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Putin userà le criptomonete per fare la guerra al dollaro

Michele Crudelini

La manovra a tenaglia per ingabbiare la Russia di Putin non è solo militare. L’economia gioca un ruolo di primaria importanza in questo conflitto. Se il recente insprimento delle sanzioni USA contro la Russia aveva ribadito il gelo tra le due potenze, ora il nuovo attacco arriva dall’Europa.

 

Bloccare il circuito bancario alla Russia

Riportava Sputnik News come sia giunta dal Regno Unito una proposta molto aggressiva contro Putin, che rischia di scombussolare la struttura finanziaria che lega l’Occidente alla Russia. La nuova sanzione, chiamata “mossa dello SWIFT”, consisterebbe proprio nell’esclusione del gigante euroasiatico dalle transazioni finanziarie legate allo SWIFT. Cos’è lo SWIFT? Si tratta della Società per la telecomunicazione finanziaria interbancaria mondiale, che ha sede in Belgio. È il famoso codice SWIFT usato per i bonifici bancari nazionali ed internazionali.

La proposta è stata temporaneamente messa da parte in Europa, considerata troppo estrema dalla stessa Cancelliera tedesca Angela Merkel. Tuttavia l’intenzione è stata percepita dalla Russia con notevole preoccupazione per il futuro. Un’eventuale blocco del circuito SWIFT rappresenterebbe per Mosca un probabile collasso del sistema bancario nazionale.

 

L’oro per aggirare le sanzioni

Uno scenario su cui Putin e il suo entourage del Cremlino stanno ora lavorando per elaborare una risposta che sia rapida, efficace, ma soprattutto poco costosa. Mosca potrebbe muoversi attraverso due strade parallele. Come riportato da Wall Street Italia, in Russia è già in atto una “corsa all’oro” da parte degli istituti di credito nazionali. La banca centrale russa avrebbe raddoppiato la quantità di oro posseduta. In generale la percentuale di oro conteggiata nelle riserve nazionali è salita al massimo livello da quando Putin è al potere. Ma cosa serve tutto quest’oro alla Russia? Il metallo prezioso è una validissima alternativa proprio al circuito SWIFT.

Se le sanzioni e i limiti del sistema bancario mondiale ostacolano le operazioni poste in atto dalle banche russe, ecco che queste possono ricorrere all’oro. Tant’è che le riserve auree della Russia hanno rappresentato il 38% degli acquisti totali, nel solo secondo trimestre 2017. Come sottolineava su Wall Street Italia un’analista del settore dei metalli: “L’oro è un asset indipendente dai governi, anche occidentali. Viste le sanzioni finanziarie contro la Russia, è una situazione conveniente”.

 

Se non basta l’oro Putin si rivolge al sistema blockchain

L’oro tuttavia non basterebbe per contrastare un eventuale blocco sul circuito SWIFT. Le riserve auree non sono infatti infinite e la soluzione potrebbe risultare inefficace sul lungo periodo. Ecco dunque che il Cremlino ha deciso di muoversi verso un sistema parallelo a quello finanziario tradizionale: il blockchain. Si tratta della piattaforma virtuale dove operano le criptovalute, quelle che finora non sottostanno all’autorità di nessuna banca centrale al mondo. Le criptovalute sembrano essere proprio la soluzione che Putin stava cercando.

Si tratta infatti di un sistema parallelo al circuito SWIFT, rapido, economicamente accessibile, ma soprattutto, a differenza dell’oro, senza limiti. L’avvicinamento di Mosca alla blockchain è stato confermato dall’Ethereum Foundation, la quale ha firmato un accordo con la banca pubblica russa VEB. L’intesa è stata raggiunta a margine di una conferenza a Tatarstan dal titolo eloquente: “Blockchain: il nuovo petrolio per la Russia”. “L’accordo prevede un’effettiva partnership di lungo periodo per l’implementazione di progetti che usano la piattaforma Ethereum, oltre che la formazione di una comunità di esperti sul funzionamento della piattaforma”, recita una nota dell’Ethereum Foundation.

 

La piattaforma Ethereum per abbattere l’egemonia del dollaro

L’avvicinamento della Russia alla blockchain è stato confermato anche da RT, Bloomberg, Moscow Times e FinTech Association. Il prossimo obiettivo per Putin è dunque quello di incanalare la piattaforma Ethereum all’interno di un sistema centralizzato e controllabile a livello statale. Un’impresa non semplice considerata la natura “open source” e senza confini di Ethereum, che oltre a essere una valuta virtuale è anche piattaforma per siglare contratti. La riuscita del progetto russo potrebbe rappresentare un ulteriore passo verso la fine dell’egemonia del dollaro negli scambi internazionali e il passaggio a un sistema valutario decentralizzato. 

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