Dio, Umanità, Patria, Famiglia contro la Macchina del Tecno-Capitale
di Miguel Martinez
Torno spesso qui a riflettere su una frase che mi colpì come un’illuminazione mistica:
“Dal mio punto di vista, più si viaggia meglio è. Più opportunità di lavoro di business e di spostamento veloce in aereo, in macchina, in treno o in nave ci sono, e meglio è.”
Così parlò il Salsicciaio Matteo Salvini, il 19 dicembre 2018, dichiarando il suo sostegno all’espansione dell’aeroporto di Firenze Peretola, un aeroporto il cui proprietario è un miliardario argentino, e il cui direttore è attualmente console onorario d’Israele: gente che viaggia, insomma, ben più di un profugo eritreo che sta per annegare al largo di Malta.
E capii che quella era la vera essenza di ciò che oggi chiamano Destra.
In tutto il cosiddetto Occidente, si stanno improvvisamente affermando partiti politici che nell’emiciclo parlamentare si siedono a Destra.
Il fatto a prima vista è incomprensibile: dicono che la Destra crederebbe in Dio, Patria e Famiglia, quando le chiese sono vuote, la gente con trenta euro può salire su un volo Ryanair e volare sopra dieci patrie e in Italia, ogni cinque minuti una coppia si separa.
Eppure l’Italia di Destra, dopo il poligamo Berlusconi, ha conosciuto il divorziato Salvini e la convivente Meloni il cui governo ha introdotto la fecondazione assistita per tutti…
In realtà, attaccando il presunto Dio – Patria – Famiglia (sentite la vocina roboante-ghignante con cui il Sinistro medio pronuncia queste parole), non solo la Sinistra non ha colto il vero motore della Destra; ha anche attribuito alla Destra meriti che non ha: perché dietro la parola Dio, c’è tutta la spiritualità della specie umana; dietro la parola Patria, il senso di un rapporto con un luogo; dietro la parola Famiglia, il senso di affetti e relazioni che trascendono il tempo.
In altri tempi, sono stati archetipi facili da sfruttare, anche nel male, proprio perché radicati in noi; ma oggi sono stati strappati alla radice.
Ho la sensazione che la Destra realmente esistente abbia tre motori molto diversi.
Il primo è la non sopportazione della soffocante retorica inclusiva promossa soprattutto dalle istituzioni europee, costruita da ragazzi mandati da genitori benestanti a studiare in prestigiose università europee in corsi in lingua anglobale.
Una retorica copiata dagli Stati Uniti che essuda tanta bontà da far venire la voglia di diventare cattivi. Questo è un motore del tutto superficiale, ma è quello che agita di più gli animi, schierando quelli che vogliono imporre gli assorbenti nei bagni dei maschi contro chi come Vittorio Feltri ai musulmani ci “sparerebbe in bocca“.

Pronomi politicamente corretti
Scemenze, ma di enorme impatto nei titoli – che è ciò che la gente legge – e che caricano le parti di un reciproco odio, talmente forte da far perdere le cose che veramente contano.
Il secondo motore sono tante confuse resistenze da parte di piccoli individui, contro regolamentazioni, giuste e ingiuste.
E’ di “Destra” tenersi la vecchia utilitaria e rifiutarsi di comprare il macchinone nuovo superelettronico anche quando minacciano di non ammetterti più nel centro della città, è di “Destra” il tizio che ha trasformato una spiaggia del demanio in un bar privato, è di “Destra” quello che vuole pagare in contanti…
Ma il terzo motore è quello che conta davvero e che pochi prendono in considerazione. Per capirlo, torniamo alla frase di Salvini:
“Dal mio punto di vista, più si viaggia meglio è. Più opportunità di lavoro di business e di spostamento veloce in aereo, in macchina, in treno o in nave ci sono, e meglio è.”
Questa frase sarebbe condivisa dall’enorme maggioranza di persone che votano a Destra che io conosco: da una parte “più opportunità di lavoro, di business, di spostamento“, dall’altra una natura complessa, vecchie cascine, una fauna straordinaria di fenicotteri che da millenni si recano lì, tanto che Boccaccio vi ambientò la novella Chichibio e la Gru: e la cosa affascinante è che l’amore per queste cose, è considerata dall’elettore medio di Destra, roba da radicalchic di Sinistra.
C’è da fare un mucchio di soldi, e questi si lamentano pure per i fenicotteri! (sentite la vocina gnegnè del destro che ci ghigna sopra).
Torniamo alla triade della spiritualità, della sacralità dei luoghi, delle relazioni che durano oltre il momento: il Destro medio è dunque contro Dio, Patria e Famiglia.
E’ uscito in questi giorni un testo scritto molto bene, che secondo me esprime l’essenza della Destra Realmente Esistente, quella che Trump ed Elon Musk stanno facendo trionfare, e quella che nel profondo sogna Matteo Salvini.
Si chiama The Techno-Optimist Manifesto, e credo che nessuno abbia mai espresso meglio ciò che chi scrive aborre.
Lo scopro con gratitudine dal blog di Pierluigi Fagan, che descrive così l’autore:
“L’Autore è Marc Andreessen (lo presenta qui Fortune), un miliardario della Silicon Valley, un importante venture capitalist, e ora un ‘headhunter’. Andreessen sta reclutando talenti per Elon Musk, e il suo Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE) per il nuovo governo Trump. Ha una società di capitali di rischio assieme a Benjamin Abraham Horowitz (Andreessen-Horowitz) [figlio di David Horowitz, uno dei padri del movimento neocon, nota mia] con cui condivide una militanza della prima ora nell’avventura digitale (Netscape).
A&H si muovono ai limiti del nuovo ambiente ideologico-culturale che unisce i supporter MAGA di Trump, i tecnologi dissidenti (anti-woke ovvero Google e fino ad oggi Facebook che però pare intenzionata a muoversi a sua volta verso questa stessa direzione), la destra cristiana, l’anti-istituzionalismo degli anarco-capitalisti libertariani e cripto-miliardari, una costellazione con il co-fondatore di Palantir Joe Lonsdale, i re delle criptovalute Cameron e Tyler Winklevoss e i capitalisti di rischio Antonio Gracias e Douglas Leone Sacks, ma anche Ramaswamy, Carr e Ferguson (ora tutti membri della nuova Amministrazione) assieme a Elon Musk, che culmina nel vice-presidente J. D. Vance (riferimento istituzionale della Pay-pal mafia) e nel Project 2025. Veicolo intermedio, questa New Founding, tra think tank e fondo di investimento per iniziative conservatrici-libertariane.”
