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controlacrisi

Se si vuole realmente combattere il jihadismo bisogna capire come è sorto e che cosa continua a alimentare il fanatismo

di Domenico Moro

Recentemente è uscito un libro in lingua inglese - recensito a luglio da The Economist - che ricorda il massacro di Addis Abeba del 1937. Trentamila etiopi furono massacrati dal governo coloniale italiano. L'autore, Ian Campbell, ricorda come il fatto sia oggi praticamente ignorato in Italia, che a Rodolfo Graziani, responsabile sul posto dei massacri, è stata dedicata una statua a Affile e che in Italia è stata vietata la proiezione del film Il Leone del deserto, in cui si parla dei massacri realizzati in Libia, perché offende l’onore dell’esercito italiano.

Fin qui è tutto corretto e ci sarebbe soltanto da lavorare per far sì che la storia non venga dimenticata. C'è qualcosa che, però, riguarda non solo la storia ma l'attualità. Quello che lascia di stucco è che Campbell dica che quei massacri, in Etiopia e in Libia, non possono essere confusi con le classiche operazioni coloniali delle potenze occidentali, ma sono invece tipicamente fascisti e ricordano maggiormente le rappresaglie naziste successive.

Non è così: il fascismo nei Paesi periferici è in linea di continuità con i governi "liberali". Il nazismo e il fascismo hanno esportato in Europa i metodi che il colonialismo europeo ha sperimentato nelle colonie, con l'unica differenza che durante la Guerra di Spagna e la Seconda guerra mondiale furono le popolazioni bianche e europee a essere trattate come quelle nere e arabe e che da noi i massacri delle seconde sono ancora meno ricordati di quelli delle prime.

La radice dei massacri fascisti o liberali è la stessa: l'imperialismo degli stati capitalistici europei, per la conquista di posizioni strategiche, di mercati di merci e capitali e di risorse minerarie. I massacri perpetrati da francesi e spagnoli, ad esempio nel Rif marocchino negli anni '20, non hanno nulla da invidiare a quelli italiani del ‘37. I bombardamenti aerei sui civili sono sperimentati ai primi del 900 in Africa da italiani e inglesi, prima che vengano importarli in Europa nella Prima e soprattutto nella Seconda guerra mondiale. Così come il genocidio degli Herero e gli esperimenti genetici condotti su di loro nei campi di concentramento in Africa, tra 1904 e 1907, ad opera dell’esercito coloniale tedesco (di un Paese con tanto di Parlamento, elezioni e partiti) anticipano i massacri e le pratiche dei nazisti in Russia e in Europa. La differenza è che gli Herero sono pressoché dimenticati, gli ebrei, nonostante i vari revisionisti, no.

Ragionamenti del tipo di quelli di Campbell ci fanno capire le ragioni dell'assenza più o meno completa di qualsiasi riflessione sulle responsabilità storiche (antiche e recenti) dell'Europa occidentale verso l'Africa e il Medio oriente e sul legame tra queste responsabilità e lo sviluppo del jihadismo in Europa e quindi con gli attentati terroristici, come quelli recenti in Catalogna. Non si tratta di essere buonisti né di giustificare alcunché.

È esattamente il contrario: se si vuole realmente combattere il jihadismo bisogna capire come è sorto e che cosa continua a alimentare il fanatismo, visto che un terrorista di 18-20 anni, l’età di alcuni degli attentatori di Barcellona, all’epoca dell’attacco alle Torri gemelle aveva circa 2-3 anni. Il punto è che oggi, come in tutto il periodo del post colonialismo, l'ingerenza imperialista degli stati europei e degli Usa in Africa e Medio oriente è continuata. Certo la forma è cambiata. Non si tratta più di giustificare l'intervento con il ruolo di civilizzazione (il fardello dell’uomo bianco) ma con motivazioni di ordine falsamente "umanitario" o "democratico", magari per eliminare qualche pericoloso dittatore, e l'ingerenza viene attuata non sempre con l'occupazione e l'intervento diretto di proprie forze di terra, ma con l'aviazione, che continua a colpire indiscriminatamente (ad esempio in Libia) e soprattutto finanziando forze locali, spesso, per l'appunto, jihadiste. I risultati, però, rispetto all’epoca del colonialismo non cambiano di molto, viste le perdite civili, il caos e le distruzioni, che queste "ingerenze" hanno provocato, anche solo considerando il periodo tra 2001 e oggi. Ma soprattutto queste guerre presunte democratiche non hanno minimamente scalfito il jihadismo.

Comments

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Fulvio
Friday, 01 September 2017 15:45
Come base di partenza va bene,poi e' piu' complessa
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