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La menzogna di Ventotene e il 25 Aprile

di Nico Maccentelli

480741427 1063795025555759 5339780102461705052 n 768x576.jpgAppunti sulla Resistenza ieri e oggi

Questo 25 aprile è stato il peggiore di tutti: la Brigata Ebraica (1), che ha operato in Italia poche settimane per andare poi a sterminare gli arabi in Palestina, ha preso la scena di tutti i TG, mentre le manifestazioni realmente partigiane sono state demonizzate come episodi di intolleranza estremistica.

I principali politici guerrafondai hanno strumentalizzato la Resistenza e i partigiani accostandoli al regime nazista banderista ucraino spacciato per resistente, mentre la maggior parte della popolazione ucraina non ne può più né della guerra né della repressione sanguinaria che pratica la SBU, i servizi di intelligence ucraini e i sequestri dei reclutatori ai danni dei cittadini che cerano di non andare a morte certa al fronte: uno stravolgimento propagandistico filo-nazista della realtà dei fatti nel nome di una non meglio precisata “libertà”.

Ma ciò su cui si regge tutto questo cumulo di manipolazioni della nostra Resistenza è la menzogna nata pochi anni fa, creata ad arte, e che non ha nulla a che vedere con la nostra lotta di Liberazione dal nazifascismo e ancor prima sulla lotta antifascista durante il Ventennio. Una patina ideologica sulle reali ragioni della Resistenza, che sostituisce gli imprinting politici e ideologici dei partiti della Prima Repubblica, provenienti per valori e visioni del mondo proprio da quella Resistenza stessa. In particolare mi riferisco al percorso storico del PCI: il gruppo dirigente del PD formatosi in tutti questi anni, non solo ha abbandonato la missione di emancipazione delle classi popolari dal dominio classista del capitalismo, ma oggi osanna l’esistente sopprimendo ogni passaggio politico e punto di vista di classe e popolare, manipolando la storia a uso e consumo di una costruzione europea postuma alle Resistenze e che non è uno stato sovranazionale con i suoi organi democratici (ricordo che il Parlamento Europeo, ha solo funzione consultiva), ma un grumo di gestione del potere continentale, delle sue oligarchie finanziarie e multinazionali che sta involvendosi verso un’economia di guerra.

Le forze europeiste usano il manifesto di Ventotene come atto fondativo di un’Europa unitaria che non è mai esistita. Al confino e nelle carceri fasciste, gli antifascisti, in gran parte comunisti progettavano la sconfitta del fascismo e la rinascita del paese sotto la direzione delle classi lavoratrici. Sottolineo del paese.

Quando poi, dopo l’8 settembre la Resistenza divenne una guerriglia per la liberazione del paese dal nazifascismo e l’affermazione di una società democratica con tutte le diverse opzioni: socialismo, liberalismo, persino la monarchia, dell’Europa non v’era alcuna traccia. Si moriva gridando Viva L’Italia, non via l’Europa: badogliani, azionisti giellisti, comunisti, cattolici, socialisti, renitenti alla lava di Salò, carabinieri, un popolo dai mille mestieri, contadini, artigiani, operai, studenti, tutti avevano in mente la sconfitta dei macellai nazisti e fascisti e ognuno un pezzetto di mondo da costruire secondo la propria cultura, provenienza, interessi, religione.

I comunisti furono il nerbo della Resistenza. Già prima, nel ventennio, cito Fausto Anderlini, su 5mila processati dai tribunali fascisti 4800 erano comunisti. E vedevano l’Italia come la Russia, un’Italia dove era il popolo lavoratore a prendere il potere. Nella strategia politica del centro dirigente sotto l’occupazione germanica e lo sbarco alleato, Togliatti prima e dopo Salerno, pensavano a costruire il “partito nuovo”, di massa, che favorisse questo passaggio al socialismo in base ai rapporti di forza in campo. Anche in questo caso la preoccupazione non era favorire l’avvento di un paese sotto il tallone dell’imperialismo anglo-americano (figuriamoci l’Europa), il passaggio da una dominazione a un’altra, ma la transizione al socialismo favorendo la forza unitaria delle componenti partigiane che dall’Armata Rossa ai Titini. Mentre anche nei resistenti non comunisti non si parlava di Europa ma di Liberazione dell’Italia verso la democrazia parlamentare, un liberalismo di stampo occidentale. Gli embrioni dell’europeismo vanno ricercati qui, in un atto di sottomissione a un blocco anti-sovietico che stava affermandosi con la sconfitta del nazismo. E le due bombe atomiche in Giappone parlarono all’Unione Sovietica, non certo col fine di mettere fine a una guerra già persa dal Giappone. Un cinismo criminale che costituiva la continuazione della guerra imperialista contro l’URSS nei suoi primi anni di vita.