Questo Manifesto, dedicato all’esaltazione di ciò che chiama la Macchina del Tecno-Capitale e a ciò che farà al mondo, nonché al sistema solare…
L’ha scritto uno degli uomini più ricchi del pianeta, che lavora per conto di un uomo che controlla i nostri cieli e di un altro che tra pochi giorni si insedierà in un luogo con cui con un solo clic potrà annientare ogni forma di vita esistente sul pianeta.
Il Manifesto esalta la prometeica potenza della Techno-Capital Machine, per cui
“crediamo che l’Intelligenza Artificiale sia la nostra alchimia, la nostra Pietra Filosofia – stiamo letteralmente facendo sì che la sabbia pensi”.
E’ il manifesto dei nuovi dominatori, per cui vale la pena di ascoltare, e riflettere a lungo.
Sfruttando proprio l’intelligenza artificiale che sta annientando il mio lavoro mentre rende il signor Andreessen miliardario, ecco la traduzione del Manifesto Tecno-Ottimista, fatta con DeepL.
Unica precauzione: non fatevi ingannare dal pronome “noi“. Noi – io e voi che leggete e le persone che ci sono care – non andremo di sicuro su Marte, quando la “Macchina del Tecno-Capitale” avrà distrutto il nostro pianeta. Ci andranno loro. Ma forse nemmeno loro, quando un’intelligenza artificiale avrà deciso che non ha più bisogno di un borioso miliardario umano che capisce molto meno di lei.
Ora, vi riveliamo un segreto: la frase originale era di Mazzini,
“Voglio parlarvi, come il core mi detta, delle cose più sante che noi conosciamo, di Dio, dell’Umanità, della Patria, della Famiglia.”
E in questo momento, è proprio l’Umanità che i transumanisti stanno abolendo.
Che ognuna scelga la parte da cui stare, ma ricordando che in ballo c’è l’essenza stessa di cosa e di chi siamo.
* * * *
Il Manifesto tecno-ottimista
Postato il 16 ottobre 2023
Vivete in un’epoca squilibrata – più squilibrata del solito, perché nonostante i grandi progressi scientifici e tecnologici, l’uomo non ha la più pallida idea di chi sia o di cosa stia facendo.
Walker Percy
La nostra specie ha 300.000 anni. Per i primi 290.000 anni siamo stati dei foraggiatori, che vivevano in un modo ancora osservabile tra i Boscimani del Kalahari e i Sentinelesi delle Isole Andamane. Anche dopo che l’Homo Sapiens ha abbracciato l’agricoltura, i progressi sono stati dolorosamente lenti. Una persona nata a Sumer nel 4.000 a.C. troverebbe abbastanza familiari le risorse, il lavoro e la tecnologia disponibili in Inghilterra al tempo della conquista normanna o nell’impero azteco al tempo di Colombo. Poi, a partire dal XVIII secolo, il tenore di vita di molte persone è salito alle stelle. Cosa ha portato a questo drammatico miglioramento e perché? Marian Tupy
C’è un modo per farlo meglio. Trovatelo. Thomas Edison
Le bugie
Ci stanno mentendo.
Ci dicono che la tecnologia ci toglie il lavoro, riduce i salari, aumenta le disuguaglianze, minaccia la nostra salute, rovina l’ambiente, degrada la nostra società, corrompe i nostri figli, compromette la nostra umanità, minaccia il nostro futuro ed è sempre sul punto di rovinare tutto.
Ci viene detto di essere arrabbiati, amareggiati e risentiti nei confronti della tecnologia.
Ci dicono di essere pessimisti.
Il mito di Prometeo – in varie forme aggiornate come Frankenstein, Oppenheimer e Terminator – infesta i nostri incubi.
Ci viene detto di denunciare il nostro diritto di nascita – la nostra intelligenza, il nostro controllo sulla natura, la nostra capacità di costruire un mondo migliore.
Ci viene detto di essere infelici per il futuro.
La verità
La nostra civiltà è stata costruita sulla tecnologia.
La nostra civiltà è costruita sulla tecnologia.
La tecnologia è la gloria dell’ambizione e della realizzazione umana, la punta di diamante del progresso e la realizzazione del nostro potenziale.
Per centinaia di anni l’abbiamo esaltata a dovere, fino a poco tempo fa.
Sono qui per portare la buona notizia.
Possiamo progredire verso un modo di vivere e di essere di gran lunga superiore.
Abbiamo gli strumenti, i sistemi, le idee.
Abbiamo la volontà.
È tempo, ancora una volta, di alzare la bandiera della tecnologia.
È tempo di essere tecno-ottimisti.
La tecnologia
I tecno-ottimisti credono che le società, come gli squali, crescano o muoiano.
Crediamo che la crescita sia un progresso, che porti alla vitalità, all’espansione della vita, all’aumento della conoscenza, a un maggiore benessere.
Siamo d’accordo con Paul Collier quando dice: “La crescita economica non è una panacea, ma la mancanza di crescita è una panacea”.
Crediamo che tutto ciò che è buono sia a valle della crescita.
Crediamo che la mancata crescita sia una stagnazione, che porta al pensiero a somma zero, alle lotte interne, al degrado, al collasso e infine alla morte.
Ci sono solo tre fonti di crescita: la crescita della popolazione, l’utilizzo delle risorse naturali e la tecnologia.
Le società sviluppate si stanno spopolando in tutto il mondo e in tutte le culture: la popolazione umana totale potrebbe già ridursi.
L’utilizzo delle risorse naturali ha forti limiti, sia reali che politici.
Quindi l’unica fonte di crescita perpetua è la tecnologia.
In effetti, la tecnologia – nuove conoscenze, nuovi strumenti, ciò che i greci chiamavano techne – è sempre stata la principale fonte di crescita, e forse l’unica causa di crescita, poiché la tecnologia ha reso possibile sia la crescita della popolazione sia l’utilizzo delle risorse naturali.
