Stati Uniti hanno stabilito in Israele, per Rubio lavoreranno alla ricostruzione della Striscia solo chi è gradito a Washington e a Tel Aviv. Tra gli altri, la Samaritan’s Purse, organizzazione evangelica guidata da un fedele alleato di Trump, il reverendo Franklin Graham.

La Samaritan’s Purse ha collaborato anche con la Gaza Humanitarian Goundation (GHF), anch’essa guidata da un rappresentante della comunità evangelica, il reverendo Johnnie Moore. Stando a quel che riporta Reuters, a Washington c’è un ragionemento in corso, intorno alla possibilità di sciogliere la GHF nella Samaritan’s Purse.

Infine, il simbolo della GHF compare anche nei video raccolti da Sky News: alcuni suoi ‘aiuti’ finiscono alle milizie sostenute da Israele nella Striscia. Un cerchio di morte che si chiude intorno alla lotta palestinese contro l’occupante.

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