Ecco, questa è la narrazione autentica di ciò che è avvenuto, e non le storielle false su Ventotene, per inventarsi un europeismo che è solo affermazione del dominio delle oligarchie continentali e anglo-americane sui popoli europei e sul nostro paese in particolare. Per questo l’Italia ha subito lo stragismo e il golpismo a opera di forze straniere e interne ben colluse e ramificate nei partiti anticomunisti dell’arco costituzionale, la commistione bombarola tra neofascisti e CIA, e comando NATO di Verona negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.

Ma oggi queste stesse forze europeiste, che siano di destra come di sinistra, quelle del dopo Bolognina e del salto della quaglia sulle macerie del socialismo sovietico, si fanno latrici dello scempio delle stesse democrazie liberali borghesi e delle cessioni di sovranità dei popoli europei, dello stravolgimento delle loro costituzioni (in Italia la nostra è sempre stato un pezzo di carta straccia…), nel nome di Maastricht e poi dell’Euro, e dei vincoli europeisti attorno al centro imperialista europeo nell’asse franco-tedesco: armi nucleari e dominio economico. E allora occorre la favoletta dei saggi di Ventotene, quando un’Europa politica non c’è mai stata, ma solo quella dei capitali e delle banche, delle lobbies a Bruxelles per le multinazionali. E oggi ancora di più, nonostante il cambio di passo nell’aggressione atlantista alla Russia cn il golpe di Euromaidan, l’attacco alle popolazioni del Donbass e la minaccia NATO ai confini del grande orso russo (persino il Papa Bergoglio ha parlato del suo abbaiare alle porte della Russia!), delle classi dirigenti europeiste al soldo dei capitali euro-atlantici che eleggono l’UE a loro roccaforte dopo l’avvento di Trump alla Casa Bianca, l’europeismo serve per andare alla guerra con la Russia e creare una grande operazione di investimenti sulle armi e le tecnologie in funzione belliche, di drenaggio di risparmi dei cittadini, di sottrazione criminale di risorse allo stato sociale e ai servizi essenziali ai cittadini a partire dalla sanità, a creare un ennesimo clima di emergenza e di costruzione di una minaccia inesistente, una Russia che secondo questi vorrebbe assalire i paesi europei a Occidente, per arrivare a Lisbona (!!!).

Già centinaia di migliaia di ucraini sono stati mandati al macello per la strategia neocon e dem statunitense e di questi criminali di Bruxelles, in una guerra che aveva tutte le premesse per non essere neppure iniziata e per svoltarla verso le trattative in ogni sua fase. Oggi tocca a noi. Economia di guerra significa autoritarismo (vedi il dispositivo 1660 che lede diritti essenziali, di esercizio della democrazia), significa rendere funzionali i territori, le infrastrutture a questa guerra, significa proseguire l’opera di militarizzazione della società, il fanatismo propagandistico, che dietro le formulette alla Paolo Mieli sulla libertà e al nuovo mantra suprematista di una sinistra buonista ma col pugno di ferro, nella vendita che fa Vecchioni della nostra cultura europea un ombelico del mondo, una superiorità inesistente come l’Europa politica, non fa altro che rinchiudere l’europeismo in una falsa visione ecumenica, in realtà prosecuzione ideologica delle colonizzazioni occidentali sul resto del mondo. E la diatriba dentro l’atlantismo, tra un Trump che cambia strategia per rivolgersi alla Cina e staccarla dalla Russia per minare l’avvento del multipolarismo (vedi i BRICS+). Ma questa Europa non esiste se non come coacervo di gruppi multinazionali e consorterie che si scontrano con quelle d’oltre oceano e che si scontrano tra loro a ogni piè sospinto.

Nel militarismo e nelle false narrazioni propagandistiche sulla difesa della libertà, se mai vi sia stata un’architettura europeista, questa sta declinando nel modo più barbaro e micidiale per gli stessi popoli che per trent’anni e passa l’hanno subita. L’involuzione è autoritaria fino al terrorismo ci sono una logica e una strategia che legano l’attentato a Robert Fico, premier slovacco e l’operazione di forze occulte sin dentro la magistratura rumena per invalidare l’ascesa al governo di un candidato considerato troppo morbido con la Russia e non aderente ai dettami di Bruxelles. A pensar male si fa peccato, ma…

L’architettura europeista si sta trasformando in un militarismo liberticida e antidemocratico che sottrae sempre più sovranità ai popoli europei, dove a lavorare sono i servizi di intelligence, mentre a Bruxelles le lobbies, non ultime quelle sioniste (vedi lo scandalo Picierno) lavorano per sostenere questa linea di aggressione a oriente, di macelleria del popolo ucraino, di sabotaggio di ogni tentativo nella nuova linea geostrategica USA finalizzata ad arrivare alla fine del conflitto con la Russia in questo quadrante geopolitico (che indirizza altrove nella faglia bellica con la Cina la sua direzione del colpo). Le partitocrazie soprattutto in quota al PP e ai socialisti europei sono veri e propri agenti di Bruxelles e faranno di tutto per fermare possibili rivolte sociali e processi democratici alternativi a quello che ormai è un sistema di potere senza controlli sovrani dei popoli.