Riteniamo che la tecnologia sia una leva sul mondo, il modo per fare di più con meno.
Gli economisti misurano il progresso tecnologico come crescita della produttività: Quanto possiamo produrre in più ogni anno con meno input, meno materie prime. La crescita della produttività, alimentata dalla tecnologia, è il principale motore della crescita economica, dell’aumento dei salari e della creazione di nuove industrie e nuovi posti di lavoro, in quanto le persone e i capitali sono continuamente liberati per fare cose più importanti e preziose rispetto al passato. La crescita della produttività fa scendere i prezzi, aumentare l’offerta ed espandere la domanda, migliorando il benessere materiale dell’intera popolazione.
Crediamo che questa sia la storia dello sviluppo materiale della nostra civiltà; è per questo che non viviamo ancora in capanne di fango, sopravvivendo a stento e aspettando che la natura ci uccida.
Crediamo che questo sia il motivo per cui i nostri discendenti vivranno nelle stelle.
Crediamo che non ci sia problema materiale – sia esso creato dalla natura o dalla tecnologia – che non possa essere risolto con più tecnologia.
Avevamo un problema di fame e abbiamo inventato la rivoluzione verde.
Avevamo il problema dell’oscurità e abbiamo inventato l’illuminazione elettrica.
Avevamo un problema di freddo, così abbiamo inventato il riscaldamento interno.
Avevamo un problema di calore, così abbiamo inventato l’aria condizionata.
Avevamo un problema di isolamento, così abbiamo inventato Internet.
Avevamo un problema di pandemie, così abbiamo inventato i vaccini.
Abbiamo un problema di povertà, quindi inventiamo la tecnologia per creare abbondanza.
Dateci un problema del mondo reale e potremo inventare una tecnologia che lo risolva.
I mercati
Crediamo che i mercati liberi siano il modo più efficace per organizzare un’economia tecnologica. L’acquirente disposto a comprare incontra il venditore disposto a vendere, si stabilisce un prezzo, entrambe le parti traggono vantaggio dallo scambio, oppure questo non avviene. I profitti sono l’incentivo per produrre un’offerta che soddisfi la domanda. I prezzi codificano le informazioni sulla domanda e sull’offerta. I mercati inducono gli imprenditori a cercare i prezzi elevati come segnale di opportunità per creare nuova ricchezza facendo scendere i prezzi.
Crediamo che l’economia di mercato sia una macchina di scoperta, una forma di intelligenza – un sistema esplorativo, evolutivo e adattivo.
Crediamo che il problema della conoscenza di Hayek travolga qualsiasi sistema economico centralizzato. Tutte le informazioni reali si trovano ai margini, nelle mani delle persone più vicine all’acquirente. Il centro, astratto sia dall’acquirente che dal venditore, non sa nulla. La pianificazione centralizzata è destinata a fallire, il sistema di produzione e consumo è troppo complesso. Il decentramento sfrutta la complessità a vantaggio di tutti; la centralizzazione vi farà morire di fame.
Crediamo nella disciplina di mercato. Il mercato si disciplina naturalmente: il venditore impara e cambia quando l’acquirente non si presenta, oppure esce dal mercato. Quando la disciplina di mercato è assente, non c’è limite a quanto le cose possano diventare folli. Il motto di ogni monopolio e cartello, di ogni istituzione centralizzata non soggetta alla disciplina di mercato: “Non ci interessa, perché non dobbiamo”. I mercati impediscono i monopoli e i cartelli.
Crediamo che i mercati sollevino le persone dalla povertà – in effetti, i mercati sono di gran lunga il modo più efficace per sollevare un gran numero di persone dalla povertà, e lo sono sempre stati. Anche nei regimi totalitari, una graduale rimozione dello stivale repressivo dalla gola del popolo e dalla sua capacità di produrre e commerciare porta a un rapido aumento dei redditi e degli standard di vita. Se si alza un po’ di più lo stivale, ancora meglio. Se si toglie del tutto lo stivale, chissà quanto si può diventare ricchi.
Crediamo che i mercati siano un modo intrinsecamente individualista per ottenere risultati collettivi superiori.
Crediamo che i mercati non richiedano che le persone siano perfette, o addirittura ben intenzionate – il che è un bene, perché, avete mai incontrato delle persone? Adam Smith: “Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo la nostra cena, ma dal loro interesse personale. Non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro amor proprio, e non parliamo mai con loro delle nostre necessità, ma dei loro vantaggi”.
David Friedman sottolinea che le persone fanno cose per gli altri solo per tre motivi: amore, denaro o forza. L’amore non è scalabile, quindi l’economia può funzionare solo con il denaro o con la forza. L’esperimento della forza è stato condotto e si è rivelato insufficiente. Restiamo sul denaro.
Crediamo che l’ultima difesa morale dei mercati sia che essi dirottano le persone che altrimenti solleverebbero eserciti e fonderebbero religioni verso attività pacificamente produttive.
Crediamo che i mercati, per citare Nicholas Stern, siano il modo in cui ci prendiamo cura delle persone che non conosciamo.
Crediamo che i mercati siano il modo per generare ricchezza sociale per tutto ciò che vogliamo pagare, compresa la ricerca di base, i programmi di assistenza sociale e la difesa nazionale.
Crediamo che non ci sia alcun conflitto tra i profitti del capitalismo e un sistema di welfare sociale che protegge i più vulnerabili. Anzi, sono allineati: la produzione dei mercati crea la ricchezza economica che paga tutto il resto che vogliamo come società.
Crediamo che la pianificazione economica centrale elevi i peggiori di noi e trascini tutti verso il basso; i mercati sfruttano i migliori di noi a vantaggio di tutti.
Crediamo che la pianificazione centrale sia un circolo vizioso, mentre i mercati sono una spirale ascendente.
L’economista William Nordhaus ha dimostrato che i creatori di tecnologia sono in grado di catturare solo circa il 2% del valore economico creato da quella tecnologia. Il restante 98% viene trasferito alla società sotto forma di quello che gli economisti chiamano surplus sociale. L‘innovazione tecnologica, in un sistema di mercato, è intrinsecamente filantropica, con un rapporto di 50:1. Chi ottiene più valore da una nuova tecnologia, la singola azienda che la produce o i milioni o miliardi di persone che la utilizzano per migliorare la propria vita? QED.
