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coordinamenta

“Delinquenti”

di Elisabetta Teghil

La scelta di eliminare, mentre si smantella lo Stato sociale, di cancellare dallo spazio pubblico i perdenti della società del mercato, quelli che non sono sopravvissuti alle trasformazioni volute dal neoliberismo, disoccupati, senza casa, precari, quelli senza pensione o con la minima, tossicodipendenti, handicappati, malati mentali, ma anche dettaglianti, piccoli professionisti… per non parlare di chi sopravvive arrangiandosi, rubacchiando, facendo lavori di minima, è una vera e propria, questa sì, scelta criminale.

E’ profondamente cambiata in questi ultimi anni la lettura che politici e media portavoce degli interessi dominanti fanno leggendo e raccontando la vita quotidiana della popolazione, in primis quella dei giovani delle periferie che insieme a tutti gli altri strati sociali poveri e impoveriti devono fare i conti con un dispiegamento elefantiaco dell’apparato repressivo. Repressione esercitata in modo permanente e ricorrente. Viene usata una pletora di multe e di sanzioni amministrative e il carcere funziona come un aspirapolvere sociale per eliminare le “scorie” che, però, sono sempre in aumento.

C’è un evidente scollamento fra il numero dei reati e l’apparato di polizia palesemente sovradimensionato e si fa finta di dimenticare che i fenomeni border line sono direttamente proporzionali alla necessità, uno per tutti la “borsa nera” che durante e dopo la guerra era molto diffusa in Italia, fenomeno che coinvolgeva non solo quelli che la praticavano ma anche i cittadini che ne usufruivano. La borsa nera non è scomparsa per l’attività repressiva della polizia, nonostante le sanzioni fossero pesanti e arrivassero durante l’occupazione tedesca alla fucilazione, ma per le migliorate condizioni economiche.

E’ chiaro che la spirale penale è senza fine e senza vie d’uscita e sarebbe necessario rilanciare il dibattito sull’insicurezza sociale e la precarizzazione materiale, familiare, scolastica, sanitaria per avere una percezione reale della società perchè il presente si trasforma sotto i nostri occhi per tante per troppe persone in una lotta senza tregua per la sopravvivenza giorno dopo giorno.

La lettura penale, delinquenziale degli emarginati/e produce un mondo sempre più ingiusto che a cerchi concentrici si allarga alle loro famiglie, è contrassegnato dallo sfaldamento delle relazioni di amicizia, di vicinato, dall’allentamento dei legami affettivi, da disturbi e interruzioni del percorso scolastico e sempre da un degrado della situazione economica.

Così come l’ideologia neoliberista è nata negli Stati Uniti anche la visione neoliberista dell’economia è stata elaborata sempre negli USA che detengono quasi il monopolio dei premi Nobel in questo campo che non fanno altro che teorizzare una politica di sottomissione al mercato. Gli Stati Uniti, Stato del capitale, tendono a trasformare i paesi occidentali a propria immagine e somiglianza producendo un cambiamento sostanziale e profondo del significato delle parole e fra quelle che si sono imposte con forza è la figura politico-discorsiva della sicurezza che in tutti i paesi europei ha riconciliato la destra più reazionaria con la così detta sinistra di governo.

Secondo la vulgata diffusa dai media la “tolleranza zero” dovrebbe abbattere la criminalità a cui non viene data nessuna colorazione sociologica, nessuna valenza politica, nel senso che non se ne indagano mai le radici, ma si auspica un sovradimensionamento degli organi polizieschi e dei loro corpi mentre contemporaneamente viene sollecitata la riduzione delle spese per i servizi sociali e l’abbattimento dello stato sociale a tutto campo perché terreno di ruberie, malversazioni, territorio di “furbetti”, profittatori e mangiapane a tradimento.

E si fa di tutto per far passare per innovazione la pura e semplice riesumazione della vecchia ricetta ottocentesca e vittoriana, una politica fortemente discriminatoria in quanto stabilisce di fatto una equivalenza tra l’agire fuori dalla norma e l’essere fuori legge e prende di mira quartieri, strati sociali considerati colpevoli per principio. Una frode che avalla la gestione penale di una parte sempre più larga di popolazione e omette il disimpegno, e qualcosa ancora di più impegnativo, economico e sociale dello Stato.

E’ una visione del mondo che viene dagli Usa degli anni ’90, che omette i motivi del malessere sociale, che si spaccia come sorretta da un discorso apparentemente scientifico e neutrale e che ha dato vita ad un nuovo pensiero unico securitario che oggi innerva anche la politica italiana.

Il tutto si basa su una concatenazione in apparenza costituita da elementi separati che consente di giustificare e di adottare una politica di “pulizia classista” e che si nasconde naturalmente dietro il paravento “lo chiede l’opinione pubblica” come se non fosse palese che non esiste un’opinione pubblica se non quella avvelenata dal bacillo dell’ignoranza inoculato dai mass media. Con questo alibi sono proprio i mass media che premono per nuove penalizzazioni e aumenti di pena, dagli incidenti stradali al consumo di sostanze etichettate come stupefacenti, dalla criminalizzazione delle persone senza permesso di soggiorno a quelle senza fissa dimora, dalle lotte sindacali ai movimenti, dalle prostitute a quelli che occupano le case. Tutto carburante per divise di ogni tipo, militari e sociali, e per giudici di ogni specie che si impegnano per attuare la succitata tolleranza zero, con un’invasività a tutto campo, con l’abuso della detenzione preventiva, il prolungamento delle pene, la flagranza differita, i centri di detenzione amministrativa,  con politiche repressive che mirano a colpire un numero sempre più grande di popolazione e che hanno sempre presente al primo posto l’obiettivo di togliere acqua e agibilità fisica e politica a tutti quelli/e che si oppongono alle politiche neoliberiste.

Questo sistema è irriformabile. Ha la pretesa di farci convivere con l’assenza di un futuro e incentiverà il terrorismo e l’insicurezza per mantenere un simulacro di coesione nazionale che dovrebbe sostituire la consapevolezza sociale. Sta a noi uscirne.

Comments

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clau
Thursday, 02 November 2017 20:09
Ha proprio ragione, mi fa molto piacere che l'abbia capito, a questo punto occorrerebbe agire di concerto, uomini e donne, giovani e non giovani, proletari e immigrati, sottoproletari di qualsiasi tipo, operai e tutti i componenti delle altre classi subordinate, per rovesciare l'attuale sistema capitalistico basato sullo sfruttamento e per la creazione di un nuovo sistema sociale veramente superiore ed umano.
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