Il riarmo diventa non solo una fonte enorme di business dopo quello del COVID19, ma anche un secondo stravolgimento in senso autoritario sulla quotidianità per milioni di persone e di controllo sulle masse popolari, sulle cittadinanze, con un secondo colpo da parte del terrorismo di Stato: da quello sanitario a quello del nemico esterno. L’Italia è stata un laboratorio di sorveglianza e imposizione, di ricatto e discriminazione sulle attività e gli ambiti di esistenza più basilari. Oggi il laboratorio proseguirà in base ai tempi e le svolte dettate dall’escalation voluta e preordinata dai criminali delle consorterie dominanti il sistema e dai loro agenti, nella politica, nei media, nelle istituzioni periferiche e centrali del paese.

Dunque, e veniamo al 25 aprile, ossia all’epilogo della narrazione falsa che è stata costruita e che mi ha portato a partire dalla nostra Resistenza per spiegarla nella sua postuma storia fatta di falsità e manipolazione. Dietro il bellaciao e l’elegia resistenziale, dietro l’epica dei partigiani, oggi c’è questo cumulo di falsità e distorsioni che non ha nulla a che vedere con la nostra storia. Perché la nostra storia partigiana non può essere accostata alle vicende odierne, soprattutto in chiave europeista e bellica. La nostra storia, quella dei nostri padri resistenti e costituenti è una storia di conquista di una dignità di popolo, di un paese che il fascismo ha coperto di ignominia con la guerra dell’Asse. Proprio in Russia i nostri soldati dell’ARMIR furono gli ascari di Hitler e Mussolini. E grandi capi partigiani, spesso nemmeno comunisti come non lo fu Nuto Revelli, lo spiegarono molto bene sin d’allora, sin quando presero le armi contro i nazifascisti una volta tornati a casa. Lo fecero per riscattare l’Italia, lo fecero per tutto coloro che non sono più tornati. Oggi Calenda ci parla di avventure belliche spacciate per difesa, ma i partigiani avevano ben chiaro che la guerra è una porcheria dei dominanti e che l’unica soluzione è l’antimilitarismo combattente, rivolgere le armi che si hanno e che si trovano contro chi ha voluto e scatenato la guerra. No, caro Calenda, non ci inganni.

La nostra Resistenza è stata tre cose: guerra di liberazione, guerra civile e guerra di classe.

La liberazione destra e sinistra la usano per accostarla all’Ucraina invasa, dimenticandosi che la Resistenza degli ucraini è quella che attacca gli esponenti di Pravy Sektor, le fabbriche di droni, i reclutatori.

La guerra civile viene usata per una sorta di rappacificazione un bel colpo di spugna dei crimini repubblichini e della loro complicità con gli occupanti nazisti. Iniziò Violante con “i ragazzi di Salò”. E si è arrivati a parlare di foibe. E qui veniamo al terzo punto.

Quello che alla fine si vuole cancellare è la guerra di classe, la lotta armata degli ultimi, del popolo lavoratore per la sua emancipazione, quando il fascismo era lo strumento diretto dell’oppressione capitalistica sulla classe operaia. Per questo una risoluzione del Parlamento Europeo nel 2019 ha equiparato nazismo e comunismo, per questo i loro agenti nei baltici e in Ucraina distruggono questi simboli. C’è una volontà antirussa certamente, alimentata da forze di ispirazione nazista dall’Ucraina alla Lettonia, ma ciò fa parte dell’obiettivo strategico, ed è eminentemente ideologico (2): espungere dalla narrazione a partire dall’Europa la lotta di classe per il comunismo.