Crediamo nel concetto di vantaggio comparativo di David Ricardo: distinto dal vantaggio competitivo , il vantaggio comparativo sostiene che anche chi è il migliore al mondo nel fare tutto, comprerà la maggior parte delle cose da altre persone, a causa del costo opportunità. Il vantaggio comparato, nel contesto di un mercato adeguatamente libero, garantisce un’occupazione elevata indipendentemente dal livello tecnologico.
Riteniamo che un mercato stabilisca i salari in funzione della produttività marginale del lavoratore. Pertanto, la tecnologia – che aumenta la produttività – spinge i salari verso l’alto, non verso il basso. Questa è forse l’idea più controintuitiva di tutta l’economia, ma è vera e 300 anni di storia lo dimostrano.
Crediamo nell’osservazione di Milton Friedman secondo cui i desideri e i bisogni umani sono infiniti.
Crediamo che i mercati aumentino anche il benessere della società, generando lavoro in cui le persone possono impegnarsi in modo produttivo. Crediamo che un reddito di base universale trasformerebbe le persone in animali da zoo da allevare da parte dello Stato. L’uomo non è stato creato per essere allevato; l’uomo è stato creato per essere utile, per essere produttivo, per essere orgoglioso.
Crediamo che il cambiamento tecnologico, lungi dal ridurre la necessità del lavoro umano, la aumenti, ampliando l’ambito di ciò che gli esseri umani possono fare in modo produttivo.
Crediamo che, poiché i desideri e i bisogni umani sono infiniti, la domanda economica è infinita e la crescita dei posti di lavoro può continuare per sempre.
Crediamo che i mercati siano generativi, non sfruttativi; a somma positiva, non a somma zero. I partecipanti ai mercati si basano l’uno sul lavoro e sulla produzione dell’altro. James Carse descrive i giochi finiti e i giochi infiniti: i giochi finiti hanno una fine, quando una persona vince e un’altra perde; i giochi infiniti non finiscono mai, perché i giocatori collaborano per scoprire ciò che è possibile nel gioco. I mercati sono il gioco infinito per eccellenza.
La macchina del tecno-capitale
Combinando tecnologia e mercati si ottiene quella che Nick Land ha definito la macchina del tecno-capitale, il motore della creazione materiale perpetua, della crescita e dell’abbondanza.
Riteniamo che la macchina del tecno-capitale dei mercati e dell’innovazione non finisca mai, ma che anzi si sviluppi continuamente verso l’alto. Il vantaggio comparativo aumenta la specializzazione e il commercio. I prezzi scendono, liberando potere d’acquisto e creando domanda. Il calo dei prezzi avvantaggia tutti coloro che acquistano beni e servizi, cioè tutti. I desideri e i bisogni dell’uomo sono infiniti e gli imprenditori creano continuamente nuovi beni e servizi per soddisfarli, impiegando nel processo un numero illimitato di persone e macchine. Questa spirale ascendente dura da centinaia di anni, nonostante le continue grida di comunisti e luddisti. In effetti, nel 2019, prima dell’interruzione temporanea del COVID, il risultato è stato il maggior numero di posti di lavoro con i salari più alti e i più alti livelli di vita materiale nella storia del pianeta.
La macchina del tecno-capitale fa lavorare per noi la selezione naturale nel regno delle idee. Le idee migliori e più produttive vincono, vengono combinate e generano idee ancora migliori. Queste idee si materializzano nel mondo reale sotto forma di beni e servizi tecnologicamente abilitati che non sarebbero mai emersi de novo.
Ray Kurzweil definisce la sua Legge dei ritorni accelerati: I progressi tecnologici tendono ad alimentarsi da soli, aumentando il tasso di avanzamento.
Noi crediamo nell’accelerazionismo – la propulsione consapevole e deliberata dello sviluppo tecnologico – per garantire l’adempimento della Legge dei Ritorni Accelerati. Per garantire che la spirale ascendente del tecno-capitale continui per sempre.
Crediamo che la macchina del tecno-capitale non sia anti-umana – anzi, potrebbe essere la cosa più pro-umana che esista. È al nostro servizio. La macchina del tecno-capitale lavora per noi. Tutte le macchine lavorano per noi.
Crediamo che le risorse fondamentali della spirale ascendente del tecno-capitale siano l’intelligenza e l’energia: le idee e il potere di renderle reali.
L’intelligenza
Crediamo che l’intelligenza sia il motore ultimo del progresso. L’intelligenza rende tutto migliore. Le persone intelligenti e le società intelligenti superano quelle meno intelligenti praticamente in ogni parametro che possiamo misurare. L’intelligenza è un diritto di nascita dell’umanità; dovremmo espanderla nel modo più ampio e completo possibile.
Riteniamo che l’intelligenza sia in una spirale ascendente: in primo luogo, con l’assunzione di un numero maggiore di persone intelligenti in tutto il mondo nella macchina del tecno-capitale; in secondo luogo, con le persone che formano relazioni simbiotiche con le macchine in nuovi sistemi cibernetici come le aziende e le reti; in terzo luogo, con l’intelligenza artificiale che aumenta le capacità delle nostre macchine e di noi stessi.
Crediamo di essere pronti per un decollo dell’intelligenza che espanderà le nostre capacità a livelli inimmaginabili.
Crediamo che l’Intelligenza Artificiale sia la nostra alchimia, la nostra Pietra Filosofale: stiamo letteralmente facendo pensare la sabbia.
Crediamo che l’Intelligenza Artificiale sia meglio considerata come un risolutore di problemi universali. E noi abbiamo molti problemi da risolvere.
Crediamo che l’Intelligenza Artificiale possa salvare vite umane, se glielo permettiamo. La medicina, tra i tanti campi, è all’età della pietra rispetto a ciò che possiamo ottenere con l’intelligenza umana e meccanica unita che lavora su nuove cure. Ci sono decine di cause di morte comuni che possono essere risolte con l’intelligenza artificiale, dagli incidenti automobilistici alle pandemie, fino al fuoco amico in guerra.
Riteniamo che qualsiasi rallentamento dell’IA costerà vite umane. Le morti che potevano essere evitate dall’IA a cui è stato impedito di esistere sono una forma di omicidio.
Crediamo nell’Intelligenza Aumentata tanto quanto nell’Intelligenza Artificiale. Le macchine intelligenti aumentano gli esseri umani intelligenti, determinando un’espansione geometrica di ciò che gli esseri umani possono fare.
Crediamo che l’Intelligenza Aumentata spinga la produttività marginale che spinge la crescita dei salari che spinge la domanda che spinge la creazione di nuova offerta… senza limiti massimi.
L’energia
L’energia è vita. La diamo per scontata, ma senza di essa abbiamo buio, fame e dolore. Con essa, abbiamo luce, sicurezza e calore.
Crediamo che l’energia debba essere una spirale ascendente. L’energia è il motore fondamentale della nostra civiltà. Più energia abbiamo, più persone possiamo avere e migliore può essere la vita di tutti. Dovremmo portare tutti al livello di consumo energetico che abbiamo noi, poi aumentare la nostra energia di 1.000 volte, quindi aumentare anche quella degli altri di 1.000 volte.
L’attuale divario nell’uso di energia pro-capite tra il piccolo mondo sviluppato e il grande mondo in via di sviluppo è enorme. Questo divario si colmerà o espandendo massicciamente la produzione di energia, facendo stare meglio tutti, o riducendo massicciamente la produzione di energia, facendo stare peggio tutti.
Crediamo che l’energia non debba espandersi a scapito dell’ambiente naturale. Oggi abbiamo la pallottola d’argento per un’energia a emissioni zero virtualmente illimitata: la fissione nucleare. Nel 1973, il Presidente Richard Nixon ha lanciato un appello per il Progetto Indipendenza, la costruzione di 1.000 centrali nucleari entro il 2000, per raggiungere la completa indipendenza energetica degli Stati Uniti. Nixon aveva ragione; non abbiamo costruito le centrali allora, ma possiamo farlo ora, in qualsiasi momento decidiamo di farlo.
Il commissario per l’energia atomica Thomas Murray disse nel 1953: “Per anni l’atomo che si divide, confezionato in armi, è stato il nostro principale scudo contro i barbari. Ora, inoltre, è uno strumento donato da Dio per svolgere il lavoro costruttivo dell’umanità”. Anche Murray aveva ragione.
Crediamo che sia in arrivo un secondo proiettile d’argento per l’energia: la fusione nucleare. Dovremmo costruire anche quella. Le stesse idee sbagliate che hanno messo al bando la fissione cercheranno di mettere al bando la fusione. Non dovremmo permetterglielo.
Riteniamo che non vi sia alcun conflitto intrinseco tra la macchina tecno-capitale e l’ambiente naturale. Le emissioni di carbonio pro-capite negli Stati Uniti sono inferiori a quelle di 100 anni fa, anche senza energia nucleare.
Crediamo che la tecnologia sia la soluzione al degrado e alla crisi ambientale. Una società tecnologicamente avanzata migliora l’ambiente naturale, una società tecnologicamente stagnante lo rovina. Se volete vedere la devastazione ambientale, visitate un ex Paese comunista. L’URSS socialista era molto peggiore per l’ambiente naturale degli Stati Uniti capitalisti. Cercate su Google il Mare d’Aral.
Riteniamo che una società tecnologicamente stagnante abbia un’energia limitata a costo di rovinare l’ambiente; una società tecnologicamente avanzata ha energia pulita illimitata per tutti.
Abbondanza
Crediamo che dovremmo inserire l’intelligenza e l’energia in un ciclo di feedback positivo e portarle entrambe all’infinito.
Crediamo che dovremmo usare il ciclo di feedback dell’intelligenza e dell’energia per rendere abbondante tutto ciò che vogliamo e di cui abbiamo bisogno.
Crediamo che la misura dell’abbondanza sia il calo dei prezzi. Ogni volta che un prezzo scende, l’universo di persone che lo acquista ottiene un aumento del potere d’acquisto, che equivale a un aumento del reddito. Se molti beni e servizi scendono di prezzo, il risultato è un’esplosione verso l’alto del potere d’acquisto, del reddito reale e della qualità della vita.
Crediamo che se rendiamo l’intelligenza e l’energia “troppo economiche per essere misurate”, il risultato finale sarà che tutti i beni fisici diventeranno economici come le matite. Le matite sono in realtà tecnologicamente molto complesse e difficili da produrre, eppure nessuno si arrabbia se si prende in prestito una matita e non la si restituisce. Dovremmo fare in modo che lo stesso valga per tutti i beni fisici.
Crediamo che dovremmo spingere per abbassare i prezzi in tutta l’economia attraverso l’applicazione della tecnologia, fino a quando il maggior numero di prezzi sarà effettivamente pari a zero, portando i livelli di reddito e la qualità della vita nella stratosfera.
Crediamo che Andy Warhol avesse ragione quando disse: “La cosa bella di questo Paese è che l’America ha iniziato la tradizione per cui i consumatori più ricchi comprano essenzialmente le stesse cose dei più poveri. Puoi guardare la TV e vedere la Coca-Cola, sapere che il Presidente beve Coca-Cola, Liz Taylor beve Coca-Cola e pensare che anche tu puoi bere Coca-Cola. Una Coca-Cola è una Coca-Cola e nessuna somma di denaro può darvi una Coca-Cola migliore di quella che sta bevendo il barbone all’angolo. Tutte le Coca sono uguali e tutte le Coca sono buone”. Lo stesso vale per il browser, lo smartphone e il chatbot.
Crediamo che la tecnologia porti il mondo a quella che Buckminster Fuller chiamava “effimerizzazione” e che gli economisti chiamano “dematerializzazione”. Fuller: “La tecnologia permette di fare sempre di più con sempre meno, finché alla fine si può fare tutto con niente”.
Crediamo che il progresso tecnologico porti quindi all’abbondanza materiale per tutti.
Crediamo che il guadagno finale dell’abbondanza tecnologica possa essere una massiccia espansione di quella che Julian Simon chiamava “l’ultima risorsa”: le persone.
Crediamo, come Simon, che le persone siano la risorsa definitiva: con più persone aumentano la creatività, le nuove idee e il progresso tecnologico.