Dell’URSS si possono dire tante cose, ma ciò che rappresenta negli ultimi cento e passa anni nel mondo insieme successivamente dal 1949 alla Cina è il tentativo storicamente riconosciuto di ribaltare la società capitalista costruendo un nuovo mondo governato dalle classi lavoratrici, una scalata al cielo con l’Ottobre, rappresenta il contrario e l’affossatore del sistema capitalistico e dell’imperialismo, ossia il socialismo. È questo l’obiettivo primario per sottomettere all’imperialismo, che sia euroatlantista o dell’anglosfera USA, i popoli e sbarrare la strada (secondo loro definitivamente) a un’ipotesi di rottura rivoluzionaria della società per un mondo di eguali e di fratellanza, per una società dove la socializzazione dei mezzi di produzione è un’opzione non solo possibile ma necessaria in un’era in cui le barbarie con tutto il loro volto orrido della guerra imperialista si affacciano nel pianeta imponendosi come inevitabili, tra visioni false e astratte di libertà e narrative resistenziali altrettanto menzognere e manipolatorie.

E allora, tra chi dice che l’antagonismo anti sistema di oggi deve trovarsi un’altra narrazione e chi dall’altra si è impadronito con la menzogna dell’antifascismo e della Resistenza Partigiana, usandole per legittimare le guerre imperialiste di oggi, occorre rivendicare la memoria storica stuprata dai suprematisti atlantisti che vogliono farci dominare (un dominio classista e brutale) da un’Unione Europea allo sbando, il cane fedele tradito dal padrone, che dopo decenni di abominio liberista e di sistematico attacco alle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari, trova nel “nemico esterno” e nella guerra contro di esso la ragione ultima della propria esistenza.

Anche Mussolini voleva la guerra per “sedersi al tavolo dei trattati”, vedeva utile il sangue italiano da versare sui fronti dell’aggressione imperiale nel nome del re.

La logica è la medesima. Cambia il ragionar della retorica ma i fini sono medesimi.

Non si tratta dunque di consegnare la Resistenza e il 25 aprile a questi maggiordomi delle oligarchie, con la loro patina colorata di diritti a rivestire un carro di morte. Occorre riportare la Resistenza ala verità, ossia agli ideali di giustizia sociale e di liberazione del paese insieme che hanno animato le formazioni partigiane nel loro complesso. Si tratta di riaffermare, insieme alla prima, la terza guerra, quella di classe nei suoi temi sociali, riaprendo in un continente le cui istituzioni in declino che puntano al riarmo e alla guerra, la prospettiva del socialismo. Esattamente l’opposto dell’operazione oscena che gli euroburocrati sotto dettatura delle oligarchie imperialiste stanno portando avanti spacciando per terra delle libertà un direttorio franco-tedesco che ci sta conducendo alla rovina e alle barbarie.

Si tratta di dire che nel 1945 siamo passati da un’occupazione a un’altra, e la seconda occupazione, che dovette fare i conti con una vasta coscienza popolare di classe, adottò mezzi diversi della prima, usando in una guerra sporca, nascosta, i soldati della prima, i fascisti scampati alla giustizia popolare, strategia della tensione, golpismo, stragi di stato, squadrismo nelle piazze e davanti ai luoghi di lavoro e alle scuole.

Una liberazione che oggi deve essere portata a compimento con la rottura dell’UE e dell’uscita del nostro paese dalla gabbia euroimperialista, dalla NATO e dalla dominazione atlantista a dominanza USA.

Ecco perché se il nemico passa da una manipolazione liturgica della Resistenza a una funzionale al militarismo europeista, per le forze realmente antifasciste, i sepolcri imbiancati della ricorrenza stravolta nel suo senso originario, devono diventare dei momenti di lotta, attaccando i dispositivi politici e culturali del nemico stesso.

La questione che va riaperta oggi sulla Resistenza è quella fondamentale, di ultima istanza, di una liberazione sociale delle classi subalterne che non si può scollegare alla prospettiva del socialismo.

* * * *

APPENDICE

Coloro che si riempono la bocca delle parole Resistenza, libertà in modo strumentale alla situazione contingente, alla misera bagarre dentro la partitocrazia su chi deve governare, leggi: rappresentare gli interessi euroimperialisti e delle classi dominanti, è lo stesso che attacca ciò per cui i partigiani fecero la lotta di Liberazione dal nazifascismo: la libertà di pensiero e di parola che sono inscritte nella Costituzione nata dalla Resistenza stessa. Il caso emblematico bolognese di Villa Paradiso chiusa di imperio dalla junta del PD e questi stessi principi sono bene espressi qui:

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NOTE:
1. Qui e qui un po’ di storia sulla cosiddetta brigata ebraica
2. Va da sé che nell’ideologia reazionaria delle borghesie imperialiste c’è la materialità dello sviluppo della catena del valore, a fronte della crisi sistemica del capitalismo stesso, e l’attacco politico all’esperienza sovietica ben si sposa con quel suprematismo che punta ad appropriarsi delle risorse di un grande paese che ne possiede più di tutti gli altri, provando a smembrarlo, tra minaccia nucleare alle porte di casa, terrorismi, rivoluzioni colorate, ecc.
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