Crediamo che l’abbondanza materiale significhi quindi, in ultima analisi, più persone – molte più persone – che a loro volta portano a una maggiore abbondanza.
Crediamo che il nostro pianeta sia drammaticamente sottopopolato, rispetto alla popolazione che potremmo avere con abbondanza di intelligenza, energia e beni materiali.
Crediamo che la popolazione globale possa facilmente espandersi fino a 50 miliardi di persone o più, e poi ben oltre, quando riusciremo a colonizzare altri pianeti.
Crediamo che da tutte queste persone nasceranno scienziati, tecnologi, artisti e visionari al di là dei nostri sogni più sfrenati.
Crediamo che la missione ultima della tecnologia sia quella di far progredire la vita sia sulla Terra che nelle stelle.
Non un’utopia, ma abbastanza vicina
Tuttavia, non siamo utopisti.
Siamo aderenti a quella che Thomas Sowell chiama “visione limitata”.
Crediamo che la visione vincolata – in contrasto con la visione non vincolata dell’utopia, del comunismo e della competenza – significhi prendere le persone così come sono, testare le idee in modo empirico e liberare le persone a fare le proprie scelte.
Non crediamo nell’utopia, ma nemmeno nell’apocalisse.
Crediamo che il cambiamento avvenga solo al margine, ma che molti cambiamenti su un margine molto ampio possano portare a grandi risultati.
Pur non essendo utopici, crediamo in quello che Brad DeLong definisce “slouching towards Utopia”, ovvero fare il meglio che l’umanità può fare, migliorando le cose man mano che si procede.
Diventare superuomini tecnologici
Crediamo che il progresso tecnologico sia una delle cose più virtuose che possiamo fare.
Crediamo che sia necessario trasformarsi deliberatamente e sistematicamente nel tipo di persone in grado di far progredire la tecnologia.
Crediamo che questo significhi certamente un’istruzione tecnica, ma anche un’esperienza diretta, l’acquisizione di competenze pratiche, il lavoro all’interno e la guida di gruppi di lavoro, l’aspirazione a costruire qualcosa di più grande di se stessi, l’aspirazione a lavorare con gli altri per costruire qualcosa di più grande come gruppo.
Crediamo che la naturale spinta umana a costruire cose, a conquistare territori, a esplorare l’ignoto possa essere incanalata in modo produttivo nella costruzione di tecnologie.
Crediamo che mentre la frontiera fisica, almeno qui sulla Terra, sia chiusa, la frontiera tecnologica sia spalancata.
Crediamo nell’esplorazione e nella rivendicazione della frontiera tecnologica.
Crediamo nel romanticismo della tecnologia, dell’industria. L’eros del treno, dell’automobile, della luce elettrica, del grattacielo. E del microchip, della rete neurale, del razzo, dell’atomo scisso.
Crediamo nell’avventura. Intraprendere il Viaggio dell’Eroe, ribellarsi allo status quo, mappare territori inesplorati, conquistare draghi e portare a casa il bottino per la nostra comunità.
Per parafrasare un manifesto di un altro tempo e luogo: “La bellezza esiste solo nella lotta. Non c’è capolavoro che non abbia un carattere aggressivo. La tecnologia deve essere un assalto violento alle forze dell’ignoto, per costringerle a inchinarsi davanti all’uomo”.
Crediamo di essere, di essere stati e di essere sempre i padroni della tecnologia, non di essere dominati dalla tecnologia. La mentalità da vittima è una maledizione in ogni ambito della vita, anche nel nostro rapporto con la tecnologia – inutile e autolesionista. Non siamo vittime, siamo conquistatori.
Crediamo nella natura, ma crediamo anche nel superamento della natura. Non siamo primitivi che si rannicchiano per paura del fulmine. Siamo il predatore supremo; il fulmine lavora per noi.
Crediamo nella grandezza. Ammiriamo i grandi tecnologi e industriali che ci hanno preceduto e aspiriamo a renderli orgogliosi di noi oggi.
E crediamo nell’umanità, individualmente e collettivamente.
Valori tecnologici
Crediamo nell’ambizione, nell’aggressività, nella perseveranza, nell’accanimento, nella forza.
Crediamo nel merito e nei risultati.
Crediamo nell’audacia, nel coraggio.
Crediamo nell’orgoglio, nella fiducia e nel rispetto di sé, se guadagnati.
Crediamo nella libertà di pensiero, di parola e di indagine.
Crediamo nell’effettivo Metodo Scientifico e nei valori illuministici della libera discussione e della sfida all’autorità degli esperti.
Crediamo, come disse Richard Feynman, che “la scienza è la fede nell’ignoranza degli esperti”.
E che “preferisco avere domande a cui non si può rispondere che risposte che non possono essere messe in discussione”.
Crediamo nella conoscenza locale, nelle persone con informazioni reali che prendono decisioni, non nel gioco di Dio.
Crediamo nell’accettazione della varianza, nell’aumento dell’interesse.
Crediamo nel rischio, nel salto nell’ignoto.
Crediamo nell’agenzia, nell’individualismo.
Crediamo nella competenza radicale.
Crediamo nel rifiuto assoluto del risentimento. Come disse Carrie Fisher, “Il risentimento è come bere del veleno e aspettare che l’altra persona muoia”. Ci assumiamo le nostre responsabilità e le superiamo.
Crediamo nella competizione, perché crediamo nell’evoluzione.
Crediamo nell’evoluzione perché crediamo nella vita.
Crediamo nella verità.
Crediamo che ricco sia meglio di povero, che economico sia meglio di costoso e che abbondante sia meglio di scarso.
Crediamo che tutti siano ricchi, che tutto sia economico e che tutto sia abbondante.
Crediamo che le motivazioni estrinseche – ricchezza, fama, vendetta – vadano bene nella misura in cui vanno bene. Ma crediamo che le motivazioni intrinseche – la soddisfazione di costruire qualcosa di nuovo, il cameratismo di far parte di una squadra, la realizzazione di una versione migliore di se stessi – siano più appaganti e durature.
Crediamo in ciò che i greci chiamavano “ eudaimonia attraverso l’arete ”, ovvero la prosperità attraverso l’eccellenza.
Crediamo che la tecnologia sia universalistica. La tecnologia non si preoccupa della vostra etnia, razza, religione, origine nazionale, sesso, sessualità, opinioni politiche, altezza, peso, capelli o mancanza di questi. La tecnologia è costruita da un’ONG virtuale di talenti provenienti da tutto il mondo. Chiunque abbia un atteggiamento positivo e un laptop economico può contribuire. La tecnologia è la società aperta per eccellenza.
Crediamo nel codice della Silicon Valley del “pay it forward”, della fiducia attraverso incentivi allineati, della generosità di spirito per aiutarsi reciprocamente a imparare e crescere.
Crediamo che l’America e i suoi alleati debbano essere forti e non deboli. Crediamo che la forza nazionale delle democrazie liberali derivi dalla forza economica (potere finanziario), dalla forza culturale (soft power) e dalla forza militare (hard power). La forza economica, culturale e militare deriva dalla forza tecnologica. Un’America tecnologicamente forte è una forza per il bene in un mondo pericoloso. Le democrazie liberali tecnologicamente forti salvaguardano la libertà e la pace. Le democrazie liberali tecnologicamente deboli perdono contro i loro rivali autocratici, e questo fa sì che tutti stiano peggio.
Crediamo che la tecnologia renda la grandezza più possibile e più probabile.
Crediamo nella realizzazione del nostro potenziale, nel diventare pienamente umani – per noi stessi, per le nostre comunità e per la nostra società.
Il senso della vita
Il tecno-ottimismo è una filosofia materiale, non una filosofia politica.
Non siamo necessariamente di sinistra, anche se alcuni di noi lo sono.
Non siamo necessariamente di destra, anche se alcuni di noi lo sono.
Siamo focalizzati sulla materia, per un motivo: aprire un varco su come possiamo scegliere di vivere in mezzo all’abbondanza materiale.
Una critica comune alla tecnologia è che essa elimina la possibilità di scelta dalle nostre vite, poiché le macchine prendono decisioni al posto nostro. Questo è indubbiamente vero, ma è più che compensato dalla libertà di creare la nostra vita che deriva dall’abbondanza materiale creata dall ‘uso delle macchine.
L’abbondanza materiale derivante dai mercati e dalla tecnologia apre lo spazio per la religione, per la politica e per le scelte su come vivere, socialmente e individualmente.
Crediamo che la tecnologia sia liberatoria. Liberatoria del potenziale umano. Liberatoria dell’anima umana, dello spirito umano. Espandendo ciò che può significare essere liberi, essere appagati, essere vivi.
Crediamo che la tecnologia apra lo spazio di ciò che può significare essere umani.
Il nemico
Abbiamo dei nemici.
I nostri nemici non sono persone cattive, ma piuttosto idee cattive.
La nostra società attuale è stata sottoposta a una campagna di demoralizzazione di massa per sei decenni – contro la tecnologia e contro la vita – con nomi diversi come “rischio esistenziale”, “sostenibilità”, “ESG”, “Obiettivi di sviluppo sostenibile”, “responsabilità sociale”, “capitalismo degli stakeholder”, “principio di precauzione”, “fiducia e sicurezza”, “etica tecnologica”, “gestione del rischio”, “decrescita”, “limiti della crescita”.
Questa campagna di demoralizzazione si basa su cattive idee del passato – idee zombie, molte delle quali derivate dal comunismo, disastrose allora come oggi – che si sono rifiutate di morire.
Il nostro nemico è la stagnazione.
Il nostro nemico è l’anti-merito, l’anti-ambizione, l’anti-sforzo, l’anti-realizzazione, l’anti-grandezza.
Il nostro nemico è lo statalismo, l’autoritarismo, il collettivismo, la pianificazione centrale, il socialismo.
Il nostro nemico è la burocrazia, la vetocrazia, la gerontocrazia, la cieca deferenza alla tradizione.
Il nostro nemico è la corruzione, la cattura normativa, i monopoli, i cartelli.
Il nostro nemico sono le istituzioni che in gioventù erano vitali, energiche e alla ricerca della verità, ma che ora sono compromesse, corrose e al collasso – bloccando il progresso in tentativi sempre più disperati di continuare a essere rilevanti, cercando freneticamente di giustificare i loro finanziamenti nonostante la spirale di disfunzioni e l’inettitudine crescente.
Il nostro nemico è la torre d’avorio, la visione del mondo degli esperti con credenziali, che indulge in teorie astratte, credenze di lusso, ingegneria sociale, scollegata dal mondo reale, delirante, non eletta e non responsabile – che gioca a fare Dio con le vite degli altri, con un isolamento totale dalle conseguenze.
Il nostro nemico è il controllo della parola e del pensiero – l’uso crescente, in piena vista, di “1984” di George Orwell come manuale di istruzioni.
Il nostro nemico è la Visione senza vincoli di Thomas Sowell, lo Stato universale e omogeneo di Alexander Kojeve, l’Utopia di Thomas More.
Il nostro nemico è il Principio di Precauzione, che avrebbe impedito praticamente ogni progresso da quando l’uomo ha imbrigliato il fuoco. Il Principio di Precauzione è stato inventato per impedire la diffusione su larga scala dell’energia nucleare civile, forse l’errore più catastrofico commesso dalla società occidentale nel corso della mia vita. Il principio di precauzione continua a infliggere enormi sofferenze inutili al mondo di oggi. È profondamente immorale e dobbiamo abbandonarlo con estremo pregiudizio.
Il nostro nemico è la decelerazione, la decrescita, lo spopolamento – il desiderio nichilista, così in voga tra le nostre élite, di avere meno persone, meno energia, più sofferenza e morte.
Il nostro nemico è l’Ultimo Uomo di Friedrich Nietzsche:
Io vi dico: bisogna avere ancora il caos in sé, per far nascere una stella danzante. Vi dico che voi avete ancora il caos in voi stessi.
Ahimè! Arriverà il momento in cui l’uomo non partorirà più alcuna stella. Ahimè! Arriva il momento dell’uomo più spregevole, che non può più disprezzare se stesso…
“Che cos’è l’amore? Cos’è la creazione? Cos’è il desiderio? Cos’è una stella?” – si chiede l’Ultimo Uomo, e batte le palpebre.
La terra è diventata piccola e su di essa saltella l’Ultimo Uomo, che rende tutto piccolo. La sua specie è inarrestabile come la pulce; l’Ultimo Uomo vive più a lungo…
Si lavora ancora, perché il lavoro è un passatempo. Ma si sta attenti a non farsi male con il passatempo.
Non si diventa più né poveri né ricchi; entrambi sono troppo pesanti…
Nessun pastore e un solo gregge! Tutti vogliono lo stesso, tutti sono uguali: chi la pensa diversamente va volontariamente in manicomio.
“Un tempo tutto il mondo era pazzo” – dicono i più sottili, e sbattono le palpebre.
Sono intelligenti e sanno tutto quello che è successo: così non c’è fine alla loro derisione…
“Abbiamo scoperto la felicità” – dicono gli Ultimi Uomini, e sbattono le palpebre.
Il nostro nemico è… quello.
Noi aspiriamo ad essere… non quello.
Spiegheremo alle persone catturate da queste idee zombie che le loro paure sono ingiustificate e che il futuro è luminoso.
Crediamo che queste persone catturate soffrano di ressentiment, un miscuglio di risentimento, amarezza e rabbia che le porta a sostenere valori sbagliati, valori che danneggiano sia loro stessi che le persone a cui tengono.
Crediamo di doverli aiutare a trovare la strada per uscire dal labirinto di dolore che si sono autoimposti.
Invitiamo tutti a unirsi a noi nel Tecno-ottimismo.
L’acqua è calda.
Diventate nostri alleati nella ricerca della tecnologia, dell’abbondanza e della vita.
Il futuro
Da dove veniamo?
La nostra civiltà è stata costruita su uno spirito di scoperta, di esplorazione e di industrializzazione.
Dove stiamo andando?
Che mondo stiamo costruendo per i nostri figli, per i loro figli e per i loro figli?
Un mondo di paura, colpa e risentimento?
O un mondo di ambizione, abbondanza e avventura?
Crediamo nelle parole di David Deutsch: “Abbiamo il dovere di essere ottimisti. Perché il futuro è aperto, non è predeterminato e quindi non può essere semplicemente accettato: siamo tutti responsabili di ciò che ci riserva. Quindi è nostro dovere lottare per un mondo migliore”.
Siamo in debito con il passato e con il futuro.
È tempo di essere un tecno-ottimista.
È tempo di costruire.
* * * *
Santi patroni del tecno-ottimismo
Al posto di note e citazioni dettagliate, leggete il lavoro di queste persone e diventerete anche voi dei tecno-ottimisti.
Ada Lovelace
Adam Smith
Andy Warhol
Bertrand Russell
Brad DeLong
Buckminster Fuller
Calestous Juma
Clayton Christensen
Dambisa Moyo
David Deutsch
David Friedman
David Ricardo
Deirdre McCloskey
Doug Engelbart
Elting Morison
Filippo Tommaso Marinetti
Frederic Bastiat
Frederick Jackson Turner
Friedrich Hayek
Friedrich Nietzsche
George Gilder
Isabel Paterson
Israel Kirzner
James Burnham
James Carse
Joel Mokyr
Johan Norberg
John Galt
John Von Neumann
Joseph Schumpeter
Julian Simon
Kevin Kelly
Louis Rossetto
Ludwig von Mises
Marian Tupy
Martin Gurri
Matt Ridley
Milton Friedman
Neven Sesardic
Nick Land
Paul Collier
Paul Johnson
Paul Romer
Ray Kurzweil
Richard Feynman
Rose Wilder Lane
Stephen Wolfram
Stewart Brand
Thomas Sowell
Vilfredo Pareto
Virginia Postrel
William Lewis
William Nordhaus







































Comments
Tirati per la giacchetta e quasi morti, ma resuscitati.
Soprattutto da desttra e da destri che hanno mariti (vedi thiel, tecnoottimista tradizionalista) da presunte neonazi che hanno compagne e non compagni e considerano hitler un comunista. Ma i neonazi quanto a famiglia e tradizione possono rinverdire le divinita' nordiche, forse creano meno problemi.
Mi sto chiedendo se si tratta di un virus che parcheggia a destra, ma dovrebbe fare invidia a sinistra. E sti cazzi.
cosa sono queste supercazzole pubblicitarie tra tecnoottimisti e famiglie tradizionali, tra neopagani nazi e famiglie tradizionali?
Di quali tradizioni queste famiglie? Quelle numerose dei mezzadri? Quelle divorziate borghesi o proletarie? quelle aperte e comunitarie del 68?
Perche' ho come l'impressione che sia l'equivalente dei prodotti dei bei tempi contadini delle nonne? Che fanno presa proprio quando le nonne e le loro fatiche di vita sono morte? La nostalgia di qualcosa che non e' mai esistito, ma e' mitizzatio e' una brutta bestia se sfruttato abilmente dalla pubblicita' e dalla propaganda?
Odio la famiglia tradizionale? Non ho, semplicemente, ideali di famiglia, da quando ne ho vissuta una del tipo casa chiesa famiglia che era un dramma e una pena quotidiana. Non sono il solo, conosco altri con esperienze simili in alcuni casi peggiori. Provo autentico dolore fisico quando mi parlano di famiglia tradizionale, sono personalmente, un residuo di una famiglia tradizionale e integrata, mai vorrei far ripetere l'esperienza ad altri. Scusate se la butto sul personale, ma di slogan nostalgici e idioti non ne posso piu. Prego pensare a quello che siamo ora e che cosa possiamo costruire per stare bene. Non per tutti le famiglie tradizionali sono un ideale, alcuni hanno ancora i segni sulla pelle. Pensiamo a come vogliamo vivere adesso, se poi alcuni si sentono attratti da quelle forme li, prego, si accomodino.
Saluti
tale manifesto è una stupenda declinazione in chiave occidentale del termine e del corredo ideologico relativo di talebano, con vaga ascendenza marinettiana.
martinez parla di scelta da che parte stare, giusto, ma quanto questa scelta in parecchi è frutto della falsa propaganda dei sacerdoti e dei lacchè di questa tecnofollia e quanto il rifiuto sia l'effetto di una visione critica e consapevole.